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CORREVA L’ANNO - # 12 - 1981
19/12/2012 (5357 letture)
Dopo la pioggia di uscite clamorose coincisa con l'ingresso negli anni ottanta, il mondo dell'heavy metal vive un'altra annata ricca di avvenimenti, anche se leggermente meno imponente rispetto allo strepitoso 1980. Il boom di quell'annata era stato rappresentato dagli Iron Maiden, che col loro debutto omonimo avevano rinfrescato la scena con importanti dosi di velocità, potenza e melodia: ora, la truppa di Steve Harris tornava all'assalto con un prodotto altrettanto valido come Killers, un disco che godeva di una produzione migliorata e di nuovi cavalli di battaglia come la rocciosa Wratchild, le epiche strumentali Genghis Khan e The Ides of March, l'aggressiva Murders In The Rue Morgue e la drammatica titletrack, un pezzo in cui la voce di Paul Di Anno dettava refrain stentorei e oscuri sulle trame veloci ed inquietanti imbastite dalle tre asce; e, a proposito di velocità, spiccava la serrata Purgatory, di fatto una progenitrice dello speed metal. Lo stile era ancora stradaiolo e impreziosito da fulgide sezioni solistiche da capogiro, autentico marchio di fabbrica della Vergine di Ferro; la voce rock di Di Anno si sposava perfettamente con lo stile più grezzo dei primi Maiden. lo splendido artwork di copertina presentava il non-morto Eddie nelle strade di Londra, armato di accetta e con la sua vittima aggrappata alla maglietta. Sullo sfondo é riconoscibile la sagoma del celebre pub Ruskin Arms, quello che aveva lanciato la giovane band, mentre altri riferimenti autoreferenziali sono disseminati e celati tra gli splendidi tratti pastello di Derek Riggs. I lanciatissimi britannici supportarono il disco con circa 125 date in sei mesi, toccando Gran Bretagna, Europa, Giappone e Nordamerica, vestendo i panni di headliner quasi sempre, eccetto negli States. L'Italia fu toccata in ben cinque date: Sanremo, Reggio Emilia, Gorizia, Torino e Milano, con il capoluogo lombardo a fungere da scenario per ben due concerti nello stesso giorno: il primo, con un set più breve, si tenne alle 16 e fu ripreso dalle telecamere della RAI, mentre la più canonica esibizione serale iniziò alle 21. A seguito di diverse esibizioni in tutto il continente, la band si spostò in Giappone nella seconda metà di maggio, suonando per la prima volta nel Paese del Sol Levante: fu un successo strepitoso, con i biglietti esauriti ad appena due ore dalla prevendita e numerose città toccate in una sequenza incredibile di sold-out. Solcato anche il suolo americano, a supporto di Judas Priest e UFO, la band tornò in Europa, debuttando anche in Jugoslavia; tra i vari moniker con cui i Nostri condivisero il palco, vanno di certo menzionati gli Accept, i Whitesnake, i Blue Oyster Cult ed i Trust. La scaletta più comune comprendeva The Ides of March, Wratchild, Purgatory, Sanctuary, Remember Tomorrow, Another Life, Genghis Khan, Killers, Innocent Exile, Murders in in the Rue Morgue, Twilight Zone, Phantom of the Opera, Iron Maiden, Running Free, Transylvania, Drifter, Prowler, Strange World e I've Got the Fire, rifacimento di un brano dei Montrose: spettacolari come di consueto, i cinque ragazzi coprivano il palco con corse e salti, fasciati dai loro spandex colorati, mentre Di Anno rimaneva statuario nelle sue pose epiche, un tamarro di strada coperto di pelle nera e chiodo d'ordinanza, spavaldo e arrogante mentre roteava l'asta del microfono o si prodigava in interpretazioni dense di rabbia. La fama ed il prestigio della band londinese erano crescenti, ma non erano tutte rose e fiori: si accentuavano infatti i problemi interni col cantante ribelle, un ragazzo poco propenso alle regole e che intaccava continuamente la sua stabilità vocale con l'abuso di alcool e, forse, con qualche altra sostanza. La separazione divenne inevitabile quando i conflitti superarono il livello di guardia, e il team di Mister Harris si ritrovò alla ricerca di un nuovo cantante. L'ultima istantanea di quel soldalizio mirabolante fu catturata e tramandata ai posteri tramite il bel live Maiden Japan, registrato nel corso della calata nipponica. Il disco all'epoca conteneva Running Free, Remember Tomorrow, Wratchild, Killers ed Innocent Exile: parecchi lustri dopo verrà ristampato con l'aggiunta di molti classici del tempo quali Purgatory, Sanctuary, Strange World, Phantom of the Opera, Transylvania oltre che con l'immancabile Iron Maiden. L'ultima data con Di Anno alla voce si tenne a Copenaghen, dopodiché Steve Harris si dedicò alla ricerca di un sostituto, corteggiando Bruce Dickinson dei Samson: il provino andò a buon fine e, dopo una sana bevuta in birreria, l'act inglese si rimise in pista per compattare la rinnovata line-up in vista del 1982. L'Italia venne scelta come palestra per il rodaggio, ed ospitò cinque nuove date a fine ottobre, le quali riscossero gran successo di pubblico: il 26 ottobre 1981, Bruce Dickinson debuttò da cantante degli Iron Maiden, prima di esibirsi a Roma, Firenze, Padova e Milano. La truppa era pronta a presentare il nuovo singer ai propri connazionali, e così la Vergine di Ferro incendiò prima il Rainbow Theatre di Londra e poi il locale di casa, il Ruskin Arms, in uno show che coincise col compleanno di Dave Murray (23 dicembre). Nel corso delle due serate londinesi, vennero anche suonati due pezzi nuovi, più epici ed elaborati rispetto a quelli dell'era-Di Anno, destinati a passare alla storia: nella prima serata, infatti, esordì Children of the Damned, mentre nella seconda fece la sua comparsa Run To The Hills.

Gli Iron Maiden erano il faro più luminoso della New Wave of British Heavy Metal, un movimento sempre più prolifico che finalmente aveva messo fuori la testa, contrastando la popolarità del punk; in questo scenario, rombavano sempre più potenti le motociclette dei Saxon, i bikers dello Yorkshire, sferzanti ed adrenalinici come sempre nel loro Denim and Leather, episodio quarto di una carriera che aveva già sfornato due mazzate seminali, l'anno precedente: il loro era un heavy metal molto semplice e aggressivo, radicato nel sound settantiano e sospinto da una buona dose di irruenza. Le chitarre di Graham Oliver e Paul Quinn sferravano riff abrasivi e pimpanti, mentre la voce ruvida di Biff Byford si scagliava in autentici inni al cuoio, all'acciaio, alla strada, rendendo irresistibile il tiro dei cinque britannici, autentiche icone del movimento. Il platter era trainato da pezzi come la titletrack, la memorabile Princess Of The Night o le altre valide Never Surrender, Out of Control e Midnight Rider, ma l'intera scaletta era talmente omogenea da non mostrare punti deboli. Nella scena NWOBHM, godevano di un interesse crescente i Def Leppard, act di Sheffield che dopo il debutto omonimo confermò in quel 1981 le sue potenzialità melodiche con il buon High'N'Dry, un altro disco di hard'n'heavy selvaggio e melodico, ispirato ai classici settantiani e che, assieme al debut dell'anno precedente, rappresenta la produzione più dura della band. Un album fantastico sotto tutti i punti di vista, nel quale ogni aspetto del precedente lavoro viene perfezionato e portato ai massimi livelli ed in cui si tocca con mano uno stile abrasivo ed accattivante, che in certi passaggi vocali e chitarristici ricordava lo stile degli AC/DC in una versione più elaborata e variegata. Prestazione maiuscola della band inglese, alle prese con le nuove hit: l'hard rock tagliente di Hig'N'Dry (Saturday Night), la carica sfrontata ed il riffing trascinante di Let It Go e le emozioni forti della toccante ballata Bringin' On the Heartbreak, brano che spopolò per parecchio tempo su MTV, il canale musicale con sede a New York che venne lanciato il primo agosto di quell'anno.. Vi erano poi le Girlschool, delle ragazzine impertinenti che col loro secondo disco Hit and Run toccarono uno dei momenti di massima popolarità, emergendo come una sorta di versione femminile dei già iconici Motorhead e guadagnandosi le attenzioni nientemeno di mister Kilmister: le due band, addirittura, collaborarono per l'EP St. Valentines Day Massacre, trainato dal singolo Please Don't Touch. A proposito di Motorhead: i devastanti signori dell'heavy rock diedero alle stampe, proprio in quei mesi, l'epocale No Sleep ’Til Hammersmith, uno dei live migliori di sempre: del resto, la formazione a tre capitanata dal rocker per antonomasia esprimeva dal vivo tutte le proprie peculiarità più arrembanti e pezzi tostissimi come Ace of Spades, Overkill, Bomber, Stay Clean o No Class acquistavano nei solchi di quel prodotto un'energia ancora più straripante rispetto alle versioni in studio. Ritornando alla NWOBHM e alla moltitudine di band emergenti, è impossibile non citare i Samson di Shock Tactics, un energico hard rock scosso dalla voce carismatica di un giovane Bruce Dickinson, gli energici ed 'atletici' Raven del debut Rock Until Your Drop -un esplosivo concentrato di foga senza orpelli, ben descritto nella caotica copertina-, o i giovanissimi Tygers of Pan Tang, attivi addirittura con due dischi, Spellbound e Crazy Nights, oltre che col Live at Nottingham Rock City. Di culto erano pure i Praying Mantis, i quali rilasciarono il loro apice Time Tells No Lies ed i Budgie, senatori del rock gallese, capaci di influenzare i giovanissimi Dave Mustaine e Lars Ulrich col loro nono lavoro Nightflight; erano dischi ancora legati a stilemi hard rock, parecchio distanti dallo stile metallico degli Iron Maiden, eppure al tempo queste band venivano messe sul medesimo piano, coordinate in una rinascita artistica della musica 'dura' britannica. I leggendari Judas Priest, che quella rinascita l'avevano fortemente voluta e ottenuta con la loro inestimabile opera di metallizazione, tuttavia, ammorbidirono temporaneamente il loro stile, quasi clamorosamente: il sequel del tellurico British Steel, infatti, era stato registrato in una cornice più variopinta e rilassata come quella di Ibiza, e lasciava intuire una sorta di tentazione melodica, strizzando l'occhio all'ambiente radiofonico. Il nuovo Point of Entry era ancora un disco ottimo, ma meno duro e qualitativamente inferiore rispetto ai suoi predecessori: pezzi buoni ce n'erano, e molti, basti pensare a Desert Plains, Hot Rockin' o Heading Out To The Highway, eppure i Preti di Giuda erano altro. Possedevano maggior epicità, una forza ed una velocità molto più marcate, toni ben più apocalittici rispetto a quelli più easy respirabili in una tracklist costituita da canzoni heavy-rock gradevoli ma innocue: avrebbero saputo fare molto meglio, di lì a poco. Al di là di questo, comunque, i cinque bikers si godevano il successo, anche commerciale, scaturito dal nuovo prodotto, un capitolo sperimentale per il quale furono registrati tre videoclips: Halford, in tenuta di pelle e persino con un insolito paio di baffi, trainava al solito la sua ciurma, facendo echeggiare ancora una volta la sua sirena. A metà febbraio, l'ensemble di Birmingham partì in tour, supportati in molte date dai Saxon; vennero toccati paesi come Olanda, Francia e Germania, nei quali il pubblico accoglieva in piena estasi la calata dei Metal Gods, prima che la carovana si spostasse in America: tra i numerosi concerti nel Nuovo Continente, spiccavano le due serate sold out al Palladium di New York, con un gruppo diverso ogni sera a fungere da opening act. Fra questi, c'erano anche gli Iron Maiden, coi quali si erano risolte le beghe dell'annata precedente: il primo a scusarsi con KK Downing e soci fu proprio il terribile Di Anno, che fece pubblica ammissione di arroganza senza motivo, visto che tutti i ragazzi del suo gruppo erano fans dei Preti di Giuda. I Judas Priest tornarono nella natia Inghilterra -dalla quale si erano assentati parecchio, suscitando non poche ire tra i fans britannici- per una cospicua serie di date, prima di riprendere un nuovo itinerario europeo; stavano intanto componendo nuovo materiale, e tra settembre e ottobre tornarono nei Sounds Studios di Ibiza, per mettere su nastro il frutto del loro operato. Halford disse che stava nascendo qualcosa di molto duro, il disco più pesante che l'iconico ensemble cuoioborchiato aveva realizzato fino a quel momento: di lì a poco, ci si sarebbe accorti che non stava mentendo.

Al di là della NWOBHM e delle sue frange tutto sommato classicheggianti, la natia Albione partoriva nel frattempo segnali di evoluzione ulteriore, anche se in questo caso il nuovo nato non era epico e ridondante come era stato nel recente passato. Era brutto e storpio, un prodotto grezzo su cui alitavano olezzi sulfurei, partoriti nelle polverose cantine di Newcastle, dove provavano i Venom. Armati di pentacoli e testi ricolmi di blasfemia, scarni nelle loro primordiali schegge alla velocità della luce, i Venom spinsero il metal oltre i limiti a cui si era spinto fino a quel momento. Welcome To Hell appariva alle orecchie del tempo come il disco più marcio, malvagio e pesante che fosse mai stato pubblicato, incuteva terrore e rimandava a inquietanti celebrazioni pseudosataniche: sarà l'origine del metal estremo, assieme al successivo Black Metal, di tutto quello che di estremo conseguirà: a questi due lavori si ispireranno le nuove leve che andranno a popolare le future scene del thrash, del death, del black. Per quanto la produzione fosse approssimativa e la tecnica assolutamente assente, i Venom segnarono la storia: la loro attitudine provocatoria, l'aurea di malvagia perversione che aleggiava tra i solchi dei loro dischi e la voglia di suonare con quanta più violenza e velocità avessero in corpo, li lanciarono in una sorta di Olimpo dove non primeggiavano i musicisti più preparati, ma loro, ovvero i più scioccanti. Andavano fuori tempo, sparavano canzoni dozzinali suonate dalla chitarra distorta di Mantas e giacevano su un fondo infernale trascinati dal rantolo marcescente di Cronos: alle orecchie vergini del tempo, suonavano come la pura trasposizione sonora del male. A sorpresa, cotanta veemenza si era originata in territorio cristiano, come ricorderà in seguito proprio Cronos: 'All’inizio facevamo le prove nella chiesa metodista di Newcastle, che prendevamo in affitto ogni sabato a cinque sterline. E ogni volta Abandon si portava dietro dei pezzettini di esplosivo e li faceva detonare durante le prove. Noi suonavamo e lui accendeva questi cazzo di aggeggi pirotecnici! Una volta un vicino chiamò addirittura i pompieri perché dalla chiesa fuoriuscivano grandi nuvole di fumo rosso. Era il luogo ideale, però, e in fondo era un’ottima atmosfera per comporre inni d’amore a Satana'. L'heavy metal continentale non si fermava però alla scena inglese. In Germania, infatti, gli Accept vibravano un colpo cospicuo come il loro terzo lavoro Breaker, il quale conseguiva l'irrobustimento iniziato col predecessore: uno stile semplice e diretto, caratterizzato da chitarre rocciose e dalla voce al vetriolo di Udo; una serie di canzoni più toste ben amalgamate con quelle tradizionali dalla vena hard rock. Un prodotto che dunque permetteva ai teutonici, stabilizzatisi con Stefan Kaufmann dietro alle pelli, di affermarsi sul proscenio internazionale. La band firmò un contratto con la famosa manager Gaby Hauke, e questa le assicurò un tour con gli idoli di sempre, i Judas Priest. Non stavano certo a guardare, nel frattempo, i decani Black Sabbath, che dopo il capolavoro Heaven and Hell rilasciarono Mob Rules, un altro buon lavoro sostenuto dalle vocals epiche e fantasy di Ronnie James Dio, anche se qualitativamente meno imponente del predecessore, oltre che orientato più all'hard'n'heavy che al metal in sè. La titletrack fu utilizzata come colonna sonora del film Heavy metal, ma purtroppo il singer italoamericano lascerà la band per divergenze con Iommi e Butler, strada seguita pure dal drummer Vinnie Appice. Mentre l'ex band di Dio, ovvero i Rainbow di Blackmore, rilasciava il discreto Difficult to Cure con Joe Lynn Turner alla voce, l'ex cantante dei Black Sabbath, l'immarcescibile Ozzy Osbourne, proseguiva a vele spiegate la sua carriera solista, ponendo le basi negli Stati Uniti: il suo secondo lavoro, Diary of a Madman, era un disco ricco di melodia ed ispirazione, capace di emulare il clamoroso successo commerciale dell'esordio grazie al tocco aggressivo e al solismo fluido di Randy Rhoads oltre che alla voce folle del Madman stesso, alle prese con pezzi come Over the Mountain, Flying High Again, Sato o la titletrack. Anche il tour di supporto fu entusiasmante, e diede una popolarità ancora più accentuata al cantante inglese, adorato dalle masse e sempre più in sintonia con il fido Rhoads, l'amico che gli aveva permesso di uscire dalla terribile crisi nella quale era piombato dopo la dipartita dal Sabba Nero; la popolarità di Ozzy era talmente elevata che molti lo associavano all'heavy metal quasi per antonomasia.

Molte cose si stavano muovendo oltreoceano. A Los Angeles, il rock'n'roll stava trovando una dimensione via via più sfarzosa e oltraggiosa, contagiando la scena locale giorno dopo giorno; in questo scenario muovono i primi passi i Motley Crue, quattro ragazzini giovanissimi nati dopo diversi incroci tra componenti di band locali e stabilizzatisi con il tosto Tommy Lee alla batteria, il playboy Nikki Sixx al basso, il biondo Vince Neil alla voce e il gracile Mike Mars alla chitarra: da quest'ultimo provenivano i riff irriverenti e gli assoli bollenti che costituiscono il primo nucleo del nascente glam metal, un ibrido tra la potenza dell'heavy e la voglia di divertimento e sregolatezza tipica del rock. Questo incrocio si sublimò nel loro esordio Too Fast For Love, una commistione di HM, blues, rock e glam ancora immatura ma dotata di grande carica sessuale, nei tesi sfrontati come negli ormoni impazziti di questi adolescenti dagli implacabili pruriti, agghindati come una sorta di Judas Priest effemminati e quasi somiglianti a quello che potrebbe essere un ipotetico incontro tra la pelle borchiata dell'act macho di Birmingham e le pailettes luccicanti dei Kiss. Il disco, trascinato da hit come Live Wire, Too Fast for love o Public Enemy Number 1 era easy e radiofonico ed ebbe un successo immediato; era colorato ed irriverente, nulla a che vedere col metal serio ed epico della terra d'Albione. Si stava creando un primo abbozzo di ramificazione e intanto sui boulevard la gente continuava a fare festa. Sonorità simili erano rintracciabili in Bangkok Shocks, Saigon Shakes, Hanoi Rocks, esordio degli Hanoi Rocks, finlandesi trasferitisi a Stoccolma, precursori dello sleaze rock. A proposito di novità: i Riot, band nata a Long Island a metà anni settanta, pubblicò in quei mesi Fire Down Under, loro terzo album, un'opera che nelle sonorità ancora hard rock si pone come lontana antesignana del power metal. I canadesi Anvil concentrarono tutta la loro energia nel debutto Hard'n'Heavy, una release che nel titolo sintetizza pienamente i suoi contenuti musicali, liricamente orientati ad un oltranzismo sessuale assai spiccato; ed intanto il seme impazzito dell'heavy metal andava alla conquista del lontano Giappone, dove i folcloristici Loudness cercavano di riproporre l'hard rock europeo nel loro debutto The Birthday Eve: diventeranno i maggiori esponenti dell'Acciaio Nipponico. La vecchia guardia del rock europeo non aveva intenzione di mollare la presa, anche se la concorrenza dell'heavy metal sembrava ormai insostenibile. I soliti AC/DC restarono in classifica col buon For Those About to Rock We Salute You, secondo album con Brian Johnson alla voce, mentre i Rush proseguivano con Moving Pictures la loro opera di snellimento stilistico, affiancando ai soliti arrangiamenti complessi anche canzoni più concise e classic rock-oriented. Quel 1981 passa alla storia anche per le tante nuove band promettenti che vanno formandosi. Rispondendo ad un annuncio sul giornale, il giovane danese LArs ulrich incontra l'adolescente James Hetfield, chitarrista frustrato dalle imposizioni religiose dei suoi genitori e disgustato dalla direzione radiofonica che la scena della sua città, Los Angeles, stava intraprendendo; Ulrich era benestante ed iperattivo, prometteva di avere un futuro nel tennis ed amava la NWOBHM, ma come batterista era una schiappa ed Hetfield lo rispedì al mittente con un pugno in testa; tuttavia, quando egli tornò a farsi sentire con la possibilità di apparire in una compilation sponsorizzata dalla fanzine di un suo amico, Hetfield non potè rifiutare: era il primissimo nucleo dei Metallica. Sempre a Los Angeles, durante un provino di una band southern-rock, si incontrarono Jeff Hanneman e Kerry King, due chitarristi amanti delle sonorità pesanti: iniziarono a suonare cover dei Judas Priest e decisero di mettersi a suonare assieme, contattando il bassista cileno Tom Araya (che suonava nella band dell'insegnante di chitarra di King) ed il batterista di origine cubana Dave Lombardo, che ai tempi della scuola suonava le percussioni ma aveva fatto anche il dj; Lombardo lavorava come fattorino delle pizze e venne a contatto con King quando dovette recapitargli delle pizze a domicilio: nascevano così gli Slayer, con l'obbiettivo dichiarato di essere la band più veloce del continente. Nel frattempo, nel lontano Texas, un ragazzino dalle spiccati doti chitarristiche stava facendo incetta di premi e concorsi dedicati alle sei corde: grazie a questi, Darrell Abbott aveva accumulato un notevole tesoretto, che utilizzò per acquistare l'intera strumentazione della band che mise in piedi assieme al fratello Vinnie Paul, ovvero i Pantera: questi, che inizialmente suonavano cover dei Kiss e dei Van Halen, contavano sull'appoggio del padre dei fratelli Abbott, il quale fondò la Metal Magics Records e produrrà i primi dischi del quartetto: ci vorrà quasi un decennio, tuttavia, perché questa realtà emergesse e trovasse una personalità autentica. Se a Seattle muovevano i primi passi i Queensryche, a New York si formavano altre entità considerevoli. Terminati gli studi scolastici, infatti, David DeFeis entra in contatto con alcuni musicisti locali e, a seguito delle sue esperienze con band quali Phoenix e Mountain Ash, partecipa ad un provino come cantante; alle prese con pezzi di Led Zeppelin e Rainbow, il ragazzo convince tutti e nascono ufficialmente i Virgin Steele. Stessa città, stessi sogni a base di musica: altri due novelli chitarristi, Scott Ian e Dan Lilker entrano in contatto e decidono diformare un gruppo, il cui nome viene preso da un libro di biologia: Anthrax. E in Europa? Nel bacino della Ruhr, Thomas Such fonda i Sodom con l'utopistica illusione di sfuggire al lavoro in miniera, mentre in Danimarca Kim Bendix Petersen, cantante conosciuto nell'ambiente come King Diamond entra nei Brats e la band cambia nome in Mercyful Fate.



blackie
Lunedì 16 Dicembre 2013, 1.34.11
27
un annata irripetibile quasi come il 1980,grande articolo complimenti.se penso che in quel anno usciva KILLERS dei maiden (il mio preferito in assoluto)o denim and leather dei saxon un disco epocale..per non parlare dei sabbath di mob rules o i motorhead del inarrivabile no sleep hammersmith...e poi pure van halen fair warning...ozzy diary of madman gli ac/dc con for those... i venom e raven...no e troppo sembra un sogno eppure e successo......
Le Marquis de Fremont
Martedì 29 Gennaio 2013, 13.37.35
26
Come al solito, grande articolo. La capacità di sintesi è veramente encomiabile con così tanto materiale da trattare in anni assolutamente seminali. Se posso fare una piccola critica, ritornerei come in articoli precedenti, a qualche accenno ai fatti principali di cronaca, per definire il contesto. Per me, il 1981 è stato un anno trascorso viaggiando, Nord Europa sopratutto e esclusi i Maiden, i Black Sabbath, Ozzy e AC/DC, non ricordo nessuna di queste band. L'unico album che ho ascoltato all'epoca è stato Mob Rules ma i Sabbath già non mi piacevano più dopo la dipartita di Ozzy. Au revoir.
Painkiller
Mercoledì 19 Dicembre 2012, 22.35.53
25
Jek, ho il copyright sull'idea!
jek
Mercoledì 19 Dicembre 2012, 20.39.59
24
Mo bravo il nostro Rino che continua con l'operazione "nostalgia". A parte gli scherzi i complimenti e i ringraziamenti sono d'obbligo. Tranne i Motley che mi stavano pesantemente su coglioni, gli altri dischi citati o li ho ancora in vinile o sono transitati in cassetta sul mio stereo. Hai fatto bene a soffermarti sui Venom perchè allora erano veramente un pugno nello stomaco. N.B. se fai il libretto lo potresti anche condividere
CauldronBorn
Mercoledì 19 Dicembre 2012, 19.50.19
23
Eh sì grandissima annata. Sono contento siano stati citati anche i Riot, Loudness e Anvil.
Hellion
Mercoledì 19 Dicembre 2012, 18.04.31
22
Quanti ricordi, adesso piango!
fabio II
Mercoledì 19 Dicembre 2012, 16.08.00
21
Gian, come dicevo tempo fa, è sempre una questione di GOLDEN EGGS!
waste of air
Mercoledì 19 Dicembre 2012, 15.54.26
20
@Rino: eh beh, la covavo da un anno ormai! @Fabio: i Rush sono intoccabili, una band stratosferica che ho avuto l'onore di vedere dal vivo: imperdibili.
fabio II
Mercoledì 19 Dicembre 2012, 15.51.56
19
Ah Rino dimenticavo, mi è venuto in mente leggendo il nome dei grandi Rush; sicuramente suonano 'heavy' anche i Triumph di 'Allied Forces'. Il Canada da sempre è troppo sottovalutato in materia di hard & heavy.
The Thrasher
Mercoledì 19 Dicembre 2012, 15.32.34
18
ah ah ah waste, da quanto tempo ti eri preparato questa battuta e attendevi con trepidazione l'articolo sul 1981? ahahha
waste of air
Mercoledì 19 Dicembre 2012, 15.21.40
17
Gissi! Hai dimenticato una cosa fondamentale! Nell'81 sono nato io!
Delirious Nomad
Mercoledì 19 Dicembre 2012, 15.20.59
16
Altro ottimo articolo, complimenti!
The Thrasher
Mercoledì 19 Dicembre 2012, 15.11.07
15
@Painkiller: guarda, anch'io avevo la stessa idea: cioè, a fine opera, stamparmeli e farne un volumetto per mio sfizio personale! grazie dei complimenti cmq!
Painkiller
Mercoledì 19 Dicembre 2012, 15.05.08
14
@Rino: credo che questi articoli siano molto utili anche per chi quegli anni li ha vissuti. Il 2012 vissuto in vostra compagnia è stato un anno ricco di commenti da "revisionismo storico", nel quale si è spesso messo in dubbio il valore di album e band che credevamo dal valore "intrinseco, assodato ed imprescindibile". Credo che questi pezzi ci riportino tutti alla realtà delle cose, dei fatti, ed ai perchè certi gruppi e dischi siano mitici. Copertine e foto dell'epoca testimoniano molto di più di quanto non sembri in apparenza. Penso che una volta che sarai giunto ai giorni nostri li stamperò tutti e ne farò un volumetto, come testimonianza del perchè io sia indissolubilmente legato alla musica dura. Potreste pensarci anche voi no? Grazie ancora.
Filo
Mercoledì 19 Dicembre 2012, 13.49.34
13
Rinnovo i complimenti a voi della redazione.. Articoli utili sia per le giovani leve bramose di conoscere cosa succedeva negli anni d'oro, sia per chi quegli anni li ha vissuti in prima persona! Anche nel 1982 prevedo fuochi d'artificio...
The Thrasher
Mercoledì 19 Dicembre 2012, 12.59.58
12
grazie a tutti dei complimenti! sono contento che questi articoli vi piacciano e vi siano utili per ricalarvi in quegli anni mitici..
Painkiller
Mercoledì 19 Dicembre 2012, 12.50.36
11
Complimenti Rino! Che anno, le radici del thrash sono tutte qui. Killers e Maiden Japan tra i miei preferiti dei Maiden. La scusa della dipartita di Dio sta nelle registrazioni che poi portarono a Live Evil, poichè pare che Iommi, Butler e Ronnie abbassassero il volume dello strumento degli altri per mettere in risalto il proprio...che tempi, in una band di oggi probabilmente i membri litigherebbero pprima ancora sulla spartizione degli utili...
BILLOROCK fci.
Mercoledì 19 Dicembre 2012, 12.02.28
10
Insomma, sono stato contorto ma spero di aver fatto intendere ciò che mi interessava dire...
BILLOROCK fci.
Mercoledì 19 Dicembre 2012, 12.01.12
9
Non ci vuole un genio a capire che i fine anni 70, gli anni 80 e gli inizi degli anni 90 rappresentano il fulcro vitale e musicale del rock e metal, impossibile non avere un disco di questi anni se si ama la musica vera.
fabio II
Mercoledì 19 Dicembre 2012, 11.14.12
8
Ottimo Rino, bella e completa descrizione di un anno formidabile!
Nikki Sixx
Mercoledì 19 Dicembre 2012, 10.44.02
7
Sorry Guys, His Wife...I am a little stoned...
Nikki Sixx
Mercoledì 19 Dicembre 2012, 10.43.08
6
Ehi cocksuckers!! I am "tosto" too, more than T-Bone!! Reading this, I remember DICKinson...Bruce Dickinson, I fucked her wife soooooo deep!!! oh yeah...good times...
Andy '71
Mercoledì 19 Dicembre 2012, 10.01.19
5
Articolo stupendo e anni memorabili!Io ho iniziato da piccolissimo grazie ad un parente coi Kiss nel 1978,grazie a Dynasty,ma poi la vera fiamma bruciò proprio nel 1981mio cugino mi regalò Killers,e da allora niente fu mai più lo stesso,iniziai a farmi regalare i vinili da mio padre ,grande appassionato di musica,e così via sempre di più fino ad oggi.Ma quegli odori,il cartone del vinile,il giradischi,meraviglioso....Il periodo più grande in assoluto!
Sambalzalzal
Mercoledì 19 Dicembre 2012, 9.53.28
4
Ahahahahahah Celtic Warrior@ ti capisco bene!!! P.s. dopo aver letto il passo dei Venom che provavano in chiesa soffocandosi con i fumogeni ho iniziato a maturare un insano progetto... sarà la volta buona che la mia compagna mi maderà a fare in culo ahahahahahahahah!!!
Celtic Warrior
Mercoledì 19 Dicembre 2012, 9.46.08
3
Bell articolo, si si proprio così .....annate stupende , profumo di vinile , la puntina che scende lentamente ......a scusate ....non ce la faccio...
vitadathrasher
Mercoledì 19 Dicembre 2012, 8.59.17
2
eh! eh! eh!....sarò un nostalgico ma quest'annata, fino ad arrivare all'86 se ne vedono delle belle.....Gli anni top del METAL! Ottimo articolo, direi indispensabile per i metalkids.
Sambalzalzal
Mercoledì 19 Dicembre 2012, 8.35.13
1
Grandissimo articolo, complimenti! Come del resto grandissimo ed epocale anno! Praticamente l'inizio di un sacco di cose, per non dire di TUTTO! Qua veramente si tratta di congiunzioni astrali favorevoli che hanno reso possibile la nascita di veri e propri capolavori e l'incontro di personalità che di li a poco avrebbero messo il pianeta a ferro e a fuoco!!! Se le annate musicali sono come quelle vinicole allora facciamoci oggi due conti di quanto valgono le bottiglie del 1981!!!!!!!!!
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