D: Ciao Rob, bentornato in Italia, come te la stai
passando in questi giorni?
R: Bene grazie...amo l'Italia, mi piacerebbe stare qui più a lungo, visitare
i vari luoghi, vedere le cose che ci sono qui attorno, fare visite in giro,
ma purtroppo il tempo non ce lo permette. Sai... queste interviste sono un vero
e proprio tour-de-force. Ieri siamo stati in Spagna, l'altro ieri in Francia,
prima ancora in Inghilterra e domani si vola per la Germania. Un vero e proprio
massacro in giro per l'Europa (ride, nda).
D: Quali sono le prime impressioni che hai ottenuto
in questi giorni riguardo al nuovo album? Ne siete soddisfatti?
R: Oh... è oltre ogni nostra aspettativa, veramente!! Non ti nascondo
che (ovviamente) speravamo in questo, ma in ogni caso è grandioso constatare
come anche dopo 14 anni (Act III è del 1990, nda) la reazione è
stata veramente molto positiva, chiunque sembra avere ben chiaro da dove proviene
tutto ciò e, cosa più importante, sembra veramente che il disco
stia piacendo e siamo tremendamente gratificati da tutto questo interesse che
si sta sviluppando nei nostri confronti, visto anche tutto il lavoro e la dedizione
che abbiamo impiegato nella stesura e nella registrazione di "The Art of
Dying". Tutto ciò ci rende molto entusiasti e non vediamo l'ora
che anche i fan possano averlo tra le mani e poterselo gustare.
D: Intraprenderete anche un tour che passerà
dall'Italia per promuovere l'album?
R: Il tour partirà ufficialmente in Giugno e ci vedrà coinvolti
nei vari festival estivi europei e non, dopodichè stiamo cercando di
fissare il maggior numero di date possibili per girare ovunque nel mondo. Mancano
ancora gli ultimi dettagli del tour autunnale-invernale, ma posso dirti per
certo che passeremo anche per l'Italia! Comunque il nostro obiettivo è
suonare, suonare e ancora suonare ovunque!! Girare il più possibile,
specialmente qua in Italia, perchè amiamooooo l'Italia! Tra l'altro stiamo
valutando la possibilità anche di offrire uno spettacolo particolare
e migliore che in passato anche sotto l'aspetto scenografico. Le altre due volte
che siamo venuti (al No Mercy e in Novembre 2003, nda) sono state entrambe esperienze
grandiose e esaltanti, il pubblico ci ha supportato moltissimo e noi ci siamo
divertiti veramente parecchio, anche dopo i concerti scambiando quattro chiacchiere
con i fans. Qua siete molto calorosi ed è sempre un piacere suonare nei
paesi più "latini" come il vostro o la Spagna.
D: Tornando un attimo al passato più recente...
qual'è stata la tua reazione nel momento in cui, prima del concerto per
raccogliere fondi per i due Chuck (Schuldiner e Billy, nda), hai realizzato
che c'era aria di reunion?
R: Oh.. è stato come un sogno che si è avverato. All'inizio non
abbiamo preso il tutto molto seriamente. Era solo un momento di divertimento,
una reunion per una serata tra vecchi amici della scena thrash e nulla di più.
C'è da dire che è stata una serata speciale ed è stato
un piacere rivedere vecchi e cari amici come Paul Baloff, che ora purtroppo
ci ha lasciati, quel pazzo di Billy Milano e i suoi S.O.D., insomma una vera
e propria reunion di tutta quella grande famiglia che è la scena thrash
della Bay Area, fatta non solo delle band che ne hanno segnato la storia, ma
anche dai fans che seguono le band sin dagli albori, quando si suonava nei piccoli
club e nei pub di Frisco. In quell'occasione abbiamo incontrato dopo moltissimo
tempo i vecchi fan che ci seguivano nei vari club dove suonavamo agli esordi.
E' stata veramente una serata magica. Come un ritrovo di tutta la tua vecchia
scuola, ma anche meglio. Tutti uniti come 20 anni fa. Anzi, qualcuno non è
più come 20 anni fa, ma sai com'è... il tempo passa per tutti
(a questo punto scoppia a ridere, nda)!
D: E cosa mi dici della situazione attuale della Bay
Area? Ci sono nuove band che potrebbero portare a una seconda giovinezza la
scena o ci si deve affidare sempre ai "vecchi" come voi?
R: (ride, nda) Ci sono nuove band che spuntano ogni tanto, ma sono fenomeni
passeggeri. E in ogni caso è una situazione comune a tutti gli USA: giovani
band che nascono e poi spariscono, tutto cambia troppo rapidamente perchè
si possa affermare un qualcosa, i gusti variano troppo in fretta. Non vedo la
possibilità di una nascita di una nuova scena. Piuttosto vedo una possibile
rinascita di quelle che sono state le band originali degli anni '80. Tutti parlano
di una prossima esplosione della vecchia scena thrash, gli Exodus se ne sono
appena usciti con un nuovo album con una carica che fa tornare a quei tempi,
ora molti club stanno tornando a proporre concerti di questo tipo qui in California.
Insomma si respira un'aria decisamente migliore di qualche anno fa, ma sempre
ancorata al passato. Anche se io non vedo un male in questo, anzi! Tutto lascia
ben sperare in definitiva.
D: Tornando al nuovo album, come lo raffronti con
gli altri tre e qual'è il posto che spetta a "The Art of Dying"
rispetto a Act III?
R: Beh, penso che "The Art of Dying" stia esattamente dove deve stare
in ordine cronologico. E' il successore di Act III, sia dal punto di vista temporale
che dal punto di vista musicale. E' il disco che probabilmente avremmo composto
nel 1991, se non avessimo avuto tutti quei maledetti problemi che ci hanno fatto
arrivare allo split. Ovviamente anche le esperienze con i The Organization e
con gli Swarm ci hanno influenzato in questi anni, ma questo è un lavoro
Death Angel al 100%! In ogni caso abbiamo sempre avuto chiaro nella mente che
"The Art of Dying" dovesse essere una ideale prosecuzione di quello
stile variegato e eclettico che caratterizzava "Act III", combinato
con la furia giovanile di "Ultra-Violence".
D: C'è una canzone che mi ha colpito parecchio
al primo ascolto, "Devil Incarnate". Sembra quasi ispirata dai Black
Sabbath, e in ogni caso è una composizione molto strana per i Death Angel...
R: Yeah man!! E' esattamente così. E' una canzone che da un lato conserva
intatto il "sound" tipico dei Death Angel, e d'altra parte cerca di
portare il tutto un po' più avanti, come amiamo fare da sempre. La chiave
per noi nel tempo è sempre stata quella di rimanere fedeli alle radici,
ma allo stesso tempo andare avanti e non fermare mai le spinte più originali
e fantasiose. Solo in questo modo abbiamo potuto registrare album come "Frolic
through the Park" o "Act III" che fanno della varietà
la loro arma vincente, che li ha fatti durare così a lungo nel tempo.
"Devil Incarnate" è una canzone lenta e sabbatica, molto dura
e acida, ma al tempo stesso rimane una Death Angel-song al 100%! Te lo posso
assicurare.
D: E per quanto concerne il testo di "Devil Incarnate"?
R: Quando ho scritto quella canzone volevo esprimere un concetto molto semplice:
il testo parla del male che ci circonda in ogni sua forma, quindi non un qualcosa
di particolare, ma un concetto molto generale. Il male è ovunque e si
manifesta in mille modi diversi. Parla insomma del mondo visto da una prospettiva
di malvagità e di oscurità, una prospettiva molto pessimistica.
D: Sull'album ci sono due canzoni che sono veramente
strane rispetto a ciò che i Death Angel hanno fatto in passato, "Spirit"
e "Word to the Wise". Come sono state partorite?
R: "Spirit" è una creazione del nostro drummer, Andy Galeon,
che ha composto la musica, i testi e che presta anche la sua voce. Devo dire
che mi piace molto, è una delle canzoni più strane mai apparse
su un album dei Death Angel.
"Word to the Wise" è invece una mia canzone in cui tra l'altro
canto, quindi l'ho messa come traccia finale così se a qualcuno fa schifo
la mia voce preme il tasto "stop" prima di sentirla (scoppia a ridere,
nda)! Il testo è a proposito del credere in sè stessi, della scalata
del mondo, del vivere con obiettivi ben determinati e con decisione, e in un
certo senso è l'altra faccia della medaglia di "Devil Incarnate":
mentre "Devil Incarnate" guarda al mondo da una prospettiva di malvagità,
"Word to the Wise" guarda gli aspetti positivi con speranza verso
le possibilità che comunque l'Uomo ha su questa Terra.
D: Quali sono state le tue influenze principali nel
passato? E quali sono oggi?
R: Musicalmente parlando le influenze rimangono più o meno sempre le
stesse. Anche oggi come negli anni '80 la mia musica preferita è il caro
vecchio heavy sound dei 70s e degli 80s, che è la musica che occupa praticamente
il 90% dei miei ascolti. Sono molto influenzato dalle cose più vecchie
che ascoltavo anche all'epoca del primo album. Poi ci sono influenze che non
vengono dalla musica, ma da esperienze con le persone, con i miei amici, e in
generale da fatti che mi capitano quotidianamente. E certamente ci sono influenze
che vengono da musica non propriamente "heavy"...
D: ...come ad esempio il funky su "Act III"...
R: Esattamente! Poi la varietà ci ha sempre contraddistinto. La varietà
sia come stile, che all'interno dei singoli brani, a differenza di altre band
che hanno uno stile piuttosto uniforme nell'arco della loro carriera, come ad
esempio AcDc, Motorhead, Slayer... tutte band che adoro alla follia in ogni
caso! E allo stesso tempo adoro anche band come i Queen, soprattutto quelli
dei primi album, che hanno nei loro album un'incredibile varietà di suoni
e di atmosfere, passando da toni epici a toni più duri. La varietà
era il loro marchio di fabbrica, così come lo è per noi (fatti
i dovuti rapporti). Questo ci consente di fare un po' quello che vogliamo, di
mettere nei nostri album qualsiasi cosa ci passi per la mente, visto che è
quello che i fans si aspettano da noi.
D: Quando siete usciti con "The Ultra-Violence"
eravate poco più che ragazzini. Pensi che oggi sia possibile per una
metal band uscire sul mercato con poca esperienza e in tenera età come
voi?
R: Questa è una bella domanda! Penso che sia mooolto più difficile
(ride, nda)! Il "music-business" è molto più duro e
maturo rispetto a 20 anni fa, e per una giovane band è sempre più
difficile affrontarlo. Con questo non voglio dire che sia impossibile, anche
perchè scoraggerei molte persone affermandolo. Ricordo che un mio amico
dice sempre che "se veramente ami la musica e vivi per la musica, non devi
scegliere tu cosa fare, ma sarà la musica che sceglierà te",
e trovo che sia pienamente corrispondente alla verità. E in ogni caso
bisogna lavorare duro, fare concerti in giro, comporre pezzi, sbattersi il culo
per ottenere qualcosa di buono, anche a costo di grandi sacrifici. Figurati
che noi abbiamo cominciato a suonare in giro per i club addirittura 4 anni prima
di "The Ultra-Violence", Andy (il batterista, nda) aveva solo 9 anni.
Ci ha aiutato molto anche il fatto di essere amici da sempre, ed esserlo ancora
oggi è una cosa fantastica!
D: Come consideri l'esperienza con i "The organization"?
R: E' stata una esperienza fantastica. Soprattutto musicalmente è stata
una delle esperienze che più mi hanno segnato perchè lo stile
era abbastanza diverso rispetto ai Death Angel e negli album che abbiamo fatto
abbiamo avuto un approccio più melodico, più "rock"
nel senso largo del termine.
D: Tra l'altro gli album dei "The Organization"
sono praticamente impossibili da trovare ora. Ci saranno ristampe a tal proposito?
R: Non so nulla di preciso. Però spero che qualcuno possa ristampare
questi album. Spero che tutti possano risentire quei dischi, anche magari grazie
a questo nuovo album dei Death Angel che potrebbe far tornare un po' di interesse
verso quelle esperienze diverse.
D: Verranno ristampati anche i vecchi album dei Death
Angel?
R: Ci sarà una ristampa di "The Ultra-Violence", ora stiamo
affrontando gli ultimi dettagli circa l'artwork. Ci saranno delle bonus track
e degli extra incluso tutto il demo "Kill As One". Sarà veramente
un ottimo lavoro di ristampa, e il suono sarà sempre quello del passato,
per la gioia dei fans. Anche "Frolic Through the Park" sarà
ristampato con tre canzoni inedite e successivamente un nuovo cd, totalmente
diverso, con b-sides, rarità con 11 tracce mai edite risalenti al passato.
Stiamo anche per rilasciare un DVD così la gente potrà avere anche
un documento del nostro modo di intendere un concerto live.
D: Verranno realizzati dei videoclip per qualche nuova
canzone?
R: Il primo singolo sarà "Thicker than blood" di cui verrà
realizzato un video. L'altra sera ho parlato con Dennis (Pepa, il bassista,
nonchè "direttore artistico" dei Death Angel, nda) che si sta
occupando della pianificazione per le riprese. Ci sono già un po' di
idee e abbiamo scelto le varie location di ripresa. Sarà un killer-video,
che magari includeremo anche sul sito web o sul dvd, visto che le tv non sono
molto propense ultimamente a mandare video metal!
D: Parlando d'altro... condividi la politica estera
del governo statunitense?
R: Non condivido nulla della politica estera del nostro governo, nè tantomeno
le scelte di guerra che sta compiendo in questi anni. Penso che sia un errore
rispondere con la guerra a una minaccia come quella terroristica. D'altra parte
capisco che non sono io che posso dare la giusta soluzione, semplicemente perchè
non la conosco... Ma anche ciò che sta succedendo ora sembra non produrre
alcuna soluzione. E' veramente una situazione complicatissima. In ogni caso
ci tengo a dire che ciò che fanno i terroristi è una cosa orribile....
E' "solamente" una situazione terribile, e non posso condividere nessuna
azione che porti all'uccisione di vittime innocenti. E' una cosa che mi manda
in totale confusione, fa crollare molte certezze e ideali che l'Uomo si è
conquistato nel passato.
D: Ritieni che la campagna di repressione del fenomeno
"mp3 download" portata avanti dalla RIAA sia giusta?
R: Sicuramente no. Credo che sia una bella cosa comprare i cd originali, questo
certamente, ma allo stesso tempo capisco benissimo chi non può spendere
molti soldi nell'acquisto della musica e usa vie "alternative" per
ottenerla. Io stesso sono in situazione economica terribile (scappa una risata
sarcastica, nda) e talvolta mi faccio masterizzare alcuni cd dagli amici. Io
sono contento se la gente compra il nostro disco permettendoci di vivere e continuare
a incidere nuovi album, ma allo stesso tempo l'importante è che la nostra
musica arrivi a più gente possibile. In questo modo i fans aumentano
e i concerti ne risentono positivamente. Penso che questo sia l'importante:
la diffusione della musica a persone che magari non potrebbero mai avere l'opportunità
di sentire certi dischi. Alla fine l'effetto è lo stesso, visto che otteniamo
i soldi che ci permettono di vivere soprattutto dall'attività live, dalle
magliette e da tutte quelle cose collegate alla band, ma non direttamente dagli
album.
D: L'intervista è giunta al termine Rob, vuoi
lasciare un saluto ai lettori del nostro sito?
R: Si, veramente di cuore un "Mille Grazie" a tutti i fan che ci sostengono
e che ci hanno supportato sia nel passato sia ora a distanza di così
tanti anni. Ai concerti è sempre stato un piacere conoscere le persone
che sono venute a sentirci e scambiare quattro chiacchiere con loro.
Quindi mi raccomando, comprate "The Art of Dying" e venite a trovarci
dal vivo quando capiteremo di nuovo in questo splendido Paese verso l'autunno
prossimo. See you e mille grazie di nuovo!!