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ANGELS AND DEMONS - Quando il jazz incontra l'heavy metal
19/10/2013 (2765 letture)
Gli Angels and Demons si sono rivelati senza dubbio come una delle formazioni italiane più originali di quest’anno. Il loro debut album Power Fusion costituisce, infatti, un mirabile esempio di crossover avanguardistico amalgamando egregiamente due generi da sempre antitetici come la fusion e l’heavy metal. Conosciamo meglio la band attraverso le parole del bassista Giorgio "JT" Terenziani.

Hmitl: Buongiorno Giorgio e benvenuto su Metallized. Angels and Demons è un progetto nuovo di zecca e davvero intrigante, vuoi raccontarci quali sono state le tappe salienti che hanno portato alla formazione della band?
Giorgio "JT" Terenziani: Ciao, prima di tutto per noi è un piacere essere qui. L'idea del jazz metal gira in testa ad Alex da molto tempo, aveva solo bisogno di trovare qualcuno che gli credesse e desse una veste credibile e vera a questi suoi pensieri. Partiamo, però, dall'inizio. Il progetto nasce da me ed Alex, quando abbiamo iniziato a collaborare per Modern Music Institute la scuola di cui lui è presidente e io coordinatore nazionale del reparto di basso. Fin da subito abbiamo notato una buona ed intensa intesa soprattutto relativa ai gusti e alla voglia di sperimentare non dando giudizi sui generi o sulla "difficoltà di un brano". Molto spesso quando si suonano cose "tecniche e difficili" si rischia di passare, o peggio ancora, di diventare snob. Se non si sta attenti, si azzarda di arrivare a pensare che gli AC/DC non sono capaci di suonare e fanno schifo perché compongono canzoni di quattro accordi. Al contrario sia io che Alex vediamo la musica come un mezzo per descrivere, raccontare e trasmettere immagini ed emozioni. Parlando in questi termini ci è venuta l'idea di provare a suonare un po' insieme. Non ti nego che durante le prime prove la distanza nell'approccio è stata dura da colmare, ma registrando, analizzando e provando tutti insieme ci siamo accorti che ci poteva essere qualcosa di bello e nuovo. A questo punto (siamo nel 2009) abbiamo deciso di riarrangiare qualche standard e qualche brano del disco precedente di Alex -Standhards- e proporci nelle fiere o manifestazioni di settore. Il riscontro è stato ottimo e, quindi, era ora di darci un nome e provare a fare le cose sul serio. L’idea del Jazz Metal di Alex unita al mio approccio e a quello di Paolo aveva creato qualcosa di nostro che abbiamo battezzato tra noi Power Fusion…1, 2, 3 benvenuti agli Angels and Demons!

Hmitl: Il vostro genere musicale è piuttosto particolare fondendo la fusion all'heavy metal. Come siete arrivati a quest'accattivante e coraggiosa proposta artistica?
Giorgio: Ci siamo arrivati nel modo più naturale possibile. Sia io che Alex volevamo esprimerci al massimo e senza limiti, ma come sempre: la tua libertà finisce dove inizia quella del tuo prossimo. Proprio con quest'ottica abbiamo deciso di provare a non sacrificare nulla del lato più personale del nostro playing e provare a imparare dall'esperienza (moooolto diversa) di chi ci stava accanto. Per esempio io, da subito, ho chiesto la possibilità di scegliere il batterista. Avevo bisogno di qualcuno dinamico con dell'inventiva e con un approccio al tempo che fosse da studio, non così libero come si sente spesso nella fusion. La scelta di Paolo è stata quindi naturale per me. Ovviamente questo può anche essere visto come un limite, ma lanciandomi in un territorio totalmente nuovo volevo avere almeno qualche punto di riferimento forte. Allo stesso modo Alex ha chiesto di poter scrivere direttamente in sala prove sviluppando liberamente le idee di ognuno senza preproduzioni formali a tavolino come capita spesso. Quindi attenzione a i dettagli e al linguaggio, ma grande naturalezza e spontaneità nel fare le cose.

Hmitl: Qual è stata la genesi delle composizioni dell'album Power Fusion?
Giorgio: Il percorso è stato questo: sala prove con tanta improvvisazione e sviluppo delle idee portate da ognuno dei componenti; il tutto registrato per poter fissare le intuizioni migliori; scelta finale e costruzione (con litigi, scontri e visioni diverse) del brano; pre produzione (ogni pezzo, una volta definito, è stato registrato in versione "brutta copia" a strumenti separati così da poter ascoltare con calma riff e struttura e giudicare a mente fredda); prove dei brani per capire l'essenza live e vedere se le strutture non erano prolisse e i vari pezzi potevano funzionare anche live; fino a questo punto abbiamo continuato a cambiare, sperimentare… magari non più sulle parti, ma sui suoni, le dinamiche e le atmosfere da dare alle composizioni; infine registrazione vera a propria!

Hmitl: Il disco è prettamente strumentale seguendo gli stilemi della fusion, ma avete riproposto i brani Clare is Gone e The Riddle avvalendovi della collaborazione, peraltro eccellente, dello special guest Giambattista Manenti (Maestro/Love.Might.Kill). Puoi spiegare le motivazioni che vi hanno spinto a scegliere questi due brani?
Giorgio: Prima di tutto abbiamo scelto di fare due brani cantati perché volevamo dimostrarci e dimostrare che ogni canzone era potenzialmente un brano "normale", era solo la veste del momento a rendere il tutto prettamente strumentale. Questo esperimento ci è servito per avere la tranquillità mentale nel dirci che non stavamo scrivendo delle basi per dei soli, ma delle song strumentali vere e proprie. Nello specifico la scelta dei due brani è relativa al cantante: quando abbiamo sentito Jan dal vivo ci siamo innamorati del suo timbro e della sua attitudine. Le potenzialità della sua voce non si fermano a un solo genere così abbiamo deciso di prendere due pezzi lontani come impatto, ma che potessero essere facilmente gestiti a livelli di struttura. A un certo puto volevamo fare una versione anche di When Money Talks Bullshit Walks, ma non c’è stato tempo.

Hmitl: A quali fasce d'utenza potrebbe interessare un platter di difficile assimilazione come Power Fusion?
Giorgio: Ti dico la verità è un problema che, in prima battuta, non ci siamo posti. O meglio… sapevamo che a un pubblico tecnico avrebbe potuto interessare, ma prima di tutto volevamo scrivere in libertà. Sicuramente la presunzione di poter allargare il bacino di utenza rispetto al classico disco strumentale c’è però, secondo me, oggi è difficile fare programmi. Le cose cambiano velocemente e il primo impatto è fondamentale: la scelta del video, del sito, del primo brano proposto… sono tutte cose che rischiano di influenzare tanto e ancora prima di avere ascoltato un minuto intero di canzone. Per essere onesti al 100% partiamo da un pubblico legato e pronto per le proposte strumentali per poi cercare di agganciare anche tutti quelli che non disdegnano una colonna sonora diversa per alcuni momenti della loro vita.

Hmitl: Quali sono le vostre aspettative per quest'ambizioso progetto?
Giorgio: Le aspettative sono sempre di tre tipi: professionale, artistico, economico. Sul lato artistico ci aspettiamo tanto, non tanto in termini numerici, quanto in termini d interesse. Power Fusion racchiude un esperimento e un genere che prima non c’era o io non conoscevo ah ah ah! Al di là delle etichette, abbiamo notato che chiunque lo abbia ascoltato o si sia soffermato anche solo su 2/3 brani ne è rimasto colpito: nel bene e nel male. Questo per noi è fondamentale: non si deve piacere a tutti e le critiche sono spesso giuste, ma se nella marea di proposte questo disco rimane impresso per l'originalità e la coerenza del progetto noi siamo già più che contenti. Sul lato professionale ognuno aveva obiettivi diversi: sicuramente ha dimostrato di non essere solo il batterista "picchia picchia" da metal o un neo emulo simil prog di Portnoy. Io ho prodotto il disco e se il discorso fatto per Paolo si può applicare anche a me, mi interessava molto anche il ruolo puro della produzione. Dimostrare che il know how accumulato in questi anni può spaziare tra i generi e che la cosa importante è avere la mente aperta, il tempo da dedicare alle cose e la voglia di migliorarsi era fondamentale. Non importa se si parla di sound, parti, canzoni o altro: rispetto, coerenza e voglia di andare avanti sono un punto di partenza per un progetto artistico. Alex era discograficamente fermo da un po' e poi questa intuizione del jazz metal era troppo tempo che gli girava in testa per non metterla nero su bianco. Al contrario mio e di Paolo ha fatto notare ancora di più che, pur avendo un approccio altamente improvvisativo, lui parte sempre dalla melodia ed è molto legato alla forma canzone. Sul lato economico non ci aspettiamo nulla, nel senso che una volta pagate le spese saremmo più che a posto. Avendo registrato chitarre, bassi, tastiere e fatto tutto il pre mix nel mio studio i costi sono stati affrontabili. Ora come ora il mercato è così in crisi che non è nemmeno più un mercato… non bisogna contarci troppo e stare in piedi senza troppe aspettative; quello che arriva di più è tutto di guadagnato.

Hmitl: Nel comporre vi siete ispirati a qualche artista fusion o metal in particolare?
Giorgio: Credo che i rifermenti principali siano quelli del background di ognuno di noi. Ci sono tante micro influenze e citazioni, ma quelle più marcate sono: Holdsworth, Lane, Satriani, Sheehan, Wooten, Portnoy e Weckl. Sicuramente ci sono dischi che ci hanno maggiormente ispirato e coinvolto, ma direi che il momento della composizione è stato libero e non schematico. Soprattutto si provava a fare questa cosa: ma se io ti suono questa progressione jazz tu cosa ci metteresti sotto? allora via si cambia il tempo il ritmo e il brano diventa Brasilia. Oppure si procedeva destrutturando i miei riff o i pattern di batteria di Paolo.

Hmitl: Quali sono le iniziative della casa discografica tese a supportare il platter?
Giorgio: Al momento siamo tutti concentrati sul lato delle recensioni/interviste. La label ci sta supportando anche nelle varie iniziative che ci vengono in mente, vuoi un video piuttosto che un particolare concerto in una location d’impatto o con un significato importante. Power Fusion è comunque un'opera prima e, quindi, bisogna avere calma, pazienza e iniziare facendo tutto al top, senza la fretta di arrivare.

Hmitl: E' previsto un tour?
Giorgio: No, sono previste delle date, ma non un tour vero e proprio. I tour in Italia sostanzialmente non esistono più, tranne rare eccezioni. Per fare un tour bisogna agganciarsi ad una band estera e pagare, ma ha senso per un primo disco? Sicuramente per una band come la nostra è più facile promuovere il disco durante clinic o esibizioni dei singoli piuttosto che cercare ostinatamente date. Questo non vuol dire che il live non sia importante, anzi! Solo che bisogna rendersi conto del periodo e delle proprie peculiarità, così come dei budget a disposizione. Se tutto va bene, ci sarà una bella sorpresa nei primi mesi del 2014, ma non voglio anticipare nulla… Cercheremo comunque di farci vedere live e teniamo gli investimenti per il secondo disco.

Hmitl: In sede live avete un approccio più orientato alla fusion o al metal? In altre parole sul palco avete un atteggiamento distaccato tipico dei musicisti fusion o ricercate il vivo coinvolgimento del pubblico?
Giorgio: Per quanto possibile cerchiamo il coinvolgimento, poi ci sono anche momenti più statici e riflessivi, ma non voglio che il concerto sia un'esibizione fredda. Generalmente i momenti di interazione si svolgono prima o dopo le esecuzioni oppure durante quelle parti che ci permettono di allentare un po' la tensione. A me piace il pubblico rumoroso e rispettoso, cerchiamo di farlo divertire senza diventare degli animatori cosa che in questo contesto non avrebbe tanto senso, no?

Hmitl: Come giudicate l'attuale momento del panorama musicale italiano?
Giorgio: Difficile, strano, in rapido cambiamento e non necessariamente in evoluzione, ma sicuramente pieno di possibilità e di idee. Lo so, è un pensiero contro corrente, ma io non ce la faccio a piangermi addosso voglio vedere il buono in quello che c'è e imparare qualcosa anche dai momenti duri come quello che stiamo passando e non credo sia solo un problema del settore musicale. La crisi è prima di tutto una perdita di speranza, di orizzonti e un incattivimento delle persone verso il futuro, che spazio può avere l'arte in tutto questo? Beh... L'arte può essere una cura a basso costo e infatti la cosa paradossale è che c'è poco spazio per il live delle band italiane e dei gruppi di base, è durissima vendere dischi, tuttavia le scuole di musica sono piene o comunque reggono bene il colpo e siamo invasi da eventi con protagoniste le band straniere. Ok, l'esterofilia tipica italiana, ma c'è anche fame di musica, di nuove proposte e di una qualità sempre più alta non solo nella musica, ma anche nell'intrattenimento. In questo noi non siamo proprio dei maestri, quantunque sempre di più ci si accorge del talento e della professionalità degli italiani e i nostri musicisti vengono assunti da band navigate per garantire un apporto artistico di qualità. Se ci pensi bene forse è la prima volta che così tanti italiani fanno parte di band straniere affermate e vengono chiamati per il loro talento e il loro know how. Speriamo che questi pionieri portino qui il buono che c’è fuori dai nostri confini e ci insegnino a essere umili e aggiornarci per quelle cose su cui siamo rimasti indietro, così come ci ricordino di essere orgogliosi e fieri di ciò che facciamo bene e su cui possiamo tenere la testa alta.

Hmitl: Qual è la vostra opinione sul fenomeno delle tribute band?
Giorgio: La stessa opinione che ho sulla Nike, la pasta Barilla, Wolverine L’immortale (sequel del prequel di uno spin off di una trilogia tratta da una serie a fumetti) e i device Apple: sono tutti media/cose che danno risposta a un bisogno e fanno parte maggiormente della categoria entertainment che di quella artistica e che, comunque, non rubano spazio a nessuno. Le band nuove così come gli artisti di successo nascono anche se ci sono le cover e le tribute anzi, se ne fregano com’è giusto. Alla fine si vive di persone che comprano i dischi o i biglietti: se quello che fai non fa muovere il culo a nessuno non accusare le tribute, ma pensa prima al tuo e chiedi perché non riesci a passare la prima, giusta, diffidenza/indifferenza. Ci sono tribute che vanno male eppure hanno i costumi giusti e il cantante che è un sosia dell’originale e ci sono band nuove che spaccano e stanno ottenendo il giusto riscontro. Stringendo… chi se ne frega delle tribute band ah ah.

Hmitl: Quali sono i vostri progetti immediati?
Giorgio: Come band abbiamo questa cosa per il 2014 in ballo, vorremmo girare un altro video e stiamo aspettando un'idea folle… Come singoli…oddio… ne stanno capitando di tutti i colori! Alex è impegnatissimo con MMI, tra proposte di artisti internazionali, clinic, nuove e vecchie sedi, supervisioni editoriali a volte devo prendere il numero per chiamarlo! Paolo ha un'intensa attività live con la Michele Luppi Band e sta registrando il disco solista di Michele Luppi. Io ho due metodi+DVD italiano/inglese in uscita in tutta Europa per Carisch e siamo in rampa di lancio per il secondo CD degli Absynth Aura. In più c'è sempre l'attività live con i Maestro e i lavori in studio di registrazione… io prendo il numero come al supermercato per riflettere tra me e me ultimamente, si può?!?

Hmitl: Pensate alla realizzazione di un nuovo album e, in caso affermativo (spero proprio di sì), proseguirete sulla stessa direttrice artistica?
Giorgio: Certo che stiamo pensando a un nuovo disco. Dovremmo incontrarci e iniziare a provare tirando fuori le idee in comune verso gennaio. La filosofia alla base sarà la stessa e vorremmo continuare il percorso iniziato con Power Fusion. A livello di sperimentazione ci stiamo facendo balenare in testa tante idee, tutte folli vediamo cosa salta fuori e cosa è realmente realizzabile.

Hmitl: L'intervista è finita! Volete aggiungere due parole per i nostri lettori?
Giorgio: Se sono arrivati alla fine del mio fiume di parole, prima di tutto… grazie!!! Secondariamente di non fermarsi al primo pezzo che hanno sentito su youtube cioè The Riddle nella versione cantata, ma di provare ad ascoltare qualche preview perché il disco è veramente vario e potrebbero trovare delle sorprese. Per essere sempre aggiornati c'è il sito ufficiale, ma ancora di più la pagina facebook e quella dei singoli dove davvero passa di tutto… sanno già cosa fare nel caso apprezzino il progetto o anche solo la filosofia che ci sta dietro. Inoltre un grande a grazie a te e tutto lo staff di Metallized per lo spazio e l’attenzione che ci state dedicando.



Sambalzalzal
Domenica 20 Ottobre 2013, 12.47.57
5
Non li conoscevo ma mi avete incuriosito, provvederò quanto prima a comprare il disco!
FromTheBeginning
Domenica 20 Ottobre 2013, 12.07.27
4
Mi annovero tra coloro che ascoltando l'album sono stati colpiti "nel bene". La valentia dei tre musicisti è evidente, e non solo in termini di tecnica. Notevoli!!!! Grazie Fabio per avermeli fatti conoscere
Jimi The Ghost
Domenica 20 Ottobre 2013, 9.08.31
3
Per chi ha studiato e studia la chitarra, Alex è qualcosa di più che una musica su Cd da ascoltare. Mi è piaciuto A&D. Molto, molto, Interessante questo approfondimento di fabio. Un personale Grazie da Jimi TG
Raven
Domenica 20 Ottobre 2013, 8.45.18
2
Sono venuto in contatto con MMI proprio nei giorni scorsi per la clinic di Gus G. Spero che ci sia modo di vederli dalle mie parti proprio in virtù di questo.
therox68
Domenica 20 Ottobre 2013, 0.13.58
1
Disco bellissimo il loro primo e, speriamo, non ultimo.
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