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LA SMATERIALIZZAZIONE DEL SUPPORTO MUSICALE - # 3 - La privatizzazione dell'ascolto, il disvalore della copia
09/06/2011 (2870 letture)
QUESTIONE DI PUNTI DI VISTA
Molti di voi ricorderanno certamente i nostri due articoli riguardanti La Smaterializzazione Del Supporto Musicale, nei quali affrontavamo le problematiche connesse al passaggio dall'uso dei supporti solidi per la registrazione e la riproduzione della musica, a quelli immateriali che li stanno sempre più soppiantando. Tempo dopo, ripensando a quanto io e Renaz avevamo scritto in proposito, mi era frullata in testa l'idea di analizzare l'argomento da un punto di vista alternativo, ossia dal seguente: quanto la musica ed il modo di fruirne è stata cambiata dalla disponibilità dei formati? Quanto compositori, musicisti ed ascoltatori sono stati mutati dalla tecnologia via via disponibile? Forse più di quanto immaginiamo.

DI TEATRI E POSTEGGIATORI
Fino all'invenzione dei primissimi sistemi di riproduzione musicale -a partire quindi dal fonografo di Edison- l'ascolto della musica era un'esperienza talvolta unica nella vita. Già, perché anche se adesso il concetto è assolutamente incomprensibile, fino ad allora non esisteva nulla che potesse riprodurre il suono. Ascoltare musica di buon livello voleva dire, quindi, avere la fortuna di abitare in una città (condizione che un tempo interessava pochissima gente), e che in quella città ci fosse un teatro con una orchestra stabile. Recarsi quindi in un teatro, pagare un biglietto (cosa che in pochi potevano permettersi, anche nel loggione), ed ascoltare per una sola, singola volta, l'esecuzione dell'opera in cartellone, col corollario che quel singolo ascolto doveva imprimersi nella memoria e servire talvolta per l'intera esistenza, visto che per ascoltare quella data partitura una seconda volta, si doveva sperare che il teatro lo riproponesse una seconda volta -cosa tutt'altro che scontata- e potersi permettere ancora il biglietto. Viaggiare di teatro in teatro? Possibile, certo, ma per quanti? Quanti potevano permettersi fino alla fine dell'Ottocento, di viaggiare al seguito di un'opera in tournèe per poter ascoltare una certa partitura per un numero significativo di volte, magari sotto la direzione dell'autore originale? Una percentuale certamente risibile, rispetto alla massa di persone appassionate o semplicemente interessate alla musica come svago. Tutto ciò, a dispetto di quanto siamo automaticamente portati a pensare, limitava molto l'impatto della musica sulla società, anche se forme di diffusione popolare cercavano di sopperire alla situazione. In particolare a Napoli i "posteggiatori" -oggi noti in una accezione ben diversa- erano cantanti di strada che riproponevano motivi popolari "spacciando" anche degli spartiti scritti a mano (spesso semplificati rispetto a quelli ufficiali stampati da case editrici specializzate), e contribuirono moltissimo alla diffusione delle melodie che oggi costituiscono l'ossatura della tradizione musicale Partenopea (e quindi di buona parte di quella italiana), ma in ogni caso è assolutamente impossibile per noi paragonare quel tempo di "carboneria musicale" al nostro, fatto di una incessante disponibilità di musica ed informazioni sempre pronte.

DALLA MUSICA PER LA MUSICA, ALLA MUSICA PER IL FORMATO
Tutto questo fino al fonografo prima, ed al grammofono poi. Niente più schiavitù dalle orchestre (per chi si poteva permettere l'acquisto dell'apparecchio e non badava alla qualità della riproduzione, ovvio), ma la possibilità di ascoltare musica in casa. Già, musica in casa; ma come, esattamente? L'avvento del fonografo creò di fatto un primo embrione di mercato discografico, e funzionando con cilindri che inizialmente potevano contenere al massimo due minuti di musica, i compositori dovettero adattare le loro composizioni alle possibilità del mezzo tecnico a disposizione, cominciando a produrre canzonette di quella durata, e quando il grammofono avviò la prima rivoluzione dei formati di riproduzione, per lunghissimo tempo la durata massima disponibile rimase confinata attorno ai quattro minuti circa, creando così nella nostra mente l'idea del singolo, della canzone dalla durata breve che poi sarebbe diventata quel 45 giri che, almeno fino a tutti gli anni 70, è stato l'asse portante dell'industria discografica. Ma come si ottenne il passaggio dalle opere concepite per la tempistica teatrale a quello per la riproduzione sui nuovi apparecchi?

TAGLIA QUI, SFORBICIA LI'... E NIENTE CASINO, MI RACCOMANDO
Semplice: invece di ritornelli chilometrici che contenevano spesso lunghe parti del testo, si passò a ritornelli brevi, semplici, che si stampavano subito in mente, e poco spazio venne riservato alle ricercatezze. Anche perché quelle prime registrazioni soffrivano di un secondo handicap: non esistevano mezzi di amplificazione, e meno che mai di equalizzazione. Alcuni strumenti risultavano quindi troppo "forti" per essere incisi con risultati apprezzabili senza sovrastare le parti vocali, mentre altri più "tranquilli" si prestavano meglio alla bisogna. Ed il tutto era indirizzato dai primi discografici a musiche che "suonassero bene" una volta riprodotte in maniera oltremodo rudimentale dai quei primi mezzi a disposizione. Questa situazione portò a sua volta ad altre conseguenze: intanto per la prima volta si rendeva necessario distinguere attentamente i vari intervalli tra un semitono ed un altro (cosa prima assolutamente non scontata), ma soprattutto -e qui esprimo un mio parere personale che non so se sia effettivamente supportato da dati scientifici controllati- portò in Italia allo sviluppo di un mercato discografico basato su un equilibrio tra la nostra tradizione melodica già ben radicata nella sensibilità nazionale, e le necessità tecniche dell'incisione che privilegiavano strumenti dal basso impatto sonoro a favore anche delle linee vocali. Da qui decenni di dischi e canzoni che hanno sedimentato nella coscienza collettiva musicale di questa nazione l'idea della musica come momento "dolce", leggero, delicato, semplice, facile. Insomma, in una parola, commerciale. Una situazione che rese la vita incredibilmente difficile a chi invece nasce dotato di una sensibilità musicale più dura o la sviluppa crescendo. In altre parole: anche a noi.

POPPETTARI PER INDOLENZA O PER ISTINTO?
Qualcuno potrebbe rilevare che la preferenza per la roba disimpegnata e senza alcun messaggio filosofico e/o musicale sia figlia dei nostri tempi, e comunque conseguenza di un certo atteggiamento che porta a non impegnarsi, al distrarsi come fine. E' indubbiamente vero che questi non sono tempi favorevoli per chi cerca di distinguersi dal gregge, ma lo sono mai stati? In campo musicale è mai esistito un tempo in cui era la maggioranza ad orientarsi verso forme di intrattenimento che andassero oltre l'apparenza, e dessero identità ad un popolo intero? Non so rispondere (forse la Grecia antica potrebbe essere un buon esempio), ma è interessante notare come con l'avvento del grammofono e la nascita della musicologia, i primi studi evidenziarono come presso alcune popolazioni l'idea di registrare una canzone fosse giudicata oltremodo bizzarra, dato che non vi era motivo, nella loro cultura, di sentire un pezzo per più di qualche volta, considerando che nuovi pezzi potevano essere composti, rendendo inutili quelli precedenti, già obsoleti nel giro di pochi giorni. Non dobbiamo quindi stupirci che la grande massa delle persone viva la musica come semplice momento di svago: è probabile che sia un istinto naturale insito nell'uomo, ed in più uno dei compiti della musica è effettivamente quello di distrarci. Ma il fatto che ci sia gente come noi, maniaci dediti all'analisi di ogni nota suonata dai gruppi che ascoltiamo, all'evoluzione di una certa band in una direzione anziché verso un'altra e -perché no- lettori di articoli come questo, pubblicati su testate come questa, che sempre di musica si occupano, ci rende forse un po' più speciali, ed alla fine l'esistenza stessa di una massa di gente che accetta tutto e tutti, ci procura ancora più piacere nell'essere come siamo.

SMATERIALIZZATA O NO, SEMPRE DI COPIA SI TRATTA
Ed arriviamo ai nostri giorni: tantissima strada è stata percorsa sotto il profilo meramente tecnico, dal fonografo ai nostri moderni files digitali. Ma, sostanzialmente, l'avvento delle tecniche di registrazione ed i vari formati riproduttivi che si sono succeduti nel tempo, hanno portato alla stessa conseguenza: l'esperienza dell'ascolto è passata da una dimensione necessariamente pubblica legata ai teatri ed alle chiese, ad una privata che, a sua volta, da una fase di "condivisione relativa" connessa alla socialità ristretta -ma effettiva- dell'ascolto dei dischi con gli amici è arrivata a quella attuale -avviata dal Walkman-, che ha portato all'ascolto solitario tramite lettori mp3 e cuffie, ed ai problemi legati al file sharing che porteranno inevitabilmente alla morte dell'industria discografica così come la conosciamo. Non va sottovalutato nemmeno il fatto che anche la composizione e l'esecuzione della musica sono profondamente cambiate. Un tempo era necessaria una vera orchestra per eseguire una partitura, di un coro per seguire un canto corale, comunque di un numero minimo di musicisti per suonare anche la musica più semplice. Oggi invece -mediante l'utilizzo di appositi programmi informatici- è possibile per un singolo individuo, fare in modo di poter avere a disposizione una intera orchestra virtuale, con risultati quasi uguali a quelli di una vera orchestra, a patto di conoscere molto bene il programma, e senza dover necessariamente conoscere la musica; anche la voce poi, può essere modificata con il Pitch Shift in modo da far sembrare un'oca starnazzante simile a Maria Callas. Ma un ulteriore concetto emerge da tutto questo, e forse talvolta ci sfugge nella sua interezza: l'era della riproduzione è anche l'era della copia, della disponibilità per tutti del bene (nel nostro caso della musica), e questo ha reso il bene/musica dapprima prezioso in quanto copia, poi senza valore sempre in quanto tale. Come conciliare il disvalore/copia con il valore dell'opera d'arte/musica? Difficile, forse impossibile, o forse -come ho letto recentemente- la prossima frontiera sarà quella della musica non copiabile, un singolo prodotto per un singolo utente, magari on-demand. Fantascienza? Spero di si, perché la musica è unione, e non vorrei mai trovarmi a dover discutere con voi di una album che ho sentito e posso sentire solo io.



BILLOROCK fci.
Mercoledì 22 Giugno 2011, 17.21.56
34
razionalmente concordo con voi, non ha futuro sta cosa!! ma, negativamente parlando, non ne sono sicuro !! sono ancora freschi nella memoria, i primi commenti al tempo del cellulare... tipo : puff.. io non lo comprerò mai, oh che diavoleria è questa, oh figuriamoci che vado in giro con questa cabina ecc ecc !!!!
Khaine
Mercoledì 22 Giugno 2011, 12.48.57
33
Potrei essere morto tra una decina d'anni! (si tocca le parti nobili )
Zarathustra
Mercoledì 22 Giugno 2011, 12.38.27
32
@Khaine: questa frase potrebbe esserti rinfacciata tra una decina d'anni
Khaine
Mercoledì 22 Giugno 2011, 12.12.27
31
@ raptus: ma è chiaro che una cosa del genere non ha futuro... vai tranquillo
raptus
Mercoledì 22 Giugno 2011, 11.56.41
30
Dai non createvi falsi allarmismi... questa cosa è circoscritta... il giappone si sa che è sempre stato così ed il vocaloid è ancora troppo indietro per poter rendere sul serio. Comunque una band li ha anticipati... io mi ricordo i Gorillaz.
BILLOROCK fci.
Martedì 21 Giugno 2011, 21.08.00
29
mickey: io saprei come definirlo ; uno schifo !! se inizia a prendere piedi, questa cosa è la fine della musica! provate ad immaginare fra 10 anni, gruppi creati in studio e concerti elettronici con proiezioni semi umane .... mi viene la nausea solo a pensarci.....
Khaine
Martedì 21 Giugno 2011, 20.43.33
28
Si si è proprio così!
Mickey
Martedì 21 Giugno 2011, 20.27.18
27
Azzo sembra un cartone animato "reale",boh non so come definirlo...
Khaine
Martedì 21 Giugno 2011, 19.18.32
26
@ Billo: si si, ho visto anche un video... sono rimasto allucinato
Zarathustra
Martedì 21 Giugno 2011, 19.18.28
25
@Billorock: visto il video. Nulla di preoccupante per ora.
BILLOROCK fci.
Martedì 21 Giugno 2011, 19.01.06
24
staff di metallized: avete letto o sentito, che in giappone ora va di moda un band pop, che come vocalist in studio utilizza un programma informatico e dal vivo, usano un proiettore computerizzato che riproduce una cantante con le forme e il disegno di un cartone animato....... ps. non sto scherzando, la band è reale ma è sostituita da una cantante proiettata e che ricalca un personaggio manga!! morale.... siamo alla frutta...!!! se un domani creno band al pc è la FINE ......
raptus
Martedì 21 Giugno 2011, 9.17.40
23
Più semplicemente: progresso. Purtroppo qua in Italia si imporrà nel prossimo decennio mentre negli altri paesi è già la normalità... basti vedere quanto vanno ancora di moda le sale prove vecchio stile e quanto incide ancora il conservatorio nella mentalità di molta gente (arroganza).
Raven
Martedì 21 Giugno 2011, 7.55.58
22
democratizzazione musicale?
raptus
Lunedì 20 Giugno 2011, 8.45.07
21
Come si suol dire: perdere il filo del discorso Una cosa positiva su tutte il supporto e la musica digitale lo ha dato inequivocabilmente: i luoghi dove la musica è registrata, eseguita ed imparata ed il modo. Anche se la tecnica e le conoscenze teoriche sono tuttora indispensabili per essere un bravo musicista, grazie ai mezzi digitali chiunque può tranquillamente fare a meno sia del conservatorio (che ho sempre visto imporre inevitabilmente un proprio modo di pensare, quindi chiusura mentale) che della sala prove (ormai uno studio di registrazione con qualche conoscenza informatica e rinunciando ad una moto lo si fa tranquillamente in casa).
Jacobson
Domenica 19 Giugno 2011, 13.04.38
20
Quindi andava intesa nel senso che gli esecutori, in occasione di sedute di registrazione, dovevano prestare maggior attenzione all'intonazione (naturalmente il problema non sussiste per gli strumenti ad intonazione fissa, debitamente accordati). Ho chiesto delucidazioni perché la frase è un po' ambigua, e si presta a diverse possibili interpretazioni. Grazie.
Raven
Sabato 18 Giugno 2011, 19.52.35
19
Perchè prima semplicemente. molti non ci facevano caso perchè in mancanza di registrazioni, nessuno poteva provare che una certa esecuzione non era stata perfetta, ma da allora in poi si, e questo ha costretto gli esecutori ad una maggiore precisione.
Jacobson
Sabato 18 Giugno 2011, 14.07.57
18
No, dicevo: In che senso "per la prima volta si rendeva necessario distinguere attentamente i vari intervalli tra un semitono ed un altro" ?
GioMasteR
Lunedì 13 Giugno 2011, 12.50.05
17
La questione è quanto mai affascinante..però da quel che so, a differenza dei tessuti (su cui si stanno effettuando degli studi di memoria cellulare) i liquidi non hanno alcun presupposto fisico per fissare un suono (al massimo sono in fase di studio materiali per spintronica ma sono dei solidi) e non sono così comodi..vi immaginate se si rompe il coperchio del "porta-musica" e la si spande tutta a terra?
Painkiller
Lunedì 13 Giugno 2011, 11.52.32
16
La questione della musica "liquida" non è una vera novità. Le teorie in merito partono da due principi fondamentali: 1) la propagazione del suono in un liquido. 2) la teoria (ancora non dimostrata) che le molecole d'acqua custodiscano una sorta di "memoria", tanto da vagare per mari e tornare ciclicamente negli stessi posti. Al di là della visione "bucolica" di questa teoria, esistono da anni i cavi "ad acqua", che vengono utilizzati in luogo di quelli classici di rame per collegare le casse agli amplificatori. La musica liquida parte da questi concetti pratici e teorici ma al momento, per quel che ne so, la difficoltà è ottenere un "liquido" che abbia una vera e propria memoria, che renda utilizzabili i dati "all'infinito" come il cd o l'mp3. Quindi, per quel che ne so, al momento è solo un esercizio teorico.
Jacobson
Lunedì 13 Giugno 2011, 11.34.32
15
In che senso "per la prima volta si rendeva necessario distinguere attentamente i vari intervalli tra un semitono ed un altro" ?
Khaine
Domenica 12 Giugno 2011, 15.10.16
14
hahahahaha sanbuca e grappa
Sugara 'Sug Zug'
Domenica 12 Giugno 2011, 15.08.37
13
Se qualcuno ne sa qualcosa, mi spieghi per favore la storia del supporto liquido; io Khaine userei della buona Sambuca, sulla coca cola ci metterei Justin Bieber! Colgo l'occasione per fare i complimenti per i tre interessantissimi articoli che avete scritto, magari farete anche il quarto...
Khaine
Domenica 12 Giugno 2011, 10.28.28
12
@ FGFG: io però sapevo che la "musica liquida" è quella fruibile a prescindere dall'esistenza di un supporto fisico (l'mp3, lo streaming e via dicendo). Tu vuoi dirmi che davvero esiste la possibilità di incidere musica (chennesò) sull'acqua o sulla coca cola? (spero di non aver frainteso )
Raven
Sabato 11 Giugno 2011, 15.24.17
11
@FGFG: e chi ti dice che non abbia voglia di approfondire in seguito?
BILLOROCK fci.
Sabato 11 Giugno 2011, 13.10.38
10
musicalmente parlando, il tema trattato in questo articolo è una delle cose che più temo.... è innegabile che l apporto della tecnologia abbia dei risvolti positivi, suoni migliori, strumenti sonori più efficienti ecc ma d altro canto sta pian piano massacrando il mondo della musica come noi altri la conosciama!! per la maggior parte di noi la musica è amore, sentimento, ricordo, svago, passatempo durante i lavori in casa e chi più ne ha ne metta, questa tecnologia stà falciando ogni cosa al suo passaggio, lasicando dietro di se fredde copertine riprodotte al pc, ammassi di file musicali compressi e tagliati e band o cantanti dell ultimo minuto, che sembrano dei talenti grazie ai programmi informatici !! la musica è un entità viva, esiste da secoli e non morirà mai, però l avvento di quest era ne stà sicuramente minando l esistenza!!
FGFG
Sabato 11 Giugno 2011, 10.50.54
9
Molto interessante, questo articolo, però il finale mi ha lasciato con l'amaro in bocca! non tanto come hai chiuso l'articolo, quanto al fatto in se di non aver analizzato molto l'aspetto di un possibile supporto futuro. A mio avviso, la musica non potrà mai essere imbrigliata. Ogni musicista è consapevole del fatto che dalla sua musica guadagnerà niente di più che emozioni, per i soldi c'è il merchandise ed i biglietti dei concerti, ed è giusto che sia così; detto questo, non avete notato un sempre più alto numero di "voci di corridoio" che parlano di musica liquida? Se si riuscisse effettivamente a registrare su supporti liquidi.. immaginate la ricchezza di dettagli che si potrebbero legare fisicamente a delle molecole! E qui siamo arrivati alla fantascienza @Painkiller: concordio in pieno con te. L'ascolto in solo e la condivisione live sono due facce della stessa medaglia. Non può essere l'una senza l'altra, altrimenti sarai sempre incompleto! L'emozione di ascoltare il cd nuovo del tuo gruppo preferito in casa con le tue cuffie, è paragonabile alla scarica di endorfine prodotta dall'ingresso in scena del batterista ad un live di quello stesso gruppo. Insomma, chi ha vissuto entrambe le esperienza, mi capirà
Sallow
Venerdì 10 Giugno 2011, 21.33.41
8
Metalforever: guarda, io in molti casi nn arrivo neppure a 3/4 canzoni per dire che un artista nn m'interessa. E non vedo come potrebbe essere altrimenti....Il discorso cuffie nn cuffie è interessante oltre che ilare...personalmente le nuove uscite metal le ascolto sempre prima in cuffia; mentre per altri generi non sento il bisogno. Sebbene anche per quanto riguarda la musica classica l'ideale sarebbe proprio la cuffia dato che avendo uno spettro di frequenze più ampio in molti casi i fraseggi più bassi si perdono.
Raven
Venerdì 10 Giugno 2011, 15.22.05
7
@ Painkiller: effettivamente anche io ho sempre trovato l'isolamento il mezzo migliore di analisi, ed in questo senso i mezzi attuali sono migliori di quelli di una volta, (cuffione Sennheiser), almeno per chi, come noi, intende la musica in un certo modo, ma poi la condivisione ci è necessaria, se no perchè saremmo qui? @Raptus: nessuna demonizzazione, anzi, credo che questo sito sia uno dei più aperti alle novità, elettronica compresa. Dissento totalmente sul fatto che l'heavy sia musica solo introspettiva, anzi , in generale porta -appunto- alla condivisione, alle grandi adunate live, ed anche a discussioni come questa
Subhuman
Venerdì 10 Giugno 2011, 12.51.00
6
Quoto sia Metal4ever che Raptus! Grazie a Raven per questo nuovo capitolo riguardo a un discorso tutt'altro che facile da analizzare.
Metal4ever
Venerdì 10 Giugno 2011, 12.49.21
5
@Sallow: Sono d'accordo con te. Ma la mia domanda era riferita al fatto che conosco parecchie persone che si sentono grandi intenditori solo perchè conoscono le 3/4 canzoni più famose di un artista fregandosene delle altre. Quoto il discorso di Raptus.
raptus
Venerdì 10 Giugno 2011, 11.15.22
4
Parlo da beatmaker, per i profani da cultore della musica elettronica su computer. Mi fa piacere che si possa discutere di questo perchè secondo me è fondamentale poter esprimere quello che si pensa a chi rimane ancora un po' dubbioso sul procedere inesorabile degli eventi. La musica, secondo me (e secondo molta gente nel mondo) è innanzitutto arte, in quanto tale serve a trasmettere un messaggio, un qualcosa, una sensazione. Da questo punto di vista la musica elettronica ed il supporto digitale diventa un altro mezzo, come una chitarra (che poi elettrica è) e subentra solo il gusto personale. Live o studio? Si certo, è molto importante il live ma dipende dai generi e da cosa si cerca nella musica. Io non cerco necessariamente appartenenza, ma appagamento personale. E' chiaro che la musica introspettiva quale è il metal (io ci metto insieme altri generi dove invece il testo è quello che conta) non necessita assolutamente di ascoltarla solo live, anzi molto spesso solo da soli, con le proprie cuffie, si riesce ad entrare sul serio nei pensieri dell'autore ed a cogliere tuttte le sfumature. Riassumendo, non dovete trattare la musica digitale (io la chiamo elettronica) come una aberrazione, anzi. Dovete vederla come una nuova opportunità, come una ventata di novità, di nuovi spunti. Anche perchè senza che lo sappiate molte cose che ascoltate sono elettroniche. Basti pensare alla famosa orchestra di vienna sintetizzata, usata da quasi tutti i compositori di colonne sonore dei film.
Painkiller
Venerdì 10 Giugno 2011, 8.11.18
3
Raven, mi fa piacere che siate tornati sull'argomento. Fonografo a parte ho vissuto più o meno in pieno tutte le epoche, dal vinile 45 all'odierno mp3, ho ascoltato migliaia e migliaia di canzoni. Ho quindi elaborato una mia idea di ascolto, ben precisa. Faccio forse parte di una schiera di ascoltatori (e lettori) molto attenti e che riescono a elaborare il giudizio su un brano/album o su un libro di continuo, trovandone spunti di riflessione nuovi ogni volta. Ebbene, per poter fare questo la cuffia, la propria casa, l'ascolto SOLITARIO è imprescindibile. Detto questo però, ho sempre ritenuto, e ritengo tutt'ora, altrettanto fondamentale la "verifica" in sede live della qualità del cantante/gruppo, perchè è solo lì che si riesce ad andare oltre a tutti i trucchi da registrazione in studio. Così come è sempre stupendo condividere ai concerti, con altri fans, quanto emerso dall'ascolto solitario, e trovare ulteriori spunti per un nuovo ascolto/giudizio. Ricapitolando, l'ascolto solitario e la condivisione (che sia ad un concerto, o su una webzine), uniti alla presenza ai concerti sono per me un'unico modo di vivere la musica. Ecco perché, mp3 o non mp3, ascolto solitario e non la musica sarà sempre un arte da "vivere" in gruppo.
Sallow
Venerdì 10 Giugno 2011, 1.07.16
2
Metalforever: ma che centra lo studio? la musica è un svago, nn è una divinità egizia. quattro partite a guitar hero è siete tutti musicisti...
Metal4ever
Venerdì 10 Giugno 2011, 0.49.38
1
Forse non è molto inerente all'articolo. Ma io mi chiedo, se la maggior parte della gente usa la musica come svago, senza un minimo di studio e analisi. Perchè si crede grande esperta di musica?
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