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ROGER WATERS - Stadio Olimpico, Roma, 28/07/2013
31/07/2013 (4650 letture)
Ci sono 40 gradi ed io ho comunque la pelle d’oca.

La frase del mio amico Lorenzo, compagno di mille concerti e regolarmente al mio fianco anche in questa indimenticabile serata, è probabilmente il miglior commento possibile per lo spettacolo cui abbiamo assistito. Non si è trattato di un semplice concerto, uno di quegli eventi musicali per i quali paghi, ti rechi sul posto ed assisti ad un paio di ore di strumenti lanciati a tutto volume, magari anche con grandissima passione e splendidi momenti. Si è trattato, al contrario, di due ore in cui la musica ha trasceso la sua dimensione sonora, legando indissolubilmente Roger Waters, i suoi compagni ed il pubblico in un abbraccio empatico di rara potenza. E’ paradossale, per certi versi, che tutto ciò si sia verificato proprio con l’esecuzione integrale di un album, The Wall, che fu concepito dallo stesso leader dei Pink Floyd come metafora della barriera che percepiva fra sé ed i suoi fan, oltre che naturalmente di tutta una serie di incubi personali e di contrasti sociali.

WAITING FOR THE WALL
Ma tentiamo di andare con ordine: io ed il già citato Lorenzo, con il biglietto in tasca ormai da otto mesi, ci incontriamo nel pomeriggio inoltrato per recarci allo Stadio Olimpico: sebbene la voglia di esser già sul prato ci divori, difatti, la canicola soffocante che da alcuni giorni pervade la Capitale e la sensazione che sia meglio non precipitarsi sotto al palco per godere appieno dello show ci fanno decidere di prenderci il nostro tempo; abbiamo così occasione di avvicinarci con relativa calma allo Stadio, parcheggiando a debita distanza per evitare di restare successivamente intrappolati nel traffico post-concerto e per rifocillarci presso un posto di mia conoscenza, che mi ha già sfamato a dovere nelle mie lunghe, spesso infelici domeniche da abbonato in Curva Sud per le partite della Roma. Da lì in poi il viaggio inizia davvero e percorriamo con le ali ai piedi la distanza che ci separa dagli ingressi al prato, iniziando a scambiare taciti sguardi con le altre persone che sono lì per il nostro stesso motivo, fra le quali spiccano molti rockers di mezza età. Quando riusciamo finalmente a mettere piede sul terreno dell’Olimpico possiamo constatare l’imponenza della scenografia allestita per l’evento: il palco è addossato alla Curva Sud ed il famigerato muro, ovviamente ancora incompleto, copre tutto lo spazio che intercorre fra le due tribune all’altezza della congiunzione con i distinti. Chissà quanto gli costerà di IMU…la tensione è ormai palpabile, ma dall’inizio ci separa ancora un po’ di tempo, che impieghiamo dando un’occhiata al merchandising ufficiale ed iniziando a farci largo per garantirci una buona posizione. Da segnalare, durante la febbrile attesa, l’ovazione dei presenti quando gli altoparlanti diffondono le note di Imagine di John Lennon.

ANOTHER BRICK IN THE WALL
Infine, alle 21.15 in punto, si comincia: lo Stadio si oscura, sul muro e sullo schermo circolare dietro al palco compare il celebre simbolo dei due martelli e Roger Waters in persona, vestito da dittatore, fa la sua apparizione, mandando in delirio la folla. E’ lui, ragazzi, è proprio lui! Il leader di una delle più grandi ed importanti band della storia della musica, ancora in buona forma nonostante un fisiologico calo vocale, pronto ad eseguire un album che è ormai patrimonio dell’umanità. Nel corso di tutto lo spettacolo, sia tramite immagini sia tramite i costumi di scena degli artisti, verrà citato spessissimo il film The Wall ed In the Flesh? come detto non fa eccezione, salvo stupire i presenti con abbondanti giochi pirotecnici e con la riproduzione di un aereo da combattimento che, dopo aver percorso una discreta distanza sopra le nostre teste, va a schiantarsi poco oltre la sezione destra del muro. Lo sfarzo pomposo del primo brano lascia il passo alla malinconia di The Thin Ice, con il commosso ricordo del padre di Waters, morto nello sbarco di Anzio e rievocato tramite una foto che compare sullo schermo circolare, mentre il muro si riempie delle immagini di altre vittime di guerra. Nonostante la voglia di cantare ed accompagnare i musicisti nella loro esecuzione sia palpabile, altrettanto palpabile è la tensione emotiva già scatenata da soli due brani ed in alcuni passaggi il pubblico assiste in assoluto silenzio, rapito ed estasiato. Dopo una suggestiva Another Brick in The Wall I, a svegliare i presenti ci pensa The Happiest Days of Our Lives, sia con il rombo dell’elicottero che gli altoparlanti diffondono a tutto volume, sia con l’apparizione del mostruoso Maestro, una delle figure più importanti dell’opera. La suddetta apparizione, simbolo dell’incomunicabilità fra studenti ed insegnanti, è naturalmente il preludio alla seconda parte di Another Brick in the Wall, cantata questa volta a squarciagola da tutto il pubblico: sul palco compaiono anche alcuni bambini la cui maglietta recita Fear Builds Walls, allo scopo di accompagnare la seconda parte del brano, nella quale per l’appunto sono loro i veri protagonisti, ma il canto dei presenti è talmente potente da superare l’altissimo volume degli altoparlanti. Un momento unico ed indimenticabile come del resto tutto ciò che si verificherà in seguito. A questo punto Roger Waters esegue una breve ballata dedicata a Jean Charles de Menezes, ucciso il 22 luglio 2005 dalla polizia nella metropolitana di Londra dopo esser stato scambiato per uno degli autori del fallito attentato dinamitardo del giorno precedente; a lui, alla sua famiglia ed a tutte le vittime del terrorismo di Stato, in un italiano onesto, il musicista dedica il suo show, guadagnandosi un’ovazione. Stiamo ora per entrare in una delle parti più intense di tutta la prima metà dello show ed il trittico Mother/Goodbye Blue Sky/Empty Spaces non delude assolutamente le aspettative: sarebbe troppo facile parlare della musica e dell’esecuzione, pertanto ci concentriamo sulle altre componenti dello spettacolo. Mother, in questo senso, regala un’infinità di spunti: come se non bastassero la comparsa dell’arcigna ed iperprotettiva figura della Madre ed il duetto con se stesso del 1980 proiettato alle sue spalle, Roger Waters esalta i suoi fan con l’apparizione dell’applauditissima scritta Col Cazzo in corrispondenza del verso Mother Should I Trust The Government?. Goodbye Blue Sky, durante la quale sento distintamente le voci di alcune persone attorno a me rotte per l’emozione, è uno dei momenti più significativi, simboleggiato dalla proiezione sul muro di una flotta di bombardieri che rilasciano, in luogo di ordigni, stelle di David, falci e martello, croci, mezzelune, dollari, marchi della Mercedes e della Shell. In questo modo, dopo aver affrontato il muro presente fra sé ed il padre, fra sé ed i docenti e fra sé e la madre, il musicista si e ci contrappone alle religioni organizzate, alle dittature ed al capitalismo più sfrenato e disumano. Ancora oggi, a distanza di oltre 30 anni dalla sua pubblicazione, la straordinaria potenza evocativa e gli infiniti significati di The Wall restano incredibilmente vividi ed attuali. Come detto, anche il film viene adeguatamente ricordato ed Empty Spaces viene seguita da What Shall We Do Now?, presente esclusivamente sulla pellicola ed accompagnata dalla proiezione di frammenti dell’opera cinematografica. Nel frattempo, l’imponente muro cresce a vista d’occhio e l’atmosfera si fa sempre più lugubre, di pari passo con la crescente paranoia e l’auto-isolamento mentale del protagonista dell’album: la sua alienante vita da rockstar, oltre che con i già citati contrasti e disagi, si complica ulteriormente con la separazione dalla moglie, anch’essa causata dalla reciproca incomunicabilità. La terza, rabbiosa e disperata parte di Another Brick in the Wall squarcia per un istante l’oscurità della musica e dello show, ma è un attimo fugace: il muro di protezione dalla durezza della vita è ormai completo e Waters si congeda momentaneamente da noi con un sommesso Goodbye.

INTERMISSION
Un po’ a sorpresa, a questo punto sul muro compare la scritta Intermission, che dà il via ad un intervallo di circa mezz'ora nel quale vengono proiettate foto di persone decedute, alcune celebri, alcune indimenticabili solo per i cuori dei loro cari. Si tratta di un espediente insolito, ma commovente come del resto quasi tutta la prima metà dello show. Devo comunque confessare che sul momento l’intervallo mi ha lasciato un po’ indispettito: badate bene, non per la durata e tantomeno per le foto, quanto perché ho avuto l’impressione che tale intervallo spezzasse un po’ troppo quella straordinaria tensione emotiva che si era venuta a creare; solo a mente più fredda ho pensato che, in fondo, sia i musicisti, sia soprattutto i tantissimi tecnici senza nome che hanno fatto sì che tutto filasse liscio si meritassero un po’ di riposo.

THE SHOW MUST GO ON
Del resto, la prima traccia successiva all’intervallo ci colpisce di nuovo come un macigno dal punto di vista emotivo. Qui devo necessariamente aprire una parentesi personale: Hey You è la prima traccia dei Pink Floyd che il sottoscritto abbia amato; prima ancora di capirne il reale significato, prima ancora di comprendere la portata di The Wall, prima ancora di Wish You Were Here, quell’arpeggio malinconico, quella linea vocale e quell’assolo mozzafiato hanno fatto breccia nel mio cuore. E, naturalmente, lo fanno anche stasera, facendomi versare una piccola lacrima di cui non mi vergogno affatto. Non a caso, anche il resto del pubblico è nuovamente rapito (seppur ancora inquietato dalla mostruosa figura che si è scagliata contro il muro a metà di Hey You) ed accoglie con l’ennesima ovazione la ricomparsa di Roger Waters, che i riflettori inquadrano mentre siede comodamente in una stanza costruita all’interno del muro, cantando la splendida Nobody Home. Ma si sa, a questo punto è una sola la traccia che tutti attendono…anche se, prima, ci sono da affrontare Vera e soprattutto Bring the Boys Back Home: su di essa, come prevedibile, la potenza immaginifica dello show tocca un altro dei suoi apici, con la proiezione di foto di vittime di guerra, bombardamenti e filmati di bambini in lacrime che riabbracciano i padri al loro ritorno dal fronte. Poi è l’apoteosi definitiva: il muro si colora di luce bianca e Comfortably Numb invade lo Stadio, trasportando nuovamente sulle nuvole gli ascoltatori. Il desiderio, la brama inconfessabile di tutti è quella di veder comparire in cima al muro la figura tarchiata di David Gilmour, ma dobbiamo accontentarci del cantante Robbie Wyckoff e del chitarrista Dave Kilminster, autori comunque di prove impeccabili. Ci stiamo lentamente avvicinando alla conclusione e, sopra le nostre teste, dopo la bella The Show Must Go On, appare il celeberrimo maiale volante (in realtà più simile ad un cinghiale), istoriato di scritte e simboli già visti nel corso della serata. La barriera mentale del protagonista di The Wall resiste, ma la sua alienazione sembra non disturbare troppo il pubblico, che accoglie con entusiasmo il rinnovato sfarzo visivo di Run Like Hell, compreso un Roger Waters che, all’apice della sua megalomania, è nuovamente conciato come un mix fra Hitler e Keanu Reeves in Matrix e ci spara addosso con un mitra. Giungiamo poi a Waiting for the Worms e The Trial, durante la quale vengono proiettate le immagini del film; assistiamo dunque all’allucinato processo che il protagonista fa a se stesso nella propria mente ed al verdetto finale: l’artista deve abbattere il muro ed affrontare finalmente la vita nonostante tutte le sue difficoltà, offrendosi nudo ai propri simili. All’improvviso, allora, il muro viene giù realmente e tutta la band si ripresenta sul palco per eseguire una piacevole e rilassata versione di Outside the Wall. Quasi non si riesce a credere che sia finita per davvero, tanto che Waters prolunga il più possibile la fine dello show, presentando i suoi eccellenti compagni di band (fra i quali spicca il chitarrista Snowy White, seconda chitarra live dei Pink Floyd dal 1976 al 1980) e canticchiando un coro da stadio che il pubblico gli tributa. Da lì in poi, sembriamo svegliarci da un sogno che tentiamo inutilmente di ricordare e gli unici muri che dobbiamo affrontare sono quelli per uscire dal prato e poi le macchine in coda, che per la verità, grazie al parcheggio strategico, bypassiamo con una certa soddisfazione ed una umana dose di godimento.

COMFORTABLY NUMB
Ce la farà il nostro eroe a restare sano di mente nonostante i suoi problemi? Quel che è certo è che, per due ore, è stata la nostra mente ad esser messa a dura prova. Come ho detto in apertura, definire questo evento un concerto sarebbe riduttivo e quasi offensivo: si è trattato di uno Spettacolo con la S maiuscola, un qualcosa di unico e prezioso che ha fuso musica, immagini, filmati, atmosfera e pubblico in un tutt’uno. Ho assistito ormai a parecchi concerti, alcuni dei quali straordinari, ma mai mi era capitato di vivere un’esperienza tanto intensa dal punto di vista del pathos e del coinvolgimento emotivo. Mi rendo conto di aver scritto molto, probabilmente troppo, ma spero di essere riuscito, nel mio piccolo, a trasmettervi anche solo una piccola parte di ciò che ho provato io nell’assistere alla rappresentazione live di The Wall.
Dimentico qualcosa? Ah, sì. Grazie Roger: noi fortunati presenti ricorderemo sicuramente questo giorno come one of the happiest days of our lives.

SETLIST
01. In the Flesh?
02. The Thin Ice
03. Another Brick in the Wall I
04. The Happiest Days of Our Lives
05. Another Brick in the Wall II/The Ballad of Jean Charles de Menezes
06. Mother
07. Goodbye Blue Sky
08. Empty Spaces
09. What Shall We Do Now?
10. Young Lust
11. One of My Turns
12. Don't Leave Me Now
13. Another Brick in the Wall III
14. The Last Few Bricks
15. Goodbye Cruel World
16. Hey You
17. Is There Anybody Out There?
18. Nobody Home
19. Vera
20. Bring the Boys Back Home
21. Comfortably Numb
22. The Show Must Go On
23. In the Flesh
24. Run Like Hell
25. Waiting for the Worms
26. Stop
27. The Trial
28. Outside the Wall



Marco Meloni Roger Waters
Martedì 20 Agosto 2013, 16.03.12
21
Il concerto più bello della mia vita !!! E' stato qualcosa di indescrivibile !!! Surreale !!! Come avevo scritto sul mio cartellone....ROGER WATERS #1 ! P.s Io ero in prima fila....ho fatto un pò di foto... Eccole qui: www.rogerwatersroma.altervista.org
Elisa
Mercoledì 7 Agosto 2013, 14.26.08
20
Io ho visto Waters a Padova (perché a febbraio i biglietti per Roma erano già sold out) e, comunque, le emozioni descritte dalla recensione sono state le medesime...nelle due ore di estasi, di fronte al Muro, ogni altra sensazione fisica era annichilita, persino il caldo torrido e la sete. Invidio molto chi ha potuto vedere i Pink Floyd al completo, ma sono molto felice di essere stata presente almeno all'ultima vera pietra miliare del Rock. Questo concerto-Spettacolo sarà sempre da 10, tutti gli altri, per quanto belli, saranno sempre una tacca sotto...
Albey
Venerdì 2 Agosto 2013, 19.34.18
19
Visti PF nell'87, Gilmour a Firenze e Water a Milano nel 2011! Beh qui non c'è stata storia: l'arte (di cui la musica è solo una porzione seppur fantastica) ha raggiunto le sue vette più alte. E potrò sempre dire che c'ero
exileonmst
Venerdì 2 Agosto 2013, 12.53.14
18
Visto i Pf, nel 94, e con questo 3 volte Waters. Ma lo spettacolo visto domenica è stato qualcosa di incredibile, che non avrei mai pensato di poter assistere. Grazie Ruggè
Lorenzo "Palas" Ciampiconi
Giovedì 1 Agosto 2013, 22.22.25
17
La cosa più bella a cui ho potuto assistere (ancora devo fare 18 anni eh! ahahah, anche se na decina di concerti "grandi" l'ho vista...) Lìimmensità di un album come the wall, enfatizzata e portata alla magnificenza esaltandone ogni significato, che fosse nascosto o alla luce del sole, semplicemente indescrivibile... Inserendomi nel discorso di deedeesonic ogni paragone con altri concerti è fuori luogo, che sia iron maiden, metallica, dream theater o altri generi...qua l'arte raggiunge il massimo livello, dalla perfezione musicale, alla potenza visiva il tutto per sorreggere ed esprimere un significato immenso, che prende in considerazione ogni aspetto della vita umana, in cui ogni persona può rispecchiarsi, dalla società in senso vasto, alla vita degli affetti fino ai più profondi lochi della nostra mente... Per chi non l'avesse visto, se dovesse rivenire in italia, fate in modo di non perderverlo, sarebbe veramente un peccato...
deedeesonic
Giovedì 1 Agosto 2013, 21.30.31
16
Quello che volevo dire infatti, è che sono due cose diverse e due gruppi entrambi di grandezza assoluta in quello che fanno, ma fare un paragone mettendo accostati i nomi di Madonna e Iron....insomma dai!!!
Elluis
Giovedì 1 Agosto 2013, 21.05.27
15
Avendo visto entrambi gli show a Milano, posso dire che sono due tipi di spettacolo concettualmente molto diversi: gli Iron allestiscono il palco con tutte le scenografie del caso, il grosso Eddie motorizzato ecc. ma alla fine l'attenzione si concentra principalmente sui musicisti e sulla musica. Waters fa un tipo di spettacolo diverso, prima di tutto per dimensioni, poi per il fatto che fa un enorme concept show a metà tra un concerto e un musical (e non intendo certo quelli patetici che si vedono in Italia con gli attori delle soap opera, ma musical nel vero senso della parola): in diverse canzoni i musicisti neanche si vedono e l'attenzione del pubblico è solo per i video, le foto ecc. in ogni caso il protagonista è sempre l'evolversi della storia con tutti i suoi effetti speciali, non i musicisti (Waters compreso), non so se ho reso l'idea.
deedeesonic
Giovedì 1 Agosto 2013, 19.12.27
14
Al di là degli effetti speciali, ma in sede live, caro marchese, i Maiden non sono secondi a nessuno!!!!!!!!!!!!!
Le Marquis de Fremont
Giovedì 1 Agosto 2013, 13.07.06
13
Visto a Berlino, qualche anno fa. Molti degli effetti speciali sono simili a quelli dei Pink Floyd nei tour di Momentary Lapse of Reason e The Divison Bell. Non c'è Madonna, Iron Maiden o qualche altro big che tenga: loro sono alcune galassie superiori... Musica e album monumentali, naturalmente...
Screamforme77
Giovedì 1 Agosto 2013, 1.43.17
12
Ottimo Live-report. Credo non poteva essere fatto meglio. Hai perfettamente colto le stesse emozioni che ho provato anch'io e credo la stragrande maggioranza che hanno avuto la fortuna di assistere a quella indimenticabile serata. E' fin da quando ero bambino che sono ammaliato dal mito di The Wall, grazie al quale venni a conoscenza dei PF, eppure stento a crederci ancora di aver assistito a un Live di The Wall a ben 34 anni dalla nascita. E poco importa se il concerto non era griffato Pink Floyd, in fin dei conti il progetto The Wall è un opera firmata quasi esclusivamente Roger Waters, anzi il fatto che le parti vocali sono state cantate da una voce piuttosto simile a quella di Gilmour e che la chitarra non ha cambiato di una virgola sia nelle note che nel sound, ha spazzato via l'unico mio piccolo timore su come sarebbe stato assistere ad uno show di the wall senza una colonna come David Gilmour.Nel corso degli anni ho visto The Wall in tutte le salse: dallo splendido film di Parker, all'album originale, non che al Live album postumo "Is There anybody Out There" e prsino qualche spezzone dei concerti dell'epoca, il tutto faceva si che ero gia a conoscenza dell'intera scaletta, cosi come ero a conoscenza della costruzione del muro che sarebbe finito alla fine della prima parte per poi crollare alla fine, eppure cio nonostante ho provato le stesse emozioni di quando assisti ad un evento in cui non sai cosa aspettarti. Tutto incredibilmente bello, sia da ascoltare che da vedere, dalla sagoma di un giovane Waters durante "Mather",agli aerei di "Empty Spaces", i corpi e volti famminili sia in Young Lust" che in "Don't Leave Me Now", le splendide immagini animate di "Run Like Hell" e "Waiting For The Worms" con gli immancabili martelli marcianti( che poi è l'immagine che mi colpi di più la prima volta che vidi il film) e ho trovato molto toccanti le immagini di "Vera".Lo stesso Waters direi che l'ho trovato in buona forma, il che è stupefacente se consideriamo che parliamo di uno che calcava i palchi gia alla seconda metà degli anni 60. Ottima l'acustica, sopratutto gli effetti sonori, che è un vero punto di forza di The Wall, tant'è che al suono dell'elicottero che introduce Happiest Days Of Our Lives" mi son voltato pensando che vi era un modello di elicottero come ci era stato per l'aereo in precedenza.Ne ho visti parecchi di concerti, ma come giustamente hanno scritto alcuni di voi, è stato più di un concerto e uno di quelli che ne sarò piu orgoglioso di aver assistito !
Remedy
Mercoledì 31 Luglio 2013, 12.59.44
11
Ero nelle prime file al centro, grandissimo concerto, anche se la parola concerto è riduttiva.
Barry
Mercoledì 31 Luglio 2013, 12.34.57
10
PS non so perché il mio telefono si sia inventato il neologismo parilticolarmente
Barry
Mercoledì 31 Luglio 2013, 12.31.12
9
Ahah beh il mio ultimo anno da abbonato è stato parilticolarmente avvilente ciò non toglie ovviamente che io abbia rinnovato l'abbonamento senza alcun indugio...la Roma è come i Pink Floyd, è una fede
Nerchiopiteco
Mercoledì 31 Luglio 2013, 11.40.07
8
Meglio di un concerto, meglio di un film, meglio di un libro, paragonabile forse solo ad un sogno e chi c'era può confermare che non è poi un'esagerazione; sapendo che tipo di Spettacolo avrei visto ero partito con l'idea di fare qualche video ma niente, per quanto ero rapito non sono stato in grado di fare manco mezza foto, salvo il palco pre concerto. Barry ho notato un po' troppa amarezza quando hai citato i tuoi trascorsi giallorossi
Barry
Mercoledì 31 Luglio 2013, 11.00.14
7
@Fabio: famo un po' per uno a rosicà, no? @Diego: come giustamente mi dicesti, soldi fra i meglio spesi in vita mia
Er Trucido
Mercoledì 31 Luglio 2013, 10.41.56
6
Te l'avevo detto Andre che era uno spettacolo indescrivibile. Pur avendolo già visto e raccontato rileggerne la cronaca mi fa venire voglia di rivederlo, peccato che stavolta era troppo lontano per me. Faremo la prossima volta Roger
hm is the law
Mercoledì 31 Luglio 2013, 10.21.42
5
Mi sarebbe piaciuto esserci peccato. Rosico de brutto
Raven
Mercoledì 31 Luglio 2013, 10.19.55
4
Ho conosciuto Kilminster tempo fa e mi parlava di quanto è bello partecipare ad una cosa del genere. Non stento a crederlo...
Barry
Mercoledì 31 Luglio 2013, 9.55.20
3
Grazie davvero di cuore ad entrambi, speravo di riuscire un minimo a rendere l'idea di cosa abbia significato per me e per tutti i presenti assistere a questo evento incredibile. Concordo in pieno sulla definizione di esperienza visiva ed emotiva senza eguali e sulla validità dell'impianto audio (ero fra quelli che si sono voltati temendo un bombardamento per quanto erano forti i rumori degli altoparlanti ). Quanto alle frasi che vere riportato, che dire...magari qualcuno sarà davvero venuto solo perché "fa figo" ascoltate i Pink Floyd, ma sono certo che anche loro avranno capito che si trattava di molto di più di un mero concerto allo stesso modo, come dice Lorin, non bisogna tralasciare i messaggi di Waters, fondamentali anche a più di 20 anni dalla caduta del Muro più famoso (purtroppo) di sempre. Speriamo che i suoi inviti abbiano quantomeno fatto riflettere qualcuno, sarebbe già un grosso passo avanti!
LORIN
Mercoledì 31 Luglio 2013, 9.18.23
2
Devo dire la verità, ero curioso di leggere come si poteva descrivere a parole un evento del genere. Beh, devo farti i miei complimenti perchè ci sei riuscito benissimo, sei riuscito a farmi rivivere ogni attimo dello show, un'emozione unica di cui sono soltanto felice di esserci stato perchè per il resto non so cosa dire. Io davanti ad una cosa del genere rimango veramente senza parole. Dico solo GRAZIE ROGER.........ed una cosa però sento di doverla dire: mi piacerebbe che i messaggi di The Wall fossero sottolineati con più vigore dalla gente ed invece di dire "se c'era Gilmour sarebbe stata un'altra cosa" mi piacerebbe sentir dire "cavolo, Roger ha ragione, che razza di mondo stiamo creando!"
P2K!
Mercoledì 31 Luglio 2013, 8.39.03
1
Caro Andrea, è un piacere leggere la mattina presto articoli così efficaci, sentiti, e splendidamente sinceri come il tuo. Complimenti davvero. Per quanto concerne lo spettacolo io e la mia compagna era la seconda volta che assistevamo a questo show, ma più che di uno spettacolo bisognerebbe parlare di un esperienza visiva ed emotiva senza eguali. La prima volta fu a Parigi e li fu ancor più emozionante perché la location (un grosso palazzetto dello sport) era meno dispersivo di un stadio. Ma comunque vedere l'Olipico di Roma stracolmo ad assistere a questo evento è stato per me fonte di GRANDISSIMA soddisfazione. Altra nota di merito era per l'impianto audio che a mio avviso è stato eccelso. I suoni d'ambiente riprodotti dalle torri hanno fatto spesso girare la gente per vedere cosa atava accadendo di ditero. Condivido la lievissima critica sollevata per il lungo intermission (durato 30 minuti!!!). Sapendo a cosa saremmo andati incontro io mi sono seduto sul prato (o sul rivestimento) per riposarmi. Non so se sorridere o deprimermi quando ripenso alle cose che ho sentito dire dai presenti poco prima del concerto, cose del tipo "Figo, sono felicissima di rivedere i Pink Floyd, che non venivano a Roma dal '93!!!", oppure "Non vedo l'ora che facciano Wish You Where Here", e la solita "Eh si, ma senza David Gilmour non sarà la stessa cosa"... Storie di ordinaria esistenza.
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