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DEATH ANGEL - Parla Rob Cavestany
27/04/2004 (7441 letture)

D: Ciao Rob, bentornato in Italia, come te la stai passando in questi giorni?
R: Bene grazie...amo l'Italia, mi piacerebbe stare qui più a lungo, visitare i vari luoghi, vedere le cose che ci sono qui attorno, fare visite in giro, ma purtroppo il tempo non ce lo permette. Sai... queste interviste sono un vero e proprio tour-de-force. Ieri siamo stati in Spagna, l'altro ieri in Francia, prima ancora in Inghilterra e domani si vola per la Germania. Un vero e proprio massacro in giro per l'Europa (ride, nda).

D: Quali sono le prime impressioni che hai ottenuto in questi giorni riguardo al nuovo album? Ne siete soddisfatti?
R: Oh... è oltre ogni nostra aspettativa, veramente!! Non ti nascondo che (ovviamente) speravamo in questo, ma in ogni caso è grandioso constatare come anche dopo 14 anni (Act III è del 1990, nda) la reazione è stata veramente molto positiva, chiunque sembra avere ben chiaro da dove proviene tutto ciò e, cosa più importante, sembra veramente che il disco stia piacendo e siamo tremendamente gratificati da tutto questo interesse che si sta sviluppando nei nostri confronti, visto anche tutto il lavoro e la dedizione che abbiamo impiegato nella stesura e nella registrazione di "The Art of Dying". Tutto ciò ci rende molto entusiasti e non vediamo l'ora che anche i fan possano averlo tra le mani e poterselo gustare.

D: Intraprenderete anche un tour che passerà dall'Italia per promuovere l'album?
R: Il tour partirà ufficialmente in Giugno e ci vedrà coinvolti nei vari festival estivi europei e non, dopodichè stiamo cercando di fissare il maggior numero di date possibili per girare ovunque nel mondo. Mancano ancora gli ultimi dettagli del tour autunnale-invernale, ma posso dirti per certo che passeremo anche per l'Italia! Comunque il nostro obiettivo è suonare, suonare e ancora suonare ovunque!! Girare il più possibile, specialmente qua in Italia, perchè amiamooooo l'Italia! Tra l'altro stiamo valutando la possibilità anche di offrire uno spettacolo particolare e migliore che in passato anche sotto l'aspetto scenografico. Le altre due volte che siamo venuti (al No Mercy e in Novembre 2003, nda) sono state entrambe esperienze grandiose e esaltanti, il pubblico ci ha supportato moltissimo e noi ci siamo divertiti veramente parecchio, anche dopo i concerti scambiando quattro chiacchiere con i fans. Qua siete molto calorosi ed è sempre un piacere suonare nei paesi più "latini" come il vostro o la Spagna.

D: Tornando un attimo al passato più recente... qual'è stata la tua reazione nel momento in cui, prima del concerto per raccogliere fondi per i due Chuck (Schuldiner e Billy, nda), hai realizzato che c'era aria di reunion?
R: Oh.. è stato come un sogno che si è avverato. All'inizio non abbiamo preso il tutto molto seriamente. Era solo un momento di divertimento, una reunion per una serata tra vecchi amici della scena thrash e nulla di più. C'è da dire che è stata una serata speciale ed è stato un piacere rivedere vecchi e cari amici come Paul Baloff, che ora purtroppo ci ha lasciati, quel pazzo di Billy Milano e i suoi S.O.D., insomma una vera e propria reunion di tutta quella grande famiglia che è la scena thrash della Bay Area, fatta non solo delle band che ne hanno segnato la storia, ma anche dai fans che seguono le band sin dagli albori, quando si suonava nei piccoli club e nei pub di Frisco. In quell'occasione abbiamo incontrato dopo moltissimo tempo i vecchi fan che ci seguivano nei vari club dove suonavamo agli esordi. E' stata veramente una serata magica. Come un ritrovo di tutta la tua vecchia scuola, ma anche meglio. Tutti uniti come 20 anni fa. Anzi, qualcuno non è più come 20 anni fa, ma sai com'è... il tempo passa per tutti (a questo punto scoppia a ridere, nda)!

D: E cosa mi dici della situazione attuale della Bay Area? Ci sono nuove band che potrebbero portare a una seconda giovinezza la scena o ci si deve affidare sempre ai "vecchi" come voi?
R: (ride, nda) Ci sono nuove band che spuntano ogni tanto, ma sono fenomeni passeggeri. E in ogni caso è una situazione comune a tutti gli USA: giovani band che nascono e poi spariscono, tutto cambia troppo rapidamente perchè si possa affermare un qualcosa, i gusti variano troppo in fretta. Non vedo la possibilità di una nascita di una nuova scena. Piuttosto vedo una possibile rinascita di quelle che sono state le band originali degli anni '80. Tutti parlano di una prossima esplosione della vecchia scena thrash, gli Exodus se ne sono appena usciti con un nuovo album con una carica che fa tornare a quei tempi, ora molti club stanno tornando a proporre concerti di questo tipo qui in California. Insomma si respira un'aria decisamente migliore di qualche anno fa, ma sempre ancorata al passato. Anche se io non vedo un male in questo, anzi! Tutto lascia ben sperare in definitiva.

D: Tornando al nuovo album, come lo raffronti con gli altri tre e qual'è il posto che spetta a "The Art of Dying" rispetto a Act III?
R: Beh, penso che "The Art of Dying" stia esattamente dove deve stare in ordine cronologico. E' il successore di Act III, sia dal punto di vista temporale che dal punto di vista musicale. E' il disco che probabilmente avremmo composto nel 1991, se non avessimo avuto tutti quei maledetti problemi che ci hanno fatto arrivare allo split. Ovviamente anche le esperienze con i The Organization e con gli Swarm ci hanno influenzato in questi anni, ma questo è un lavoro Death Angel al 100%! In ogni caso abbiamo sempre avuto chiaro nella mente che "The Art of Dying" dovesse essere una ideale prosecuzione di quello stile variegato e eclettico che caratterizzava "Act III", combinato con la furia giovanile di "Ultra-Violence".

D: C'è una canzone che mi ha colpito parecchio al primo ascolto, "Devil Incarnate". Sembra quasi ispirata dai Black Sabbath, e in ogni caso è una composizione molto strana per i Death Angel...
R: Yeah man!! E' esattamente così. E' una canzone che da un lato conserva intatto il "sound" tipico dei Death Angel, e d'altra parte cerca di portare il tutto un po' più avanti, come amiamo fare da sempre. La chiave per noi nel tempo è sempre stata quella di rimanere fedeli alle radici, ma allo stesso tempo andare avanti e non fermare mai le spinte più originali e fantasiose. Solo in questo modo abbiamo potuto registrare album come "Frolic through the Park" o "Act III" che fanno della varietà la loro arma vincente, che li ha fatti durare così a lungo nel tempo. "Devil Incarnate" è una canzone lenta e sabbatica, molto dura e acida, ma al tempo stesso rimane una Death Angel-song al 100%! Te lo posso assicurare.

D: E per quanto concerne il testo di "Devil Incarnate"?
R: Quando ho scritto quella canzone volevo esprimere un concetto molto semplice: il testo parla del male che ci circonda in ogni sua forma, quindi non un qualcosa di particolare, ma un concetto molto generale. Il male è ovunque e si manifesta in mille modi diversi. Parla insomma del mondo visto da una prospettiva di malvagità e di oscurità, una prospettiva molto pessimistica.

D: Sull'album ci sono due canzoni che sono veramente strane rispetto a ciò che i Death Angel hanno fatto in passato, "Spirit" e "Word to the Wise". Come sono state partorite?
R: "Spirit" è una creazione del nostro drummer, Andy Galeon, che ha composto la musica, i testi e che presta anche la sua voce. Devo dire che mi piace molto, è una delle canzoni più strane mai apparse su un album dei Death Angel.
"Word to the Wise" è invece una mia canzone in cui tra l'altro canto, quindi l'ho messa come traccia finale così se a qualcuno fa schifo la mia voce preme il tasto "stop" prima di sentirla (scoppia a ridere, nda)! Il testo è a proposito del credere in sè stessi, della scalata del mondo, del vivere con obiettivi ben determinati e con decisione, e in un certo senso è l'altra faccia della medaglia di "Devil Incarnate": mentre "Devil Incarnate" guarda al mondo da una prospettiva di malvagità, "Word to the Wise" guarda gli aspetti positivi con speranza verso le possibilità che comunque l'Uomo ha su questa Terra.

D: Quali sono state le tue influenze principali nel passato? E quali sono oggi?
R: Musicalmente parlando le influenze rimangono più o meno sempre le stesse. Anche oggi come negli anni '80 la mia musica preferita è il caro vecchio heavy sound dei 70s e degli 80s, che è la musica che occupa praticamente il 90% dei miei ascolti. Sono molto influenzato dalle cose più vecchie che ascoltavo anche all'epoca del primo album. Poi ci sono influenze che non vengono dalla musica, ma da esperienze con le persone, con i miei amici, e in generale da fatti che mi capitano quotidianamente. E certamente ci sono influenze che vengono da musica non propriamente "heavy"...

D: ...come ad esempio il funky su "Act III"...
R: Esattamente! Poi la varietà ci ha sempre contraddistinto. La varietà sia come stile, che all'interno dei singoli brani, a differenza di altre band che hanno uno stile piuttosto uniforme nell'arco della loro carriera, come ad esempio AcDc, Motorhead, Slayer... tutte band che adoro alla follia in ogni caso! E allo stesso tempo adoro anche band come i Queen, soprattutto quelli dei primi album, che hanno nei loro album un'incredibile varietà di suoni e di atmosfere, passando da toni epici a toni più duri. La varietà era il loro marchio di fabbrica, così come lo è per noi (fatti i dovuti rapporti). Questo ci consente di fare un po' quello che vogliamo, di mettere nei nostri album qualsiasi cosa ci passi per la mente, visto che è quello che i fans si aspettano da noi.

D: Quando siete usciti con "The Ultra-Violence" eravate poco più che ragazzini. Pensi che oggi sia possibile per una metal band uscire sul mercato con poca esperienza e in tenera età come voi?
R: Questa è una bella domanda! Penso che sia mooolto più difficile (ride, nda)! Il "music-business" è molto più duro e maturo rispetto a 20 anni fa, e per una giovane band è sempre più difficile affrontarlo. Con questo non voglio dire che sia impossibile, anche perchè scoraggerei molte persone affermandolo. Ricordo che un mio amico dice sempre che "se veramente ami la musica e vivi per la musica, non devi scegliere tu cosa fare, ma sarà la musica che sceglierà te", e trovo che sia pienamente corrispondente alla verità. E in ogni caso bisogna lavorare duro, fare concerti in giro, comporre pezzi, sbattersi il culo per ottenere qualcosa di buono, anche a costo di grandi sacrifici. Figurati che noi abbiamo cominciato a suonare in giro per i club addirittura 4 anni prima di "The Ultra-Violence", Andy (il batterista, nda) aveva solo 9 anni. Ci ha aiutato molto anche il fatto di essere amici da sempre, ed esserlo ancora oggi è una cosa fantastica!

D: Come consideri l'esperienza con i "The organization"?
R: E' stata una esperienza fantastica. Soprattutto musicalmente è stata una delle esperienze che più mi hanno segnato perchè lo stile era abbastanza diverso rispetto ai Death Angel e negli album che abbiamo fatto abbiamo avuto un approccio più melodico, più "rock" nel senso largo del termine.

D: Tra l'altro gli album dei "The Organization" sono praticamente impossibili da trovare ora. Ci saranno ristampe a tal proposito?
R: Non so nulla di preciso. Però spero che qualcuno possa ristampare questi album. Spero che tutti possano risentire quei dischi, anche magari grazie a questo nuovo album dei Death Angel che potrebbe far tornare un po' di interesse verso quelle esperienze diverse.

D: Verranno ristampati anche i vecchi album dei Death Angel?
R: Ci sarà una ristampa di "The Ultra-Violence", ora stiamo affrontando gli ultimi dettagli circa l'artwork. Ci saranno delle bonus track e degli extra incluso tutto il demo "Kill As One". Sarà veramente un ottimo lavoro di ristampa, e il suono sarà sempre quello del passato, per la gioia dei fans. Anche "Frolic Through the Park" sarà ristampato con tre canzoni inedite e successivamente un nuovo cd, totalmente diverso, con b-sides, rarità con 11 tracce mai edite risalenti al passato. Stiamo anche per rilasciare un DVD così la gente potrà avere anche un documento del nostro modo di intendere un concerto live.

D: Verranno realizzati dei videoclip per qualche nuova canzone?
R: Il primo singolo sarà "Thicker than blood" di cui verrà realizzato un video. L'altra sera ho parlato con Dennis (Pepa, il bassista, nonchè "direttore artistico" dei Death Angel, nda) che si sta occupando della pianificazione per le riprese. Ci sono già un po' di idee e abbiamo scelto le varie location di ripresa. Sarà un killer-video, che magari includeremo anche sul sito web o sul dvd, visto che le tv non sono molto propense ultimamente a mandare video metal!

D: Parlando d'altro... condividi la politica estera del governo statunitense?
R: Non condivido nulla della politica estera del nostro governo, nè tantomeno le scelte di guerra che sta compiendo in questi anni. Penso che sia un errore rispondere con la guerra a una minaccia come quella terroristica. D'altra parte capisco che non sono io che posso dare la giusta soluzione, semplicemente perchè non la conosco... Ma anche ciò che sta succedendo ora sembra non produrre alcuna soluzione. E' veramente una situazione complicatissima. In ogni caso ci tengo a dire che ciò che fanno i terroristi è una cosa orribile.... E' "solamente" una situazione terribile, e non posso condividere nessuna azione che porti all'uccisione di vittime innocenti. E' una cosa che mi manda in totale confusione, fa crollare molte certezze e ideali che l'Uomo si è conquistato nel passato.

D: Ritieni che la campagna di repressione del fenomeno "mp3 download" portata avanti dalla RIAA sia giusta?
R: Sicuramente no. Credo che sia una bella cosa comprare i cd originali, questo certamente, ma allo stesso tempo capisco benissimo chi non può spendere molti soldi nell'acquisto della musica e usa vie "alternative" per ottenerla. Io stesso sono in situazione economica terribile (scappa una risata sarcastica, nda) e talvolta mi faccio masterizzare alcuni cd dagli amici. Io sono contento se la gente compra il nostro disco permettendoci di vivere e continuare a incidere nuovi album, ma allo stesso tempo l'importante è che la nostra musica arrivi a più gente possibile. In questo modo i fans aumentano e i concerti ne risentono positivamente. Penso che questo sia l'importante: la diffusione della musica a persone che magari non potrebbero mai avere l'opportunità di sentire certi dischi. Alla fine l'effetto è lo stesso, visto che otteniamo i soldi che ci permettono di vivere soprattutto dall'attività live, dalle magliette e da tutte quelle cose collegate alla band, ma non direttamente dagli album.

D: L'intervista è giunta al termine Rob, vuoi lasciare un saluto ai lettori del nostro sito?
R: Si, veramente di cuore un "Mille Grazie" a tutti i fan che ci sostengono e che ci hanno supportato sia nel passato sia ora a distanza di così tanti anni. Ai concerti è sempre stato un piacere conoscere le persone che sono venute a sentirci e scambiare quattro chiacchiere con loro.
Quindi mi raccomando, comprate "The Art of Dying" e venite a trovarci dal vivo quando capiteremo di nuovo in questo splendido Paese verso l'autunno prossimo. See you e mille grazie di nuovo!!




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