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ANNIHILATOR - La biografia
22/11/2011 (4692 letture)
Quando si parla di thrash tecnico, non si può che transitare obbligatoriamente presso il moniker degli Annihilator, già di per sé intriso di meravigliosa aurea ottantiana e capace di risvegliare negli headbangers fedeli all’old school delle piacevoli e nostalgiche vibrazioni dell’anima. Più che una band, un solo-project: quello dell’eclettico polistrumentista Jeff Waters, chitarrista virtuoso e scintillante che, all’occorrenza, non esiterà a prendere il controllo della propria creatura imbracciando praticamente tutti gli strumenti nel corso della sua lunga carriera. Alti e bassi si sono succeduti, senza che i gloriosi fasti di fine anni ottanta potessero mai rinverdirsi in maniera davvero tangibile, eppure questa band non ha perso il suo fascino, i propri cultori e il suo alone di leggenda, come minimo in ambito thrash metal. Jeff Waters era cresciuto a pane e heavy rock: adorava gli AC/DC e l’acciaio classic di band come gli Iron Maiden, i Judas Priest ed i Van Halen, classici esempi di potenza e melodia messe in musica; gli Annihilator nacquero nel 1984, quando Waters incontrò ad Ottawa il cantante John Bates, che assieme a dei suoi amici introdussero il giovanissimo chitarrista al thrash metal della Bay Area, facendogli conoscere i giganti del genere, come i Metallica. Waters e Bates scrissero una canzone, Annihilator, e la registrarono in un locale studio, con Waters attivo, fin da subito, con tutti gli strumenti: una chiara dimostrazione della sua poliedricità, vista la giovane età. Ben presto arrivarono Dave Scott al basso e Paul Malek alla batteria, mentre alla chitarra si alternarono diversi membri di passaggio: il tourbillon di musicisti iniziò fin dalle prime ore. La formazione registrò due demo, Welcome to Your Death e Phantasmagoria (quest’ultimo, del 1986, con Waters anche alla voce) intervallati dall’addio e ritorno di Malek; il terzo demo, privo di titolo, iniziò a far conoscere l’heavy veloce e melodico della giovane band, che pertanto si trasferì a Vancouver e si trovò un manager; Waters, salutato definitivamente Malek, consegnò le bacchette a Ray Hartmann, col quale iniziò un processo compositivo minuzioso e determinato, dal quale sarebbe nato il primo disco. Ingaggiati dalla Roadrunner Records, gli Annihilator si chiusero in studio con una line-up composta da Jeff Waters, Dave Scott Davis (chitarre), Ray Hartmann (batteria) e Randy Rampage, cantante e bassista. Davis lascerà presto la sua ascia a Anthony Greenham, col quale si delinea definitivamente il thrash tecnico e melodico di Alice in Hell, che vede la luce nel 1989: la prima ondata di thrash grezzo e frenetico stava già lasciando spazio ai risvolti tecnici perpetuati da virtuosi come i Megadeth ed i Voivod, ed il disco in questione è un piccolo gioiello: ritornelli semplici da cantare a squarciagola, affidati all’ugola graffiante di Rampage, vengono sapientemente mescolati a trame complesse, cambi di tempo, perizia e pulizia esecutoria eccellenti, scorribande a rotta di collo e melodia in grande quantità. Fiore all’occhiello del disco sono i bollenti guitar solos dalle sfaccettature complesse e dalla potente melodia, che scorrono fluidi ad impreziosire un mosaico tecnico di tutto rispetto. E’ grazie a quest’album che gli Annihilator fanno il grande salto, acquisendo notorietà e guadagnandosi un posto d’immediato rilievo tra i capostipiti del technical thrash: tanto da meritarsi di spalleggiare i Testament in tour. Tuttavia Rampage abbandona il progetto per la generale disparità di vedute e viene rilevato da Coburn Pharr Omen, col quale viene registrato un nuovo disco, pubblicato nel 1990, dal titolo Never, Neverland, che tocca ancor più marcati vertici tecnici e spunti melodici: la band è qui al suo massimo livello compositivo, ispirata e devastante con il suo speed veloce e travolgente, potente ma sempre accessibile. Classico thrash fibrillante, martellante e a rincorsa, strutturato però in elaborazioni molto più curate e melodiche, con una sottile vena ironica nelle lyrics, accelerazioni improvvise, armonizzazioni, arpeggi d’intermezzo ed un mirabolante incrocio di sezioni disparate, culminante nella consueta sezione solista articolata e mozzafiato. La sperimentazione e l’evoluzione della band canadese si sviluppa capillarmente, andando a riempire di contenuti, particolari e piccole perle le lunghe composizioni della tracklist, che si rivelano fresche e tutte da scoprire anche dopo molteplici ascolti. Tutti i musicisti offrirono una prestazione lodevole, e si meritarono di supportare i titani Judas Priest nel tour di Painkiller.

Fu un vero sogno per il vecchio fans Waters. In quegli anni, tuttavia, il carismatico leader della band andava incontro a non pochi problemi personali, cadendo addirittura nel tunnel della droga: certo, fu anche corteggiato da Dave Mustaine per entrare nei suoi Megadeth, ma, come lo stesso Waters ammetterà in seguito, la scelta migliore fu quella di restare negli Annihilator, proprio perché la collaborazione con un altro grande “tossico” come il rosso di La Mesa non avrebbe fatto altro che aggravare le sue dipendenze. Invece Waters seppe rialzarsi, concentrando nella musica tutti i suoi interessi e le sue attenzioni. Probabilmente forti del loro disco migliore, i canadesi vedono però ulteriori cambi di line-up colpirli a fine tour: al microfono arriva Aaron Randall, mentre dietro alle pelli si siede Mike Mangini. Questa nuova incarnazione della band pubblica nel 1993 il disco della svolta stilistica, Set the World on Fire, più melodico e distante dallo stile speed-thrash degli esordi: a causa delle pressioni della casa discografica, infatti, Waters ammise di aver dovuto ammorbidire il proprio sound, sfornando un disco di heavy metal melodico, potente ma certamente più mainstream, che divise i fans e sollevò alcune critiche. Il tour vide un bel mix di pezzi vecchi e nuovi, anche se un infortunio estromise Mangini dalla lotta, sostituito da Randy Black. Stava per iniziare un periodo molto duro, che vide la band sgretolarsi nel corso delle successive sessioni di registrazione: tutti i componenti abbandonarono la barca, ad eccezione del leader Waters e di Randy Black, che realizzarono insieme King of the Kill, per il cui tour fu ingaggiato Cam Dixon al basso. Dave Scott Davis ritornò alla chitarra e il disco riscosse buon successo, con un parziale ritorno al thrash: accanto a brani più serrati –pur se non tecnici e memorabili come sui primi due album- Waters inserì ballads e pezzi meno irruenti, accontentando solo in parte i vecchi fans. Venne affrontato un tour in Europa ed uno in Giappone, nel corso del quale Dixon lasciò a sua volta la band, che andava incontro ad un periodo di declino nel quale perse molti dei crediti di cui ancora godeva. Waters, Black e Davis realizzarono il loro quinto disco, Refresh the Demon (1996), calcando la mano sulle partiture thrash e accelerando le dinamiche; anche se le vendite non furono incoraggianti, l’album fu positivo e energico quanto il predecessore. A poche settimane dal tour in Europa, però, il solito tourbillon portò Black fuori dalla band, con l’ingresso del drummer Dave Machander e del bassista Lou Budjoso: ma durerà poco, perché dopo il passaggio dalla Roadrunner alla CMC International Waters si troverà da solo a registrare tutti gli strumenti (e la voce, naturalmente) sul nuovo Remains, che s’imbeveva di sonorità elettroniche e quasi industriali, ed è forse il capitolo meno riuscito della saga: non fu organizzato nemmeno un tour in suo supporto, ma i fans della band nel 1999 poterono ben sperare, considerato il ritorno in line-up del singer Rampage (che aveva cantato sullo storico debut) e il revival del sano e vecchio thrash tecnico di Criteria for a Black Widow. La formazione venne completata da Ray Hartman alla chitarra e, nel tour, dal bassista Russell Bergquist, ed il tutto fu benedetto dal come-back con la Roadrunner. Al termine della tournèe, però, Rampage se ne andò nuovamente, e Waters si occupò anche del microfono nell’ultima data live. In quegli anni veniva dunque accentuata in maniera ancor più dominante la centralità del ruolo di Jeff Waters, un autentico one-man-band che muoveva da solo tutti i fili della macchina Annihilator, assumendosene ogni rischio e pericolo.

Il chitarrista, affiancato da Hartmann e dal nuovo singer Joe Comeau, rilasciò nel 2001 Carnival Diablos, un altro disco di thrash tecnico apparentemente valido ma che non riscosse il successo sperato, pur contenendo delle canzoni valide ed elettrizzanti. Nel 2002 Hartmann lasciò il posto al rientro di Black e la band, in versione trio (Waters gestiva chitarra e basso) pubblicò Wacking the Fury, prodotto sulla scia dei precedenti album, ma più marcatamente heavy anziché thrash; nel tour in Europa e Giappone fu inoltre registrato il live Double Live Annihilation. il 2003 vede l’ingresso in forma stabile del cantante Dave Padden che, col rientro di Mangini al drumkit contribuì alle registrazioni di All for You, potente disco di thrash tecnico dalle fortissime e moderne tinte melodiche, soprattutto vocali. L’album, pur essendo lontano dai crismi del capolavoro, permise alla band di rialzare le proprie quotazioni. E mentre nelle porte girevoli di casa Annihilator continuava l’andirivieni di musicisti (fuori Mangini, dentro Rob Falzano), il ferro caldo venne ribattuto col nuovo Schizo Deluxe, ancora una volta permeato di un thrash asciutto, pulito ed impeccabile, anche se rivestito di una durezza più spiccata e devastante, che ne fanno l’episodio forse più duro dell’intera discografia del combo canadese. Erano tuttavia lavori che convincevano solo parte dei fans e peccavano forse in originalità, ma di sicuro risultavano validi e piacevoli; sicuramente, la produzione degli Annihilator è sempre stata positiva e apprezzabile, ma non costantemente all’altezza del rango storico rivestito dalla band, che nel 2007 infarcisce il nuovo full length, Metal, di collaborazioni celebri ma dal poco costrutto. Un altro disco discreto, vivace e fresco nella sua combinazione di sottofondi intransigenti e refrain ultra melodici dal sapore quasi adolescenziale; ma quello che colpisce è il ruolo di supporto ai giovani Trivium al quale fu costretta la band canadese. Alla pubblicazione di un DVD live (Live at Masters of Rock, 2009) seguirono il passaggio alla Earache Records, l’ingresso del bassista Alberto Campuzano e la pubblicazione di Annihilator, che ribadiva gli ottimi livelli compositivi sia a livello di potenza che di melodia, fermo restando l’elevato tasso tecnico che ha da sempre contraddistinto la formazione canadese. I vertici creativi di Alice in Hell forse resteranno ineguagliabili, e non solo per gli Annihilator, ma chi ancora non conosce questa band e la sua ricchissima discografia ha solo da sbizzarrirsi.



Sambalzalzal
Venerdì 2 Dicembre 2011, 19.41.24
21
@Finntrollfan- ti quoto! Uno dei gruppi più sottovalutati della storia! Si continua a parlar male dei Metallica e delle radici perse del thrash ma poi magari c'è gente che non si stacca la testa facendo headbanging su King Of The Kill!!!!
nocturnal pulse
Domenica 27 Novembre 2011, 12.41.30
20
Questo è un gruppo per me unico, capace come pochi altri di unire potenza e melodia in modo convincente. E' pur vero che i fasti dei primi tre album (io includo anche Set the world on fire) non li hanno più ripetuti. Tanto di cappello a suà maesta il Genio Jeff Waters.
Ra
Mercoledì 23 Novembre 2011, 20.44.00
19
Io penso che a volte tutto dipenda dal farsi trovare al posto giusto, in questo caso l'uscita di un album in un certo momento. Quando è arrivata l' esplosione del thrash metal i vari Metallica,Megadeth,Slayer e Anthrax hanno sfornato i loro album migliori, altri gruppi sono arrivati in ritardo o avevano già dato il meglio(vedi Exodus). Inoltre considerate che il tecno thrash ai tempi era cosa per pochi, Annihilator,Pestilence,Coroner e gli stessi Voivod oggi sono considerati storia ma ai tempi erano ai margini di un movimento.
Dave Insane
Mercoledì 23 Novembre 2011, 19.45.39
18
per me sono uno dei gruppi "conosciuti" più noiosi del panorama metal... comunque per carità, massimo rispetto per uno che da più di 20 anni porta avanti il suo credo in musica
freedom
Mercoledì 23 Novembre 2011, 15.33.17
17
Alice in Hell è uno dei dischi più belli che mi siano mai capitati per le mani, e anche Never neverland mi piace...del resto se ne può anche fare a meno. L'ultimo poteva essere un bel disco, ma la voce non mi piace per niente.
Ulo Ditark
Mercoledì 23 Novembre 2011, 14.54.24
16
D'accordo con Flag sulla questione "Padden" ma c'è da dire che paradossalmente è quello più duraturo, 9 anni!
Simon Irish
Mercoledì 23 Novembre 2011, 12.59.37
15
Never heard it before!!
Finntrollfan
Mercoledì 23 Novembre 2011, 12.56.19
14
La più sottovalutata band nell'ambito Thrash, se non addirittura nell'intero ambito metal. Purtroppo. @ FlagofHate: Non mi stupisco di quelli che conoscono Slayer a memoria e ignorano i Sodom. In ambito Power, io conosco gente che venera i Dragonforce e ignora completamente l'esistenza di band come Gamma Ray e Stratovarius....
fabio II
Mercoledì 23 Novembre 2011, 12.36.44
13
Ottimo Rino, retrospettiva sacrosanta per una band che ha lasciato ai posteri quel monumento di 'Alice In Hell' ( non so voi ma quando vidi la front cover per la prima volta, pensai che fossero entrati nella casa raffigurata in 'Them' di King Diamond ). Stratosferico anche 'Never'; poi per me hanno perso via via d'identità, tra rigurgiti thrash, estesioni power ed anche una buona dose di melodia. Randy Rampage era già un grande con i punkers canadesi D.O.A. ( da non confondere con gli omonimi inglesi; grandissimi )
Nightblast
Mercoledì 23 Novembre 2011, 12.29.45
12
Concordo con Flag of hate per quanto riguarda Padden solo a metà però...Avrà uno stile poco idoneo alla band, ma dal vivo non sfigura assolutamente, riuscendo a suonare ed a cantare contemporaneamente, cosa non facile se si pensa che sta suonando i pezzi di Waters...Certo che un ritorno di Comeau sarebbe il massimo però...
Flag Of Hate
Mercoledì 23 Novembre 2011, 12.20.07
11
Ah, dimenticavo di dire una cosa sull'attuale formazione dei canadesi: dovrebbero eliminare (non fisicamente, poveraccio ) il cantante Padden secondo me, il suo stile vocale non c'entra nulla con il genere che tenta di interpretare. Album come l'omonimo "Annihilator" perdono tantissimo a causa di un cantante non all'altezza.
Flag Of Hate
Mercoledì 23 Novembre 2011, 11.53.51
10
Il mondo del thrash è pieno di gruppi validissimi che non hanno mai raggiunto la notorietà che, se consideriamo la qualità delle rispettive produzioni, avrebbero meritato. Tra questi vi sono anche gli Annihilator. AiH e NN sono di diritto da considerarsi tra i capisaldi della versione più techico/progressiva (in senso lato) del movimento. Peccato che non raggiunsero mai più, in seguito, questi livelli, anche e soprattutto a causa dell'estrema instabilità della line up.Come dice giustamente Undercover, la band è da considerarsi un solo project di Waters. Se avessero avuto maggiore stabilità, oggi sarebbero in condizioni diverse. Ma faccio una provocazione: se molte bellissime realtà o sono cadute nel dimenticatoio (Dark Angel, Watchtower, Xentrix, Exhorder, i Coroner pre-reunion...) o sono poco conosciute (Voivod, Forbidden, Artillery...) secondo me la colpa è in larga parte (anche se non unicamente, per carità) da attribuirsi ai metallari medesimi, molti dei quali non si appassionano a un genere, non hanno voglia di ampliarne i confini ma diventano "maniaci" delle singole band blasonate. Conosco gente che può elencarti tutti i concerti degli Slayer a memoria, ma ignora l'esistenza dei Sodom (GIURO); e i crucchi sono anche un nome piuttosto pesante, immaginatevi altre band.
xXx
Mercoledì 23 Novembre 2011, 11.25.40
9
Bella band anche se i maestri del thrash sono altri. Alice in Hell, Never neverland e King of the kills sono però capolavori del genere inarrivabili per molti!
Radamanthis
Mercoledì 23 Novembre 2011, 10.43.56
8
Una band che è un vero mistero: non riesco a capire perchè nonostante abbia sfornato dischi uno migliore dell'altro (alcuni piu' ispirati, altri meno, e alcuni capolavori assoluti ma comunque tutti ben sopra la sufficienza) non abbia raccolto quanto seminato. Forse l'instabilità della formazione potrebbe essere una causa...chissà. Comunque una grande band veramente! Una della mie preferite in ambito thrash.
LAMBRUSCORE
Mercoledì 23 Novembre 2011, 10.26.28
7
anch'io penso che i primi 2 siano i migliori in assoluto, ma sarò l'unico a cui è piaciuto anche criteria for a black widow? erano già anni di produzioni pompate e di plastica, mentre loro fecero un disco grezzo ed aggressivo. gli ultimi invece, per me, hanno suoni troppo puliti.
Nightblast
Mercoledì 23 Novembre 2011, 9.13.05
6
Una delle più grandi realtà del Thrash mondiale, che non si capisce per quale oscuro motivo non abbia raccolto quanto i suoi più famosi colleghi. In tutta la discografia non c'è un episodio cattivo. Ci sono episodi più deboli, ma non sono mai incappati in veri e propri scivoloni. I primi due album rimangono unici.
Undercover
Mercoledì 23 Novembre 2011, 3.03.36
5
Primi 3, "King Of The Kill" salvabile, i due con Joe Comeau alla voce il resto dallo scarso allo schifo puro... una band che è sempre stata di un altalenante pazzesco proprio perché non è una band ma un solo project, ottimo chitarrista lui ma da solo non si campa se non hai capacità compositive spettacolari e Jeff in quel campo va a corrente alternatissima.
luci di ferro
Mercoledì 23 Novembre 2011, 1.35.56
4
confermo King Of The Kill grandissimo album , ignorato da pubblico e critica c'è solo da vergognarsi
Metal4ever90
Mercoledì 23 Novembre 2011, 0.55.25
3
Alice in Hell è uno dei vertici del Tech-Thrash! E nonostante l'ammorbidimento di sonorità, apprezzo molto anche Set The World On Fire. Comunque gran personaggio Waters, e insieme a Mustaine è uno dei migliori chitarristi del genere.
zerba
Martedì 22 Novembre 2011, 23.32.53
2
una band immensa, veramente. Adoro il loro trash, per non parlare degli assoli che vanno ben oltre alla sola tecnica.
Ulo Ditark
Martedì 22 Novembre 2011, 23.03.34
1
Complimenti vivissimi, uno dei gruppi che non ho mai smesso di ascoltare da anni e anni. P.S. A parer mio King Of The Kill è un disco di Cristo.
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