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23/03/21
SWANS + NORMAN WESTBERG
ALCATRAZ - MILANO
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LEGENDS OF ROCK - # 25 - Van Der Graaf Generator, seconda parte
21/06/2013 (4718 letture)
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(continua da qui)
Un labile tentativo di far risorgere il generatore senza Hammill fu posto in essere da Maurizio Salvadori, ma il progetto naufragò presto. Peter, nel frattempo, collaborò con Le Orme scrivendo i testi dell’edizione inglese di Felona e Sorona (uscì con il titolo Felona & Sorona) ed intraprese un’apprezzabile carriera solista (aveva già pubblicato nel 1971 l’album Fool’s Mate). L’artista seguì, però, direttrici musicali differenti rispetto allo stile dei Van Der Graaf Generator e per tale motivo, almeno inizialmente, fu poco apprezzato da noi dove i fan attendevano con trepidazione una reunion. Un segno inequivocabile dei buoni rapporti intercorrenti tra Hammill e gli ex compagni è comunque dimostrato dal fatto che collaborarono tutti alla stesura dei suoi dischi Chameleon in the Shadow of the Night (1973), The Silent Corner and the Empty Stage (1974) e Nadir's Big Chance (1975). David Jackson, invece, dopo aver partecipato alla registrazione dei brani Serenesse e Oratore contenuti nel secondo lavoro di Alan Sorrenti Come un vecchio incensiere all’alba di un villaggio deserto (1973), suonò con il musicista napoletano nel tour a supporto del platter. Nel 1974 Banton, Evans e Jackson, coadiuvati da Nic Potter, Ced Curtis e Pietro Messina, si riunirono per registrare lo strumentale The Long Hello. Il vinile, non un granché a dire il vero anche per problemi di masterizzazione, venne rilasciato solo in Italia ed ebbe positivi riscontri: fu una scelta davvero azzeccata visto l’indefesso amore nutrito dai ragazzi italiani nei confronti dei Van Der Graaf Generator. Alla fine anche l’ostinato introverso Hammill, confortato anche dal successo ottenuto con la ristampa di The Aerosol Grey Machine, si convinse che era giunto il momento di far risorgere il vecchio monicker: i tempi erano ormai maturi ed il miracolo accadde. I quattro cercarono la giusta concentrazione isolati in una casa di campagna a Norton Canon nei pressi di Hereford e gettarono le basi per il quinto full lenght di inediti. Dopo una tournée estiva denominata Van Der Graaf Generator Reunion Tour (dieci le date in Italia), nell’ottobre 1975 viene finalmente rilasciato Godbluff. Il disco, munito di una cover minimalista in contrapposizione a quelle surreali curate da Paul Whitehead e del famoso logo ideato da John Pasche, contiene una musica diversa rispetto al passato, una scelta che fece storcere il naso ai puristi del prog. Siamo al cospetto, infatti, di un songwriting più elettrico, cupo ed essenziale, scevro oltretutto delle classiche aperture psichedeliche e di sovraincisioni. Il nuovo corso era stato anticipato durante le precedenti esibizioni live: molti classici, tra i quali Killer, erano stati accantonati in favore dei controversi brani estrapolati da Godbluff e di alcuni pezzi di Hammill del suo repertorio solista. Sublime al di la di ogni ragionevole dubbio la mutevole ed ipnotica (anche divertente ad un certo punto) The Sleepwalkers con una prestazione vocale di Peter ai limiti della perfezione. Seguirono altri show in Italia dove si verificarono incidenti dovuti per lo più alla pretesa in voga in quel periodo di voler assistere ai concerti senza pagare il biglietto. L’epilogo è triste perché, all’indomani dello spettacolo tenutosi il 1 dicembre 1975 a Roma presso il Palasport dell’Eur di fronte a oltre 15.000 spettatori, ignoti rubarono il camion con a bordo tutta la strumentazione. Dietro al gesto forse una motivazione politica visto che il concerto era stato organizzato dal movimento extraparlamentare di sinistra Avanguardia Operaia. La conseguenza? Una mesta e ingloriosa fine del tour. Nell’aprile 1976 esce Still Life, un lavoro maturo, più lineare e pacato rispetto a Godbluff. La stampa italiana lo giudicò negativamente per l’eccessiva morbidezza e verbosità. In realtà è un’autentica gemma musicale e la title track ammalia con il suo incedere inquietante affidato alla voce e all’organo, per poi esplodere in astrusi arabeschi sonori pregni di disperazione. Il pathos della sezione finale è da brividi.
Nello stesso anno registrarono il poco ispirato World Record e le cose andarono peggio. Si tratta di un disco che riverbera in pieno i seri problemi personali del momento di Hammill trasudando esacerbato pessimismo. Si tenta in sostanza di recuperare le atmosfere di Godbluff senza, tuttavia, riuscirci. I quasi 21 minuti di Meurglys III (The Songwriter's Guild) costituiscono, tuttavia, uno degli apici dell’intera produzione del generatore. Segui un mastodontico tour che toccò anche l’America, ma alla fine del 1976 Hugh Banton lasciò la band e nel gennaio seguente anche Jackson se ne andrà. Hammill non si perse d’animo e con una line up che comprendeva Nic Potter al basso, Guy Evans alle pelli, Peter Hammill alla voce, tastiere e chitarre e Graham Smith al violino produsse nel settembre 1977 il discreto The Quiet Zone/The Pleasure Dome con il monicker Van Der Graaf escludendo, quindi, Generator. Per la precisione nella tracce The Sphinx in the Face e The Sphinx Returns compare il sax di Jackson. La magia di un tempo è, però, ormai tramontata: il combo inglese si scioglie per l’ennesima volta nel 1978 lasciando ai fan il doppio live Vital, registrato il 16 gennaio 1978 al Marquee Club di Londra e pubblicato nel luglio dello stesso anno. Hammill tra alti e bassi proseguirà la sua carriera solista. Il 13 luglio 1980 suonò nell’incantevole location romana di Castel Sant’Angelo aprendo al reggae di Peter Tosh. I 30.000 spettatori non gradirono la sua performance e venne sonoramente fischiato, d’altra parte l’accoppiata era davvero improponibile! Nel 1982 esce Time Vaults, una raccolta di inediti registrati dal 1972 al 1975 dai Van Der Graaf Generator. Dopo aver suonato tutti insieme in tre occasioni -nel 1991 alla festa del quarantesimo compleanno della moglie di David Jackson, il 3 novembre 1996 durante un concerto di Hammill e Evans alla Union Chapel (eseguirono Lemmings (Including Cog)) e il 20 febbraio 2003 alla Queen Elizabeth Hall di Londra (il pezzo prescelto fu Still Life), si cominciò a pensare seriamente all’ennesima reunion. Il ritorno è sontuoso: il doppio album Present del 2005 contiene ben sedici brani con suoni distorti, assolo di sax, atmosfere epicheggianti e addirittura un’ora di jam session; un diluvio di suoni a tratti accattivante, altre volte, però, un po’ troppo dispersivo. Al disco seguì un tour di successo che toccò anche l’Italia con date a Milano, Roma, Taormina e Gardone Riviera. Jackson, tra lo stupore generale, lascia la band (nel 2007 confluirà negli Osanna) e il generatore si riduce ad un trio che continua ad andare avanti. Verranno realizzati tre nuovi lavori di apprezzabile fattura compositiva: Trisector (2008), A Grounding in Numbers (2011) e lo strumentale ALT dell’anno scorso. Ascoltare questi lavori privi del sax di Jackson fa un certo effetto, ma innegabilmente la musica conserva quell’affascinante veste umbratile e ha il pregio di distanziarsi oculatamente dal progressive targato anni ’70 presentandosi alle nuove generazioni in una veste meno nostalgica e più avanguardistica. Concludo con queste parole di Hammill che personalmente condivido in pieno: La line up in trio è anni luce avanti rispetto al gruppo del 2005. Ora siamo una band attuale (anche se un po’ stagionata!), mentre prima tendevamo a guardare un po’ troppo al nostro passato. Chissà cosa ci riserveranno ancora in futuro! Immensi Van Der Graaf Generator, per sempre nel mio cuore! Un ringraziamento speciale va al mio amico e scrittore Paolo Carnelli, autore del libro Van Der Graaf Generator – La Biografia Italiana, edito dalla case editrice Arcana per i suoi preziosi suggerimenti.
DISCOGRAFIA
Album in studio 1969 - The Aerosol Grey Machine 1970 - The Least We Can Do Is Wave To Each Other 1970 - H to He, Who Am the Only One 1971 - Pawn Hearts 1975 - Godbluff 1976 - Still Life 1976 - World Record 1977 - The Quiet Zone/The Pleasure Dome 1982 - Time Vaults 2005 - Present 2008 - Trisector 2011 - A Grounding in Numbers 2012 - ALT
Album live 1978 - Vital 1994 - Maida Vale 2007 - Real Time 2009 - Live at the Paradiso
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Evviva la sollecitudine! Aspettavo questa seconda parte. L'ho letta tutto d'un fiato. Appassionante!!! Grazie ancora Fabio  |
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Già all'epoca l'Italia sugli scudi per quanto riguarda i comportamenti civili e "politici"... per i greci "l'arte di governare/vivere in città" per noi sarebbe e sarebbe stato meglio che tanta gente se ne fosse rimasta a zappare la terra in campagna! Un vero peccato che alla fine ci sia andata a rimettere una band di simile portata... tre giorni fa, motivato dalle cose scritte qui su Metallized ho trovato e preso Still Life e lo trovo veramente bello!!! Adesso piano piano me li faccio tutti! |
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Caro Fabio "Hm is the law"Complimenti davvero,hai raccontato sapientemente la storia di questa meravigliosa band,pilastro imprescindibile del Prog!Grandissimo! |
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Si cerca di dare sempre il massimo per voi lettori, spinti dalla comune passione per la musica.  |
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Non conoscevo quegli episodi legati agli incidenti per questioni politiche o non, al furto del camion con gli strumenti (non era successo anche al Rovescio della Medaglia?) e mi dispiace che la loro grandissima musica sia stata strumentalizzata. Questo "mark 2" dei VDGG è effettivamente inferiore al primo ma siamo sempre su livelli altissimi e alcuni episodi come The Undercover Man, The Sleepwalker, Pilgrims, la struggente My Room e il Medley su Vital, sono assolutamente splendidi e carichi di grandissime emozioni. Diciamo che i VDGG si sono spostati verso i solo di Hammill, come sound in generale, perdendo un po' del pathos e della tensione emotiva del primi quattro album. Grazie comunque a Monsieur Hm is the Law e concordo con Monsieur Raven in pieno: qui siamo su un frangente di assoluta eccellenza di questo sito. Complimenti. |
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@ PaolaG.: grazie  |
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Considero da sempre i VDGG uno dei più solidi pilastri del Prog, ed è forse il gruppo che ho ascoltato di più in assoluto negli anni '70. Come tante altre bands, in genere quelle in cui primeggia un leader in particolare, hanno avuto varie vicissitudini personali e lavorative, che a mio avviso servono comunque per la "crescita" dell'opera artistica e delle scelte musicali dei singoli musicisti. Purtroppo non ho avuto l'occasione di ascoltarli live. Solo recentemente ho ascoltato Dave Jackson (personaggio unico al mondo: che dire quando suona 2 sax contemporaneamente ? ) ormai perfettamente integrato con gli Osanna ed ho avuto occasione di sentire la versione inglese di Felona e Sorona dalle Orme, con testi di Peter Hammill. Ringrazio Fabio per la bella biografia che mi sarà utile per conoscere alcuni momenti della band che negli anni non sono riuscita a seguire. Auguro a tutti, musicisti, scrittori, cultori del prog un buon proseguimento della musica !!! |
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gran bella bio per una grande band,sei stato bravo e stringato nel parlare di tutte le loro grandi tappe |
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Conosco solo l'immenso "Pawn Hearts", ma provvederò al più presto ad approfondire questo storico combo inglese. Bello l'articolo!  |
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@ Ocean (fu Zarathustra): Hammill ha prodotto una corposa discografia  |
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Very beautiful. Invece di quel "buco" tra scioglimento e reunion che mi dici? Hanno combinato qualcosa di interessante lontano dal Generatore? |
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Sono generalmente molto ritroso ad intervenire sugli scritti dei miei colleghi per fare degli elogi, al fine di non prestarmi a strumentalizzazioni degli stessi. In questo caso però, non posso esimermi dal sottolineare pubblicamente come questi due articoli possano essere classificati tra i fiori all'occhiello del nostro sito e sperare che abbiano la diffusione che meritano. |
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Ottimo lavoro!!! Come sempre!!!! |
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Grande band, grande articolo! |
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