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HEIDENFEST - Estragon, Bologna, 24/10/2012
29/10/2012 (2638 letture)
È bastato vedere il bill dell'Heidenfest, molti mesi or sono, per spingermi ad acquistare il biglietto. Non capita infatti tutti i giorni di poter assistere ad un'esibizione dei Wintersun, soprattutto se accompagnati dalle band che facevano parte di quest'edizione: Korpiklaani, Varg, Trollfest e Krampus. L'attesa era ampiamente condivisa dai miei compagni di viaggio, con i quali abbiamo macinato tutti i chilometri necessari (e anche qualcuno in più!) per raggiungere l'Estragon, teatro dell'esibizione delle cinque band.

KRAMPUS
Non riusciamo ad entrare nel locale prima dell'inizio dell'esibizione dei Krampus, ma arriviamo a metà show, mentre termina Kronos' Heritage. L'esibizione è, come i nostri ci hanno abituato, solida e precisa nell'esecuzione, coinvolgente per la presenza scenica che la band dimostra di avere quando calca il palco. Pescando dai brani del recente Survival Of The Fittest, i friulani mettono in piedi uno show discreto, valorizzato dagli ottimi suoni e dal piacere di suonare nuovamente a casa. Il rimpiazzo temporaneo del batterista Carlo, ad opera di Aleksandar (Despite Exile, Sasha Grey), non inficia l'esecuzione dei pezzi, conferendo un solido vigore alle linee ritmiche. La coppia Alessandro/Marika è precisa nel rifinire i brani con melodie accattivanti, riuscendo a coinvolgere più delle tastiere. A proposito di synth, desta qualche perplessità nei presenti la richiesta del cantante Filippo, che incita la folla a saltare sulle note dello stacco elettronico di Redemption, trasformando per qualche istante l'Estragon in una discoteca popolata da persone vestite poco a tema. Fortunatamente, si tratta solo di pochi istanti e poi lo show prosegue come da copione.
Prima di salutare i presenti con The Season Of Revenge, la band non si esime dal ringraziare i fan italiani, affermando che è grazie al loro sostegno che sono stati raggiunti traguardi sempre più importanti, dando prova di umiltà oltre alle capacità esecutive.

SETLIST KRAMPUS:
1. Beast Within
2. Rebirth
3. Kronos' Heritage
4. Redemption
5. The Bride
6. The Season Of Revenge


TROLLFEST
Dopo aver assistito alla devastante prestazione dei Trollfest al Fosch Fest, la curiosità e la voglia di rivederli certo non mi mancava. Annunciati da uno stralcio di O Fortuna che si accorda ai ritmi dell'humppa, per poi sfociare nella celeberrima Trollkamp, i sette norvegesi si presentano al pubblico con un costume a tema con il nuovo disco: un branco di troll mascherati da calabroni comincia a sciamare sullo stage dell'Estragon. La band non gode inizialmente della stessa altisonante qualità dei predecessori: la voce di Trollmannen e la batteria di Trollbank si distinguono poco nell'insieme, i volumi sono nel complesso non troppo alti e l'impatto sonoro è ridotto. Questo inconveniente, a cui il tecnico del suono ovvierà progressivamente nel corso dell'esibizione, non mette in difficoltà la band, che scatena un show energico e caciarone, scatenandosi a più non posso e trascinando nella baraonda anche il pubblico.
Dopo i preamboli l'esibizione comincia a toccare le hit dell'ultima uscita: la titletrack Brumlebassen, la folgorante Illsint e Trikentroll, in cui Trollmannen richiede al pubblico di intonare il ritornello in compagnia, riscaldano l'audience, che risponde altrettanto rumorosamente. Sulle note di Der Jegermeister arriva il wall of death, coinvolgendo una grossa fetta dei presenti, che desiderano lasciarsi andare a più non posso sulle bizzarre melodie dei norvegesi.
I troll salutano un pubblico decisamente accaldato (e divertito) chiamando on stage i membri delle altre band, per l'esecuzione della finale Helvetes Hunden Garm in cui tutti sono invitati ad abbaiare a squarciagola. Sul palco si svolge un gigantesco party, mancano solo i Wintersun, tutti i musicisti si scatenano e gesticolano a più non posso, imitati dal pubblico che dimostra di apprezzare quest'inattesa congrega dei propri beniamini.
Nuovamente, i Trollfest dimostrano di saper tirare fuori il meglio per le esibizioni dal vivo: oltre ad uno spettacolo musicalmente impeccabile, la dimensione live si addice perfettamente all'allegra cagnara che accompagna la band. Non contenti, i sette circoleranno per il locale per il resto della serata, concedendosi qualche birra in compagnia dei fan e prestandosi a fotografie varie, naturalmente in pose inverosimili. Ma d'altronde qualcuno ha forse chiesto loro di esser seri?

SETLIST TROLLFEST:
1. Den Apne Sjo
2. Brumlebassen
3. Brakebein
4. Illsint
5. Trinkentroll
6. Karve
7. Der Jegermeister
8. Rundt Bålet
9. Helvetes Hunden Garm


VARG
Il palco si tinge di rosso: tocca ora ai teutonici Varg incupire l'atmosfera con il proprio pagan metal. Il teschio sull'asta del microfono e i banner con i lupi testimoniano che i prossimi cinquanta minuti scorreranno i preda del branco carminio.
Nonostante l'ultimo arrivato in casa tedesca, intitolato Guten Tag, non sia stato accolto con grande entusiasmo, la band riesce a mettere in piedi uno show convincente e dotato di un mordente maggiore rispetto alla prestazione su disco. Oltre alla buona prova a livello strumentale, solida e vigorosa a livello ritmico, il quintetto si fa forza grazie alla buona prova vocale di Freki, trascinante leader che tira fuori un timbro più ricco in sede live e coinvolge il pubblico a più riprese.
L'unica crepa di questo show è dovuta all'inevitabile dicotomia nella scelta dei brani che compongono la scaletta, fatta di momenti più cupi (la amonamarthiana Schwertzeit, Horizont, Wir Sind Die Wölfe) intervallati da brani in cui è la vena più allegrotta e sfacciata (Guten Tag, Angriff, Rotkäppchen) dell'ultimo lavoro a dominare.
La funerea Was Nicht Darf è particolarmente efficace nella riproposizione dal vivo, con il rintocco della campana che rimbomba per tutto il locale; per eseguire A Thousand Eyes Freki chiama sul palco Jonne Järvelä dei Korpiklaani, replicando così il duetto presente nell'ultimo disco. Il singer finnico dimostra anche una certa propensione per lo scream, seppure sembri più a proprio agio sulle tonalità pulite.
Nel complesso, l'esibizione dei Varg è piacevole e raccoglie il consenso del pubblico, anche dei meno entusiasti, grazie al carisma del vocalist e all'impatto che i brani acquistano con la riproposizione dal vivo. Non resta che augurarsi che questo effetto possa essere raggiunto anche con la prossima uscita, magari decidendo una volta per tutte a cosa si vuole puntare.

SETLIST VARG:
1. Guten Tag
2. Schwertzeit
3. Angriff
4. Horizont
5. Wir Sind Die Wölfe
6. Was Nicht Darf
7. Blutaar
8. A Thousand Eyes
9. Rotkäppchen
10. Viel Feind Viel Ehr


KORPIKLAANI
Giunge il turno dei Korpiklaani, di cui attendevo la fatidica terza prova. Ampiamente promossi al primo turno (Wacken 2009) per l'eccellente esibizione, stroncati al secondo (Fosch Fest 2011) per l'inesistente mordente, è giunto il momento di vedere da che lato della bilancia penda l'ago. Ebbene: ad un primo impatto ci troviamo di fronte ad un caso in cui è difficile dare una precisa valutazione, perché la band ha optato per un cambiamento sul fronte live: il buon Jonne Järvelä non imbraccia più la chitarra, decidendo (con successo) di focalizzarsi sull'aspetto canoro; le hit alcoliche (Beer Beer, Happy Little Boozer, Wooden Pints, giusto per citarne qualcuna) sono assenti; la band è nel complesso meno scatenata sul palco, anche se più focalizzata sull'esecuzione e la resa dei pezzi.
I brani scelti per l'ora a disposizione del clan della foresta sono estratti dalla produzione recente, Manala in primis, e toccando gli esordi solo in apertura e chiusura concerto, concedendo solamente Journey Man ad un'audience affamata di vecchi successi. Il frontman, libero dalle incombenze della sei corde, è continuamente a spasso per il palco, incita il pubblico a reagire e saltella allegramente sulle melodie create dai compagni. La prestazione vocale di Jonne è precisa ed intonata, arricchita dalla partecipazione e l'entusiasmo di riproporre dal vivo i propri brani: le danzerecce Juodaan Viinaa e Levan Polkka scatenano dei veri e propri balletti on stage, incalzati dalle melodie di Tuomas Rounakari (violino) e Juho Kauppinen (fisarmonica), veri protagonisti dell'esibizione insieme al cantante.
Ma i Korpiklaani sanno bene quando è il caso di tirare il freno e lasciare che sia il calore dei brani a fare il resto; ne è la prova Metsälle, posizionata in modo astuto per toccare il pubblico e conquistarlo, prima di incalzarlo nuovamente con Rauta ed accomiatarsi con la strumentale Pellonpekko.
Hanno messo la testa a posto? Non è detta l'ultima parola. Ma, a conti fatti, la posizione scelta dai Korpiklaani è decisamente avveduta: certi di non poter reggere il confronto con il branco di scatenati che porta il nome di Trollfest, i nostri hanno optato per uno show più calmo e puntato sulla performance, segnando in un certo senso il passaggio ad una fase più matura della carriera. La rottura con il passato è più che mai evidente, ma non sempre questa rappresenta un male. Se la qualità degli show in futuro si mantenesse sui livelli della prestazione offerta all'Heidenfest, sono pronto a scommettere che in molti sarebbero entusiasti di metterci la firma.

SETLIST KORPIKLAANI:
1. Tuonelan Tuvilla
2. Journey Man
3. Ruumiinmultaa
4. Juodaan Viinaa
5. Metsämies
6. Kipumylly
7. Ievan Polkka
8. Metsälle
9. Sumussa Hämärän Aamun
10. Vaarinpolkka
11. Lonkkaluut
12. Rauta
13. Viima
14. Pellonpekko


WINTERSUN
La serata raggiunge il culmine con la band che molti aspettavano: i Wintersun di Jari Mäenpää. Non è la prima volta che la band giunge nel nostro paese, ma molti anni separano la seconda calata dalla prima, quando il quartetto era in compagnia di Amon Amarth e Tyr. La trepidazione si scioglie quando attaccano le prime note dell'intro When Time Fades Away, le luci sono basse ma lasciano intravedere l'ingresso dei quattro finlandesi, la platea scoppia in un boato quando viene intonata la melodia di apertura di Sons Of Winter And Stars: lo spettacolo ha inizio.
Dopo aver risolto in velocità i problemi col volume del microfono del frontman, ogni tassello è al proprio posto: le orchestrazioni di Time I si sentono ma sono meno invadenti che su disco, lasciando spazio ad un sound più guitar-oriented ed energico; il lavoro alle pelli di Kai Hahto è fine ed implacabile al tempo stesso, come una stilettata in pieno petto; le molteplici linee vocali sono eseguite da Jari con il supporto di Teemu e Jukka, risultando molto fedeli a quanto inciso. In particolare, va segnalato che la prestazione canora del mastermind non è affetta dalla minima sbavatura: che sia pulito, graffiato o scream non fa differenza, non c'è nulla di quanto è stato registrato in questi anni che non sia stato riproposto altrettanto fedelmente dal vivo.
Persino l'intermezzo a cappella dell'opener, con il suo groviglio vocale dai contorni onirici, non presenta note fuori posto, ma riproduce pienamente l'intricata meraviglia del lavoro.
Si prosegue con Land Of Snow And Sorrow, il pubblico è ormai caldo e risponde intonando cori e cantando a squarciagola le linee del brano. La cosa che più sorprende è che i finlandesi a tutti gli effetti si muovono poco, non scorazzano sul palco come i predecessori, eppure la platea è ipnotizzata e fissa ininterrottamente il quartetto, che riversa un fiume emozioni sui presenti.
Si torna indietro di otto anni con Battle Against Time, accompagnata dai cori del pubblico e giocata su stop e ripartenze ad effetto; poi è il turno di Death And The Healing, in cui anche Teemu ha la possibilità di dimostrare la propria abilità alla sei corde grazie agli intrecci solistici della lunga sezione centrale. La coppia d'asce mostra una grande intesa nelle linee armonizzate, eseguite con notevole precisione, come negli inserti ritmici.
Dopo aver riproposto la titletrack dell'ultimo lavoro, la band passa dietro le quinte per il cambio della strumentazione, ripresentandosi con una Beyond The Dark Sun eseguita ancora più velocemente dell'originale. La cavalcata si esaurisce velocemente ed è giunto il momento dei saluti, che la band decide di fare sulle note di Starchild, forse la traccia del debutto che più si avvicina a Time I per il modo in cui è concepita. L'esecuzione scivola via in un lampo, attraverso le diverse sezioni del brano si compie l'ultimo viaggio della serata, tra epicità, malinconia ed atmosfere sideree, fino a culminare nel grido I fall like a burning star! che unisce ancora una volta il pubblico e la band.
A tutti gli effetti la setlist dei Wintersun è relativamente breve, ne vorremmo ancora, ma non c'è posto per le restanti tracce di Wintersun. A malincuore ci si avvia all'uscita dell'Estragon, ma regna un silenzio innaturale tra i presenti, si sente solo dire “se fanno un'altra tappa in Italia non me li perdo” ma nessuno ha di che lamentarsi: è stato un vero e proprio spettacolo e sicuramente la lunga attesa non avrebbe potuto essere meglio ripagata.

SETLIST WINTERSUN:
1. Sons Of Winter And Stars
2. Land Of Snow And Sorrow
3. Battle Against Time
4. Death And The Healing
5. Darkness And Frost
6. Time
7. Beyond The Dark Sun
8. Starchild


Si conclude anche quest'edizione dell'Heidenfest, lasciando al pubblico una serata indimenticabile. Il bill si dimostra all'altezza delle aspettative e riesce ad accontentare un po' tutti grazie alla varietà delle band che partecipano al festival, offrendo nel complesso delle buone prestazioni, sia dal punto di vista esecutivo che da quello scenico.
L'Estragon ha saputo gestire la serata adeguatamente: oltre all'ampio spazio per il concerto il locale dispone di un'area aggiuntiva in cui si dispongono i banchetti di cd, merchandise e quant'altro; i volumi sono stati contenuti ma adatti a permettere una buona fruizione del concerto, senza lasciare gli ascoltatori con le orecchie che fischiano per giorni. Anche i prezzi delle consumazioni sono onesti ed il listino dispone di una buona scelta di prodotti: c'entra poco con la musica, ma per poter ospitare un festival serve anche questo.

Foto a cura di Andrea Poletti “Ad Astra”



wonderghio
Giovedì 1 Novembre 2012, 22.06.14
9
Wintersun perfetti e super disponibili a chiacchierare e fare foto dopo lo show!!! Anche i trollfest mi sono piaciuti moltissimo,sono rimasto invece deluso solamente dai korpiklaani. In generale serata di grandissimo livello.
Requiem
Martedì 30 Ottobre 2012, 18.01.08
8
Che serata fantastica! Non avevo mai visto così tanta partecipazione all'Heidenfest, già dall'inizio la gente era tanta e davvero carica! Tra l'altro i Krampus sono stati una vera sorpresa, davvero bravi. E i Wintersun... fenomenali Forza ragazzi, il prossimo anno tutti a Bologna!
Akaah
Martedì 30 Ottobre 2012, 16.48.27
7
D'accordo su tutta la linea, ma permettimi una finezza da finnista: l'humppa è peculiarità da finlandesi, quella che usano ballare gli scandinavi, come i Trollfest, rientra invece, a vario tipo, nella famiglia della gammaldans.. ora puoi tranquillamente mandarmi via
Radamanthis
Martedì 30 Ottobre 2012, 14.23.16
6
Wintersun....MUSICA allo stato puro!
Ahti
Martedì 30 Ottobre 2012, 13.52.37
5
Uff..................non scrivo altro. Brucio nell'invidia.
Kirves
Martedì 30 Ottobre 2012, 13.27.56
4
@jezolk ti trovo ovunque xD (sono il Lorenzo che tanto ti ringraziò per time xD)
jezolk
Martedì 30 Ottobre 2012, 11.13.50
3
Recensione perfetta, sono d'accordo su tutto! Ci si vede l'anno prossimo!
Kirves
Lunedì 29 Ottobre 2012, 23.50.24
2
L'ho letta giusto per piangere pensando a cosa cazzo mi sono perso ... chissà quando torneranno in Italia...
Kara
Lunedì 29 Ottobre 2012, 23.37.05
1
Come vi invidioooo!!!! Volevo esserci anch'io, cavoli. Anche quest'anno non ce l'ho fatta per un pelo. Tra l'altro a giudicare dal report dev'essere stata davvero una figata. Uffa!
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HEIDENFEST
Estragon, Bologna, 24/10/2012
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HEIDENFEST
Estragon, Bologna, 18/10/2011
 
 
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