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SIMONE FIORLETTA - Le personalità dello shredder
26/07/2013 (2501 letture)
Jimi the Ghost: Ciao Simone, e benvenuto tra le pagine di Metallized. Con il tuo nuovo disco Personalities, ci regali 11 nuovissime tracce tutte strumentali e tutte molto diverse tra loro, ma che mi hanno condotto verso un unico punto. Sai, il numero 11 rappresenta il simbolo della rivelazione e del rinnovamento, ma anche dell'iniziativa individuale, personale. Esso contempla sia i toni della dissonanza che quelli della forza, della rabbia, ma anche quella dell’armonia e della voglia di un forte cambiamento. 11 è il numero che viene definito nella storia classica come “la rivelazione della propria personalità”, ma assolutamente anche della visione, dell’estro, della genialità. Simone, cosa ci vuoi rivelare con Personalities?
Simone Fiorletta: Ciao Emanuele ed un saluto a tutti i lettori di Metallized. Diciamo che nella tua prefazione hai già dato la mia risposta. Voglio dire che con Personalities mostro le mie varie personalità, in un certo senso, inconsce dal momento in cui i miei brani non nascono a tavolino bensì nascono al momento. Non mi piace pianificare il tipo di brano da scrivere perché a mio avviso così facendo si tende a limitare la creatività che viene da dentro, dal profondo. In caso contrario non avrei potuto chiamare l’album Personalities dal momento in cui non siamo noi a decidere la nostra personalità bensì è essa a decidere chi e come siamo, capisci? Non è che ti alzi la mattina e dici: “Oggi voglio essere simpatico ed invece domani antipatico” puoi anche avere i migliori presupposti ma basta un niente che la tua personalità ti porterà a comportarti proprio come essa vuole e non come tu abbia deciso, appunto, a tavolino.

Jimi the Ghost: L’artwork di Personalities, quest’albero rovescio con la scritta del titolo a modo di “ambigramma”, mi incuriosisce, chi lo ha realizzato e cosa vorresti dirci a proposito?
Simone Fiorletta: Nel disco ci sono brani, stilisticamente parlando, differenti tra loro: troviamo brani più tirati, brani tendenti al rock-fusion, ballad e brani acustici. Essendo il tutto suonato da un unico chitarrista, ovviamente da me, ho mostrato le mie varie personalità. Mi sono messo sotto i riflettori ed ho lasciato farmi vedere da punti di vista nuovi, differenti dal mio solito, pur rimanendo sempre me stesso. Da qui la scelta di prendere elementi realistici, quindi l’albero, il mare, il cielo e porli sotto un' ottica diversa, quindi ogni singolo elemento è sempre "se stesso" ma visti da punti di vista differenti. Il tutto è stato realizzato da Francesco Salemme, grande amico nonché mio grafico/fotografo/video maker personale

Jimi the Ghost: Ho trovato nel tuo disco un buon sound, a volte con un bel gain saturo che definire tondo, puntuale ed equilibrato. Per i chitarristi che ci leggono, ci sveli i tuoi segreti, non so raccontandoci la strumentazione che hai utilizzato per incidere i tuoi brani in Personalities, come il setup, i pick-up usati, gli effetti, l’ampli, le tecniche di programmazione.
Simone Fiorletta: Se ci fossero segreti, ve li svelerei volentieri. Il fatto è che il tutto è stato registrato nel modo più semplice e tradizionale possibile: amply mcrofonato con ottimi microfoni ed ottimi pre-amplificatori, il tutto fatto da me nel mio S.F. Studio. Il mio suono, e mi fa piacere che ti sia piaciuto, nasce da tutte le strumentazioni che con immenso piacere sponsorizzo: chitarre ESP, in questo disco ho utilizzato in particolar modo la Vintage Plus; amply Blackstar modello HT-Stage 60; plettri dell’InTune Guitar Picks; pedali della FT Elettronica, ottimi pedali costruiti interamente a mano. Purtroppo molti pensano che lo studio di registrazione possa fare tutti i tipi di magie sottovalutando così la propria strumentazione che si decide di portare con se. Ecco, è questo il consiglio che posso dare: prima di registrare assicuratevi di avere voi in prima persona un buon sound e dopo il fonico di turno potrà metterci le mani su.

Jimi the Ghost: Ho ascoltato con molto piacere tutti i tuoi brani ed ho trovato alternanza di melodie intense diverse tra loro come il brano Waiting To See You Again. Ho decisamente gradito April 14th 2010, Unconditional Love, traccia incisa in ordine cronologico al numero sette del tuo disco, una cifra certamente molto cara ad artisti della musica classica e dei solisti in genere. Come sono nate queste melodie intense, dove hai attinto l’ispirazione?
Simone Fiorletta: Se facciamo riferimento ai brani da te menzionati, Waiting To See You Again è nata quasi di getto pochi giorni dopo un incidente in cui ha perso la vita un mio amico. Ho sentito una spinta da dentro che mi ha portato a comporre tale brano. Non mi andava di creare una song triste e malinconica, considerando la situazione, ma ho preferito concentrarmi sul ricordo che tale ragazzo ha lasciato in me e così nel brano è possibile sentire emozioni diverse, dalla grinta che aveva il mio amico, alla rabbia provata da me dal momento in cui non si può morire a ventisette anni di incidente d’auto, passando anche in passaggi tristi ma poi il brano si conclude con un accordo maggiore dal momento in cui è certo che prima o poi ci rivedremo. April 14th 2010, invece, è la data di nascita del mio primo figlio che ha stravolto, in positivo, la mia vita. Invece Unconditional Love è dedicata alla mia compagna che mi supporta e sopporta ormai da anni. Diciamo comunque che tutti i miei brani traggono ispirazione da momenti vissuti.

Jimi the Ghost: Ma dimmi, ti senti un po’ come Doctor Jekyll e Mister Hyde?
Simone Fiorletta: Credo che tutti noi possediamo più personalità che vengono fuori, ovviamente, in momenti diversi. In ognuno di noi c’è sia il Dottor Jekyll sia Mister Hyde.

Jimi the Ghost: I tuoi studi didattici non mentono mai. Sei un chitarrista completo che sa muoversi su svariati stili con una tecnica precisa su di un suono spinto, ma ti confido che il sound acustico nella traccia You And I. Sì, mi sei piaciuto molto, ma dimmi come mai questa scelta per concludere il tuo disco?
Simone Fiorletta: Innanzi tutto voglio dire che You And I è una mia rivisitazione del brano degli At The Weekends, ottima band delle mie parti che si sta facendo strada. Non appena ho sentito il loro brano, ovviamente cantato, mi è saltato subito in mente che avrebbe funzionato anche una versione acustica, un po’ alla Tommy Emmanuel style. Il disco si apre con un brano spinto, molto rock e nel corso delle tracce ci sono cambi di personalità fino ad arrivare al "lato opposto dell’album", quindi la fine, con un brano acustico, proprio il contrario dell’opener. Insomma un po’ come i due lati della medaglia, appartengono ad un unico oggetto ma sono completamente diversi tra loro.

Jimi the Ghost: Veniamo alle collaborazioni. Nella tua carriera molte sono internazionali, ma a me interessano quelle italiane. Da Dino Fiorenza, a Marco Aiello, fino ad Alessandro Spaziani e Luigi Sardellitti, passando per i guest Fabrizio Leo e Andrea De Paoli. Spero di non aver dimenticato nessuno, personalmente credo che oggi noi italiani non abbiamo più nulla da invidiare all’estero. Per qualità e tecnica siamo di gran lunga andati avanti, eppure qualcosa sembra che manchi. Ecco, Simone, cosa ne pensi? Perché qui, in questa Penisola, molti musicisti italiani fanno ancora fatica a “sfondare”, mentre sicuramente venite apprezzati e osannati a livello internazionale? Cosa dobbiamo, forse, cambiare in questo sistema?
Simone Fiorletta: Sì, nel corso degli anni ho avuto modo di collaborare con molti artisti stranieri ma anche italiani. In questo disco, volendo, possiamo anche affermare che provengono tutti dalla nostra penisola se consideriamo che John Macaluso ha origine italiane. A parte John e tutti quelli menzionati da te, c’è anche il grandissimo Mario Riso, proprio nella traccia April 14th 2010 ed il carissimo amico Davide Perruzza. Sono pienamente d’accordo sul fatto che, ormai da anni, anche in Italia ci sono musicisti e band di tutto rispetto. Secondo me le cose in primis da cambiare sarebbero due: innanzi tutto ci vorrebbe una campagna di sensibilizzazione all’ascolto di musica inedita, sia essa incisa oppure live. Non dico che le cover band non dovrebbero esistere ma, e spero non me ne voglia nessuna, tali band non sono altro che dei jukebox viventi e la cosa triste è vedere che molto spesso “se la tirano” come se fossero loro le star. Bisognerebbe far capire che la musica inedita è arte ed andare a vedere una band che propone propria musica è come andare in una galleria per una mostra di Picasso, e via dicendo. Tu andresti a vedere la mostra di un pittore che ridipinge le opere di Picasso? Penso di no… E allora perché vai a vedere il gruppo che ripropone i brani di tizio e via dicendo? A quel punto o c’è la band che suona la cover di Ligabue o c’è lo stereo con il CD di Ligabue, a mio avviso, è la stessa cosa e non provo interessa a vedere tali gruppi. Questa situazione è in continua crescita perché molti locali che propongono musica dal vivo, e qui mi collego con il secondo discorso, o sono gestiti da gente ignorante in materia oppure perché, cosa anche comprensibile, pensano prima di tutto all’aumentare del guadagno. Bisognerebbe far suonare molto di più le band che propongono propria musica piuttosto che le cover band. Oggi come oggi si è abituati ad entrare in un locale e dare per scontato che ci sia la cover band di tizio; ecco, si dovrebbe arrivare proprio al contrario, cioè entrare in un locale per sentire che tipo di musica e che creatività ha la band che si propone. Ovviamente però da parte del locale dovrebbe esserci anche una sorta di selezione nella scelta dei gruppi da far esibire, nel senso che l’organizzatore di turno dovrebbe comunque sempre offrire uno spettacolo degno di essere seguito.

Jimi the Ghost: Tra i tanti nomi di chitarristi che apprezzo, così senza tanto rifletterci su, immediatamente mi viene in mente il nome di Umberto Fiorentino e Stefano Micarelli. Autori di musica e saggi, ma certamente nomi di rilievo della nostra musica italiana soprattutto per la didattica. Cosa ne pensi di questi maestri italiani?
Simone Fiorletta: E cosa devo o posso pensare? Sono due grandi Maestri in tutti i sensi. Io ho avuto il piacere di studiare con entrambi, in particolar modo con Stefano e posso dire che oltre essere grandissimi musicisti sono grandissime persone. L’Italia deve essere fiera di avere questi chitarristi.

Jimi the Ghost: Come ti sei trovato a suonare con una linea up diversa, che ho definito nella mia recensione composita e di ottimo livello È difficile trovare quel feeling quando hai così diversi musicisti?
Simone Fiorletta: Credo che sia difficile entrare in sintonia con musicisti che non sono umili ma quando hai a che fare con ottimi musicisti che allo stesso tempo sono persone grandiose, allora ecco che scatta quella scintilla indipendentemente dal numero dei componenti della line-up.

Jimi the Ghost: Simone, un giovane ragazzo che studia chitarra e che, come sogno nel cassetto, intende percorrere la carriera di musicista solista, cosa senti di suggerirgli. Mollare tutto e andare all’estero?
Simone Fiorletta: Io provengo da un piccolo paese di provincia e per scelta personale continuo a vivere in piccoli paesi eppure sono riuscito a far arrivare il mio nome anche al di fuori dell’Italia, sono riuscito a collaborare con artisti che sono letteralmente delle leggende viventi, sono arrivato a sponsorizzare quelle che sono tra le più grosse case produttrici di strumenti musicali. Quindi come potrei dire ad un giovane chitarrista di mollare tutto? Ciò che c’è da dire è che bisogna sudare tanto ed adoperarsi affinché i propri sogni si realizzino. Bisogna applicarsi tantissimo nello studio dello strumento, si deve cercare di farsi conoscere piano piano in giro, realizzare le prime registrazioni, cercare di proporsi live, girare video per il web. Bisogna rendersi conto che il percorso è lungo e duro e non è certo una pagina di facebook o un account youtube a farti diventare famoso. Si deve entrare nell’ordine delle idee che c’è la famosa gavetta da percorrere e non ci sono scorciatoie. Se si lavora sodo a qualsiasi orario del giorno e in qualsiasi giorno della settimana, senza badare se è sabato sera o domenica, allora nel corso degli anni raccoglierete i frutti del vostro lavoro. Purtroppo, almeno per quello che mi capita di vedere, i ragazzi perdono tempo a richiedere amicizie su facebook ed a invitarti a mettere “mi piace” sulla loro pagina come se poi diventi veramente loro fan. I social network anche hanno il loro ruolo ma sono comunque un piccolo tassello di un grosso mosaico.

Jimi the Ghost: Siamo all’undicesima domanda, come le tracce che compongono il tuo nuovissimo prodotto musicale Personalities. Intanto ti ringrazio per la tua intervista, ma prima di salutare i nostri lettori, Simone, ci riveli in anteprima i tuoi progetti a medio, lungo termine e magari anche quelli in cantiere?
Simone Fiorletta: Innanzi tutto sono io che ringrazio te. Per i miei progetti, intanto posso dirti che il carissimo Mario Riso mi ha coinvolto nel suo splendido progetto Rezophonic facendomi entrare in questa splendida famiglia! Posso solo dire che darò il meglio di me per il suo disco. Nel frattempo ho ultimato il mio primo metodo didattico cartaceo con CD in allegato ed ora sono in attesa della risposta di determinate grosse case editrici. In cantiere c’è anche una cosetta con John Macaluso, ma preferisco non svelare niente almeno fino a quando non sarà lui a rendere il tutto ufficiale. Nel frattempo pubblicherò anche un’altra lezione nel mensile CHITARRE. La mia prima lezione sul tapping è stata pubblicata nel loro numero di giugno. Eccoci giunti al termine e, ringraziandoti di nuovo per questa bella chiacchierata, saluto anche tutti i lettori di Metallized invitandoli a scrivermi, qualora volessero, al mio indirizzo di posta elettronica oppure tramite facebook, rispondo sempre con molto piacere a tutti coloro che provano a contattarmi.

Jimi the Ghost: Grazie Simone, a presto!


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