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IRON MAIDEN - The Voice Of The Beast, # 4
18/02/2012 (10256 letture)
La marcia della Vergine di Ferro si é perpetuata, attraverso i decenni, conoscendo momenti di splendore irraggiungibile ed altri di difficoltà, ma la creatura di Steve Harris ha il merito di aver affrontato sempre ogni tempesta a testa alta, con grandissima dignità, partorendo anche nei momenti più delicati dei dischi piacevoli e contenenti gemme di valore. Per molti, il periodo più complicato per la corazzata britannica é coinciso con gli anni novanta, aggrappati al cuore grande di Blaze Bayley, un cantante in gamba ma sul quale gravava un compito oneroso, quello di sostituire il leggendario Bruce Dickinson. L'ex singer dei Wolfsbane ci ha messo l'anima, il frutto del suo lavoro con l'act inglese é tutt'altro che disprezzabile, eppure la gente non ha mai smesso di invocare il ritorno di Dickinson, per una reunion che pareva annunciata da anni: così, nel 1999 Blaze lascia la band in preda alla depressione, mai completamente accettato dai fans, e Bruce rientra in pompa magna, duettando con Harris in interviste e conferenze stampa dal sapore zuccheroso. Seppellite le vecchie ruggini, i metallers inglesi riabbracciavano anche il chitarrista Adrian Smith, inaugurando una nuova epopea prosperosa con tanto di schieramento a tre chitarre: le premesse -e le promesse- furono maestose e vennero mantenute con un disco sontuoso come Brave New World, per molti quasi accostabile ai grandi lavori degli anni ottanta, sicuramente il migliore pubblicato dalla band nel periodo post-Seventh Son. Il decennio successivo vedrà la seminale formazione londinese alle prese con una serie di dischi sempre più progressivi ed imperiosi, ricchi delle melodie tradizionali e di arrangiamenti sempre più epici e complessi, oltre che con una sequela infinita di documentari, raccolte, live album e concerti mastodontici, tesi a celebrare la vecchia grandeur (come nel caso del Somewhere Back in Time World Tour, nel quale riappariva la storica scenografia egizia, con tanto di scaletta focalizzata sul periodo di metà anni ottanta). Ormai il marchio Iron Maiden é riconosciuto e ufficializzato come leggenda in ogni angolo del mondo, stampato sulle t-shirt e riflesso negli sguardi torvi dell'immancabile Eddie, santificato da una discografia sterminata ed invidiabile e che non potrà essere intaccato da niente e nessuno, tanto meno da qualche disco meno brillante degli altri: la discussione sulle uscite più recenti, inevitabilmente destinate a dividere fans e critica, si fa così sterile al cospetto di un sestetto che ha contribuito a scrivere pagine indeledbili di storia heavy metal.

2000, BRAVE NEW WORLD. Il ritorno del figliol prodigo Bruce Dickinson riporta gli Iron Maiden a livelli stellari, con un disco per certi versi sorprendente: Brave New World é stato destinato a dividere fin dal principio, eppure non sono in pochi a scorgere in esso lampi di grandezza degni del glorioso passato. Gli stessi dischi del periodo con Bayley erano molto più validi di quanto molti bacchettoni e luogocomunisti vorrebbero far credere, ed é proprio in relazione a questo che Brave New World guadagna ulteriori meriti: canzoni epiche e intrise di melodia avvolgente, un tasso tecnico maturato ed accresciuto, un'attitudine spiccata alla composizione di pezzi complessi e capaci di concentrare nugoli di riff, svariate atmosfere, infinità di emozioni. Chi l'ha detto che gli Iron Maiden debbano forzatamente restare incollati ad uno standard e non possano progredire attraverso trame e arrangiamenti più sviluppati? La stessa performance di Dickinson é decisamente da pelle d'oca, e diverse canzoni finiscono per entrare nel repertorio dei classici maideniani. La più celebre é probabilmente The Wicker Man, opener veloce e trascinante dal tiro immediato e dal riffing semplice e derivato ma al tempo stesso molto efficace: il titolo deriva dall'omonimo film dell'orrore (1973), così come la figura del totem, ma i collegamenti con la pellicola finiscono qui, perché il testo si delinea più che altro come critica nei confronti della società e dei suoi idoli; il ritornello, infatti, é un urlo di speranza indirizzato ai giovani, gli unici capaci di cambiare veramente il mondo (Il tuo tempo arriverà), ed é stato congegnato apposta per coinvolgere la folla dal vivo: Bruce Dickinson lo ha concepito ripensando a quando, da ragazzino, si recava ai concerti rock e si sentiva, per un giorno, parte di qualcosa più grande di lui. La composizione più imponente del platter é Ghost Of the Navigator, un'epica digressione in un mare di emozioni, legate da riff effcaci e da una sezione solista stupenda: uno dei pezzi migliori della band dal 1990 in poi, in cui il prodigioso cantante britannico canta della navigazione come metafora della vita: quest'ultima viene raffigurata da un viaggio epico sul mare, mentre la band viene rappresentata dal marinaio che, affidandosi alle proprie abilità, confida di trovarsi esattamente nel punto calcolato; egli non sa di preciso dove arriverà (così come noi non possiamo sapere cosa ci attende il domani, man mano che viviamo la nostra vita), ma non verrà distratto da nulla e nessuno, nè dal canto delle sirene, nè dalle tempeste e nè dagli scogli: Vedo i fantasmi dei navigatori ma essi sono perduti, mentre navigano verso il tramonto pagano il loro conto; mentre i loro scheletri accusatori emergono dal mare, le sirene delle rocce mi attirano a loro. Prendi il mio cuore e rendilo libero, trasportato dalle onde, nessun luogo in cui fuggire, il figlio del navigatore inseguendo gli arcobaleni per tutta la vita. Nelle strofe é possibile trovare tangibili riferimenti al momento di sbandamento attraversato dalla band (Non fallirò ora che l'alba sta arrivando, lasciata alle spalle l'oscurità), all'incognita del futuro imminente, pur con una certezza: qualsiasi cosa accada, sarà sotto il segno della Vergine di Ferro (Per l'eternità seguo questa via perchè non c'è n'è nessun'altra, misteri delle nubi del tempo che nascondono il sole). Il risultato, avvolto dalla vecchia maestosità maideniana e dal feeling pulsante che sgorga dalle tre chitarre, duellanti in continue alternanze tra fraseggi melodici e riffing guerriero, si rivela da pelle d'oca: Non so dove vado, conosco solo il posto in cui sono stato; i sogni vanno e vengono, sarà sempre così, nulla è reale finché lo senti. Stando alle parole della band, non vi é nessuna relazione -per quanto ipotizzabile- con la vecchia e immortale Rime of the Ancient Mariner.

La titletrack, Brave New World, si apre struggente e malinconica prima di esplodere in una tempesta di melodia tipica della creatura di Steve Harris: si rifà all'omonimo romanzo di Aldous Huxley (1932), nel quale ci si immagina uno scenario futuristico, ambientato nella Londra del 2540; nell'opera sono presenti anticipazioni visionarie sulle tecnologie di riproduzione, sull'eugenetica e su forme di controllo mentale. La storia si sviluppa dopo che una guerra ha causato l'unificazione di gran parte del pianeta in un unico stato, retto dai Dieci Coordinatori Mondiali: la popolazione viene suddivisa in caste, prodotta in serie, clonata e condizionata a sviluppare determinate abilità, al fine di creare dei buoni consumatori. La società ipotizzata bandisce i fiori (in quanto gratuiti), i libri (in quanto mezzi di condizionamento), la solitudine, la monogamia e la facoltà di esprimere critiche: i punti di contatto con l'attualità non sono affatto pochi come si potrebbe pensare e, nello scegliere questi argomenti, la band inglese non fa che ricordarci di tenere gli occhi aperti sui nostri diritti, peraltro accompagnandosi con i consueti arrangiamenti da sogno: Cigni morenti, ali piegate: qui non c'è bisogno di bellezza. Ho perso il mio amore, ho perso la mia vita in questo giardino di paura, ho visto molte cose, in una vita vissuta da solo; Madre Amore non esiste più, riportate a casa questo selvaggio. Una terra desolata, la casa del dolore: non c'è alcun senso in tutto questo, chiude questa mente, annebbia questo cervello, un messia davanti alla sua caduta. Ciò che vedi non è reale, e quelli che sanno non parleranno; ogni cosa è perduta, la tua anima è venduta, in questo nuovo mondo coraggioso. La truppa metallica britannica non si é mai fatta mancare racconti elaborati nella propria immaginazione, come nel caso di The Fallen Angel, un brano potente e dal refrain assai catchy, quadrata nel riffing e nel drumworking: a detta di Bruce, essa parla di un essere prescelto come vittima di un sacrificio umano, mentre per Harris é, semplicemente, il racconto della sfida eterna tra il bene e il male, vista con gli occhi di un angelo guerriero, schierato dalla parte dei buoni: Un angelo caduto sconfitto, ma mi sono sollevato di nuovo, e il potere è dentro di me, ho deciso di pregare mentre aspetto l'Armageddon e sta venendo verso di me; é un onore essere scelto e aspetto il giorno, tu e solo Dio saprebbero cosa potrebbe essere fatto, tu e solo Dio saprete che sono l'unico, che sono l'eletto. Potrebbe essere la fine del nostro mondo? Tutte le cose di cui abbiamo cura e amiamo, non rimane niente tranne il dover affrontare tutto ciò da solo, perché sono l'eletto. Nel testo viene citato Azazel, che nella Bibbia è la personificazione dell'impurità, mentre nella mitologia ebraica é raffigurato proprio come angelo caduto. Una delle composizioni più ricche e imponenti del platter é The Nomad, una galoppata di nove minuti intrisa di fibrillanti melodie orientali ed arabeschi assortiti, incentrata sulla vita dei beduini del deserto; a detta di Dickinson, il testo non presenta nessun messaggio ulteriore, ma racconta soltanto di questi nomadi e di quanto misteriosi e strani siano, abili, giocosi, per certi versi anche spaventosi: Cavaliere nomade dell'est antico, cavaliere nomade che gli uomini conoscono minimamente; Nomade, da dove vieni nessuno lo sa, dova vai nessuno lo dice. Il segreto del velo della tua maschera, gli uomini che ti temono sono quelli che disprezzi, nessuno è certo di cosa ti riserverà il futuro; sei una leggenda, la tua storia verrà raccontata. Steve Harris ha dichiarato che questo é il tipo di materiale che mi piace veramente, che mi esalta, musica con temi presi da grandi film: a detta del bassista, infatti, le ambientazioni ed il feeling del pezzo rimandano a pellicole come Lawrence D'Arabia. Più diretta e semplice é The Mercenary, un riffato potente ed un pezzo scorrevole, inentrato sulla figura cinica e perfida dei cacciatori di taglie (mercenary suonava decisamente meglio di bounty hunter), capaci di uccidere senza pietà per del vil denaro (Nessun posto in cui fuggire, nessun luogo per nasconderti: devi uccidere per rimanere in vita. Non mostrar loro paura, non mostrar loro paura) Al cinema é ispirata anche la possente galoppata Out Of The Silent Planet, che si rifà al film fantascientifico Forbidden Planet (Il Pianeta Proibito, 1956), in cui un gruppo di alieni distrugge il proprio mondo (mani inaridite, corpi inariditi che implorano salvezza, abbandonati dalla mano degli dei del loro creato; di sotto le nazioni piangono, in alto i cieli si decompongono) e, abbandonatolo, viaggiano alla conquista della Terra.

Ancora ampio é, tuttavia, lo spazio concesso a brani introspettivi e profondi, veri e propri spunti di riflessione filosofica. In questo nuovo corso di carriera, gli alfieri britannici ci hanno preso gusto a cimentarsi con composizioni inizialmente malinconiche ed arpeggiate, pronte ad esplodere in mirabolanti galoppate melodiche, molto più marcatamente di quanto accadeva in passato: é anche il caso della toccante Blood Brothers, un testo che racchiude in sè molteplici significati, a detta della band medesima; il più accreditato é quello secondo cui si narra del rapporto tra Steve Harris ed il padre scomparso, sul loro essere come linee parallele (Solo per un secondo scorgo di fuggita mio padre, e in un attimo mi fa un cenno, i ricordi sono tutto quello che resta, e tutte le ferite si stanno riaprendo di nuovo: siamo fratelli di sangue), ma lo stesso bassista ha parlato anche della vergogna per tutte le cose orribili che succedono nel mondo e che spesso tendiamo a dimenticare, dopo aver girato la pagina del quotidiano o alla fine del telegiornale: E mentre guardi tutto attorno il mondo nel terrore, cosa pensi che abbiamo imparato? Non se dai uno sguardo al devasto della guerra, fuori nelle strade, dove i bambini sono bruciati; ci sono momenti in cui sento di temere per il mondo, ci sono momenti in cui mi vergogno di tutti noi. Sapremo mai quale sia veramente la risposta alla vita? Puoi veramente dirmi cosa sia la vita? Forse tutte le cose che sono preziose per te potrebbero essere spazzate via dalla stessa mano del fato. Il crescendo di Dream Of Mirror, scoccato dopo oltre cinque minuti di melodie decadenti, é estremamente potente per questa band, scandito dal pesante pedale di Mc Brain e coincidente con una sfrontata accelerazione del chorus, oltre che dall'immancabile, squisito affresco di melodie fiammanti in fase solista; l'argomento portante é il pensiero della gente, il lato oscuro della mente, la sofferenza insita nei sogni e negli incubi, e per certi versi potrebbe apparire come una sorta di seguito di Deja Vu: Penso di avere già sentito la tua voce, penso di avere già detto queste parole; qualcosa mi fa entire che potrei perdere la mia mente; sono ancora dentro il mio sogno, questa è una nuova realtà. Il chorus (Sogno solo in bianco e nero) ed il testo intero sono opera di Steve Harris (Sperduto in un sogno di specchi, sperduto in un paradosso, sperduto e il tempo sta rotando, sperduto un incubo che rievoco), il quale é stato definito da Dickinson come un bastardo tormentato: Steve lo é, a volte, e ha questi sogni, deja vu, esperienze extracorporee. La traccia conclusiva, The Thin Line Between Love And Hate é assai pretenziosa e, forse, la meno coinvolgente del disco, incentrata sulla nostra libera scelta di prendere la direzione del bene o del male (o entrambe, contemporaneamente), assumendosene tutti i rischi: ognuno, in altre parole, raccoglie ciò che semina (c'è una linea sottile tra amore e odio, un'ampia divisione che puoi vedere tra il bene e il male; c'è una zona grigia tra il nero e il bianco, ma ognuno ha il diritto di scegliere il sentiero che prenderà) ed é fautore autonomo del proprio destino.

2003, DANCE OF DEATH. La Vergine di Ferro torna sulle scene con un altro album valido e ricco di arrangiamenti imponenti e melodie straordinarie, anche se leggermente inferiore rispetto al predecessore. L'approccio generale prevede pezzi molto lunghi e sviluppati, introdotti da prolungati arpeggi lenti che antecedono le consuete cavalcate: una direzione stilistica, dunque, che si fa sempre più progressiva, che prevede comunque anche brani immediati e veloci, come Wildest Dream, dal testo ottimista e contenente un messagio di riscatto, nel quale il protagonista si dice pronto a cambiare e rimettersi in gioco: Sto per organizzare alcuni cambiamenti nella mia vita, sto per esorcizzare alcuni demoni del mio passato, sto per prendere la macchina e via lungo la strada, mi sento pronto per partire e andare, e mi sento come se potessi essere qualunque cosa che io possa aver mai immaginato; e immaginarmi come vorrei essere, rendendo realtà i miei sogni più selvaggi: vado per la mia strada, per la mia strada ancora. Altrettanto dinamica, semplice, diretta e fortemente maideniana é Rainmaker, una delle hit del disco, veloce e dotata di gran ritornello catchy, papabile classico in cui viene affrontato ancora una volta il messaggio del cambiamento e del superamento dei momenti difficili (Quando stavo errando nel deserto e cercavo la verità, sentii un coro di angeli chiamare il mio nome, ebbi la sensazione che la mia vita non sarebbe stata più la stessa, girai il viso verso l'arido sole; e io so il dolore che tu senti come me, e io sogno la pioggia che cade sopra le foglie, e le crepe nelle nostre vite come le spaccature nel terreno sono richiuse e ora spazzate via. Mi dici che possiamo far piovere, mi dici che tutti noi possiamo cambiare, mi dici che troveremo qualcosa per lavare via le nostre lacrime): i riferimenti al periodo pre-reunion, forse, non sono casuali. Il primo pezzo epico del platter é No More Lies, con l'immancabile avvio circospetto e la conseguente esplosione di potenza, abbinata ad un testo nel quale il protagonista attende la propria fine, col desiderio di poter tornare al mondo per realizzare più cose di quante abbia potuto (Tempo scaduto, non avrebbe potuto durare, ma ci sono altre cose che mi piacerebbe fare sto tornando per ritentare; un giorno forse, aspetterò fino ad allora); Harris l'ha definita una canzone depressa, come me, sostenendo inoltre che essa possiede anche delle connessioni con l'ultima cena (Basta menzogne, sono tutti seduti al mio tavolo raccontando storie incredibili e bevendo vino; il loro tempo è scaduto proprio come per me, solo che non lo sanno ancora), e al senso che avrebbe l'ipotetico ritorno di Gesù nel mondo dei giorni nostri. Di tutto rispetto sono l'avvolgente sezione solista e l'enfasi creativa che avvolge il brano. Il tema più affascinante del disco lo si trova, forse, in Monstsegur, che prende il titolo da un comune francese, nel quale troneggia un antico castello cataro: i catari erano gli esponenti di un movimento eretico medievale, contro i quali la Chiesa indisse una crociata nel 1209; la repressione durò per diversi decenni, mentre i catari si rifugiarono nella fortezza, che crollò nel 1244 (Davanti ai cancelli e alle mura di Montsegur, c’è sangue sulle pietre della cittadella): molti rifugiati, tuttavia, preferirono morire piuttosto che convertirsi. Non mancano riferimenti al Sacro Graal, legato al castello da alcuni miti, e ai cavalieri templari, che secondo alcune leggende corsero in ausilio ai catari. Dickinson ha scritto il testo, probabilmente in seguito ad una vacanza nel luogo (Sto solitario in questa landa desolata, nella morte sono vivi realmente: massacro di innocenti, il male ha avuto luogo, gli angeli sono stati arsi interiormente. Secoli più tardi mi chiedo il perché, quale segreto hanno portato nella tomba, ancora eretici in fiamme sotto il nostro cielo, la religione sta ancora ardendo dentro), denunciando i massacri di innocenti compiuti in passato dalla Chiesa corrotta: Mentre li uccidiamo Dio lo saprà, gli innocenti sono morti per il papa sul suo trono, per la sua avidità cattolica e il suo zelo paranoico, per la maledizione del Graal e il sangue della croce. Il brano é battagliero e ricorda nel riffing i vecchi pezzi di estrazione storica creati dalla band negli anni ottanta, quelli che l'hanno consacrata.

La titletrack, Dance of Death, é entrata di diritto nel repertorio classico della band: l'arpeggio iniziale struggente, l'enfasi marziale e solenne che la irrora, il crescendo emotivo nel quale Bruce Dickinson tocca vertici narrativi da brividi e le melodie mozzafiato la rendono una tra le migliori canzoni composte dalla band negli anni duemila. Essa si ispira al film Il Settimo Sigillo del 1957, una vecchia pellicola in bianco e nero di Ingmar Bergman; il chitarrista Janik Gers ha spiegato che il film raccontava le vicende di un cavaliere che girava il mondo alla ricerca di un motivo per vivere, qualcosa per cui combattere ancora, ma che quando si trova faccia a faccia con la Morte la implora di lasciarlo vivere, abbastanza a lungo per trovare un pò di umanità, fede e speranza in questo mondo. La Morte si gioca ascacchi la sua vita, ma alla fine se lo porta via e, a fine film, il regista monta una sequenza della quale gli attori non sapevano nulla, puntando all'orizzonte le telecamere: in lontananza, sulle montagne, si vedevano dunque persone muoversi come in una danza, la cosidetta danza della morte, un'immagine che Gers avrebbe da tempo voluto integrare con una musica adatta. L'atmosfera ed il riffato di questo pezzo, cavalleresco e nostalgico, hanno colpito certamente nel segno, anche se scorrendo il testo si fa veramente fatica a trovare connessioni con il film e con quanto spiegato dal chitarrista; piuttosto, sembra si parli di una specie di rito occulto al quale il protagonista si é trovato a partecipare: Lascia che ti racconti una storia che fa ghiacciare le ossa, una cosa che vidi; una notte stavo vagando per terreni paludosi, mi ero fatto un drink ma niente di più, stavo girando, godendo della luce del chiaro di luna, ammirando in alto le stelle, ignaro di una presenza così vicina a me, che spiava ogni mia mossa; sentendomi impaurito caddi in ginocchio, così qualcosa mi trascinò dagli alberi, mi portò in un posto spaventoso, e fu lì che caddi. Dopo mi proposero di unirmi a loro, alla danza della morte: li seguii nel cerchio di fuoco, fui condotto nel mezzo, come se il tempo si fosse fermato, ero stordito e impaurito ma volevo comunque andare, e le fiamme del fuoco non mi ferivano. Quando camminai sui carboni mi sentivo come se fossi in trance, e il mio spirito fu separato da me; se solo qualcuno avesse avuto la possibilità di testimoniare cosa mi successe! E danzai e mi rallegrai e cantai con loro, tutto era morto nei loro occhi, figure senza vita: tutti loro erano non morti, erano ascesi dall'inferno. Come danzai con i morti il mio spirito libero rideva e urlava verso di me, sotto il mio corpo non morto danzava nel cerchio dei morti fino a che il tempo non viene per riunirci tutti; il mio spirito tornò giù da me, non sapevo se ero vivo o morto, come gli altri che si erano uniti a me. Per fortuna cominciò una scaramuccia, e attirò l'attenzione lontana da me; quando riportarono lo sguardo su di me, quello fu il momento per scappare! Corsi veloce come il vento, ma non mi guardai dietro, una cosa che non osai fu guardare solo davanti a me. Quando sai che il tuo tempo è arrivato sai che dovrai essere preparato per ciò: fai gli ultimi saluti a tutti, bevi e dì una preghiera. Quando giaci nel sonno, quando giaci nel tuo letto e ti svegli dai tuoi sogni per andare al ballo con i morti. Fino a oggi suppongo di non sapere ancora perché mi lasciarono andare, ma non andrò mai più a ballare finché non ballerò con i morti.

Gates Of Tomorrow presenta un testo enigmatico sulla redenzione e sulla ricerca della verità, che incita ad aiutarsi con le proprie forze, assumendosi le proprie responsabilità, prima di cercare un intervento esterno (volete il perdono e lo volete a buon mercato). Forse, é anche una riflessione sulla religione, e sul come sia necessario liberarsi di essa per vivere liberi e privi di rigidi paletti precostituiti. Il ritornello é catchy ed il pezzo scorre via semplice e diretto, senza trame particolarmente intricate. Molto piacevole e ariosa, e al tempo stesso lontana da arrangiamenti labirintici, è anche New Frontier, il primo brano interamente scritto da Nicko mc Brain, che difatti ne riflette la religiosità, ponendosi quasi a controcanto rispetto alla traccia precedente: nel testo si leggono le preoccupazioni nei confronti delle nuove frontiere della scienza e della genetica, col batterista schierato contro la clonazione e i 'mostri in provetta'. Solo Dio, secondo Mc brain, ha diritto di creare un essere umano: la somma delle mie parti per dare via ad una nuova vita, un giorno: alcuni nuovi Frankenstein, dannati per tutti i tempi. La tradizionale maestosità maideniana viene recuperata in Paschendale; un brano lungo, articolato e ricco di melodie importanti, incentrato sulla battaglia di Passchendaele (o terza battaglia di Ypres), combattuta a partire dal 29 luglio 1917 sul suolo belga, tra la Germania e le forze alleate: fu una carneficina. peraltro inutile visto l'esito affatto influente nel computo della Prima Guerra Mondiale; i morti, feriti e dispersi stimati oscillarono tra i duecento ed i quattrocentocinquanta mila. All'inizio del brano, Bruce recita parte della poesia Anthem For Doomed Youth (inno per la gioventù condannata) del poeta inglese Wilfred Owen, e si lancia successivamente in un'interpretazione evocativa da brividi: I nostri corpi e quelli dei nostri nemici, il mare di morte straripa nella terra di nessuno, Dio solo sa che andiamo tra le porte della morte, crocifissi come su una croce, le truppe alleate piangono la loro sconfitta, la guerra tedesca è una macchina di propaganda come non era mai stata vista prima. Giuro che sentivo gli angeli piangere, prego Dio affinchè nessuno più possa morire, affinchè quella gente conosca la verità raccontate la storia di Paschendale. La crudeltà ha un cuore umano, ogni uomo fa la sua parte; nonostante il terrore degli uomini che uccidiamo, il cuore umano ha ancora fame. Tengo duro davvero per l'ultima volta, il fucile è pronto, come io sto in riga attendo nervosamente che il fischio soffi, schizzi di sangue e andiamo oltre; il sangue sta cadendo come pioggia, svelando di nuovo il suo manto rosso, il suono dei proiettili non può nascondere la loro vergogna, e quindi noi muoriamo a Paschandale. Evitavo granate e filo spinato, correvo dritto verso il fuoco dei cannoni, correvo alla cieca mentre trattenevo il respiro, facendo una preghiera di morte. Quando carichiamo le linee nemiche esplode una vampata e andiamo a terra, faccio un pianto soffocato ma nessuno sente, sento il sangue che mi scende per la gola: casa, così lontana dalla guerra, una possibilità di vivere ancora, casa, così lontana ma la guerra, nessuna posibilità di vivere ancora! Vedo il mio spirito nel vento, oltre le linee, dietro la collina: amici e nemici si incontreranno ancora, di quelli che morirono a Paschendale.

Da brividi é pure Face In The Sand, un pezzo lineare dai contorni gravi e sacrali, riflessi anche nelle tematiche: parla infatti della propaganda nel mondo moderno e della sensazione che tutto ciò che costruiamo sia destinato a distruggersi, prima o poi; ispirato dalla guerra in Iraq, Dickinson spiegò che il pezzo narra di come qualsiasi impero si costruisca é destinato a mutare e sbriciolarsi, come la sabbia del deserto al contatto col vento. L'idea che prevale, in questo disco, é che la band abbia in parte semplificato i contenuti tecnici e le composizioni labirintiche di Brave New World, optando per brani ancora potenti e profondi ma dall'impatto più immediato. Age of Innocence é costruita su un altro ritornello dalla melodia molto bella e declamatoria: in essa Harris si scaglia contro l'assenza di un'adeguato sistema giudiziario in Gran Bretagna (tutto il mondo é paese), dove la gente non crede più nella giustizia: regnano l'insicurezza, la corruzione, l'ingiustizia (non posso evitare i periodi in cui la rabbia mi riempie il cuore, non posso simpatizzare con un' altra causa persa, sento di aver perso la pazienza con il mondo e con tutti; e tutti i politici con le loro vuote promesse e tutte le menzogne, gli inganni e la vergogna che ne consegue! Pagano tutto i lavoratori a causa dei loro errori, anche con la loro vita se ci fosse una guerra) e il testo si fa pertanto rabbioso nelle parti tirate e malinconico quando si contempla la perduta età dell'innocenza, perché il bassista ricorda che, quando aveva l'età dei suoi figli, i giovani erano molto più sicuri e protetti. Particolarmente interessanti sono i versi in cui si parla specificatamente della giustizia: Una vita di piccoli crimini viene punita con una vacanza, mentre le menti delle vittime sono segnate per il resto della vita; gli assalitori sanno quanto avanti possono andare, sanno che le leggi sono indulgenti e che la condanna è poco probabile. Il disco si conclude, a sorpresa, col primo brano acustico della band, Journeyman, ieratica e commovente esibizione orchestrata nella quale si parla di un 'viaggiatore', una persona che prende le decisioni con il cuore, indipendentemente da dove queste lo porteranno nel corso della vita (So quello che voglio e dico quello che voglio, nessuno me lo può portare via). Dickinson, che per primo propose alla band di comporre brani diversi dal classico canovaccio maideniano fin dalla fine degli anni ottanta, ha affermato di essere rimasto stupefatto quando Harris approvò la scelta di inserire questo brano in tracklist, dandogli finalmente più voce in capitolo.

2006, A MATTER OF LIFE AND DEATH. La storica band inglese matura e si evolve col passare degli anni, e nel 2006 completa la sua mutuazione verso un metal completamente epico e ricco di arpeggi, arrangiamenti, riferimenti al progressive rock settantiano e composizioni lunghe e cerebrali con un disco come A Matter Of life And Death, un prodotto valido e gradevole anche se privo di momenti particolarmente memorabili. La classica opener maideniana, Different World, veloce e caratterizzata da grandi melodie nel corus e nella sezione solista, parla dell'indecisione e dell'esitazione nei confronti della vita e del ruolo nel mondo rivestito da ognuno di noi: non so cosa voglio o dove voglio essere, più passano i giorni più mi sento confuso; eppure, l'aria che si respira nel pezzo é positiva e ottimista, e si rivela essere un incitamento ad apprezzare la vita attraverso le cose semplici. These Colours Don't Run, solenne e ricca di una buona accelerazione melodica centrale, viene scritta dal punto di vista di un soldato, il quale spiega cosa significhi esserlo: Bruce Dickinson ha affermato di considerare i soldati degli eroi a prescindere da tutto, per la loro lealtà e appartenenza alla bandiera (elemento a cui si rifà il titolo), anche se come visione é piuttosto incantata; il cantante ha anche precisato che non si tratta nè di un pezzo patriottico nè tantomeno militarista, e nel ritornello elenca i motivi per cui n ragazzo é portato a diventare soldato, compresi soldi e gloria: È lo stesso in ogni paese, quando dici di andare via lasci indietro le persone amate, aspettando silenziose in una stanza; dove andrai regna l'avventura, gli altri sognano solo di luci rosse e verdi questa è la realtà e quindi tu vai a lottare per la passione, per la gloria, per i ricordi, per i soldi, sei un soldato, per il tuo paese; che differenza c'è, è sempre uguale. Molto lontano dalla terra della nostra nascita sventoliamo una bandiera in qualche terra straniera, abbiamo navigato lontanto come i nostri padri prima: quei colori non scappano, dalla fredda guerra insanguinata non c'è nessuno che ti salverà, andando giù in fiamme non arrendeterti alla tua sicura morte, guardala negli occhi, sulla cresta della tirannia hai infranto un'onda umana pagando la liberta' con isolate e innominate tombe.

Ben presto, il disco inizia a crescere arricchendosi di contenuti storici affascinanti ed interessanti. Contraddistinta da toni gravi che crescono impetuosamente, Brighter Than A Thousand Suns tratta del cosidetto Progetto Manhattan, col quale durante la Guerra Mondiale si era cercato di forgiare un'arma distruttiva capace di cancellare la vita umana dal pianeta, con l'idea incredibile di giocare ad essere Dio, come affermato dallo stesso Dickinson: la bomba atomica rappresenta il momento in cui siamo andati più vicino alla distruzione del mondo. Nel testo si fanno riferimenti alla bomba e alle migliaia di test atomici effettuati dagli USA tra il 1945 e il 1992; il Robert citato nel brano altri non é che Robert Oppenheimer, fisico direttore del progetto. Il brano poggia su potenti riff centrali, che lo rendono trascinante e coinvolgente, ed é dotato di un testo forte e ricco di significati figurati, nel quale l'esplosione atomica viene definita come gemello malvagio del sole: l'accento viene posto sulla stupidità dell'uomo, capace di autodistruggersi tramite la scissione dell'atomo: Unione dissacrata, trinità riformata, fuori da nulla, più luminoso di mille soli. The Pilgrim ripercorre il viaggio verso l'America, datato 1620, dei Padri Pellegrini a bordo della Mayflower, la celebre nave che rappresentò l'opportunità di vivere liberamente la propria fede: il viaggio della speranza, che non fu esente da sventure e complicazioni, durò dal 16 settembre al 21 novembre, e fu una autentica fuga dalle costrinzioni religiose alle quali erano sottoposti questi fedeli nella natìa Inghilterra. musicalmente, il pezzo é intriso di avventura e senso di speranza, una marcia epica proiettata verso un sogno emozionante, come quel viaggio veniva vissuto dai protagonisti: Spirito santo, vita eterna alzatemi al cielo, portatemi a casa: un'alba da pellegrino e un tramonto pagano, proseguo il viaggio che ho iniziato per trovare coraggio e la graziosa volontà; trasmetti benessere all'ammalato, purifica l'acqua, purificaci dalle nostre colpe, fai ciò che vuoi di noi. Il tema lirico di The Longest Day é lo sbarco in Normandia degli Alleati, avvenuto nel D-Day del 6 giugno 1944 (Quanto ci vorrà ancora in questo giorno più lungo prima di farcela finalmente?): nel testo, si parla di come l'umanità possa attraversare momenti così sanguinosi, come lo é stato la II Guerra Mondiale, e la musica ne riflette la drammaticità, arricchendosi nella sezione centrale di una serie di stacchi che danno l'idea di frenesia tipica di una battaglia: Ci sono volute intere estati per costruire la macchina, per trasformare uomini di carne e sangue in acciaio, da soldati di carta a corpi sulla spiaggia, dalla sabbia dell’estate al teatro della battaglia finale. La costa del nemico viene colpita dai missili, anime disgraziate vomitano, tremano dalla paura e conservano una pallottola per quelli che li hanno spediti là. Curioso notare il sempre più frequente riferimento alla guerra da parte dei Nostri.

Con Out of The Shadows, una riflessione struggente sul tema della nascita, la band abbandona parzialmente le tematiche storiche per dedicarsi ad argomenti di diversa tipologia. A riguardo del tema di questa canzone, Dickinson dichiarò che finché non sbuchi nel mondo nessuno sa chi sei, ma quando lo fai sei re per un giorno, assolutamente speciale ed unico, ed é un momento benedetto. Il testo misterioso di The Reincarnation of Benjamin Breeg aveva scatenato, al tempo, le interpretazioni più disparate da parte dei fans, che si chiedevano chi fosse questo fantomatico Benjamin Breeg: il protagonista del brano sembra invocare aiuto, per fuggire dalla vita e dall'incubo che lo tormenta, annegandolo nei sensi di colpa relativi ai tanti peccati commessi; perseguitato forse da una maledizione, egli sente sulle proprie spalle anche il peso dei peccati commessi da migliaia di altre anime, che riesce a vedere e che si reincarnano in lui: perchè queste sventure dovrebbero trovarsi su di me? Non sarò perdonato finché potrò scappare, cosa ho fatto per meritare tutta questa colpa, pagare per i miei peccati, per svendere la mia anima; i demoni sono intrappolati tutti dentro la mia testa, le mie speranze di Dio raggiungono il Paradiso dall'Inferno; i miei peccati sono molti, la mia colpa è troppo pesante, la questione di sapere, cosa so? Sono capace di vedere le cose, le cose che non voglio vedere, le bugie di un migliaio di anime pesa tanto su di me; so che stanno piangendo in cerca di aiuto, il loro peso mi butta giù come fosse mio, il peccato di migliaia di anime bussa invano; la reincarnazione di me vive di nuovo, qualcuno che mi salvi, qualcosa mi salvi da me stesso per portare salvezza, per esorcizzare questo inferno. Nicko Mc Brain dichiarò, a riguardo, che l'identità del personaggio era un segreto anche per lui, e che fosse un'idea di Steve Harris, sviluppata con lo scrittore horror Sham Hutson: forse, Benjamin Breeg é una sorta di alter-ego di Eddie, se non addirittura parte del suo passato (la data di nascita sulla lapide, forse non a caso, coincide a tutti gli effetti con il periodo in cui il personaggio si stava originando: 1978). Si parla di religione in For the Greater Good of God, e lo si capisce nel verso in cui si recita la religione deve rispondere di molte colpe: Harris si é sempre definito un individuo non religioso, ma al tempo stesso non etichettabile come anti-religioso; il tema é attuale e la canzone, che musicalmente riporta alle atmosfere della Bayley-era, pone delle domande, dispensando riferimenti a Gesù (ha dato la vita per noi) e sottolineando come la religione stessa possa incarnare, a seconda dell'uso che se ne fa, sia uno strumento per il bene che un pretesto per scatenare guerre (a volte sembra sia il cieco a guidare il cieco). Pregevole é l'armonizzazione centrale, tipicissima del classico Maiden-sound, che innalza ancor più marcatamente l'aurea epica che caratterizza il pezzo.

Il Signore della Luce a cui é dedicata Lord Of Light é Lucifero, personaggio di ispirazione biblica: il testo cerca di essere una visione imparziale del concetto di Paradiso, con riflessioni sul punto di vista dell'umanità nei confronti dello stesso Lucifero che, chissà, potrebbe anche essere errato (Lucifero era solo un angelo fuori strada); Dickinson, con un pò di ironia, dichiarò che forse al tizio giù in basso gli é andata male e vuole salire in cima alle scale per chidere un rimborso! Il brano si presenta come una tipica cavalcata, pur se non certo irresistibile come i brani storici, esplodendo in prossimità dei sei minuti di durata. La conclusiva The Legacy, il brano più atipico del disco, dalle sonorità fortemente retrò, é arroccata attorno ai concetti di verità e menzogna, fa riferimento alle guerre segrete e alle false promesse di pace e tratta anche dell'attitudine autodistruttiva tipica dell'essere umano, specie se potente. Certi passaggi del testo sono veramente commoventi e realisti, ed incitano a riflettere sulla miserevole attitudine dell'uomo alla distruzione, all'ostracismo, all'ostentare per forza il proprio dominio, la propria ambizione: Sei avvolto in una ragnatela di bugie, potrebbe essere stato un modo di profetizzare; non eri al corrente delle conseguenze, non ti rendevi conto dei segreti che mantenevi; non avremmo mai potuto crederci, ciò avrebbe rivelato la facciata degli uomini senza volto. Non avremmo potuto prevedere niente, adesso c'è un segno che ci avrebbe rivelato la conseguenza, ci avete resi dipendenti dalle promesse di pace ma il vostro piano era sempre stato quello di tradirci; adesso solo il tempo ci dirà se le cose potranno essere messe a posto, le vostre profezie manderanno all'inferno anche tutti noi. Lasciamo tutti i nostri figli d'oro a raccogliere la pace, avreste potuto dargli almeno una piccola opportunità, avreste potuto rendere il mondo un posto migliore, dandogli una piccola speranza; pensate a quale eredità vi lascerete dietro! Sembriamo destinati a vivere nella paura, e qualcuno direbbe che l'Armageddon è vicino, ma dove c'è vita resta sempre la speranza che l'uomo non si autodistrugga. Perché non possiamo trattare i nostri simili con più rispetto, dandogli la mano? La rabbia e l'odio hanno dilagato, la morte sta diventando lo stile di vita più popolare; viviamo in un mondo senza certezze, la paura, la comprensione e l'ignoranza ci stanno portando alla morte; rimarranno solamente i cadaveri e gli avvoltoi potranno nutrirsi sui loro resti. Ma certe persone non vogliono la pace, la loro vita è fatta solamente di morte e miseria, l'unica cosa che sanno é che il fuoco va combattuto con il fuoco, per loro la vita è poco importante. Se solo la smettessero di pensare che l'uomo sta barcollando sull'orlo dell'abisso! Ma pensate davvero che gli importi qualcosa? Essi traggono benefici dalla morte, dal dolore e dalla disperazione. Questa è la tragica verità nella quale siamo costretti a vivere.

2010, THE FINAL FRONTIER. Album destinato a dividere fans e critica, l'ultimo capitolo di storia maideniana continua sulla linea di progressione dele releases post-reunion, sfoggiando pezzi molto lunghi ed elaborati, a tratti progressivi ma forse leggermente meno ispirati che nelle ultime pubblicazioni. Ancora una volta, i testi sono ispirati agli argomenti più disparati, dalla storia alla guerra, dalla religione alla tecnologia, come nel caso dell'opener Satellite 15- The Final Frontier, contraddistinta da un testo fantascientifico in cui compaiono i pensieri in prima persona di un pilota spaziale (Sono bloccato nello spazio, sono perso senza una traccia, non ho avuto possibilità di andarmene): esso cerca di contattare la terra per salvarsi da qualche imprevisto, e sono curiosi i riferimenti al volo di Icaro per via della vicinanza con il Sole, un pericolo che nello spazio é reale e non solo figurato (troppo vicino al sole, sicuramente brucierò come Icaro prima di me, o così racconta la leggenda). Il pezzo è dotato di un buon tiro, nulla di trascendentale: Penso alla mia vita, rivivo il mio passato: non c’è niente da fare, se non aspettare che arrivi il mio momento. Ho avuto una buona vita, la rivivrei di nuovo; forse un giorno tornerò, amici miei, perché ho vissuto a pieno la mia vita, non ho rimpianti, ma avrei voluto parlare con la mia famiglia, per dirgli arrivederci per l’ultima volta.. La fin troppo catchy El Dorado, invece, é un'istantanea sulla crisi economica che stiamo vivendo, con riferimenti ai potenti che hanno contribuito a crearla arricchendosi sulle spalle delle persone comuni; il testo é ironico e viene scritto dal punto di vista di un individuo che cerca di vendere un biglietto navale per la mitologica città dell'oro, che in realtà non verrà mai raggiunta dal vascello: El Dorado vieni a giocare, El Dorado, da questa parte, prendi un biglietto per fare un giro per le strade dorate di El Dorado; guardale, ipervendute, hai l'ultima chance per provare. Bruce Dickinson ha dichiarato che quella presente é la terza era di recessione da lui affrontata, dopo quella dei seventies e quella coincisa con l'operato del ministro Thatcher, ed ha ricordato che anche nei casi precedenti la tecnica per ingannare la gente era invariata: per esempio, più si alzavano i prezzi delle case più si incitava l'acquisto, per evitare di doverlo fare quando i prezzi sarebbero divenuti ancora più elevati. Il tema della guerra fa di nuovo capolino in Mother Of Mercy, canzone dal ritmo piacevole ed orecchiabile, che espone i tormenti di un soldato in guerra, il quale riflette sul suo ruolo e sugli orrori che lui stesso ha contribuito a portare nel mondo; ci sono riferimenti alla religione, col soldato inquadrato come figura ambigua, a significare che nessun uomo é, di per sè; soltanto buono o esclusivamente cattivo. Bruce Dickinson ha pensato al testo della malinconica Coming Home inizialmente dedicandolo alle persone che, in qualche modo, tornano a casa, ma lo ha poi riadattato proiettandolo sulla sua band, cercando di non cadere nella banalità: secondo il cantante, gli Iron Maiden -e gli artisti del loro calibro- non hanno fatto che passare la vita a tornare a casa, mettendosi continuamente alle spalle città, volti, sensazioni, senza nemmeno il tempo di realizzare dove si trovassero. Il pezzo é scritto anche dal punto di vista di chi, come Bruce stesso, deve anche pilotare nel cielo il proprio gruppo, con annessi riferimenti fortemente poetici. The Alchemist é un brano in prima persona su John Dee, matematico, astrologo, occultista, navigatore e imerialista inglese (1527-1608) che fu consigliere fidato di Elisabetta I: egli possedeva una delle più grandi biblioteche d'Europa ed era una figura affascinante, che girò il continente assieme al collega Edward Kelley, interessandosi alla magia e alla divinazione; al suo ritorno a Londra, cozzò contro il disinteresse del nuovo sovrano, succeduto alla defunta Elisabetta, e morì povero e suicida, dopo aver rotto pure con Kelley (probabilmente per colpa di una donna, la moglie di Dee). Musicalmente, la canzone é dinamica e dotata di buon tiro. Si citano le leggende di Re Artù in Isle Of Avalon, che prende il titolo dall'isola dove, secondo la tradizione, sarebbe stata forgiata la mitica spada di Excalibur; Avalon fu accostata, tra il XII e il XIII secolo, a Glastonbury (Somerset, Inghilterra), villaggio che secoli fa somigliava ad un'isola in quanto circondata dalle paludi. nel testo emergono tematiche celtiche e riferimenti a Madre Terra, divinità della fertilità tipica di tali leggende. Il brano si avvia lento e misterioso, per esplodere poi in atmosfere più vivaci ed in un bel chorus melodico, risultando godibile e piacevolissima.

Poggia su liriche di difficile interpretazione Starblind, per alcuni una metafora antireligiosa (con riferimenti a Cristo e a Dio) e per altri una semplice riflessione sulla precarietà della vita umana, basata per esempio su dati di fatto come la non-eternità del sole stesso; The Talisman, invece, riprende i concetti di The Pilgrim ed é scritta dal punto di vista di un uomo che parte a bordo di una nave per lasciarsi alle spalle una nazione piena di problemi, felice di navigare verso la terra promessa: Mentre navighiamo nell'oceano e perdiamo di vista tutte le terre, si sente la contentezza nell'aria: andiamo a cercare tutte le nostre fortune, verso la terra dei nostri sogni. Cavalcando le onde sotto la tempesta, i venti sferzano le vele, ma le corde le tengono strette; in lontananza una nuvola scura si avvicina, nessuno poteva immaginare quello che c'era da venire: no, non c'è nessuno che può tornare indietro, non c'è una seconda possibilità. Malattie e condizioni atmosferiche estreme rendono un viaggio un tormento (proprio come accaduto realmente ai Padri Pellegrini), mentre il protagonista cinge il talismano nelle sue mani: una metafora con significato universale, riferita all'idea di desiderare qualcosa con tutte le proprie forze senza riuscire ad ottenerlo. Il protagonista del pezzo, che ancora è dotato di una prolungata introduzione lenta e sommessa prima della consueta esplosione melodica (con tanto di bel riff armonizzato poco prima dei quattro minuti), riesce a raggiungere la terraferma, ma viste le sue condizioni fisiche disastrose (la malattia mi sta uccidendo), probabilmente perirà dopo poco tempo: non avrei mai voluto che finisse in questo modo. Anche The Men Who Would Be King é ardua da comprendere, narrando di un ipotetico uomo in fuga da tutto, alla ricerca di salvezza e perdono -da Dio e dagli uomini- dopo un presunto omicidio; nel finale, l'uomo ha voluto farsi re, ma il testo é veramente criptico e non lascia spazio ad altre interpretazioni, mentre musicalmente la canzone gode di linee vocali accattivanti. When The Wild Wind Blows, brano di chiusura, é basata sull'omonima graphic novel dell'illustratore britannico Raymond Briggs, della quale fu tratto nel 1986 anche un film di animazione; musicalmente é uno dei brani migliori del lotto, epico ed emozionante, ed é la storia di una coppia di anziani che raggiungono un rifugio antiatomico poco prima che un missile nucleare sovietico colpisca e distrugga la campagna inglese: dopo qualche giorno, i due escono a prendere aria e procurarsi dell'acqua piovana ma, esposti alle radiazioni, iniziano a subirne gli effetti e si avvicinano alla morte pregando. Il testo, pieno di angoscia, ne riflette i dubbi e il senso di impotenza, e viene parzialmente modificato da Harris rispetto alla versione originale: nella visione del bassista, infatti, i due coniugi, terrorizzati dal panico creato dai media (Hai sentito quello che divevano le notizie oggi? Hai sentito quello che ci sta succedendo? Che il mondo che conosciamo sta giungendo alla fine, ci sarà una catastrofe come non abbiamo mai visto, ci sarà qualcosa che infiammerà il cielo, che il mondo come lo conosciamo, non sarà mai più lo stesso?), ricordano i giorni felici passati insieme (Vede il quadro sul muro, sta cadendo a testa in giù, vede una lacrima scendere dal viso di suo moglie; dicendo perdono ricorda i momenti che avevano, i ricordi sfrecciano attraverso la sua mente, dimenticandoli; una vita trascorsa insieme molto tempo fa, sarà perduta) e, scambiando un semplice terremoto per lo scoppio della guerra, ingeriscono del veleno per evitare altre sofferenze: Quando li hanno trovati,si abbracciavano a vicenda, le boccette di veleno erano posate vicino ai loro vestiti: il giorno che scambiarono un terremoto per la fine di tutto, solo un’altra cosa quando il folle vento soffia. Leggendo tali parole, é impossibile non provare un autentico tuffo al cuore.

Gli anni ottanta, gli anni novanta, gli anni dieci del Nuovo Millennio: oltre tre decenni di grande heavy metal sono galoppati via, veloci, come un assolo di Adrian Smith o una scorribanda armonicizzata della colorata corazzata britannica: sono cambiati i cantori, si sono succeduti ed integrati gli axe-hero, ma le vestigia brillanti della Vergine di Ferro non hanno mai smesso di accompagnare diverse generazioni di metallers, simpatizzanti, intenditori, musicisti, sbandati. Un testo per ognuno di loro: é quello che la band inglese ha costruito, é l'eredità che lascia nelle nostre mani, col piacere di spaziare dalla storia alla letteratura, dalla mitologia al cinema, dall'amore alle riflessioni interiori, da storie immaginarie ad altre realmente accadute. Senza nessuna pretesa di essere esaurienti, senza credere di avere le risposte definitive o voler insegnare niente a nessuno ma, sicuramente, con una forza d'animo ed un'unità d'intenti inscalfibili, virtù con le quali cercare di abbattere il pregiudizio, scongiurare il luogo comune, affossare lo stereotipo e dare la forza di gridare il proprio valore ed i propri valori a sterminate legioni di adepti ed innamorati: il nostro orgoglio sono anche band di questo calibro, uomini in gamba, come gli Iron Maiden, alfieri di un modo di essere, vivere e pensare.



Arrraya
Mercoledì 18 Febbraio 2015, 11.01.46
60
Psychosys@ pre 2000 si, ma post 1995.
ObscureSolstice
Martedì 17 Febbraio 2015, 22.34.39
59
A me AMOLAD non ha avuto tempo per digerirlo, l'ho capito subito fin dall'inizio. Si è visto appunto poi con gli ascolti negli anni. Come ho capito subito che The Final Frontier era un album sottotono, con un Eddie deturpato, non si può vedere (potevano farlo meglio in versione aliena), anche nel corso degli anni fino ad ora l'ultimo è l'album con minor di ascolti rispetto a tutti e non mi invoglia ad ascoltarlo rispetto ad AMOLAD.
Psychosys
Martedì 17 Febbraio 2015, 19.05.19
58
Quoto @Enomis, A Matter Of Life And Death è un discone, con pezzi veramente validi. Nonostante la complessità (mi ci sono voluti 6 anni per digerirlo), questo è un disco degno dei Maiden pre 2000. Sulla sufficienza Brave New World, che alterna discrete canzoni valide a pezzi non all'altezza. Non lo boccio, neanche lo elogio. Dance Of Death è sotto la soglia della sufficienza secondo i miei gusti. Si salva ben poco e ci sono una bordata di filer. Contiene comunque Pashendale e Dance Of Death, due grandi canzoni. The Final Frontier è (a mio avviso) uno dei punti più bassi nella carriera Maideniana. Escludendo Coming Home e Starblind (da capogiro!), il resto non mi dice praticamente nulla. Tanti minuti per nulla. Speriamo che migliorino con il prossimo.
Enomis
Martedì 17 Febbraio 2015, 16.22.30
57
Condivido quanto scritto da Screamforme77, pur nel lontano 2012 Per me però il miglior album di questa fase (e il migliore dopo 7th Son) è AMOLAD, un disco epico e complesso, che richiede molti ascolti per essere compreso, ma che si rivela un lavoro perfettamente maturo e coinvolgente. Interessanti anche gli ultimi testi, che si sono fatti sempre più complessi dal punto di vista narrativo ma anche dalle tematiche più profonde, in una sorta di progressione continua da BNW (voglio dire, musicalmente nulla da togliere a una canzone come Prowler, ma il testo era abbastanza scanzonato, e meno male direi, erano gli anni giovanili, sarebbe quasi stato "fuori luogo" occuparsi dei mali del mondo!). Bell'articolo in conclusione; un'ultima cosa: io leggo in Lord of Light l'ennesima critica ad un'umanità incapace di prendersi le proprie responsabilità per i mali continuamente commessi, trovando molto più comodo attribuirli a un capro espiatorio, passatemi il termine, come Lucifero, qui inteso non necessariamente come la figura biblica, ma più che altro come simbolo di tutti i mali, dietro a cui nascondersi per non ammettere le proprie responsabilità ("We are not worthy in your black and blazing eyes"; o ancora, "We gather demons in the mirror every day").
Er Trucido
Martedì 17 Febbraio 2015, 13.00.49
56
Un evidente lapsus, abbiamo corretto
hj
Martedì 17 Febbraio 2015, 12.42.03
55
ingrid bergman...mancano anita ekberg e greta garbo e abbiamo le tre svedesi
Aure Entuluva
Martedì 17 Febbraio 2015, 2.27.39
54
Ottimo articolo. Piccola nota: il regista de "Il settimo sigillo" si chiama Ingmar Bergman, non Ingrid
Denny
Domenica 19 Febbraio 2012, 21.09.30
53
Come al solito complimenti per l'articolo... Per i miei gusti questa e' stata la piu' importante reunion della storia della musica, nulla contro Blaze, (lo considero un bravissimo cantante) ma sostituire Bruce e' come sostitire Freddy Mercury nei Queen... UP THE IRONS!!!
Screamforme77
Domenica 19 Febbraio 2012, 16.08.56
52
1) BNW 2) AMOLAD 3) TFF 4) DOD :Questa è la mia personale classifica degli album post reunion.Ma tutti e quattro mi hanno ampiamente soddisfatto.Tutti e quattro li reputo nettamente superiori a quelli dell'epoca degli anni 90(da NPFTD a Virtual XI) che cmq sono tutt'altro che disprezzabili.Questa epoca dei Maiden cosi tanto discussa e dibattuta,non sarà sicuramente quella con la musica più immediata ne tanto meno spontanea;ma sicuramente è la più matura: Basta ascoltare qualsiasi album in oggetto, per capire che ogni canzone è stata studiata e lavorata con attitudine maniacale e che nulla è stato lasciato al caso;sia a livello di musica e di testo(Xuti sono pienamente d'accordo con te).Io spero che questa fase dei Maiden abbia lasciato altri classici da relegare come nuovi cavalli di battaglia e che non si limitino a fossilizzarsi solamente ai classici ottantiani,perchè qui c'è tanto materiale che merita.La scaletta dell'ultimo tour fa ben sperare !!!
Radamanthis
Domenica 19 Febbraio 2012, 14.49.16
51
Poi, per quel che mi riguarda, è proprio nelle due ultime "ere" della band che trovo i miei brani preferiti dei Maiden, ovvero Sign of the cross e Dance of death. Poi considero Seventh son il loro miglior disco ma è in queste due canzoni che vedo l'apice della creatività della band!
nerchiopiteco
Domenica 19 Febbraio 2012, 14.38.03
50
@Arrraya: c'è comunque modo e modo per fare una semplice "critica all'enfasi". @IlFantasmadelNatalePassato: nel momento in cui si decide di affrontare il tema Iron Maiden è normale che gli articoli si accavallino, altrimenti cosa avrebbero dovuto fare? un articolo su Harris e 5 mesi dopo uno su Dickinson? Invece di fare critiche fine a se stesse credo sia più giusto innanzitutto dare i giusti meriti per chi comunque si sforza di scrivere (pro bono) e magari eventualmente sollecitare per la pubblicazione di un altro certo tipo di articoli. Che utilità dovrebbe avere una frase del tipo "basta co sti Maiden avete rotto le palle"?
Er Trucido
Domenica 19 Febbraio 2012, 14.21.38
49
@Arrraya: ok, sono scemo ne prendo atto. grazie per le perle di saggezza, ma le persone da cui devo imparare sono altre
Arrraya
Domenica 19 Febbraio 2012, 14.16.52
48
Khaine@ ma si,chiusa qui, anche perchè non era certo mia intenzione fare critiche all' operato e alla volonta di chi collabora e scrive, era solo una normalissima considerazione critica.Tutto qua.
Khaine
Domenica 19 Febbraio 2012, 14.02.36
47
Ok vai, ci siamo capiti male, chiusa lì
Arrraya
Domenica 19 Febbraio 2012, 13.56.58
46
Er Trucido@ No fidati
Arrraya
Domenica 19 Febbraio 2012, 13.55.17
45
Khaine@ Ma infatti, io mi riferivo comunque ad uno stralcio di questo articolo, che è quello che mi ha spinto a fare una critica...ma una critica all'enfasi riportata descrivendo certi album che per me è esagerata, ma non certo una critica a chi ha scritto l'articolo, di cui apprezzo come sempre l'impegno, dopo tutto è un lavoro che fanno per noi, ma da qui a dire che una semplice e doverosa critica sia maleducazione non sono d'accordo. Io ho estrapolato una serie di cose su cui non mi trovo d'accordo e le ho espresse, e la critica è rivolta ai Maiden ( e di loro che si parla).Una critica non vuol dire spalare merda a chi ha scritto il pezzo e ribadisco che c'è il box commenti per un motivo preciso, ovvero: lasciare commenti
Er Trucido
Domenica 19 Febbraio 2012, 13.50.12
44
@arrraya:"ma la verità che c'è gente (e sono tanti) che hanno abbandonato i Maiden per le loro scelte discutibili in ambito musicale,visti gli ultimi album degli ultimi decenni è una cosa che si dovrebbe dire. Quella verità." questa è la tua frase, il mio commento n°40 si riferisce a questo. Forse chi deve leggere meglio non sono io
Khaine
Domenica 19 Febbraio 2012, 13.48.29
43
@ Arraya: permettimi una considerazione. Ho capito che ti dan fastidio le osservazioni come quella citata pochi post fa in relazione a BNW. Questo però è un articolo molto elaborato, in cui ci sta che l'autore voglia esprimere 'en passant' il proprio parere sul disco (come stai facendo tu) senza però avere la pretesa di recensirlo (cosa che è stata fatta in apposita sede di recensione, e che comunque qui sarebbe fuorviante). Allo stesso modo in cui nelle recensioni, talvolta, capita di leggere delle riflessioni sui testi delle canzoni, la presenza di queste riflessioni non rende le recensioni degli articoli tematici Non so se mi spiego.
Arrraya
Domenica 19 Febbraio 2012, 13.46.13
42
A me sembra che qui si stia esagerando. mi chiedo se leggete bene i commenti e le relative spiegazioni.Adesso si sta paventando una mia critica alla redazione? mah. leggettevi bene quello che ho scritto invece di passarci solo gli occhi.El Trucido@ la questione verità da parte mia è stata spiegata e se si vuole spendere qualche secondo in piu per leggere i commenti sarebbe una cosa piu corretta
IlFantasmadelNatalePassato
Domenica 19 Febbraio 2012, 13.45.29
41
@Arrraya: ho citato le vendite perché tu hai detto che "molta gente si è allontanata dai Maiden". Non mi sembra esatto, tutto qui.
Er Trucido
Domenica 19 Febbraio 2012, 13.43.45
40
Ma se si parla di testi (sulla cui qualità non penso che ci si possa molto attaccare) non vedo perchè si debba parlare delle scelte musicali. Per intavolare questo tipo di discorso ci sono le recensioni. Non vedo perchè su di un articolo che parla di contenuti testuali si debba parlare di riscontri di pubblico.
Arrraya
Domenica 19 Febbraio 2012, 13.43.29
39
Ma io non parlo di vendite, per me la qualità di una band si vede nelle qualità delle uscite discografiche e non nel numero di copie vendute.
Arrraya
Domenica 19 Febbraio 2012, 13.41.53
38
IlFantasmadelNatalePassato@ io ho capito benissimo l'intenzione dell'articolo e leggo le cose sui Maiden sempre con molto piacere, e Metallized è la mia web'zine preferita se proprio volete saperlo, ma quando leggo che Brave New World ha riportato la band a livelli stellari io mi sento di dover fare una critica a questo tipo di frasi enfatiche, senza per forza di cose dover "offendere" chi l'ha scritta con una giusta critica. Si può? credo di si mi pare
IlFantasmadelNatalePassato
Domenica 19 Febbraio 2012, 13.41.30
37
E, sempre @Arrraya: ma cosa c'entra questo discorso in un articolo sui testi? Cioè, magari è anche giusto (io non sono del tutto d'accordo), ma Rino sta parlando di altro
IlFantasmadelNatalePassato
Domenica 19 Febbraio 2012, 13.40.38
36
@Arrraya: oddio, non mi sembra che vendano tanti dischi in meno in realtà...e se non ricordo male il più venduto è quella mosciarella di Fear of the Dark, quindi conta relativamente.
Arrraya
Domenica 19 Febbraio 2012, 13.38.42
35
La verità assoluta come intendi tu e come intendiamo tutti non esiste e sono d'accordo, ma la verità che c'è gente (e sono tanti) che hanno abbandonato i Maiden per le loro scelte discutibili in ambito musicale,visti gli ultimi album degli ultimi decenni è una cosa che si dovrebbe dire. Quella verità.
IlFantasmadelNatalePassato
Domenica 19 Febbraio 2012, 13.37.16
34
Okay, però quest'articolo non parla della qualità dei dischi, capiscilo. Parla della qualità dei TESTI, e quella come abbiamo detto sotto è difficilmente contestabile.
Alex Ve
Domenica 19 Febbraio 2012, 13.36.16
33
@Arrraya. la tua opinione sui Maiden è assolutamente legittima -per me sono alla frutta- però ti assicuro che Rino (e tutti gli altri della redazione) si limitano a scrivere le proprie analisi senza voler "intortare" nessuno. Anche perché, secondo te, i Maiden hanno bisogno di Metallized per accaparrarsi ulteriori fan? - Se l'articolo non ti trova d'accordo per i motivi da te sostenuti ti consiglio di dare un'occhiata al database, troverai tanti altri articoli su artisti "minori" che ti dimostreranno come su Metallized si cerchi di seguire tutto il panorama hard&heavy
Er Trucido
Domenica 19 Febbraio 2012, 13.34.56
32
E quale sarebbe la verità? Illuminaci
Arrraya
Domenica 19 Febbraio 2012, 13.34.41
31
IlFantasmadelNatalePassato@ bravo, forse ho espresso male e in maniera fuorviante il mio pensiero abbastanza critico sull'articolo ma non su chi lo ha scritto, anche perchè (come si era capito) il giudizio su questi album è fin troppo lusinghiero, non che non ci siano spunti, ma vengono rovinati da una mania ormai ventennale di allungare il brodo che svilisce tutto.Ditemi se è maleducazione questa
Khaine
Domenica 19 Febbraio 2012, 13.33.18
30
Ma quale verità, Arraya? Guarda che quando dici che "bisognerebbe dire la verità" stai farendo passare il concetto che chi non la pensa come te dice una bugia...
Arrraya
Domenica 19 Febbraio 2012, 13.29.50
29
Poi ho spiegato che per me i Maiden sono finiti dal punto di vista creativo nel 1988, non ho detto che sono morti , perchè continuano ad essere una macchina da guerra in concerto, come ho scritto ma che evidentemente non avete letto.I Maiden sono stati il mio gruppo preferito fin dagli anni '80, li ho visti tante volte dal vivo, e se permettete posso permettermi di analizzare anche io l'operato della band, visto che anche io posso farlo.Sulla questione intortare mi riferivo al fatto che bisognerebbe dire la verità e non sono l'unico a pensarla in questo modo.
IlFantasmadelNatalePassato
Domenica 19 Febbraio 2012, 13.25.53
28
@nerchiopiteco: guarda, probabilmente se ci fossero stati solo questi articoli sui testi (molto molto accurati e piacevoli, per i miei gusti un pelo troppo compilativi ma comunque ben fatti) le critiche starebbero a zero, però fra questi e le biografie di ogni singolo membro della band c'è un certo sovraffollamento che a qualcuno può dar fastidio. Ma ovviamente sono opinioni, poi di base sta a tutti noi rispettare le scelte della redazione che fa sempre un ottimo lavoro. @Khaine: resta però un commento "nella media", dai. Sì, la frase incriminata ("Se volete intortare i giovincelli è un conto, se volete raccontare la verità allora dite che i Maiden sono finiti nel 1988") è indelicata e espressa male, ma non l'ho trovata, appunto, di una "maleducazione intollerabile" (come, invece, altre volte si legge in commenti pieni di insulti o di spam più o meno velato). Ecco, preferisco una critica mal formulata a due utenti che occupano lo spazio commenti per salutarsi, ad esempio.
Celtic Warrior
Domenica 19 Febbraio 2012, 13.25.18
27
Dopo la lettura attenta di questo articolo non posso fare altro che complimentarmi con Rino e gridare UP THE IRONS !!!!!
Arrraya
Domenica 19 Febbraio 2012, 13.24.48
26
Khaine@ l'unica cosa fuori tema è quest' accusa di "maleducazione" rivolta al sottoscritto. Prima di tutto se esiste il box dei commenti un motivo ci sarà, e non certo per scrivere cose che possono farti/farvi piacere. Non ho detto nulla di personale su chi ha scritto l'aricolo e ci mancherebbe, ma se permetti ho scritto il mio parere utilizzando i suddetti box in questione, altrimenti non capisco cosa ci stanno a fare. Ribadisco: per me i Maiden sono stati fin troppo esaltati in questo articolo ed (ribadisco IO, perchè qui sotto c'è scritto "invia un commento") non sono d'accordo. Quando ribattete cercate di farlo in maniera seria , soprattutto quando dall'altra parte non sono state usate parole sconvenienti.La maleducazione è un altra cosa , la mia è solo stata una sacrosanta critica. Mah
Radamanthis
Domenica 19 Febbraio 2012, 13.11.35
25
I Maiden sono più vivi che mai, altro che palle...e questa serie di articoli (a mio avviso molto belli e molto ben curati) ripercorrono fedelmente le fasi della carriera della miglior band della storia dell'heavy metal! E su questo, non ci sono discussioni!!! Per il resto credo che Khaine abbia ragione, non penso proprio che The thrasher e nè tantomeno la redazione di Metallized vogliano intortare i giovincelli, purtroppo quelli si fanno intortare da Mtv (quella attuale...non la Mtv degli '80...) e dalla pop music, il metal non intorta proprio nessuno e non fa prigionieri! Up the Irons sempre!
Khaine
Domenica 19 Febbraio 2012, 13.04.52
24
E' vero per le prime due, ma non per le ultime...
IlFantasmadelNatalePassato
Domenica 19 Febbraio 2012, 13.01.35
23
@Khaine: le espressioni che riporti sono riferite ai dischi, eh, non agli articoli
STORMLORD
Domenica 19 Febbraio 2012, 12.47.22
22
Certo cazzo gli articoli sui Maiden sono irritanti!!! Voglio un panegirico su Tokio Hotel e Limp bizkit!!!! Ero ironico ovviamente, questo articolo è la (degna) conclusione di una serie di scritti sui testi e le tematiche dei Maiden, quindi questa "concentrazione" è in realtà una collana di articoli sullo stesso argomento! @ Arraya: non vendere le tue idee come verità assoluta, perchè troverai qualcuno (me ad esempio) che apprezza anche i lavori degli anni 2000 dei Maiden. I Maiden finiti nell'88?? Ma dai! I Maiden hanno subito un'evoluzione e dischi come Dance of Death ne sono la prova: gli Iron sono ancora vivi, ma se sfornano un'altra cagata come FF dovrò rivedere questa mia posizione!
STORMLORD
Domenica 19 Febbraio 2012, 12.47.05
21
Certo cazzo gli articoli sui Maiden sono irritanti!!! Voglio un panegirico su Tokio Hotel e Limp bizkit!!!! Ero ironico ovviamente, questo articolo è la (degna) conclusione di una serie di scritti sui testi e le tematiche dei Maiden, quindi questa "concentrazione" è in realtà una collana di articoli sullo stesso argomento! @ Arraya: non vendere le tue idee come verità assoluta, perchè troverai qualcuno (me ad esempio) che apprezza anche i lavori degli anni 2000 dei Maiden. I Maiden finiti nell'88?? Ma dai! I Maiden hanno subito un'evoluzione e dischi come Dance of Death ne sono la prova: gli Iron sono ancora vivi, ma se sfornano un'altra cagata come FF dovrò rivedere questa mia posizione!
Khaine
Domenica 19 Febbraio 2012, 12.43.07
20
Certo che è intollerabile. Lo è perchè un sito che produce articoli di ogni genere, destinati sia a soddisfare le nicchie che chi si stia introducendo al genere (ed entrambi hanno lo stesso interesse a visitare un sito come il nostro), non può essere tacciato di "eccessiva benevolenza". La benevolenza non centra niente con gli articoli. La benevolenza centra solo con la tolleranza del dover accettare critiche relative ad articoli che risultano di uno "stucchevole fastidioso", parlando di "stesse tiritere portate allo sfinimento". Dove sono i commenti sulle diverse centinaia di recensioni di nicchia prodotte annualmente? Dove sono i commenti sulle interviste agli artisti minori? E con quale arroganza tu mi dici che devo accettare la "lezione" di uno che mi dice che "non racconto la verità" o che "voglio intortare i giovincelli"?
nerchiopiteco
Domenica 19 Febbraio 2012, 12.39.46
19
@IlFantasmadelNatalePassato: quando si parla di Iron Maiden non puoi pensare di cavartela con un articoletto di poche righe,altrimenti fai un lavoro becero, inutile e banale! Necessariamente devi dividere in parti il lavoro; poi è chiaro che ognuno vorrebbe vedere lo stesso lavoro fatto su ciascuna delle proprie band preferite ma prima di tutto da qualche parte bisogna pur cominciare e qualcuno deve necessariamente attendere, poi se non si può fare una cosa del genere manco sui Maiden allora è meglio chiudere il sito...
IlFantasmadelNatalePassato
Domenica 19 Febbraio 2012, 12.30.50
18
@Khaine: a me sembra che Arraya sia andato fuori tema ma non sia stato "di una maleducazione intollerabile". Lui ha visto nell'articolo un'esaltazione degli ultimi Maiden (probabilmente a torto), non gli è piaciuta, l'ha detto senza offendere nessuno mi pare. Poi sono un po' (non del tutto, ovviamente, ma un po') d'accordo con Vico, la concentrazione di articoli sugli Iron Maiden dell'ultimo periodo è un po' irritante, ma ovviamente liberissimi di continuare, di certo non perdete un lettore affezionato per una scelta editoriale come tante altre.
Khaine
Domenica 19 Febbraio 2012, 10.33.08
17
@ Arraya: intanto renditi conto che il messaggio che hai scritto è di una maleducazione intollerabile. Questo articolo fa parte di una serie che analizza tutti i testi dei maiden, cosa centra col giudizio estetico sul contenuto degli album? Quella è una cosa che spetta alle recensioni, che per forza di cose non possono e non debbono essere in alcun modo analitiche. 'La verità', come dici tu, non la sa nessuno.
Arrraya
Domenica 19 Febbraio 2012, 5.34.03
16
Stormlord@ mi dispiace, ma io preferisco una band (non parlo dei Metallica) che osa e sfida se stessa piuttosto che ascoltare una band che ha finito di esistere (per quanto riguarda l'ispirazione) come i Maiden, che tirano avanti con le solite tiritere da piu di vent'anni ormai.L'articolo è fin troppo benevolo nei confronti di questi album,che nonostante abbiano qualche spunto interessante, risultano di un stucchevole fastidioso; stesse tiritere portate allo sfinimento, pezzi lunghi dieci minuti ma cosi schematici ,prevedibili e ripetitivi,parti attaccate cosi a sputo per allungare il brodo,stessi tempi di batteria,stesse cose da sempre, il che non sarebbe un male se prendessero le cose migliori,purtroppo riutilizzano gli stessi schemi da anni.Se volete intortare i giovincelli è un conto, se volete raccontare la verità allora dite che i Maiden sono finiti nel 1988.Per il resto rimangono una grande band da vedere dal vivo, a patto che facciano la scaletta con i pezzi vecchi
STORMLORD
Sabato 18 Febbraio 2012, 19.15.46
15
Già già ora basta con questi matusalemmi del Metal voglio un articolo di 100 pagine sui Bring Me the Water!!!!!!! PS: quoto l'ultima parte del commento di Nerchiopiteco, i Maiden sono ricchi sfondati e potrebbero ritirarsi a vivere di rendita ma al contrario di altri (ogni riferimento ai Metallica è puramente non casuale) non mandano a puttane la loro storia con abomini musicali e tutto sommato il livello delle loro ultime uscite (escludendo FF che non l'ho mai digerito) è più che buono (cazzo, Dance Of Death è un signor disco e Brave New World non è da meno)!
nerchiopiteco
Sabato 18 Febbraio 2012, 19.02.47
14
ha ragione Vigo, basta co sti Maiden: voglio un articolo di 40 pagine sui limp bizkit. Chiusa la parentesi idiota, complimenti a The Thrasher che anche questa volta è riuscito a rendere onore a questi Dei del Metal senza scadere nella banalità e chissà magari un giorno scriverà The Voice Of The Beast, #5 sinceramente avevo aspettative più elevate per il post reunion con Bruce, non che BNW non mi piaccia, anzi, ma mi aspettavo la fine del mondo! Quanto agli altri si lasciano apprezzare dopo qualche ascolto, ormai non c'è più quell'immediata esplosione dei primi album, ma come dice Raven alla fine della recensione di Dance Of Death:"Non il capolavoro degli Iron Maiden, ma chi se lo aspetta più? Dance Of Death ci consegna un gruppo di grandi musicisti sui 50, ricchi sfondati, ma con ancora voglia di suonare e rendere onore alla loro storia. La solita messa cantata? Forse, ma cantata dannatamente bene " UP THE IRONS sempre e comunque!
forbiddenevil
Sabato 18 Febbraio 2012, 18.40.48
13
Ottimo articolo, @Vigo:e chi ti dice di "perdere" tempo leggendo un articolo degli IRON !!!
leonardo
Sabato 18 Febbraio 2012, 18.15.40
12
grande articolo complimenti........ps: se Gers si tagliasse i capelli corti forse sembrerebbe meno vecchio
Elluis
Sabato 18 Febbraio 2012, 16.39.24
11
Per un momento ho sperato di vedere nell'immagine dell'Ultima Cena, anche il ghigno di Eddie, ma così non è stato, peccato !
STORMLORD
Sabato 18 Febbraio 2012, 16.22.26
10
"AVETE ROTTO LE PALLE CON GLI IRON MAIDEN".... ma chi cazzo scrive sti commenti???? Rispetto porca troia per questo articolo scritto magnificamente!!!
il vichingo
Sabato 18 Febbraio 2012, 15.14.19
9
Spero tu stia scherzando! Questi articoli sono scritti benissimo e sono estremamente interessanti! Grande Rino, l'ennesimo articolo ben scritto! @ Xutij: in parte sono d'accordo con te! La maturazione compositiva è evidente in Dance of Death e Brave New World, anche se per me i Maiden hanno raggiunto l'apice con Powerslave (a livello di testi intendo).
Vigo
Sabato 18 Febbraio 2012, 14.49.31
8
Bastaaaaa! avete rotto le palle..... Non esistono solo i Maiden con tutto il rispetto pero sono mesi che avete rotto le palle con loro...... Ce tantissimo da scrivere...per me ste robe sono perdite di tempo....
Radamanthis
Sabato 18 Febbraio 2012, 12.58.40
7
@xutji:in parte anche io. Concept album come Powerslave o liriche come quelle di Seventh sono of a seventh son a mio avviso sono superiori ma la maturità (beh, l'età è quella della maturità...) delle lyrics degli ultimi album è evidente. Poi è questione di gusti; per me il top assoluto dei Maiden considerando il binomio lyrics / music è Seventh son (il mio disco preferito della band).
IlFantasmadelNatalePassato
Sabato 18 Febbraio 2012, 12.07.59
6
@xutij: io, io. Maturazione lirica nettissima, è quello che me li fa ancora apprezzare.
xutij
Sabato 18 Febbraio 2012, 11.50.44
5
I testi dell'ultimo periodo dei Maiden per me sono i loro migliori. Chi è con me ?
BILLOROCK Fci. (calcisticamente in lutto)
Sabato 18 Febbraio 2012, 11.33.40
4
Che altra grande band gli Iron Maiden, forse una delle più celebri band che hanno avuto pochissimi problemi legali e di alcol / tossicodipendenza (ma potrei dire una cazzata, visto che non sono un fan accanito) eccenzion fatta per Di Anno ovviamente.!! Quello che preoccupa + che vedo poche altre bands di simile fattura.....The beast's band is still alive !!
BILLOROCK Fci. (calcisticamente in lutto)
Sabato 18 Febbraio 2012, 11.33.39
3
Che altra grande band gli Iron Maiden, forse una delle più celebri band che hanno avuto pochissimi problemi legali e di alcol / tossicodipendenza (ma potrei dire una cazzata, visto che non sono un fan accanito) eccenzion fatta per Di Anno ovviamente.!! Quello che preoccupa + che vedo poche altre bands di simile fattura.....The beast's band is still alive !!
Radamanthis
Sabato 18 Febbraio 2012, 11.12.08
2
L'ultima era, la più recente dei Maiden. Quando iniziaromo a circolare le voci sulla reunion tra Bruce / Adrian e il resto della band la mia fantasia già correva a nuovi capolavori e la fantasia, quasi sempre, ci azzecca! Questo è il caso, si parte con Brave New World, disco d'impatto, canzoni coinvolgenti e molto catchy, lavoro di 3 chitarre sublime e la voce di Bruce che svetta sulle composizioni dei Maiden come non succedeva da anni. Poi ecco il masterpiece della nuova era: Dance of death, il vero e proprio capolavoro assulto dell'ultimo decennio in casa Harris & c. Disco da ascoltare, difficile per me trovare parole intelligenti per descrivere brani come la title track, No more lies, Montsegur, Paschendale...spettacolare! Ecco il passo indietro poi nel 2006: A matter of life & death non mi ha entusiasmato molto se devo essere sincero, a parte qualche episodio molto ben riuscito (Different world, These colours don't run su tutte) il disco non svetta quasi mai, ma guai a parlare di fallimento, è una parola che in casa Maiden non esiste. Questo disco è solo sufficiente (cosa negativa per la band più rappresentativa del Metal). Infine The final frontier, album da tanti criticato ma da me apprezzato sin dai primissimi ascolti, a mio parere superiore (e nettamente) a Matter of life & death, contenente vere e proprie grandi songs (Mother of mercy, Starblind, The talisman e le stupende When the wild wind blow e Isle of Avalon oltre che la easy (ma azzeccata) El dorado. Che dire infine dei Maiden? Nulla...vanno ascoltati dal primo all'ultimo disco, tutte le canzoni per poter capire l'immensità di una band che non ha MAI e ripeto MAI sbagliato un colpo. Un omaggio a tutti i membri di questa immensa band che ha segnato la storia dell'heavy metal (si, questa volta anche a Paul Di Anno anche se non lo reggo... ,) )
Nightblast
Sabato 18 Febbraio 2012, 10.21.15
1
BRAVE NEW WORLD: il ritorno di Bruce e Adrian ha elettrizzato il mondo Metal. I Maiden tornano alla grande con un disco furbo che strizza molto l'occhio alla loro produzione anni '80 farcito di ottime soluzioni "moderne". L'album ha in sè gemme assolute come Ghost of the Navigator, Nomad e Blood Brothers che convivono con brani più cattivi ed immediati come Wicker Man, Mercenary e Fallen Angel. Grande disco. DANCE OF DEATH: a parere mio è la continuazione di quanto i Maiden avevano iniziato con 7th Son. Un disco che segna il cambiamento, la metamorfosi dei nuovi Maiden, ma che lo fa in maniera dannatamente convincente. Anche in questo caso siamo al cospetto di un disco che ci dona perle assolute come la title track, Paschendale, Face in the sand e Age of Innocence, accanto a brani più immediati come Montsegur , Rainmaker o New frontier. I Maiden osano e lo fanno bene, la prove è Journeyman. A MATTER OF LIFE AND DEATH: per molti un mattone esagerato, penso che sia l'ideale continuazione del sound di DoD. La vena "pseudo-prog" di Harris si accentua, ma ne esce un gran bene. For the greater good of God, Longest Day, Brighter than thousand suns, Lord of Light, The Legacy, sono gemme oscure. L'album è permeato da un alone di buio dato anche dalle tematiche affrontate. Secondo me AMOLAD è un capolavoro. THE FINAL FRONTIER. Disco debole e ripetitivo. Non mancano episodi buoni come Mother of Mercy, Coming Home, Starblind o Talisman, ma in fondo si sente molta ripetitività. Harris comincia a stancare con la sua vena "prog" che di prog non ha nulla, componendo brani pachidermici e noiosi. Inoltre l'album è caratterizzato da una produzione pessima. In fin dei conti FF è il Virtual VI die Maiden di Bruce. Peccato.
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