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FLESHGOD APOCALYPSE + DELIRIUM X TREMENS + LAHMIA - Revolver Club, San Donà di Piave (VE), 24/02/2012
27/02/2012 (4798 letture)
Avrei voluto iniziare questo report così:

Certo che noi italiani sappiamo essere un popolo in costante contraddizione.
Siamo sempre incredibilmente veloci nel lamentarci quando qualcosa non funziona, eppure incredibilmente lenti nell'elogiare chi ha dei meriti. Non ci accontentiamo di nulla, vogliamo sempre il meglio e quando lo otteniamo ancora non ci basta: è ancora troppo poco. Ed i metallari non fanno eccezione: ad esempio quando una band è semisconosciuta e si ha l'occasione di sentirla dal vivo, allora non interessa a nessuno supportare l'underground; quando invece è un act famoso a tenere un concerto allora è il prezzo del biglietto a costare troppo, il “trvismo” inizia ad emergere e dunque “quei musicisti sono tutti dei venduti!”, “il vostro disco è solo sterile plastica!” e subito sciorinato l'elogio delle realtà medio-piccole che riescono a strappare con le unghie ed i denti qualche briciola di attenzione. Risultato: tipicamente i concerti medi (ovvero non Big 4 ma nemmeno stiamo parlando di Joe Sandalo, come direbbe qualcuno) sono sempre il raduno dei soliti gruppi di persone. Per finire invece di supportare una scena che si sviluppa già a fatica, prendendo le distanze dal gusto comune della popolazione, preferiamo buttare soldi per andare a deridere ed umiliare qualche ciarlatano o per sentire qualcuno che la musica non la suona ma la riproduce.
Siamo proprio dei gran chiacchieroni, accidenti! Molto spesso si sentono aspiranti musicisti (o presunti tali) parlare come se legiferassero, dettando banalità sconcertanti su come in questo Paese nulla funzioni per suonare, le cose siano gestite coi piedi (o con altri tipi di sineddoche decisamente meno pietose) e che sia tutto uno schifo; avvalorando la legge per cui meno si è all'interno di un fenomeno, più si presume di conoscerlo in profondità e sapere come risolverne le difficoltà, chiaramente parlando a vanvera.
No, non mi vergogno affatto di essere italiano né di far parte di un insieme di persone che cedono con facilità a questo tipo di atteggiamenti. Troppo facile sparare nel mucchio in pubblico, a maggior ragione nascondendosi dietro una tastiera, togliendosi poi qualche sassolino dalla scarpa in privato.


Ma, pur pensando davvero tutte queste cose, non avrei messo in luce il lato davvero importante della prima serata dell'Agony Italian Tour dei Fleshgod Apocalypse.
Invece comincerò dicendo quanto sono fiero di sentir scorrere il sangue italico nelle mie vene, di condividere l'amore per una terra che, nonostante le sue contraddizioni, riesce a far emergere anche i lati migliori delle persone. E -incredibile a dirsi- succede anche ai metallari.
La cronaca di un'esperienza nel report che segue.

Da mesi attendevo la prima occasione utile, la prima calata a distanza abbordabile, dei nostrani Fleshgod Apocalypse per assistere alla riproposizione dal vivo della loro ultima fatica Agony. Finalmente quest'occasione si è presentata, con il minitour italiano del quintetto in compagnia dei romani Lahmia, che ha toccato la provincia di Venezia al Revolver Club in data 24 febbraio, ricevendo per l'occasione in supporto dei bellunesi Delirium X Tremens.
Dopo aver atteso l'apertura dei cancelli chiacchierando con qualche amico, finalmente le porte del locale si spalancano, svelando un palco già predisposto per l'esibizione delle tre band. Troneggia l'enorme stendardo dei Fleshgod Apocalypse su cui è rappresentata una figura ricoperta di veli che suona il violino.
Il tempo di fare un primo giro agli stand del merch e già s'incontrano gli sguardi dei musicisti che sono mescolati al pubblico, dando a molti l'occasione di fare qualche chiacchiera con i propri beniamini prima delle rispettive esibizioni.

DELIRIUM X TREMENS
Salgono sul palco gli apripista, agghindati secondo il costume tipico un tempo in uso nella loro terra d'origine, la città di Belluno, che dà anche il nome alla loro ultima fatica discografica. Il cantante Ciardo si muove per il palco con l'aiuto di un bastone che ne aumenta l'impatto scenografico, nel frattempo attacca l'introduzione: la voce di un soldato caduto avvisa che ciò a cui assisteremo non sarà una semplice esibizione, ma sarà la storia della sua terra, una cronaca fatta di sangue e di leggende, un viaggio in musica attraverso i boschi e le valli dolomitiche. Finalmente è tempo per la band di aprire le danze, seppure l'esordio non sia privo di qualche difficoltà: allo scadere della narrazione la band inizia ad eseguire il primo brano, ma si ritrova senza illuminazione, che fortunatamente viene accesa dopo un minuto. Neppure l'acustica sembra inizialmente rendere giustizia all'operato dei cinque, disturbato per tutta la durata del brano I Was da dei fastidiosi rientri che vengono risolti, consentendo ai nostri di proseguire la performance focalizzandosi solo nella resa del proprio repertorio. La scaletta pesca a piene mani dall'ultima fatica Belo Dunum, fatta di death metal in cui s'intrecciano le trame della tradizione e del folklore montano. Queste sono interpretate in modo originale attraverso scelte armoniche tutt'altro che scontate e utilizzando sia l'italiano che qualche breve inserto dialettale, in modo da connotare in modo profondo la proposta della band. Ciardo sottolinea le radici del combo dicendo che il pubblico non ha di fronte una band norvegese, non degli svedesi, ma dei bellunesi. Impossibile non essere soddisfatti dall'operato di una formazione che ripropone perfettamente le composizioni del disco, senza tralasciare gli inserti non riproducibili senza l'ausilio di basi a click, vedasi il coro degli alpini nel brano Artiglieria Alpina.
La forza dello spettacolo non consiste solo nell'ottima preparazione tecnica della band, ma nel modo in cui questa si amalgama alla componente scenica, pur mantenendo la personalità e l'aggressività intrise di tradizione del disco.

SETLIST DELIRIUM X TREMENS:
01. I Was
02. Teveròn, The Sleeping Giant
03. The Legend Of Càzha Selvàrega
04. Artiglieria Alpina
05. 33 Days Of Vatican Pontificate (Vatican Inc.)
06. Liquified Emotion


LAHMIA
Un veloce cambio palco e tocca ai Lahmia calcare lo stage per scaldare la folla con il proprio death melodico prima della brutale orchestra che risponde al nome Fleshgod Apocalypse.
L'ultima volta che avevo assistito ad un'esibizione della band , durante il Viadana Open Air, avevo trovato limitante lo scarso tempo concesso ai romani per riuscire ad avere un'idea completa sulla proposta della band, fortunatamente in quest'occasione la mezz'ora a disposizione dei nostri si è rivelata sufficiente. La band appare in buona forma, sfoderando un'esecuzione scevra di incertezze ed una discreta presenza scenica. In particolare salta all'occhio degli spettatori la trascinante performance alla batteria del giovane Alessandro Santilli che dimostra evidente trasporto mentre suona, aizzando il pubblico ed arricchendo i brani di passaggi curati.
Anche in questo caso il settaggio sonoro non è da subito favorevole ai cinque: inizialmente molto secco e ricco in frequenze medio alte, questo migliora notevolmente a metà scaletta, arricchendosi in basse frequenze che evidenziano il corpo dei brani e fanno emergere le asce. Tuttavia le difficoltà non sembrano minare la determinazione della band che presenta alcuni brani del futuro full lenght, ripescando Nightfall dall'EP Forget Every Sunrise e aggiungendo alla propria esibizione anche una riuscita cover di Nightcrawler.
Particolarmente incisive anche le performance del chitarrista Flavio Gianello, autore di assoli ricchi in tapping e sweep picking, e del vocalist Francesco Amerise che non si limita ad un tagliente scream ma esplora anche registri “sporcati” riuscendo a mantenere lunghe emissioni vocali senza difficoltà.
L'esibizione si conclude con Strengh From My Wounds che presenta forti richiami al sound scandinavo e un buon impianto melodico, dunque attendiamo il full lenght Into The Abyss a conferma del potenziale dimostrato in sede live.

SETLIST LAHMIA:
01. Drag Me To Hell
02. Into The Abyss
03. Nightfall
04. The Tunnel
05. Nightcrawler
06. Strenght From My Wounds


FLESHGOD APOCALYPSE
Il tempo di bere un drink e raccogliere le impressioni di qualche amico e comincia a suonare l'intro Temptation che raduna la folla sotto al palco mentre i Fleshgod Apocalypse prendono posto sul palco, dando le spalle al pubblico. I cinque sono abbigliati con tanto di frac, panciotti e papillon come dei veri musicisti classici, con sgualciture e visi sporcati che testimoniano come ci troviamo di fronte all'orchestra maledetta e non ad un ensemble tradizionale.
Il tastierista Francesco Ferrini siede al pianoforte verticale, accrescendo una scenografia già ricca in simbologia ed icone.
Si conclude il crescendo dell'introduzione ed i musicisti si voltano, mostrando le chitarre ed il basso rivestiti di vernice bianca su cui percuotono l'attacco di The Hypocrisy. Pochi secondi e la violenza si accompagna all'headbanging del trittico Rossi/Riccardi/Trionfera, compatto tanto nel movimento quanto nell'attacco vocale del brano in cui ognuno dona spessore con il proprio growl. Il mastermind Francesco Paoli si scatena alle pelli spremendo il proprio kit fino all'osso, toccando velocità vertiginose sia nei passaggi di doppio pedale che nel blast beat.
Purtroppo il mastodontico impatto visivo non è rispecchiato da altrettanta potenza sonora, in quanto si fatica a discernere i singoli strumenti se non spostandosi in continuo nella platea alla ricerca del punto migliore in cui ogni sezione dell'orchestra maledetta confluisca senza accavallamenti sonori confusi. Spezzo una lancia a favore del fonico, che non deve aver avuto vita facile con il complesso amalgama proposto dai cinque, ma ha cercato per tutta la durata dell'esibizione di bilanciare volumi ed equalizzazioni.
Per nulla affaticati dopo i primi due brani, i Fleshgod Apocalypse ripescano Thru Our Scars dall'EP Mafia, con il suo dissonante violino e le armonie al fulmicotone della coppia chitarristica. Gli striduli inserti vocali di Paolo Rossi vengono perfettamente riproposti in sede live, con un migliore inserimento nei brani rispetto alle registrazioni.
Nella breve pausa tra un brano e l'altro tocca al carismatico Tommaso Riccardi, che spesso durante i brani incita fortemente il pubblico, il ruolo di predicatore che introduce brevemente al tema dei brani seguenti con frasi altisonanti e solenni. In particolare a metà scaletta torna in prima fila con un libro consunto, che spalanca declamando le celebri parole:

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza


accompagnate dal clamore del pubblico che recita la terzina dantesca insieme al vocalist.
Le cartucce della band non sono ancora terminate: ripescando un paio di brani da Oracles, la luttuosa Requiem In Si Minore e la maestosa In Honor Of Our Reason, riarrangiate per l'occasione con tanto di orchestrazioni, vengono accontentati anche i fan più nostalgici che però cedono alla doppietta The Deceit/The Violation. Gli interventi solisti di Cristiano Trionfera cesellano i brani di raffinate melodie, aumentando il sapore neoclassico della proposta della band.
Commiato controvoglia sulle note della malinconica The Forsaking in cui la velocità si riduce e la batteria abbandona il suono del trigger, dopo di che i cinque musicisti raggiungono il palco tutti insieme ripetendo numerosi inchini.
Prestazione superiore sia dal punto di vista tecnico che da quello estetico, con una band in grado di riprodurre senza difficoltà quanto presente su disco -e scusate se è poco!- e di offrire anche un vero e proprio spettacolo curato in tutte le coreografie.

SETLIST FLESHGOD APOCALYPSE:
01. Temptation
02. The Hypocrisy
03. The Egoism
04. Thru Our Scars
05. Requiem In Si Minore
06. The Imposition
07. The Deceit
08. The Violation
09. In Honor Of Our Reason
10. The Forsaking


Tutti musicisti della serata fanno ritorno in mezzo alla folla dopo le rispettive esibizioni, raccogliendo complimenti e dispensando strette di mano con un'umiltà e una simpatia da elogiare. Ho visto anche numerose persone avvicinarsi agli stand del merchandise ed acquistare cd e magliette delle band, chiedendo anche ragguagli di natura tecnica agli headliner che rispondevano volentieri ai quesiti.
Serate in cui un bill unicamente tricolore si dimostra valido e degno di fare concorrenza alle realtà internazionali, serate in cui i musicisti sono alla mano ed il pubblico si dimostra interattivo e voglioso di sostenere la scena italiana in cui crede non sono eventi rari ed irrealizzabili, ne ho avuto la prova. Queste serate, in cui la lingua lascia lo spazio al cuore ed alle emozioni, sono le occasioni in cui mi sento più orgoglioso che mai di essere italiano ed di essere musicalmente e personalmente rappresentato da realtà come Delirium X Tremens, Lahmia e Fleshgod Apocalypse.
E se, nonostante tutte le difficoltà, questo è possibile significa che non siamo secondi a nessuno, basta crederci e continuare a metterci il cuore.

Si ringrazia Sarah Corami "Scontrosa Velenosa" per le foto allegate a quest'articolo.



Khaine
Martedì 28 Febbraio 2012, 17.13.56
10
@ LaSte: copioincollo dalla nostra news: 02 marzo: Fleshgod Apocalypse + Death Mechanism + Cadaveric Crematorium + Hellstorm + Agony Face + Lahmia @ Palazzo Granaio, Milano Inizio: h 20:00 Costo: 10 €
Lexus
Martedì 28 Febbraio 2012, 16.10.50
9
Fleshgod IMMENSI. Sia scenicamente che tecnicamente. Lahmia niente di che,delirium molto validi.
LaSte
Martedì 28 Febbraio 2012, 14.44.18
8
Bel report, complimenti! Io spero di riuscire ad andare venerdì a Settimo mi, qualcuno di voi ci andrà? Suoneranno anche lì Delirium X Tremens e Lahmia, che voi sappiate?
GioMasteR
Martedì 28 Febbraio 2012, 13.02.36
7
Ringrazio tutti per i complimenti e gli apprezzamenti, continuiamo a sostenere queste meritevoli realtà!
Khaine
Martedì 28 Febbraio 2012, 7.46.06
6
@ Dave Insane: al Full Of Hate sarebbero stati proprio perfetti...
Dave Insane
Martedì 28 Febbraio 2012, 2.24.23
5
i Fleshgod Apocalypse a me piacciono ma, non per minimizzare il loro valore, credo sarebbe meglio per loro suonare sempre con band di maggiore calibro, come ad esempio il tour con Vader e Marduk. questo perchè essere headliner significa comunque dover garantire da soli un certo numero di pubblico che non credo possiedano ancora. detto questo, continuate così. (li avrei visti bene al Full of Hate al posto dei Legion of the Damned per esempio...)
Henotos
Lunedì 27 Febbraio 2012, 23.54.36
4
Bellissimo report. Ero presente all'evento e sono rimasto soddisfattissimo. I Delirium non li conoscevo e mi hano impressionato moltissimo, tanto che ho comprato pure il loro ultimo disco. I Lamhia, nulla di eccezzionale ma molto bravi. Mentre i Fleshgod è la seconda volta che li vedo, FAVOLOSI come sempre!
USER
Lunedì 27 Febbraio 2012, 23.31.11
3
report veramente molto ma molto bello. purtroppo non ho potuto esserci. Mi dispiace essermi perso i Lahmia, che ancora conosco poco ma di cui ho sentito parlare solo che bene. Dispiace ovviamente per gli headliner. dispiace molto meno per i delirium Xtremens che francamente non riesco a digerire nonostante miei concittadini, quindi zero campanilismo. di nuovo complimenti per l'articolo
Khaine
Lunedì 27 Febbraio 2012, 23.24.08
2
Yesss. Grande apprezzamento anche per il bill, decisamente un bel terzetto.
Giasse
Lunedì 27 Febbraio 2012, 23.12.26
1
Report di grande caratura!
IMMAGINI
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La locandina del mini-tour italiano dei Fleshgod Apocalypse
ARTICOLI
27/02/2012
Live Report
FLESHGOD APOCALYPSE + DELIRIUM X TREMENS + LAHMIA
Revolver Club, San Donà di Piave (VE), 24/02/2012
 
 
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