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SLOWMOTION APOCALYPSE - Parla la band
16/09/2005 (5346 letture)
In occasione di uno dei tanti live della band friulana, gli Slowmotion Apocalypse hanno accettato di esporre le loro idee e le loro impressioni personali in ambito musicale e non solo. Tra zanzare assassine e pioggia diabolica la formazione tutta al maschile ha dapprima ritagliato una mezz’oretta abbondante per l’intervista nell’ora di cena e poi ha raccolto le energie per regalare al pubblico dello Shagoo Festival di Bagnaria Arsa (Udine), uno show unico, iniziato tardissimo a causa delle intemperie. L’attesa per il sospirato momento di esibizione dei cinque è stata pienamente ripagata da una potenza e da un’energia indescrivibili. Folla in delirio, schieramento di sei corde agguerritissimo e death metal senza compromessi: un’esibizione eccellente, che riconferma l’alto livello qualitativo di questa promettente formazione. Ecco a voi, dunque, quest’intervista, una miscela di emozioni a caldo e di spassionate riflessioni che gli Slowmotion Apocalypse hanno voluto offrire, con simpatia e gentilezza ammirevoli, in esclusiva per Metallized!! Buona lettura.

Partiamo con la classica presentazione, illustrando ai lettori la nascita, la line-up ed il genere degli Slowmotion Apocalypse.
Albi: Slowmotion Apocalypse è un progetto che nasce dalla fusione di due band che sono: Slapsticks, in cui suonavamo io, Alberto, che sono il cantante, Ivo, che è il bassista e Ivan che è la chitarra solista e i To Die For da cui provengono Tommaso, che è il batterista e Nicolas che è il chitarrista ritmico. Ognuno ha mantenuto il ruolo che aveva nelle formazioni precedenti sia come strumento sia come ruolo all’interno del gruppo.
Entrambe le band erano dedite, se pur in modo differente, ad un suono post-hardcore. Con la nascita degli SMA l’idea era quella di partire dal post-hardcore per creare qualcosa di totalmente nuovo per noi, ovvero suonare death metal, perché nonostante lo ascoltassimo da anni nessuno di noi aveva avuto il piacere di suonare in un gruppo death e così abbiamo deciso. Poi chiaramente misceliamo i due suoni, il death metal, che è quello che vogliamo suonare, con l’hardcore, che è qualcosa che abbiamo suonato e soprattutto vissuto per 10 anni: è un genere che a livello di attitudine, di suoni e di contaminazioni ci piace molto, è un’ influenza a cui noi non vogliamo assolutamente rinunciare.

Leggendo la vostra biografia si apprende che la vostra line-up attuale è il risultato della fusione di membri di due diverse formazioni: come è avvenuto lo split con le band di cui facevate parte (“Slapsticks” e “To Die For”) , e qual è il motivo di questa scelta?
Albi: la cosa è molto semplice. Con gli Slapsticks avevamo un altro batterista che ad un certo punto ha deciso, per suoi motivi, di smettere completamente di suonare; a quel punto ci siamo trovati a chiedere a Tommaso, che a suo tempo suonava con i To Die For, se voleva venire a suonare con noi e da lì poi, c’è stato uno sviluppo, nel senso che le sue capacità alla batteria ci hanno dato la possibilità di fare molte più cose, per cui abbiamo deciso di virare anche sul genere viste queste nuove possibilità che avevamo. Infine è arrivato Nicola: gli Slapsticks, in un certo senso, si sono trasformati senza sciogliersi, cambiando nome in Slowmotion Apocalypse. Poi è avvenuto lo split dei To Die For e abbiamo reclutato Nicola in pianta stabile a suonare con noi alla chitarra ritmica.


Possedete all’attivo un demo risalente all’anno della nascita degli Slowmotion Apocalypse (2002) e il recente debut album “My Own Private Armageddon” : quali sono le differenze e le somiglianze di questi due lavori?

Tommaso: le differenze principali sono queste: il primo demo è stato registrato e concepito con una chitarra sola perché Nicola non c’era ancora, mentre nel recente album vi è la presenza anche di quest’ultimo membro e si sente la differenza a livello di riffing e di melodia nei riff, la sei corde di Nicola incorpora un suono più europeo che americano. Altra differenza sta nel livello tecnico e nel livello di produzione: siamo migliorati sia noi come musicisti e sia i pezzi, che sono decisamente più maturi. Credo che il disco nuovo abbia raggiunto una maturità maggiore rispetto al demo che suonava, a mio avviso, ancora un po’ grezzo, immaturo e più “hardcore”, mentre il disco nuovo, sul gradino degli arrangiamenti ed anche su quello solistico, è più attuale e maturo. Per quanto riguarda le somiglianze posso dire che il groove non è cambiato, di fatti cerchiamo sempre di mantenere un certo tipo di potenza, un certo tipo di groove nelle ritmiche, anche se i pezzi si sono evoluti a livello solistico e di riff, comunque le ritmiche rimangono molto potenti e marcate.

3 buoni motivi per ascoltare il vostro cd “My Own Private Armageddon”
Albi: Uno perché sposa metal ed hardcore ( non per finta dice il bassista, ndr ), precisando che per noi non è un qualcosa che è venuto dall’esplosione del metalcore americano, anzi, noi siamo partiti proprio con l’idea di suonare death metal il più svedese possibile e lateralmente abbiamo questo background hardcore che ci piace tantissimo. In sostanza il primo motivo è che sposa le due scuole, quindi due pubblici che solitamente non vanno d’accordo, anzi, tendono ad essere molto separati. 2 perché è un album prodotto molto bene per chi è amante anche delle belle produzioni, pulite e ben registrate e 3 perché è un bel disco di una formazione italiana, visto che l’intervista è per un pubblico italiano. Ci teniamo a dirlo perché anche noi ci siamo trovati a recensire e collaborare con dei siti web e abbiamo notato che molti gruppi nostrani possiedono le qualità musicali adatte per dare buoni risultati, ma non si prendono abbastanza sul serio. Secondo me molte band si accontentano di registrare in casa con un amico anche se non è un professionista, invece io credo che se ci sono persone che hanno studiato per farti avere una qualità migliore è giusto usufruire delle loro prestazioni e pagarli. Anche noi per raggiungere i risultati che abbiamo ottenuto esclusivamente con le nostre forze abbiamo fatto dei sacrifici, quindi è giusto dimostrare che anche in Italia abbiamo le capacità per fare questo tipo di cose.

Cosa potete dire riguardo alla Tribunal Records, la label che targa il vostro felice cd full-length?
Albi: la Tribunal Records non è un’etichetta gigantesca, è americana, del nord Carolina, sono un’ottima vetrina perché hanno lanciato gruppi come gli Atreyu che adesso sono su Victory, i Deadsoil che hanno firmato per Lightforce, si sono fatti promotori di un side-project di Jon Vesano dei Nile, hanno lanciato gli Scarlet e i Killwhitneydead, quindi nomi piuttosto di spicco. Questa label non ha risorse e fondi che ad esempio può avere la Nuclear Blast, c’è da dire che fa piccole e frequenti tirature, sull’ordine delle 1.000 copie alla volta e ristampano all’occorrenza man mano che i dischi vengono venduti. Hanno un buon volume di uscita: ne vantano 4 al mese. Inoltre ti posso dire che quanto ci hanno promesso da contratto, (premetto onestissimo), lo stanno mantenendo; magari per il momento non hanno fatto qualcosa di più, ma ad ogni modo non ci possiamo lamentare. La distribuzione negli Stati Uniti è capillare, il che è una cosa importantissima, in più siamo distribuiti da Lumberjack Mordant, che è il più grosso distributore americano del settore. L’unica cosa è che l’etichetta in questione è un etichetta di base che ha fatto uscire il nostro disco per lavorare quasi esclusivamente in America: già il fatto che stiano riuscendo a distribuire il cd anche in Italia ( è presente da 2 settimane nei negozi ), in Germania e nel Regno Unito è un ottimo risultato che è fuori dalle clausole del contratto, per cui siamo contenti.

Come vi gestite per l’organizzazione degli eventi dal vivo?
Slowmotion Apocalypse: per il momento non disponiamo di alcun management e quindi ci gestiamo da soli per l’organizzazione degli eventi live.

Ci sono, a vostro parere, ingredienti fondamentali per la buona riuscita di un brano?
Tommaso: L’ingrediente fondamentale, secondo me, è il riff di partenza, se quello ti fa “battere il piede” non c’è altra via, significa che il pezzo funziona. Poi è fondamentale la parte vocale, che parlando di growl deve essere ritmicamente bella dinamica e in fine le parti di batteria devono essere suonate e concepite in funzione della canzone e del riff e non solo come sfoggio di tecnica e virtuosismo.

Secondo il vostro punto di vista, in che acque naviga la scena musicale friulana?
Albi: in quelle del Tagliamento -fiume della zona- ( risata generale, ndr ) .
Tommaso: ultimamente qualcosa si sta muovendo, perché ci sono ottimi gruppi anche a livello di heavy metal e di hardcore che fanno si che la qualità dello standard medio si stia alzando rispetto a quella che c’era 10 anni fa, quando non c’era proprio niente. Adesso molti gruppi iniziano a muoversi, a registrare bene le idee che hanno e si sta migliorando anche a livello di tecnica strumentale. A livello di organizzazione e di scena esiste poco, secondo me. I locali sono pochi e quelli che esistono non sono preparati per far suonare dei gruppi che propongono musica loro, non sono disposti ad accogliere tali gruppi e non hanno neppure il gusto di fare dei bei volantini o ancora di fare della pubblicità su internet in maniera decente, per non dire che la maggior parte dei locali non possiede un impianto serio e quindi spesso ci si trova in situazioni un po’ fatiscenti che andrebbero cambiate, ma comunque rispetto a 10 anni fa qualcosa sta sicuramente cambiando.

Esiste un aggettivo che vi possa descrivere come band?
Albi: Senza limiti!
Tommaso: sicuramente siamo una band di potenza che cerca sempre di trasmettere, soprattutto dal vivo, questa caratteristica; poi potremo essere anche una band “light-friendly”, nonostante la nostra natura metal, cerchiamo sempre di suonare picchiando il più possibile e in qualsiasi situazione cerchiamo di dare il massimo. Albi: a noi piace che il pubblico si scateni, non ci piacciono i live dove noi stiamo fermi a fare assoli e la gente sta ferma a guardarci e dice “che bravi, che bravi”, a noi piace vedere la gente che si massacra, che si tuffa dalle casse: questo è il tipo di live che piace a noi.

Riguardo l’artwork di copertina di “My Own Private Armageddon”: come lo avete realizzato?
Albi: Gran parte dell’importanza del lavoro l’ha avuta la Tribunal Records; la label ci ha chiesto che tipo di soggetto volevamo in copertina e poi ci ha indicato uno dei grafici con cui collabora. Io gli ho suggerito l’idea di quest’angelo suicida in una stanza dove scrive col proprio sangue le leggi del suo Armageddon personale, quell’Armageddon che è la battaglia campale di Dio. Noi del gruppo, soprattutto io che scrivo i testi, abbiamo un rapporto con la religiosità e con la spiritualità critico e molto personale: non siamo una band satanista, non siamo nemmeno cristiani o cattolici, viviamo la cosa a modo nostro, ognuno è libero di crederci o non crederci, io personalmente non ci credo o non voglio crederci. Nel progetto per l’artwork c’era l’esigenza di fondere copertina e album, cioè i testi, ovvero quello di cui si andava a parlare, fusi e trasmessi già a livello visuale nella copertina; per cui questo angelo rappresenta un nostro malessere che viviamo nei confronti della società, una società che ci mette un sacco di limiti, dove quello che facciamo, anche semplicemente il fatto di suonare musica estrema, non è capito da nessuno: la gente capisce quando giochi a pallone, non capisce quando suoni e urli come un forsennato, anche se hai un messaggio da dire e ci spendi veramente tante energie. Quindi il suicidio di quest’angelo sta un po’ a simboleggiare il tentativo nostro di fuggire da questa frustrazione, come dire, se la società ci vuole inscatolare in questo schema noi ci uccidiamo per poterne venire fuori, anche in un modo estremo, e cercare di fare la cosa nostra. Questi concetti compaiono nei testi e sono ideali che abbiamo cercato di riporre anche nella copertina.

Per reperire informazioni in ambito musicale, è meglio la carta o il web? Il cartaceo resiste ancora oppure è stato completamente soppresso dalla rete?
Ivano: Tutti i contatti che riusciamo ad avere sono via web, perché è il modo più immediato e comodo per riuscire a stringere contatti con le persone. Il livello cartaceo oramai non è più molto usato, tranne spedire cd via posta. Internet è fondamentale: anche per un gruppo avere un sito è indispensabile per avere visibilità, perché ormai tutti hanno il computer a casa e riescono ad avere internet, che è il mezzo sicuramente più veloce e diretto. Comunque per la promozione dei live vanno sicuramente bene entrambi i canali, quello informatico e quello cartaceo.
Tommaso: secondo me, tuttavia, resiste il cartaceo: io ad esempio continuo ad acquistare le riviste.
Albi: Se dobbiamo leggere di musica, perché che tu lo legga sullo schermo o sulla carta, sempre di leggere di tratta, io personalmente preferisco un giornale che me lo tengo sempre in tasca, ha le foto e me lo godo di più, anche quando vai a “cacare” ti prendi il tuo bel giornale e te lo leggi.

Quali sono le vostre principali influenze? I Sepultura e gli Slayer potrebbero rappresentarne un esempio?
Albi: Beh, Max Cavalera è uno dei miei cantanti preferiti, i Sepultura sono stati uno tra i gruppi che mi hanno iniziato al metal, per cui possiamo assolutamente includere i Sepultura tra le nostre influenze, tanto più che facciamo una cover di “Arise”. I grandi nomi come possono essere Metallica, Slayer, Sepultura ed anche Iron Maiden, sono ormai inscindibili da una proposta metal, anche attuale, perché sono i pilastri del genere: loro hanno stabilito delle strutture all’interno delle quali poi tu ci metti qualcosa di personale, però non si può prescindere da tali influenze.
Ivo: Per quanto riguarda gli Slayer, secondo me hanno stabilito dei canoni per l’uso della batteria e dei riffing che ha fatto sì che abbiano costituito un genere e in qualità di gruppo non puoi startene fuori da certe regole, devi gestirtele a tuo modo e poi sta a te, nella tua capacità, rimodellare al meglio tali canoni, perché altrimenti ti limiti a fare cover, ma oltre quello non c’è altro.

Una domanda sul futuro della vostra band: vi piacerebbe che la musica divenisse il vostro futuro o nutrite diverse ambizioni?
Slowmotion Apocalypse: si, ci piacerebbe molto!
Ivo: ci piacerebbe ma è talmente un’utopia a qualsiasi livello noi vorremmo aspirare, che sarebbe davvero difficile riuscire a mantenersi con quello che facciamo, che ci piace veramente.
Albi: si, ci piacerebbe ma vorrei puntualizzare una cosa: sfatiamo il mito che se firmi con Nuclear Blast o con chi altri, diventi ricco e ti fai la macchina: zero, non esiste e non ci si vive. Anche noi, nel nostro, lavoriamo, facciamo delle vite normalissime e teniamo i piedi per terra. Secondo me il music business è una merda: se si pensa che ci sia una qualche differenza tra la gestione di chi suona, tra Nek e i gruppi che possono girare sulle grandi etichette, senza colpevolizzare nessuno ma per darci un ambito Nuclear Blast, Century Media, ci si sbaglia. Nel grande mercato metal i gruppi devono pagare dei cifroni per andare in tour, del tipo per farsi 10 date sborsano anche 2000€ a componente e sono frequenti meccanismi di questo tipo dove l’etichetta non ti da soldi, il manager non ti da soldi, il promoter non ti da soldi, i soldi li tirano fuori i gruppi quando magari si sono anche pagati una produzione, per cui è un ambito molto di merda.

Qual è l’etimologia del nome della vostra band? Che significato assume per voi?
Albi: Non è un riferimento alla nostra musica, perché di Slow Motion nella musica che facciamo c’è ben poco; è una questione di attitudine, di rapporto nostro personale con la realtà e anche appunto con la spiritualità e la religione. E’ inutile predicare l’apocalisse, l’apocalisse verrà, l’apocalisse punirà, il giudizio universale e così via. L’apocalisse è adesso, è iniziata, è tutti i giorni, basta aprire gli occhi per vederla.

Avete qualcosa da aggiungere, un messaggio da lanciare, ai lettori di metallized?
Tommaso: innanzitutto vorrei ringraziarti per lo spazio che ci hai dato grazie a questa intervista e poi vorrei dire a tutti: se vedete il nostro nome su qualche volantino veniteci a vedere, sperando di non deludere le aspettative di nessuno.
Ivo: fateci suonare quando lo vedete quel nome!
Ivano: vorrei dire di supportare la musica italiana, dato che abbiamo notato che il pubblico nostrano tende ad andare a vedere concerti più di massa, gruppi enormi e invece ci sono tante realtà anche italiane ed anche piccole che meritano un sacco, quindi supportate l’Italia per i gruppi che offre!
Albi: aprite i vostri orizzonti e non “sclerotizzatevi” sui generi, apritevi alle contaminazioni, non fate troppo i “metallari” o troppo gli “hardcore” o troppo i “punk”: la musica se è figa è figa e l’importante è spaccare tutto.

Vi ringrazio per la disponibilità.
Slowmotion Apocalypse: Grazie a te!

http://www.slowmotionapocalypse.com




Fri
earthtone9
Domenica 20 Agosto 2006, 16.12.05
3
solo ora ho letto l'intervista, io sono friulano ma senza inutili campanilismi vi posso assicurare che i SMA sanno il fatto loro ed i loro concerti sono sempre una potente sberla.
ervin agaci
Martedì 14 Marzo 2006, 12.30.30
2
mi sono fatto una 20ina di concerti friulani devastanti amici. e 4 o 5 volte sono tonato a casa con qualqosa di spacato. invitano al pogo come pochi grupi sano fare. continuate cosi raga! ciao milanezeeeeeeeeee
noiser
Lunedì 10 Ottobre 2005, 13.45.48
1
Ciao ragazzi, Gli SMA sono veramente bravi, andate a vederli. In questa intervista hanno puntualizzato come in realtà non si fanno i soldi con il Metal, anzi devi farli fare agli altri. E' un peccato perchè se le etichette nazionali spingessero il pedale un pochino per promuovere le band italiane, potrebbero invertire la tendenza di rivolgersi all'estero per ascoltare materiale ottimo... Ciao.
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