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METAL VALLEY - Area Expo, Rossiglione (GE), 10/07/2011
16/07/2011 (3606 letture)
Dopo la delusione dell'annullamento del concerto degli Airbourne dell'anno scorso, i metallari genovesi erano piuttosto sfiduciati per quanto riguarda i concerti di nomi importanti, fortuna che quest'anno in quel di Rossiglione (paese a circa 40 chilometri da Genova che ha dato i natali a Trevor, voce dei Sadist) la seconda edizione del Metal Valley dovrebbe regalarci quello a cui agogniamo. La location scelta (diversa dalla precedente) è l'Area Expo del paese, che, con sommo stupore del sottoscritto, è situata in prossimità a delle case, chissà se gli abitanti sono realmente a conoscenza di ciò che sta per succedere.

Il sole picchia forte al mio arrivo e a quattro giorni dai Big Four la speranza è non dover stare di nuovo tutto il giorno sotto il solleone... speranza che una volta tanto diventa realtà grazie all'ombra che alcuni alberi ci regalano e che dà riparo ai presenti. Tempo di scambiare quattro chiacchiere con alcuni amici e di girare per i vari stand (che espongono dischi, accessori ed altre cose) ed ecco presentarsi sulla scena la prima band di giornata, i 5 Star Grave. E' quasi l'una ed alcuni ragazzi sfidano il caldo e vanno sotto il palco per sostenere la band piemontese, autrice di un ibrido tra il death ed il rock'n' roll. Mentirei se dicessi che mi hanno impressionato, va detto però a loro discolpa che le condizioni non erano delle più semplici e loro c'hanno provato, chiudendo la loro scaletta con la cover di Pet Sematary dei leggendari Ramones. Un breve cambio di palco (durante il quale cerchiamo ancora riparo dal sole) ed i Lucky Bastardz, formazione che propone un heavy bagnato da forte tinte di rock'n'roll. La band ce la mette tutta e tira fuori una prestazione di tutto rispetto con un gran bel tiro che fa muovere qualche testa, nonostante qualche rumore proveniente dai microfoni della batteria, probabilmente non sistemati al meglio e colpiti nella foga. L'unico appunto che mi sento di fare è nella gestualità del cantante, troppo ancorata a certi clichè del rock, anche se comunque dimostra di avere una buona presenza scenica. Terzi a calcare le assi sono i parmigiani Spanking Hour alla loro prima volta open air, almeno secondo quanto affermato dallo stesso cantante. La band propone un thrash groove di estrazione panteriana, al quale però manca un po' di personalità per colpire lo spettatore. Oltretutto la chitarra non spinge come dovrebbe per i canoni del genere (un problema di volumi probabilmente) e viene coperta dalla batteria. Il tempo a loro disposizione sfuma rapidamente ed è il momento di un nuovo cambio palco, questa volta più lungo a causa di un inconveniente al rullante. E' il turno dei miei concittadini Nerve, che forti del fatto di giocare in casa, radunano un po' più di persone sotto il palco. Ho già avuto modo di vederli dal vivo lo scorso anno di spalla ai Cynic e la miscela dei genovesi è la stessa, con uno show infarcito di furia sonora riversata tutta d'un fiato sul pubblico, nonostante il piccolo contrattempo che coinvolge il batterista, quando letteralmente crollano giù dalla pedana un timpano e due piatti. I brani sono praticamente quasi tutti estratti da Hate Parade, il secondo disco della band e l'unica pecca che devo segnalare è nei suoni della voce di Fabio Palombi, molte volte coperta dal resto, specie quando usava il registro più pulito. Ancora una volta confermano le ottime impressioni che mi sono fatto su di loro, speriamo che il nuovo disco al quale stanno lavorando continui in questa direzione.

E dopo la prima conferma della giornata, ecco la prima sorpresa: i Cerebrum. Nei giorni precedenti al concerto mi sono studiato un po' le band per capire cosa avrei potuto vedere ed ero rimasto favorevolmente impressionato dal technical death metal di questi greci, sul cui debutto Spectral Extravagance era presente George Kollias dei Nile come session man. Oggi Kollias non c'è, ma la prestazione della band ellenica è stata oltremodo convincente, alternando sfuriate in pieno death con intervalli melodici. Sono rimasto colpito anche dalla mimica schizoide del cantante Apollon Zygomalas e dalla sua voce gutturale, che alla fine della sua esibizione è rimasto in mezzo al pubblico a bere birra e guardare gli altri gruppi. E poi chitarre a sette corde e basso fretless... insomma per gli amanti del genere una vera manna, tanto che in seguito ho comprato il loro disco dal banchetto del merchandise. E' il turno degli Antropofagus, nome storico del brutal death italiano, anch'essi genovesi e recentemente riformati. La loro scaletta è composta da brani nuovi come Eternity To Devour (incluso nel recente Split Torso Trauma), altri che presumibilmente faranno parte del nuovo disco in uscita a dicembre e qualcosa dallo storico debut No Waste Of Flesh del 1999. La formazione ligure è reduce dallo show di spalla ai Pestilence, durante il quale la resa sonora non era stata al meglio: in questo caso l'unico difetto che devo riscontrare è l'alto volume della doppia cassa (che a tratti pareva perdere colpi). Buona prova per la band, che ha il merito di accendere il primo pogo della giornata, a questo punto aspettiamo il loro ritorno discografico per giudicare a pieno questa reunion. Le band continuano a susseguirsi dando alle persone giusto il tempo di rifocillarsi durante il soundcheck. I milanesi Methedras attaccano con il loro thrash a tinte death ed anche se la gente sotto il palco non è tantissima, il frontman Claudio Facheris cerca di coinvolgerla il più possibile. L'obiettivo viene raggiunto con la cover di Davidian dei Machine Head che scatena un po' di pogo. Il fatto di non giocare in casa ha influito parecchio evidentemente sulla presenza del pubblico, anche se va riconosciuto alla band il merito di fare della buona musica. In chiusura segnalo anche il wall of death richiesto dal cantante e prontamente eseguito dai metallari che hanno seguito il gruppo sotto il palco sino alla fine.

Ed ecco la seconda sorpresa della giornata, gli australiani The Amenta ed il loro industrial/death/black. Introdotti da Ralph Santolla (che per tutto il giorno si è aggirato per la location con uno sguardo un po' da matto e che tra l'altro ho scoperto essere il sosia di Orlando Portento, l'uomo del "triccheballacche") la formazione si presenta sul palco truccata, ma la cosa che colpisce subito è il muro sonoro creato che impressiona favorevolmente il pubblico ed anche il pittoresco frontman Cain Cressall ci mette del suo fomentando la gente. Molto efficace è l'alternanza di parti più pesanti con brevi pause, in cui emerge l'effettistica utilizzata dalla band, che purtroppo si perde un po' durante le prime. Veramente un'ottima prova la loro, al termine della quale i favori del pubblico sono conquistati; a riprova di ciò ci sono le numerose foto che la gente ha voluto scattare con loro (tra parentesi disponibilissimi) e gli apprezzamenti che ho sentito. Infine un piccolo aneddoto: il cantante si è trattenuto una buona mezz'ora (ma forse anche di più) ancora vestito e truccato da scena in uno stand di vinili a guardare i dischi, anche questo è metal!
Con molta probabilità invece gli Elvenking sono stati penalizzati dalla posizione nel bill: fare da "cuscinetto" tra il muro sonoro dei The Amenta e la successiva brutalità degli Hour Of Penance non è sicuramente la situazione ideale per chi fa power/folk. Ammetto di non essere più un grosso estimatore del genere da diversi anni e la loro prova non ha risvegliato in me la passione per quel filone, però devo dire che è stato lodevole l'impegno messo dalla band ed intelligente la scelta di puntare quasi esclusivamente su brani veloci (ad eccezione del singolo dell'ultimo disco, The Cabal) e mi è anche piaciuta la resa del violino. Nota di merito per il cantante che, resosi conto di trovarsi in mezzo a proposte molto diverse da quelle degli Elvenking, ha ammesso di essere un po' fuori tema ma ha invitato tutti a fare festa senza distinzioni tra i generi. Ero molto curioso di assistere alla prova degli Hour Of Penance, band che sta riscuotendo parecchi successi, come la partecipazione a questo tour europeo con i Deicide. L'impatto sonoro della formazione romana è devastante e la furia sprigionata dai quattro musicisti (anch'essi introdotti da Ralph Santolla) contagia anche il pubblico pogante, tra il quale scoppia anche una mezza rissa quasi subito sedata. In mezzo ai brani eseguiti ho riconosciuto le immancabili Absence of Truth ed Adversary of Bigotry, in più è stato presentato un nuovo brano il cui titolo però mi è sfuggito. Non avendoli visti in precedenza non posso avere termini di paragone con la vecchia line-up, ma la resa sonora e visiva (i capelli del chitarrista e del bassista che roteavano in contemporanea era un bell'effetto) mi fanno pensare di aver visto una band devastante negli spettacoli dal vivo capace di trasmettere la stessa violenza anche al pubblico e tanto mi basta.

Sugli Skanners devo invece ammettere di essere partito prevenuto, ma alla fine della loro prova mi sono ampiamente ricreduto . Nome storico dell'heavy italiano, il gruppo di Bolzano non lo credevo capace di fare uno show tanto energico sia come resa dei pezzi, sia come personalità sul palco. Merito di questo va soprattutto al frontman Claudio Pisoni molto comunicativo ed abile a sfruttare lo spazio a disposizione. La scaletta proposta pesca molto dal recente Factory Of Steel e non sono solamente le teste canute a muoversi al ritmo della musica; verso la fine dell'esibizione si alza una folata di vento che fa addirittura cadere lo striscione della band, la quale però continua incurante dell'accaduto. Un elogio particolare va al batterista Davide Odorizzi che compirà diciotto anni ad ottobre ed è uno degli artefici del tiro invidiabile del gruppo. Lo dico senza polemica: molti dovrebbero imparare da loro come si sta sul palco.
Altro nome storico dell'heavy italiano è la Strana Officina che con gli Skanners dimostra di meritare il blasone che porta. La band toscana è reduce dal recente ritorno discografico Rising To The Call (da quale vengono estratti alcuni brani come Boogeyman, Beat The Hammer e Non Sei Normale) e fa sfoggio di parecchia energia grazie anche alla verve di Bud Ancillotti. Sono però i brani storici come Viaggio In Inghilterra e Profumo Di Puttana ad infiammare il pubblico ed è bellissima e commovente la dedica a Fabio e Roberto Cappanera (il cui diciottesimo anniversario dalla morte ricorrerà a breve) prima di Autostrada Dei Sogni. Il tempo a loro disposizione finisce, lasciando però il pubblico (tra le cui fila ci sono anche padri di famiglia con prole al seguito) soddisfatto. Personalmente li ho apprezzati, anche se ho trovato un po' troppo emulativa di Zakk Wylde la prova di Dario Cappanera.

Per alcune persone il concerto è finito, per altre - desiderose di violenza sonora - no. Il cambio palco è più lungo stavolta, dato che bisogna piazzare anche la scenografia (che consiste in due drappi, un paio di teschi di caproni ed un grosso stricione) e finalmente viene fatto partire un lungo nastro introduttivo, al termine del quale i Belphegor attaccano il brano di apertura dell'ultimo Blood Magick Necromance. La macchina del fumo fa il suo dovere cercando di simulare nubi sulfuree infernali, ma personalmente tutta quest'aura di malvagità che si cerca di trasmettere non la sento, sarà che non sono un grosso appassionato del combo austriaco, comunque la gente apprezza e si scatena il solito pogo. La scaletta pesca molto dall'ultimo album, riprendendo solo tre brani dal passato (recente, tra l'altro). Per quanto riguarda le prestazioni personali devo dire che non mi è piaciuto molto il batterista, a mio parere statico e troppo ancorato ai tappeti di doppia cassa e purtroppo devo dire che la chitarra solista era troppo bassa rispetto al resto. Discorso a parte va fatto per Helmut, frontman della formazione austriaca: sinceramente ho trovato un po' ridondante il ripetere prima di ogni canzone le parole Italiaaaaa! Genovaaa! con una specie di ringhio in pieno accento germanico ed anche i pochi discorsi introduttivi erano pieni di Fuck e Fucking, indirizzati a chi non si sa... carisma, questo sconosciuto. Con Bondage Goat Zombie i quattro si congedano dal pubblico che alla fine mi è sembrato soddisfatto. Personalmente non mi sono piaciuti, ma è probabile che sia una questione di gusti.

Amati od odiati i Deicide sono parte della storia del death metal e questo è insindacabile. L'ultimo To Hell With God ci ha riportato una band in forma, considerando poi anche i passi falsi di Morbid Angel e Pestilence viene da pensare che la band della Florida possa garantire uno spettacolo interessante. Dopo quasi dodici ore di musica ci prepariamo ad ascoltare gli headliner che salgono sul palco senza fronzoli e sparano in faccia ai fans quattro canzoni una di seguito all'altra: Homage For Satan, Dead By Dawn, Once Upon The Cross e Scars Of The Crucifix per la gioia del pubblico pogante e non. Sulle prime Ralph Santolla sembra avere qualche problema con le chitarre e questo inficia la resa dei suoi soli all'inizio, mentre il suo dirimpettaio Jack Owen non accusa contrattempi e continua per la sua strada pur non avendo chissà quale presenza scenica. I due membri storici della band Steve Asheim e Glen Benton sono forma: il primo massacra la sua batteria con una prestazione furiosa, il secondo non è particolarmente comunicativo con il pubblico (le prime parole sono state pronunciate dopo i primi quattro brani e sono servite a salutare il pubblico ed annunciare When Satan Rules His World) e continua per la sua strada svolgendo il suo ruolo di bassista e cantante in maniera egregia. Molti brani dell'ultimo To Hell With God vengono suonati ed il passato recente viene sviscerato con tre estratti da The Stench Of Redemption, il disco della svolta chitarristica, ma il pubblico si scalda maggiormente con i vecchi classici They Are The Children Of The Underworld e Dead But Dreaming, purtroppo unico estratto da quel capolavoro che risponde al nome di Legion. La chiusura è affidata a Kill The Christian (annunciata bisbigliando da Benton) e le due canzoni di apertura dell'immarcescibile Deicide: Lunatic Of God's Creation e Sacrificial Suicide, che terminano lo spettacolo dei Deicide e la manifestazione quando manca circa un quarto d'ora all'una di notte. Il campanile davanti al palco non è crollato nonostante il breve ma terremotante show di Glen Benton e soci ed è l'ora di prendere la strada di casa, per una volta non facendo troppi chilometri.

Prima di tirare giù le conclusioni su questa seconda edizione del Metal Valley permettetemi di aprire una piccola parentesi: come saprete lo spettacolo che i Deicide hanno tenuto fa parte del tour europeo che il giorno dopo avrebbe toccato Bari, dove a quanto pare dovevano esserci manifestazioni contro il metal satanico ed a favore delle quali si era scomodato un famoso presenzialista televisivo. Bene, mi è caro dirvi che al momento in cui questo report va in home, il concerto di Bari si è svolto regolarmente, senza alcuna interfenza da parte di chicchessia, come era d'altra parte immaginabile. Da parte mia posso solo essere testimone del fatto che a Rossiglione non è successo niente, nè atti di sodomia, nè sacrifici umani, la security era presente e non ha praticamente mai dovuto intervenire, c'erano alcune famiglie con bambini, ragazzi e ragazze, ognuno con il suo feticcio metallaro, dalla maglia del gruppo al bracciale borchiato. La cosa che mi ha fatto più specie è stato un padre che diceva ai suoi figli Dai bambini, ancora un concerto ed andiamo a casa e da lì pronti ad andare a vedere la Strana Officina. E' questo quello di cui bisogna avere paura?

E' stata una bella giornata, abbiamo ascoltato tanta musica e non ci siamo rosolati assetati sotto il sole come in altri eventi, quindi il mio giudizio è positivo sia per la location (a proposito un grazie alla pazienza degli abitanti di Rossiglione, un collega mi ha detto che sino alle due non ha chiuso occhio) che per l'organizzazione: i cambi tra una band e l'altra sono stati velocissimi ed i suoni sono quasi sempre stati buoni (tranne dove l'ho segnalato, ma sono cose che capitano). L'unico appunto che mi sento di muovere è forse sulla quantità di band coinvolte, forse due o tre di meno avrebbe permesso di finire meno tardi, in fondo il giorno dopo era lunedì, ma per il resto speriamo di avere anche l'anno prossimo la possibilità di partecipare ad un evento vicino a casa, Genova ne ha bisogno.

SETLIST
1. Homage For Satan
2. Dead By Dawn
3. Once Upon The Cross
4. Scars Of The Crucifix
5. When Satan Rules His World
6. Serpents Of The Light
7. Hang In Agony Until You're Dead
8. Conviction
9. They Are the Children Of The Underworld
10. Witness Of Death
11. Dead But Dreaming
12. Desecration
13. Into The Darkness You Go
14. Kill The Christians
15. Lunatic Of God's Creation
16. Sacrificial Suicide



Er Trucido
Martedì 2 Agosto 2011, 11.00.19
9
@frank: sicuramente entrambe hanno fatto uno show notevole (cosa che ho rimarcato nel report) ma anche altre band italiane, seppur in modo diverso, hanno spaccato.
frank
Martedì 2 Agosto 2011, 10.31.43
8
ragazzi giú il cappello x Skanners e Strana le UNICHE dico le uniche band italiane che hanno spaccato veramente...
Er Trucido
Domenica 17 Luglio 2011, 20.21.03
7
Eh si Ale, gli mancavano solo le calze e le scarpe alternate!
ale_ritualz
Domenica 17 Luglio 2011, 14.21.01
6
belìn diego, ecco a chi assomiglia ralph santolla.. a portento! grande.. ci ho pensato tutto il giorno senza venirne a capo!
Er Trucido
Domenica 17 Luglio 2011, 9.29.25
5
@marduk: concordo con te, la partecipazione è stata buona, ma per una città che ha fame di concerti non era ancora abbastanza. Oltretutto la vicinanza doveva essere uno stimolo in più, molte volte si fanno molti più chilometri per essere trattati come portafogli ambulanti
Renaz
Domenica 17 Luglio 2011, 1.30.50
4
ma come scrivi bene, Er
marduk
Sabato 16 Luglio 2011, 21.13.24
3
è stato un gran bel festival...estenuante ma ne è valsa davvero la pena....e il tutto ad un prezzo che più basso non si poteva un unico appunto mi sento di muoverlo ai miei concittadini.....ci si lamenta della mancanza di eventi a genova e poi quando c'è finalmente qualcosa di veramente degno....si presenta nemmeno tantissima gente....insomma...vogliamo che questi eventi sopravvivano?! se lo vogliamo bisogna partecipare molto più numerosi che al metal valley secondo me
Giasse
Sabato 16 Luglio 2011, 18.33.17
2
Ho visto i Deicide decine di volte e ho scelto consapevolmente di evitare questa trasferta genovese... ora leggo la scaletta (piuttosto convenzionale) e mi pento. Alla facciazza di chi li crede sempre sul punto di morte...
Er Trucido
Sabato 16 Luglio 2011, 17.49.03
1
Extra report vorrei fare un doveroso grazie ad Ema per la compagnia durante la giornata ed a Nico ed Ale per la loro disponibiltà
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