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WACKEN OPEN AIR - Day 3, 06/08/2011
17/08/2011 (4270 letture)
Due giorni sono passati... due massacranti -ma entusiasmanti- giornate di grande musica. Ora il Wacken Open Air volge al termine, ma prima di chiudere i battenti bisogna ancora portare a casa l'ultima lunghissima giornata, ecco a voi il resoconto finale!

MOONSORROW
Caso o logica precisa, anche il terzo giorno tocca ad un gruppo viking/folk finnico ad aprire puntualmente le ostilità alle 12 sul Black Stage.
Oggi tocca ai Moonsorrow, e mai inizio fu -nuovamente- più azzeccato: la band di Helsinki infatti mette in piedi uno show di tutto rispetto, trascinando abbondantemente un pubblico già presente in massa nell'area concerti.
Mattatore un Ville Sorvali che dialoga con il pubblico in modo molto rilassato e piacevole, salvo poi sputare fuori uno screaming ossessivo e sofferente come quello di pochi altri in questa tre giorni.
I pezzi dei Moonsorrow sono efficaci ritmicamente parlando e anche parecchio incisivi, ma riescono anche ad essere atmosferici al punto giusto, cosa non facile considerando l'intensità della proposta.
Scorrono rapidamente classici come Sankaritarina,Kivenkantaja,Muinaiset o Tähdetön (tutti rigorosamente in lingua madre), presentati però dettagliatamente da Ville (“la prossima canzone parla di...uccidere cristiani!!!”).

VISIONS OF ATLANTIS
Per motivi di concomitanza riesco a vedere solo un pezzo dell'esibizione degli austriaci Visions of Atlantis sul Party Stage, ma tanto basta: non ero riuscito ad apprezzarli di spalla ai Rhapsody of Fire all'Alcatraz di Milano e non riesco ad apprezzarli tutt'oggi.
Al di là di alcune discrete individualità (come la brava cantante Maxi Nil o il buon chitarrista Werner Fiedler) la band è ancora eccessivamente ancorata a stilemi sympho/power troppo abusati (e purtroppo non stiamo parlando di un gruppo giovane e alle prime armi) e sopratutto perde in consistenza a causa delle prestazioni vocali altalenanti di Mario Plank (ma è davvero necessario avere due cantanti?) e della recente esclusione dalla line-up del bassista Mario Lochert, considerando che anche il batterista è tendenzialmente un session man (non sono riuscito a capire chi ci fosse dietro le pelli durante questo show), avere una sezione ritmica totalmente “esterna” è abbastanza pericoloso.
Abbastanza innocui, anche se il pubblico ha comunque reagito piuttosto bene, sopratutto perché i tedeschi quando si tratta di sostenere gruppi del proprio paese o comunque di paesi a loro affini accorrono in massa.

GIRLSCHOOL
L'ora è di quelle un po' infami (poco dopo mezzogiorno), la tenda pure -Bullhead City, lontanissima dai palchi principali ma molto frequentata per via dei vari concorsi e spettacoli. Ma queste sono inezie che non possono fermare un gruppo come le Girlschool. Potrebbero essere le mamme di molti dei presenti (e non mancano di farlo notare nel loro inglese vagamente "cockney") ma fin da subito emettono una scarica di energia a tutta la platea, anche senza l'aiuto della "pozione" Relentless: it's pure rock and roll baby e le "babies" in questione lo sanno fare bene e da un po' di anni. In un'ora di set c'è spazio per una marea di classici, tra cui spiccano senza dubbio C'mon Let's Go e Hit And Run; I Spy viene dedicata a Ronnie James Dio, che aveva partecipato all'incisione originale. Race with the Devil è infine l'apice dello show, intenso e ottimamente suonato, che però ha raccolto meno consensi di quanto non gli spettassero. Un'ipotesi plausibile è che se le Girlschool avessero ritardato di qualche ora il loro show, avrebbero mandato in delirio la folla; forse perchè il pubblico non sarebbe stato distratto dal calore "effetto serra" del tendone o dal richiamo di altri gruppi. E' quasi ingiusto che queste brave ragazze non siano famose come e più dei loro amici Motorhead.

KATAKLYSM
Dopo il bel concerto dei Moonsorrow a cui ho assistito in precedenza, il secondo show della giornata a cui presenzio si apre coi deathster canadesi Kataklysm. Appena arrivo nei pressi del True Metal Stage già posso notare come l’affluenza di pubblico non sia affatto direttamente proporzionale all’ora; e difatti fatico ad avvicinarmi più di tanto alla zona palco, prediligendo una visuale meno ravvicinata, ma più comoda.
La band è in formissima, e si vede: il cantante, Maurizio Iacono, è uno che sa come accattivarsi il proprio pubblico, dando più importanza del solito al dialogo diretto e alla complicità coi fan della band, come quando ha incitato tutti quelli sotto al palco a “sfidare” amichevolmente i ragazzi della security con un crowdsurfing di massa, che è stato immediatamente intrapreso da gran parte dei presenti. Canzoni come la terremotante Push the Venom, o come la martellante Like Angels Weeping (The Dark) e quelle conclusive sono state letteralmente devastanti. Una prestazione grandiosa anche per chi -come me- non conosceva più di tanto la band in questione.

TORTURE SQUAD
Arrivano dal Brasile (e sono in buona compagnia di tantissimi spettatori sudamericani) e sono pronti a sfoderare il loro violentissimo thrash metal per i (pochi) presenti al W.E.T. Stage. Sono i Torture Squad, che ancora reduci dal loro ultimo Aequilibrium, ci presentano uno show carichissimo, in cui spicca la grande varietà vocale del cantante, capace di districarsi tra growl profondissimi e ottimi screaming, anche per merito dell'ottimo supporto di backing vocals, che sono il valore aggiunto di brani come Chaos Corporation o la fantastica Pandemonium. Musicalmente la band sfoggia una sezione ritmica devastante, in cui nessuno dei membri si risparmia, fornendoci sfuriate potenti e frenetiche, ben sottolineate dalla risposta del pubblico che, ancora una volta, è ottima e commisurata all'ottima prestazione del gruppo (non a caso vincitore della Metal Battle proprio qua a Wacken nel 2007). Lo show, come spesso accade per band di nicchia, è piuttosto corto (trenta minuti), ma grazie alle pochissime soste della band e alla carica con cui i pezzi vengono eseguiti, si tratta di una mezz'ora pesantissima e quasi in grado di non far rimpiangere la sua breve durata.

DIR EN GREY
Non è facile assistere ad un concerto dei Dir en grey. In effetti la loro è una vera e propria esibizione artistica, un continuo esibire la propria arte, le proprie raffigurazioni mentali, assolutamente separate dalla realtà, in quanto non vi è mai nemmeno un minimo accenno di contatto tra la band ed il pubblico. E’ un po’ come trovarsi ad uno spettacolo teatrale: l’artista si esibisce e tu stai a guardare, intervallando il tuo stupore solo con degli sporadici applausi, che possono essere sinceri o di norma, ma non puoi esimerti dall’atto dell’applaudire. Proprio quello che accadeva a me mentre cercavo di assimilare la proposta musicale di questa strana band giapponese.
Ciò che ha lasciato tutti assolutamente di stucco è stata in particolare l’estensione vocale del singer Kyo, capace di passare come se niente fosse dal growl più profondo allo scream più acuto. Non uno scream da heavy metal, intendiamoci; il suo era più uno scream da grida di terrore in un film horror. E’ quasi impossibile inoltre fare una descrizione delle singole canzoni, sia per la loro stretta somiglianza, sia per la chiara difficoltà nel comprenderle. E non parlo del fatto che molte fossero cantate in lingua giapponese, ma proprio del fatto che sia stato davvero arduo arrivare ad un punto di cognizione massima. In ogni caso, mi sento di elogiare la loro prestazione, che si è rivelata efficace e degna di nota. Se i “trip” causati dal rock psichedelico degli anni ’70 non vi fossero bastati, vi consiglio di esplorare questo strano genere musicale, tipicamente giapponese: il visual kei. Buona fortuna!

MAYHEM
Sono ancora loro? Dopo infinite e famosissime vicende, cambi di line-up, e invecchiati, sono ancora i Mayhem che hanno fatto la storia del black metal mondiale?
Domanda annosa, che mi tormentava prima dell'inizio dello show della storica band norvegese, e a cui fortunatamente mi è arrivata, lo anticipo da ora, una risposta in buona parte positiva. Posizionati ad un orario decisamente poco consono alla loro atmosfera, gli storici blackster devono dimostrare di essere ancora in grado di fornire uno show degno del loro nome, e sarà una scaletta piuttosto lunga e contenente alcuni dei più grandi pezzi della loro discografia ad aiutarli nell'impresa. Il mattatore dello show è chiaramente il leggendario Attila, cantante assolutamente anomalo e di difficile assimilazione, ma la cui prova vocale, per i fan, è stata di assoluto livello. Certo, molto tempo è passato dai tempi di De Mysteriis Dom Sathanas o Deathcrush, ma il singer ungherese non sembra aver perso lo smalto di un tempo, così come il resto della band, poco presente sul palco (in realtà sono stati tutti abbastanza statici) ma ottima dal punto di vista esecutivo. Buona come al solito la resa sonora, non impresa facile con la varietà di suoni messi in scena dalla band norvegese; la scaletta ha ovviamente riscontrato grande successo tra i presenti, nonostante una partecipazione inferiore a molte altre band presenti al festival: poco crowdsurfing e poco movimento, ma se leggendo questo può sembrare un punto a sfavore, vi assicuro che ciò permette di godersi lo spettacolo decisamente meglio.
In sostanza una piacevole conferma da parte di una band che ha fatto la storia e continua, quantomeno, a fare ottime cose in sede live. Si, sono ancora loro, invecchiati e cambiati, ma sono sempre i Mayhem, signori del black metal mondiale.

SHINING
Ancora una volta W.E.T. Stage, ancora una volta show di qualità per un pubblico ristretto. Stavolta tocca ai pionieri del black-jazz metal (prendete questa definizione con le dovute distanze) Shining. Uno show breve ma incalzante, spiazzante e per molti versi non adatto, forse, ad un gran festival come il Wacken. I nostri sono infatti perfetti per quanto riguarda l'esecuzione e la presenza scenica; le loro intricate costruzioni stilistiche non hanno minimamente patito la difficoltà di resa live delle stesse, ma anzi sono state arricchite da suoni più vivi e corposi rispetto ad alcune prove su disco. Il problema è stato nella risposta del pubblico, davvero piuttosto freddo per quanto meritava invece una simile band; l'idea che mi sono fatto è che la loro proposta sia poco adatta ad un pubblico molto eterogeneo come quello del Wacken Open Air, e soprattutto se suonano alla stessa ora di band che attirano molto di più l'attenzione. Ad ogni modo non posso negare di aver aumentato la mia stima di questa intraprendente band norvegese, che quando vuole fare black sa benissimo cosa voglia dire pestare sull'acceleratore, ma con un grandissimo gusto per melodie e strutture complesse.

ICED EARTH
Tocca agli Iced Earth aprire le danze nel tardo pomeriggio, ed il loro è uno degli show più attesi, non solo per il nome altisonante, ma sopratutto perché sarà l’ultima esibizione del loro storico cantante Matt Barlow.
A dare il via ci pensa l’intro 1776, che fa da apripista a Burning Times: Barlow ci appare subito in formissima e sembra molto deciso a regalarci una sua ultima prova di assoluto valore. Unico neo dell’ottimo show degli Iced sarà tuttavia il volume degli amplificatori, veramente troppo alto (in concomitanza degli acuti di Barlow sentivo un fischio alle orecchie assordante). La maggior parte del pubblico pare cantare il ritornello della successiva Declaration Day, poi ci viene servito dalla band un poker costituito dal meglio dei vecchi lavori, come Vengeance Is Mine, Violate, Last December e I Died for You, cantate e suonate con gran perizia.
Non c'è tempo per fermarsi ed ecco l’eccellente accoppiata costituita da Jack e The Hunter (quest’ultima ha una resa live da brividi, con un Schaffer alla chitarra da applausi). La scaletta, decisamente buona, include anche la meravigliosa Something Wicked, cantata e interpretata incredibilmente da Barlow, che nel finale della canzone viene abbracciato e fatto acclamare da Schaffer; il pubblico dunque dà il giusto omaggio a un grandissimo artista gridando a gran voce BARLOW, BARLOW seguito da un grandissimo applauso. Matt è visibilmente commosso, arrivati alla chiusura ci regala una maestosa prova durante la classica ed immancabile Iced Earth (title track del primo album) sfoderando degli acuti veramente da brividi. Mi dispiace andare a cercare delle pecche per questo grandissimo spettacolo, ma la regolazione sballata dei volumi ne ha leggermente pregiudicato il valore effettivo, che sarebbe potuto (dovuto) essere ancor più elevato. Tuttavia ho avuto il piacere di scoprire che gli Iced Earth dal vivo sono veramente bravi: ora è naturale chiedersi se il nuovo cantante sarà in grado di sobbarcarsi la responsabilità di sostituire un grande artista come Barlow.

SEPULTURA
Altra band storica alle prese con critiche e necessità di conferma, i Sepultura rappresentavano una delle band più attese del pomeriggio del terzo giorno; le critiche mosse al gruppo brasiliano sono ormai famose, e riguardano al 99% l'assenza dei fratelli Cavalera e in particoalre il rimpiazzo del singer con Derrick Green, cantante discutibile secondo molte persone, a cui mi aggiungo senza problemi anche io. Vorrei potermi dire smentito da questo show, ma la dura realtà è che già dal primo quarto d'ora la prestazione degli storici thrashers brasiliani mi stava provocando un'enorme delusione. Green rimane, a mio avviso, un cantante mediocre, assolutamente incapace di rendere giustizia agli storici pezzi dell'era Cavalera, e già dall'apertura con Arise l'impietoso confronto con la versione originale (o ancora peggio con le versioni live cantante da Max) volgeva pesantemente a discapito di Green. Anche evitando di rigirare il dito nella piaga, e constatando che, in effetti, sui pezzi più recenti il giudizio migliora sostanzialmente, non si può salvare dall'insufficienza una prova vocale assolutamente anonima e non degna di una band straordinaria e storica che in vent'anni ha messo a soqquadro il mondo metallico tutto. Sulla presenza scenica nulla da dire, e sarà forse anche per merito della sua grande carica sul palco che il pubblico pare aver reagito piuttosto bene; buono il giudizio anche sulla prestazione del resto della band, con l'eccezione dell'innominabile al basso -a fine festival eletto da me ed altri come il bassista più inutile di tutto il Wacken- davvero non pervenuto e, per quel poco in cui si è notato, impresentabile nella scioccante semplicità delle sue linee. Insomma, forse sarò troppo cattivo e probabilmente qualcun'altro giudicherà positiva la prova dei Sepultura, ma io, da grande fan dei loro dischi in studio, mi sento quasi tradito da un simile show, e dovessero passare in Italia prossimamente, ci penserei molto prima di andarli a vedere. Peccato davvero.

AVANTASIA
L'unica parola che occorre per descrivere lo spettacolo (non il concerto) di Tobias Sammet è "spettacolare". Sì, perchè il vocalist degli Edguy sfodera l'artiglieria pesante e fa prendere parte allo show grandi nomi del metal che di fronte al pubblico si presentano come degli eroi. L'immagine dello "spaventapasseri scheletrico", copertina dell'album The Scarecrow, è l'unico "vezzo" estetico che si concedono perchè il resto lo fanno loro e non hanno bisogno di altri orpelli. Si comincia quasi dolcemente con Twisted Mind dove la scena è tutta per Tobias. Alle sue spalle compaiono già, come voci aggiunte, Amanda Somerville (vocalist e compositrice in Aina e maestra di canto di Simone Simons) e Bob Catley (cantante dei Magnum e figura storica dell'heavy britannico). Si prosegue in grande entusiasmo con The Scarecrow, in cui entra a sorpresa un energico Jørn Lande dei Masterplan ed inizia un vero e proprio dialogo con Sammet; i due appaiono molto in sintonia, nei pezzi che cantano insieme si sanno muovere per mai coprirsi a vicenda, facendo anche Promised Land e The Wicked Symphony. Ad un tratto entra anche Michael Kiske e lì si scatena un'ovazione. L'ex degli Helloween e degli Unisonic esordisce con la splendida Dying for an Angel, che qui sacrifica la sua melodicità sensuale per darsi alle migliaia di voci che la intonano a squarciagola. Anche Farewell viene modificata per farla cantare alla Somerville al posto di Sharon den Adel, uscendo però lievemente peggiorata. Ultima "great entry" è Kai Hansen, voce e chitarra proveniente da Gamma Ray e Helloween (in effetti sembra quasi una rimpatriata storica, resa ancora più curiosa dal fatto che il giorno precedente si erano esibiti gli Helloween di Andi Deris). Il grande numero di gente sul palco li rende a volte distratti -o forse solamente troppo a loro agio- e Tobias Sammet lascia andare alcune canzoni (tra cui la stessa Avantasia che è solito fare ad ogni concerto, indipendentemente dal gruppo). Si cura però molto del suo pubblico, incitando le telecamere a riprendere la folla piuttosto che loro. L'apice viene raggiunto con Sign of the Cross che si mischia a The Seven Angel per un finale che coinvolge tanto il pubblico quanto tutti loro. Si legge la gioia dipinta sui loro volti, consapevoli di aver fatto qualcosa di unico. L'inchino è all'unisono ed è davvero un'emozione vederli tutti lì: il pubblico quasi si inchina a sua volta ad un simile spettacolo non solo di metal, ma di bravura e di collaborazione tra artisti. Nessuna prima donna, almeno sul palco (perché è comunque risaputo l'ego smodato di Tobias Sammet).

KREATOR
Lo show dei Kreator in quel del Wacken Open Air è e sempre sarà un autentico spettacolo; vedere una delle band di punta della trinità del thrash teutonico in casa, con migliaia di persone pronte a pogare fino a non reggersi in piedi al minimo cenno del comandante Petrozza è davvero una cosa che non ha prezzo.
Mille è un frontman navigato, esperto e grazie a ciò riesce a gestire al meglio un'audience così vasta ed eterogenea; innanzitutto presenta sia in tedesco che in inglese (cosa non così scontata da parte dei gruppi di casa), indaga sulla nazionalità dei presenti (“chi viene dall'Italia?”) e sopratutto non smette mai di chiedere alla folla di cominciare il più grosso circlepit che l'europa abbia mai visto.
Poco più di un'ora di genuino massacro musicale, tra pogo ed headbanging anche grazie ad una grande setlist (suonate tra le altre Endless Pain, Pleasure to Kill, Phobia, Violent Revolution e l'immancabile Flag of Hate), peccato solo per l'esclusione di Extreme Aggression che personalmente adoro.
Asce perfette nella loro tagliente violenza, voce di Mille in forma (anche se molto effettata in certi punti) e ritmica devastante guidata da Ventor a cui va dietro un Giesler forse un pò statico (ma suonare con le dita a quelle velocità non ti permette di perderti in fronzoli in fondo).
In definitiva uno dei concerti più intensi e pesanti dell'intero festival!

HAIL OF BULLETS
Per farmi perdere un live dei Kreator serve qualcosa di davvero grosso, ed ecco che la risposta arriva dal W.E.T. Stage, dove alle 22.10 inizia l'esibizione di mostri sacri del death metal odierno (ma con un suono ben ancorato nell'old school). Gli Hail of Bullets sono infatti pronti a mettere a ferro e fuoco l'area sotto il tendone con mezz'ora di devastante death metal, violento e furibondo, condito da grandi doti compositive che lo rendono allo stesso tempo fresco e coinvolgente. Impeccabili, semplicemente impeccabili nell'esibizione, i nostri hanno suonato tracce tratte da entrambi i dischi al momento nel loro repertorio, scatenando una risposta senza pari nel pubblico, che non si è concesso un solo istante di pausa dal pogo. Il death metal quadrato e potente di pezzi come l'opener General Winter, Red Wolves of Stalin, Tokio Napalm Holocaust o la conclusiva, deflagrante Ordered Eastward (generatrice di un circle pit da infarto), ha goduto, come al solito, di suoni potenti e perfettamente equilibrati, ma soprattutto è stato suonato con grande maestria da tutta la band, trascinata da uno stratosferico Warby dietro la batteria e dall'incredibile Van Drunen, frontman capacissimo di muoversi continuamente per il palco senza perdere un briciolo della potenza del suo growl, a parere di chi scrive senza rivali nella scena death attuale. Poche pause, giusto per salutare il pubblico e fare le solite considerazioni e apprezzamenti sul Wacken Open Air, e tanta, tantissima devastazione. Ottima anche la presenza scenica del resto della band, sufficientemente mobile sul palco e teatrale nei movimenti; unico neo, di certo non attribuibile a loro, il fatto che trenta minuti siano davvero pochi per sfoderare tutte le potenzialità di una band con nomi così grossi nella line-up. Ma sono dettagli, che non sminuiscono la grandissima prova del gruppo, che ho personalmente eletto a miglior concerto di questo mio Wacken 2011.

MOTORHEAD
Dopo aver avuto l’occasione di vedere dal vivo il mitico Ozzy e di rivedere i monumentali Judas Priest, all’appello del libro di storia mancavano soltanto più i Motörhead. Quando il trio capeggiato dal leader Lemmy Kilmister fa il proprio ingresso sul palco, la folla è già in delirio. L’apertura con Iron Fist è perfetta: voce rozza quanto basta e band che appare già in formissima (per quanto ovviamente quei tre possano essere considerati “in forma”). La scaletta è calibrata, con classici conosciuti anche dall’ultima delle vecchiette presenti nel modesto paesino di Wacken e canzoni più nuove, ma leggermente meno d’impatto, seppur non si possa affatto affermare che i loro canoni stilistici negli anni siano sostanzialmente cambiati.
Dall’ultimo album sono state scelte Get Back in Line ed I Know How to Die che, a dirla tutta, sono passate un po’ nell’ombra. A differenza invece delle varie Over the Top, The Chase Is Better Than the Catch, Killed by Death e Bomber, che si sono dimostrate ancora ottima carne al fuoco per i fan. Per non parlare delle conclusive Ace of Spades ed Overkill, che hanno mostrato una band capace di stritolare nel modo più assoluto chiunque pensasse che i Motörhead fossero sull’orlo del declino o che comunque non fossero più in grado di gestire concerti di tale portata. Nemmeno la pioggia caduta nell’ultima parte dell’esibizione li ha fermati. Sempre affidabili.

CHILDREN OF BODOM
Prestazione oltre ogni aspettativa quella dei finlandesi Children of Bodom. Ammetto che avevo dei pregiudizi a riguardo, avendo dato qualche ascolto agli ultimi lavori della band, invece si sono rivelati in grado di dimostrare dal vivo ciò che non erano riusciti a dimostrare in studio in tempi recenti. Grandiosa la performance del frontman Alexi Lahio, anche se è stato molto più convincente quando si trattava di prender in mano la chitarra piuttosto che dietro al microfono (e avrebbe inoltre vinto il primo premio in un’eventuale gara a chi diceva più volte in una stessa frase la parola “fucking”), come davvero buona è stata l’esecuzione di ogni singolo pezzo. Maggiori ovazioni ovviamente per le sempreverdi Children of Bodom, Follow the Reaper, Downfall, Are You Dead Yet? ed Hate Crew Deathroll, non a caso poste tutte quante nella seconda metà della scaletta.
L’unico vero inconveniente (se non si considera l’orario estremamente tardo: 00.30 - 01.45) è stata la pioggia; e non una pioggia normale, di quelle da cui ti puoi riparare con un semplice k-way, ma una dannatissima pioggia torrenziale, oltretutto ancora più infida se si pensa che è durata non più di tre minuti, facendo scappare alcune persone mentre altri -come il sottoscritto- cercavano un illusorio riparo. Nonostante ciò, il concerto è continuato senza un solo attimo di tregua, permettendo così alla ventiduesima edizione del Wacken Open Air di chiudersi come meglio non avrebbe potuto.
Appuntamento fra dodici mesi!

SETLISTS

AVANTASIA
1. Twisted Mind
2. The Scarecrow
3. Promised Land
4. The Story Ain't Over
5. Reach Out for the Light
6. Dying for an Angel
7. Death Is Just a Feeling
8 Lost in Space
9. Farewell
10. The Wicked Symphony

--- Encore ---

11. Shelter from the Rain
12. Avantasia
13. Sign of the Cross/ The Seven Angels

KREATOR
1. Choir of the Damned
2. Hordes of Chaos (A Necrologue for the Elite)
3. Warcurse
4. Endless Pain
5. Pleasure to Kill
6. Destroy What Destroys You
7. Voices of the Dead
8. Enemy of God
9. Phobia
10. Reconquering the Throne
11. The Patriarch
12. Violent Revolution
13. Betrayer
14. Flag of Hate
15. Tormentor

MOTORHEAD
1. Iron Fist
2. Stay Clean
3. Get Back in Line
4. Metropolis
5. Over the Top
6. Rock Out
7. One Night Stand
8. The Thousand Names of God
9. I Know How to Die
10. The Chase Is Better Than the Catch
11. In the Name of Tragedy
12. Just ‘Cos You Got the Power
13. Going to Brazil
14. Killed by Death
15. Bomber

--- Encore ---

16. Ace of Spades
17. Overkill

CHILDREN OF BODOM
1. Not My Funeral
2. Bodom Beach Terror
3. Shovel Knockout
4. Roundtrip to Hell And Back
5. In Your Face
6. Living Dead Beat
7. Children of Bodom
8. Hate Me!
9. Blooddrunk
10. Angels Don’t Kill
11. Follow the Reaper
12. Downfall

--- Encore ---

13. Are You Dead Yet?
14. Hate Crew Deathroll


Report di Moonsorrow, Visions of Atlantis e Kreator a cura di Gianluca Leone "Room 101"
Report di Girlschool e Avantasia a cura di Francesca Basso "Valkyria Celtica"
Report di Iced Earth a cura di Eugenio Usai "Metal4Ever90"
Report di Torture Squad, Mayhem, Shining, Sepultura e Hail of Bullets a cura di Nikolas De Giorgis "Agent Orange"
Report di Kataklysm, Dir en grey, Motörhead e Children of Bodom a cura di Arturo Zancato "Flight 666"



Lizard
Giovedì 18 Agosto 2011, 23.44.38
18
Era il 2001 a Wacken: Saxon sul palco con l'aquila di metallo, Motorhead sul palco col bombardiere.... Emozioni a fiotti
BILLOROCK fci.
Giovedì 18 Agosto 2011, 14.23.09
17
ok, nerkio andata eh eh eh eh
nerkiopiteco
Giovedì 18 Agosto 2011, 14.11.07
16
addirittura la bruschetta, mi sarei accontentato di 2 noccioline!! allora devo invitarvi assolutamente a bere con me, magari al prossimo Wacken....Billo ti faccio trovare un fusto di Aventinus
Radamanthis
Giovedì 18 Agosto 2011, 13.24.30
15
@nerkiopiteco: ok al tuo tavolo due birre e una bella bruschetta fumante...
BILLOROCK fci.
Giovedì 18 Agosto 2011, 13.12.30
14
ottimo direi.... !! anche se non amo il whisky, thanks Nerkio !!
nerkiopiteco
Giovedì 18 Agosto 2011, 12.57.29
13
la Aventinus è una birra tedesca, in qualche birreria seria la trovi.il Laphroaig è un whiskey scozzese:con Lemmy ci sta sempre bene, anche se Lui predilige il Jack Deniels
BILLOROCK fci.
Giovedì 18 Agosto 2011, 12.50.06
12
nerkio : mai sentite... provenienza?? una danese forse ?!!
nerkiopiteco
Giovedì 18 Agosto 2011, 12.47.11
11
e come si fa a pensare che i Motorhead non siano in grado di gestire concerti di tale portata; anzi, è proprio perchè ci sono loro che i concerti sono di tale portata Comunque grazie a questi report sono sicuro che chi non è mai andato al Wacken adesso sa cosa dovrà fare l'estate prossima, complimenti! @Radamanthis: una Aventinus ed un Laphroaig al tavolo grazie
BILLOROCK fci.
Giovedì 18 Agosto 2011, 11.35.09
10
Magnificooooo!! un idea geniale e un assortimento di birre e musica mica male.... ho già sete..
Radamanthis
Giovedì 18 Agosto 2011, 11.31.43
9
Anzi, propongo un articolo alla redazione di Metallized sul parallelismo che ho citato sotto...
Radamanthis
Giovedì 18 Agosto 2011, 11.26.00
8
Io, x fare un parallelismo HEAVY METAL e BIRRA la vedo così: POWER METAL - bionda, HEAVY CLASSICO - bionda doppio malto, THRASH METAL - rossa, DEATH METAL - scura, PROG METAL - trappiste, GLAM / HARD ROCK - weisse-weizen, FOLK / PAGAN - birra celtica (birra e idromele). Le mie preferite? Sempre le tedesche stando sul classico, le trappiste in generale! Per citare Homer Simpson: la birra: la causa di e la soluzione a tutti i problemi della vita!!! Anche questo è Wacken!!!
BILLOROCK fci.
Giovedì 18 Agosto 2011, 11.08.24
7
ottima scelta, lo sapevo io, ci avrei scommesso....!!eh ti dirò magari... preferisci quelle inglesi...??!! io preferisco le rosse, meglio se tedesche !!
Radamanthis
Giovedì 18 Agosto 2011, 11.01.11
6
@Billo: ieri bionda doppio malto...meglio cambiare nè?
BILLOROCK fci.
Giovedì 18 Agosto 2011, 10.38.20
5
Radamanthis: quale ?? rossa, bionda, bionda doppio malto o, oscura ??!!
Radamanthis
Giovedì 18 Agosto 2011, 10.26.41
4
@Nikolas: scusa...l'ora, l'età, la birra...ieri sera ho scritto Flag of hate ma intendevo Servant in Heaven - King in Hell (lo so che non c'entra un beneamato...ma la frase voleva essere una cosa tipo "sono felice che han fatto le immancabili Flag of hate e Violent revolution ma mi è mancata l'esecuzione di Servanth...). E' stato una sintesi estrema della frase ed è venuto fuori un errore...ripeto: ora, età, stanchezza e soprattutto...BIRRA!!!
Nikolas
Giovedì 18 Agosto 2011, 9.41.08
3
@Radamanthis: Ma Flag Of Hate l'hanno fatta! é uno dei due pezzi che ho sentito dopo lo show degli Hail Of Bullets!
BILLOROCK fci.
Giovedì 18 Agosto 2011, 7.46.11
2
grandi children of bodom e eterni motorhead...... altro data possente ! oh yeahhh
Radamanthis
Giovedì 18 Agosto 2011, 0.07.26
1
Come già scrittonel report del day2 grande prova degli Iced Earth (anche se Dracula potevan farla), con un Barlow sugli scudi e sapere che era il suo ultimo show con gli IE è un vero dispiacere. Ottime prove di COB, inaspettati alla luce delle ultime loro uscite discografiche ma davvero massacranti dal vivo, ottimo show il loro e Alexi Lahio in gran forma (soprattutto muiscalemte e a parte i vari fuck), un ottimo show dei Kreator (anche se l'assena di Flag of hate è gravissima). Anche se non sono tra i miei preferiti visti i Motorhead in grandissima forma e dopo le leggende Ozzy e Judas ecco Mr. Lemmy...chi rimpiazzerà un giorno questi miti? E qui trovo la risposa: uno di questi, destinato a divenire mito è senza dubbio Tobi "hellfire" Sammet, lui che ha saputo creare un qualcosa che dire magnifico è dir poco: gli Avantasia! Lui che ha ri-messo assieme Kai Hansen e Michi Kiske, lui che ha messo sullo stesso palco Hansen, Kiske, Catley, Lande, Matos (non al WOA), Sommerville, lui che ha collaborato con Alice Cooper, Hansi Kursh, Timo Tolkki...lui x tutto ciò è già leggenda x me! Sottolineo la prova di Michael Kiske, sempre piu' a uo agio dal vivo dopo un'assenza on the stage di diverso tempo...la voce è identica a quella in studio, al suo livello in questo WOA ho trovato solo Hansi Kursh e forse neanche. Un Kiske superlativo per una band superlativa! Le restanti band non le ho seguite quindi non posso che rimettermi alle parole dei recensori, x il resto complimenti per il report! WOA RULES!
IMMAGINI
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Lemmy, frontman dei leggendari Motorhead, in uno scatto live (fonte: google.com)
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