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BEYOND THE IRON CURTAIN - # 5 - Metal e pena di morte
23/12/2013 (7499 letture)
Vendetta: un bisogno radicato nell'essere umano fin dai suoi primordi, quantomeno come tentativo di punire l'autore di un torto conclamato. Talvolta sembra assurdo, ai nostri giorni, parlare ancora di pena di morte, un concetto che ci porta mentalmente a epoche passate ma che invece è ancora attualissimo; tante altre volte, infatti, di fronte a crimini deplorevoli e punizioni insufficienti, abbiamo sentito con le nostre orecchie qualcuno invocare alla pena capitale. Magari noi stessi, guardando il telegiornale, avremmo voluto punire irrevocabilmente qualche criminale macchiatosi di colpe immonde, soprattutto quando le vittime sono bambini: stragi nelle scuole, mamme-killer in preda alla follia, stupratori senza scrupolo ed altre rivoltanti situazioni di cronaca ci portano più e più volte a chiederci se è giusto lasciare in circolazione il carnefice di turno, sano o meno che sia. Il dibattito è datato: dalla notte dei tempi si discute in merito all'utilità e alla moralità di tale soluzione, come vedremo tra poco; anche nelle liriche impegnate di tante band metal il concetto ha fatto capolino con una discreta frequenza, venendo quasi sempre condannato. In genere, tuttavia, più che criticare la pena capitale o schierarsi contro di essa, le band metal hanno preferito calarsi nella mente dell'individuo destinato alla punizione estrema: per quanto autore di nefandezze disumane, il condannato è pur sempre un uomo ed è interessante calarsi nella sua psiche a poche ore dall'esecuzione, per analizzarne le paure, comprenderne l'eventuale pentimento o, peggio ancora, toccarne con mano la sofferenza quando esso è convinto della sua innocenza. Noi abbiamo scelto una piccola rassegna di citazioni in musica, senza la pretesa di essere esaustivi: risalire a tutte le band che hanno parlato dell'argomento, del resto, sarebbe stata impresa improba e soprattutto non avrebbe aggiunto molto ai significati principali che potremmo trarre dagli episodi più celebri. Una delle canzoni più note contro la pena capitale è sicuramente Ride The Lightning dei Metallica (1984), title-track dell'omonimo album: un brano complesso e introdotto da un riff tonante ed apocalittico, che fa da traino ad una sequenza mirabile di intersezioni poderose e accelerazioni repentine, ornato da uno stupendo assolo di Kirk Hammett. Nel ruggito di James Hetfield pulsa l'angoscia di chi è stato condannato ingiustamente e non concepisce quello che gli sta accadendo ('Accusato colpevole ma, dannazione, non è giusto! C'è qualcun altro che mi controlla, la morte nell'aria, legato alla sedia elettrica; non è possibile che stia succedendo a me'), ma è anche descritta con magistrale crudezza il terrore che anima il cuore del soggetto: 'Un flash da vanti agli occhi, é ora di morire: bruciando nel cervello, posso sentire le fiamme; aspetta il segnale per girare l'interruttore della morte, é l'inizio della fine, sudore, freddo gelido mentre osservo spiegarsi la morte. La coscienza la mia sola amica, le mie dita si stringono per la paura: che cosa ci faccio qui? Qualcuno mi aiuti, per piacere, Dio aiutami, stanno cercando di portarsi tutto via, non voglio morire! Il tempo scorre lento, i minuti sembrano ore: vedo l'ultima chiamata di scena, quanto è vero tutto ciò? Il condannato, ormai rassegnato alla sua fine, preferisce che l'esecuzione arrivi in fretta, perchè l'attesa è una tortura più feroce dell'ellettroshock stesso: 'Finiamola, se questo è vero, lascia che sia svegliato dall'orrido urlo liberato dal sogno spaventoso'. Nel testo è anche presente una frase -Chi ti ha fatto dire "ti toglierò la vita"- che è sintomo di una riflessione esistenzialista forse banale ma assolutamente centrale nell'argomento: può un essere umano decidere di togliere la vita ad un suo simile? La canzone è anche una denuncia della teatralità con cui il sistema giudiziario americano utilizza la vendetta pubblica come messaggio per rassicurare la società, lavando davanti a tutti le colpe dei 'piccoli' criminali senza dar peso alle colpe e agli scandali attribuibili invece a potenti e governanti. I Metallica nella canzone non esprimono un parere a favore o contrario alla pena capitale ma, come loro solito, si limitano ad esporre i fatti lasciando alla coscienza dell'ascoltatore formulare un giudizio personale; tuttavia, in una vecchia intervista Hetfield si disse favorevole alla pena capitale, anche perché sicuro che essa non possa venire utilizzata contro degli innocenti. Famosissima è pure la trattazione maideniana dell'argomento, palesata nella monumentale ed intricata Hallowed Be Thy Name, da The Number of the Beast (1982); un altro viaggio nella psiche del condannato di turno: 'Sto aspettando nella mia fredda cella quando la campana comincia a rintoccare. Rifletto sul mio passato e non ho molto tempo, perché alle cinque mi porteranno al palo della forca. Le sabbie del tempo per me stanno scorrendo lentamente: quando il prete viene a concedermi l' estrema unzione, io attraverso le sbarre guardo per l'ultima volta un mondo che è stato crudele con me'. La domanda che sorge spontanea pone un grosso quesito esistenziale: 'Le lacrime scorrono perché sto piangendo, dopo tutto non ho paura di morire. Non credo che ci sia una fine. Mentre le guardie mi fanno marciare fuori nel cortile, Qualcuno mi dice da una cella 'Che Dio sia con te'. Se c`è un Dio perché mi ha lasciato morire'? In coda é presente una frase che ci fa toccare con mano quel desiderio di vita che diventa ancor più forte in prossimità della morte: 'Quando saprai che il tuo tempo è vicino alla fine, forse comincerai a capire che la vita quaggiù è solo una strana illusione'.

BREVE STORIA DELLA PENA DI MORTE, DALLE ORIGINI AI GIORNI NOSTRI
Il concetto di pena, originariamente nato proprio dal bisogno di vendetta, ha assunto una natura sociale con l'avvento della civiltà e delle sue regole, definendosi in via iniziale sottoforma di legge del taglione - la possibilità di infliggere all'offensore una pena pari all'affronto subito - ed evolvendosi via via nel corso dei secoli. Quasi sicuramente la pena di morte esisteva già presso le tribù preistoriche (che la utilizzavano per punire reati di omicidio, lesa maestà o sacrilegio), anche se la prima testimonianza scritta ci arriva dal Codice di Hammurabi, il Re Babilonese che governò dal 1792 al 1750 a.C.: si trattava del primo caso in cui veniva eliminata ogni possibilità di arbitrio, essendo le leggi scritte ed insindacabili, per quanto non eque e soggette alla disparità delle classi sociali. Esso prevedeva la pena di morte per il furto, il sacrilegio e le negligenze professionali che recavano morte colposa. Gli antichi Egizi la utilizzavano per punire reati quali l'omicidio, il sacrilegio, il furto, lo spionaggio, le infrazioni fiscali, l'attentato e l'offesa alla vita del Faraone, anche se a differenza dei Babilonesi possedevano un codice equo e che non faceva distinzioni di classe sociale; l'esecuzione avveniva per decapitazione o annegamento nel Nilo, col condannato rinchiuso in un sacco e gettato nel Fiume Sacro. Nella Grecia Antica la pena di morte veniva somministrata in casi gravissimi, ma per quanti ne sostenessero la causa a fine vendicativo, vi erano altrettanti sostenitori di pene meno drastiche, dotate di finalità educative (exemplum). Nell'Antica Roma, la legge del taglione fu codificata dalla Leggi delle XII tavole (V secolo a.C.) e prevedeva la pena di morte per chi si macchiava di omicidio, ma anche per altri reati come il pubblico tradimento; per i delitti privati restava prioritaria la legge del taglione. Per i romani erano reati gravissimi non soltanto il tradimento della Patria o la rivola, ma anche lo spostare impropriamente il confine di un campo, il rubare il bestiame o il raccolto altrui, l'uccidere, lo stuprare, il violare una promessa, il dare falsa testimonianza, il rubare di notte, l'incendiare una casa o le messi, il rubare al padrone, l'ingannare un cliente. I metodi di esecuzione erano atroci: si ricorreva alla decapitazione, alla fustigazione a morte, all'impiccagione, al taglio di arti, all'annegamento e al rogo, mentre le vestali colpevoli di infedeltà venivano seppellite vive e il loro seduttore era bastonato fino alla morte. I nemici pubblici, i servi che avessero derubato il padrone, i colpevoli di falsa testimonianza venivano lanciati da una rupe e gli schiavi crocifissi. I primi cristiani, come risaputo, venivano dati in pasto alle belve in autentici spettacoli pubblici: un rituale che continuò fino al 313 d.C., quando Costantino pose fine alle persecuzioni con l'Editto di Milano. Col riconoscimento della Chiesa romana, fu quest'ultima a passare dall'altra parte della barricata: in epoca Medievale subentrò una gran confusione, perché iniziarono ad accavallarsi i poteri e la pena capitale poteva venir somministrata da diverse entità. La Chiesa stessa iniziò a punire chi aveva perseguitato gli ebrei convertiti al cristianesimo ed in seguito i cristiani che si convertivano all'ebraismo, dimostrando un assolutismo dittatoriale del tutto contrario ai principi di solidarietà e pace da essa stessa decantati. Tristemente noto, poi, il periodo della Santa Inquisizione, nel quale venivano giustiziati gli individui che si discostavano dai dogmi del cristianesimo ma anche soggetti sospettati - in base a principi assurdi e figli della superstizione - di stregoneria o licantropismo. Le esecuzioni medievali erano altamente spettacolari, ideate da menti perverse e sadiche, utili a celebrare la vendetta in un rito pubblico teso a terrorizzare la gente e scoraggiare nuovi crimini: si ricorreva a torture come impiccagione, decapitazione, annegamento, lancio da un dirupo, lapidazione, crocifissione, rogo, sbranamento, sotterramento, trafissione con frecce, impalamento, morte per fame e sete, sparo di cannone, allungamento, bollitura, garrota, metodo del cavallo, letto incandescente, pressatura, posa del calderone, morte da insetti, metodo del pendolo, scorticamento e ruota. Nell'Impero cinese, dal 747 al 759 l'uso della pena di morte fu interdetto sotto il regno di Taizong (curioso notare che la Cina sia poi diventata il luogo col maggior numero di esecuzioni nei tempi moderni), mentre in Giappone venne abolita sotto l'Imperatore Saga e reintrodotta solo nel 1156. In Italia la pena di morte fu introdotta da Re Enrico II, che governò dal 1002 al 1004. Tra XVI e XVII secolo vi fu un assiduo inasprimento della violenza e della costanza con la quale veniva applicata la pena capitale, come testimoniato dall'instaurazione in Inghilterra del Bloody Code (Codice Sanguinario, dal 1400 al 1850) che prevedeva ben 220 crimini punibili con la morte, tra i quali il taglio illecito di legname, il furto di bestiame e l'invio di lettere minatorie; in Francia, nel periodo del Terrore (1793/94) furono giustiziati oltre 35 mila cittadini, rei anche solo di aver manifestato ideologie politiche avverse a quelle rivoluzionarie. Naturalmente non mancavano le critiche, anche intellettuali, ad una soluzione tanto drastica: una delle più celebri fu avanzata dall'italiano Cesare Beccarianel suo Dei Delitti E Delle Pene (1764), nel quale non solo sconsigliava l'uso della pena di morte come pura vendetta ma si auspicava l'utilizzo di pene con fini di redenzione nei confronti del condannato. Beccaria sosteneva la definizione di pene mirate, non eccessive come la morte ma puntuali, giuste e senza riserve: un'utopia alla quale non siamo riusciti a giungere neanche oggi. Il granduca di Toscana Pietro Leopoldo accolse con entusiasmo la critica di Beccaria e divenne il primo sovrano europeo ad abolire solennemente la pena di morte (1786), seguito in parte nel 1753 dalla zarina Elisabetta I e nel 1865 dalla Repubblica di San Marino, nella quale l'ultima esecuzione risaliva comunque al 1468. Tuttavia erano soltanto dei timidi primi passi: i due secoli successivi, infatti, furono ancora segnati dal sangue, con i soli sovietici capaci di condannare alla morte 158.000 soldati per reati militari durante la II Guerra Mondiale. Necessario è citare la fredda statistica dell'olocausto nazista: si calcolano tra i 12 ed i 17 milioni di morti tra Ebrei, Prigionieri di guerra sovietici, Polacchi non Ebrei, Rom e Sin, disabili e pentecostali, omosessuali, massoni, testimoni di Geova, dissidenti politici e slavi. Solo dopo il conflitto, l'opinione pubblica iniziò sensibilmente a smuovere le coscienze dei Governi, portando molti poteri politici a rivedere i propri codici penali e rimpiazzare la pena capitale con l'ergastolo o pene più miti: tappe importanti furono scandite dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948) e dalla Moratoria universale della pena di morte (2007), che pur essendo soltanto una raccomandazione tende a squalificare agli occhi del mondo intero i Paesi che ancora detengono la pena di morte. In Italia la pena capitale fu abolita per i crimini ordinari con la Nuova Costituzione del 1948, e rimase presente soltanto nel codice penale di guerra fino al 1994 prima di essere dichiarata costituzionalmente inammissibile nel 2007.

LA PENA DI MORTE NEL MONDO CONTEMPORANEO E NEI CLASSICI DEL METAL
Secondo Amnesty International, al giorno d'oggi esistono 58 stati che continuano ad utilizzare la pena di morte a fronte dei 139 che, di diritto o in pratica, non vi fanno più ricorso. Di questi, 97 l'hanno abolita del tutto, 8 la mantengono solo per reati particolari e 35 non la applicano da oltre dieci anni, pur mantenendo la norma giuridica. Stati Uniti e Giappone sono gli unici paesi industrializzati, liberi e democratici ad applicare ancora la pena capitale: negli States, in particolare, questa è legale a livello federale, prevista per 42 reati come alto tradimento, tradimento, spionaggio che metta in pericolo la sicurezza nazionale, omicidio di agenti federali, omicidio compiuto in parchi nazionali, omicidi in ambito militare e gravi atti di terrorismo. Dei 50 Stati che compongono la federazione, soltanto 16 non la prevedono nel loro statuto; in alcuni, la pena di morte viene commutata in ergastolo o sospesa, come nel caso di Oregon, Kentucky e Arkansas, stati nei quali è entrata in vigore una moratoria. Il Nebraska, invece, ha dichiarato incostituzionale la sedia elettrica, non la pena di morte in sé, che viene applicata. Esiste un dibattito sull'incostituzionalità di alcune forme di pena capitale come la sedia elettrica, l'impiccagione e la camera a gas, mentre l'iniezione letale e la (più rara) fucilazione sono contemplate a norma di legge. Di fatto, 22 stati non la contemplano -di legge o di fatto- mentre i restanti 28 la applicano ancora per i reati di competenza statale, col Texas tradizionalmente tra i più attivi. In questa regione, infatti, vengono puniti anche reati come lo spaccio di droga, mentre l'unico caso di pena esecuzione commutata in ergastolo negli ultimi decenni è stata quella di Kenneth Foster Jr., reo di concorso in omicidio e rapina. Due icone dell'heavy metal tradizionale e più genuino -Accept e Judas Priest- hanno speso musica e parole a proposito dello spinoso argomento. I tedeschi hanno addirittura intitolato Death Row il secondo album dopo la reunion con Udo (1994), accusando nella title-track la mancanza morale rappresentata dalla pena capitale; nelle parole di Udo si percepisce un astio fortissimo nei confronti del potere, che sembra quasi voler punire un capro espiatorio per lavarsi le mani dai problemi della società: 'Sono carne morta, mi hai portato via i miei diritti per far parte della vostra società ma una vita in prigione non potrebbe giustificarlo. Tu vuoi far fuori un babbeo, così io devo morire! Dammi una ragione per la quale hai intenzione di farmi aspettare, qualche tipo di punizione prima di arrivare al capolinea; ti stai prendendo la mia vita per la tua tranquillità, quindi andiamo, iniziamo lo show, sono un uomo morto che cammina, così perdo la faccia, preferirei morire come un uomo che marcire in questo modo! Io ti odio e tu odi me, puoi venire e baciare la mia dignità: ti stai prendendo la mia vita per la tua tranquillità, quindi andiamo, iniziamo lo show'. Nella frase 'La tua giustizia non è la mia, il tarchiato singer tedesco esprime il suo dissenso nei confronti della pena capitale, presto motivato: 'Tu punisci un crimine con un altro crimine: se hai bisogno di uccidermi per la tua tranquillità, andiamo, cominciamo lo show'. I Preti di Giuda hanno invece affrontato la questione nel devastante Jugulator, disco moderno e feroce realizzato dopo la partita da Rob Halford. Anche per gli inglesi, il titolo prescelto è Death Row; la traccia è una delle più riuscite ed incalzanti del lotto, poggia su una potente base ritmica e culmina in un refrain trascinante, narrando nel testo la consapevolezza -da parte dei condannati- di quello che l'imminente destino porta con sè e ponendo l'attenzione sulla spasmodica ansia che si crea nell'attesa dell'esecuzione: 'Siamo tutti stati detenuti per i crimini che abbiamo commesso, hanno sospeso l'esecuzione ma non verremo mai assolti, aspettando per il giorno in cui verremo afferrati; e quando tireranno la leva ascolta le dannate grida, trema di paura, sedia elettrica. Siamo tutti dentro, collegati ad un omicidio, non ci mostreranno alcuna pietà e noi non ce l'aspettiamo. Ci avviciniamo ogni giorno un po' di più ad incontrare il nostro creatore, ci coprono il volto e poi chiudono l'interruttore, oh no, trema di paura, il tuo tempo si avvicina, no, non voglio andare, non mi abbatterete mai, braccio della morte'. In realtà è evincibile anche una più affascinante e metaforica chiave di lettura, anche se questa rimane un'ipotesi non provata: e se Tim Owens cantasse della pena eterna che la vita sottopone ad ognuno di noi, quel fato segnato da un'esistenza senza pietà e da ingiuste sofferenze conseguite ad errori mai commessi?

IL DIBATTITO NELL'OPINIONE PUBBLICA ED UN PO' DI TRUCE DOOM METAL
Negli ultimi decenni, ovviamente, il dibattito dell'opinione pubblica a proposito della pena capitale è stato scottante. Le motivazioni favorevoli ne esaltano il carattere di esemplarità che lo rende un efficace deterrente, e sottolineano il fatto che essa sia una punizione più umana e meno atroce dell'ergastolo, soprattutto per un individuo che continua a ritenersi innocente. Con considerazioni alquanto lapalissiane, la pena di morte elimina l'eventualità di recidiva, garantisce la certezza della pena stessa, aiuterebbe a risolvere i problemi di sovraffollamento delle carceri ed eviterebbe allo Stato i costi di mantenimento dei criminali condannati. Non per ultimo, il fatto che soltanto la morte di certi criminali potrebbe in parte risarcire dal punto di vista morale le famiglie di persone vittime di omicidio o violenza infantile. Ben più argomentati sono i movimenti contrari, che si appellano alla violazione del diritto alla vita -riconosciuto dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e altri trattati regionali e internazionali- e affermano che la pena di morte non è un buon deterrente, in quanto le percezioni dell'omicida sono spesso distorte da emozioni particolari, sostanze psicotrope o instabilità mentale. A conti fatti, la pena di morte è un omicidio premeditato da parte dello Stato, che non potrà essere punito nella stessa misura e che istiga alla cultura della violenza, divenendo sinonimo di discriminazione e repressione. Oltretutto, difficilmente la morte del condannato si rivela un vero toccasana morale per la famiglia della vittima, che in ogni caso non riavranno indietro il loro caro; la pena di morte, che può anche uccidere un innocente in caso di errore giudiziario, nega ogni possibilità di riabilitazione e redenzione, oltre a essere molto dispendiosa anche dal punto di vista economico: secondo uno studio dello Urban Institute, su 1.227 omicidi commessi nel Maryland dal 1978 al 1999, una condanna alla pena di morte costa allo stato circa tre volte una condanna detentiva, in termini di processi, ricorsi, e sorveglianza in carcere. Con tutta la teatrale sacralità tipica del doom metal, anche i leggendari svedesi Candlemass, tra gli altri, hanno cercato di calarsi nell'argomento e, senza esprimere opinioni favorevoli o contrarie, hanno a loro volta voluto esprimere la sofferenza ormai rassegnata del condannato nella loro At The Gallow's End, inclusa nel loro secondo disco Nightfall (1987). Su un arpeggio struggente, che poi si tramuta in un roccioso movimento heavy-doom, il nuovo cantane Messiah Marcolin canta con accorato trasporto: 'Alba ti saluto, la bellezza della tua luce, la notte non era mai stata così calda e confortevole, in lacrime ti vedo, probabilmente per l'ultima volta, così dammi la tua benedizione e incontrerò il mio destino. Suona fratello suona, suona per me la campana della fede e della speranza, suona per la mia dannazione, sono sull'orlo del patibolo. Con tristi emozioni canto questo epitaffio, il mio canto del cigno, la mia pietra tombale, l'addio del mio cuore, sulle colline di Tyburn dove si trova la forca solo gli avvoltoi verranno a vedermi appeso. La traccia alterna riff poderosi e più dinamici a rallentamenti granitici, destando forti emozioni e riservando una sorta di morale del condannato: 'Un peccatore , un pazzo o un diavolo, o solo una vittima della vita: non è divertente per bruciare nel fuoco dell'inferno, ma sono sicuro che ho goduto la mia vita'. Dichiarato colpevole, il condannato non ha rimorsi e non si pente di quello che ha fatto: non è dato sapere se egli si ritiene o meno colpevole, ma quello che sembra certo è che non ha nulla da recriminare ed accetta il fato con profetica rassegnazione.

UNDER THE GUILLOTINE: GLI STRUMENTI E LE MODALITA' DELLA TORTURA
Tante -e fantasiose- sono state nei secoli le modalità di esecuzione della pena di morte: la crocifissione era prevalente nel Medio Oriente, mentre nell'Antica Roma i condannati erano dati in pasto alle belve feroci o trafitti con frecce; gli antichi mongoli schiacciavano il colpevole con i cavalli, la Francia rese tristemente celebre la ghigliottina mentre in Italia la forma più comune divenne la fucilazione. Nel periodo medievale dilagava l'impiccagione, mentre in Spagna è andata per la maggiore la garrota -costituita da un cerchio di ferro fissato ad un palo, che viene stretto mediante una vite attorno al collo del condannato, fino a provocarne la morte per strangolamento- fino alla dittatura di Francisco Franco. In Cina e negli USA si utilizzano ancora oggi rispettivamente la pistolata alla nuca e l'iniezione letale, mentre molti stati islamici insistono nella lapidazione; sempre in epoca medievale, i boia incaricati delle esecuzioni potevano sbizzarrirsi con un numero incredibile di torture, tra le quali spiccavano il rogo, l'impalamento, la decapitazione, lo squartamento ed il supplizio della ruota, che consisteva nel legare per i polsi e le caviglie il condannato ad una ruota e con una mazza gli venivano rotte le ossa fino alla morte. Nel sudest asiatico, per quattromila anni è perdurato lo schiacciamento da elefante; nell'Antico Egitto il condannato veniva annegato nel Nilo. La famigerata sedia elettrica fu inventata a fine Ottocento da Harold P. Brown ed Arthur Kennelly, e venne applicata in molti stati statunitensi fino agli anni settanta; i nazisti, invece, utilizzavano con frequenza le Camere a gas e i forni crematori nei loro campi di sterminio, soffocando i malcapitati nell'acido cianidrico o destinandoli alla cremazione. E non potremmo che concludere questo breve excursus nel terrificante mondo della pena capitale citando i tedeschi Kreator, che in uno slancio di trasgressione adolescenziale chiamato Under the Guillotine -uno dei loro pezzi più marci e feroci, apparso sul grezzissimo capolavoro Pleasure To Kill, 1986- narrano senza troppi giri di parole di un individuo destinato alla ghigliottina: 'La notte è finita, ora albeggia, è iniziato il tuo ultimo giorno; ascolta i passi sul pavimento, ascolta i suoni della porta che si apre; sei troppo orgoglioso per urlare, per implorare pietà. Morirai per mano del boia, sotto la ghigliottina; le lacrime scorrono sulle guance quando vedi la scure della morte. Tu eri un prigioniero, non importano le regole: ora è tempo che gli sciocchi paghino'. Una disamina cruda e senza grandi significati interpretativi, proprio perché figlia di menti ancora giovanissime e concentrate a scioccare con la violenza piuttosto che indurre a qualche ragionamento particolarmente profondo, come il buon Mille Petrozza saprà ampiamente fare in seguito. A ognuno di noi spetta il giudizio conclusivo: giusta o sbagliata che sia, la pena di morte è indubbiamente un argomento delicato e destinato a farci discutere, possibilmente in maniera civile e ponderata.



the Thrasher
Martedì 24 Dicembre 2013, 14.09.36
6
cio che dici è molto sensato, io stesso in realtà faccio fatica a esprimere una posizione convinta a riguardo. di fronte a certi fatti inumani sarei per la pena di morte, però al tempo stesso so che questa servirebbe a poco, non risolverebbe il problema che continuerebbe a manifestarsi proprio a causa della nostra natura immonda.. servisse almeno da monito... ! nemmeno la sedia elettrica può domare la crudeltà umana purtroppo...
HeroOfSand_14
Martedì 24 Dicembre 2013, 14.01.05
5
Articolo interessante Rino, permette di avere un pò più chiara la situazione e il lungo dibattito su questo spinoso argomento. Penso che si possa essere a favore o contro la pena capitale ma il punto fondamentale è che non si può concepire un mondo in cui gli esseri umani si uccidono a vicenda. E' un discorso banale e ovvio, ma se avremo sempre questi pensieri l'essere umano vivrà per secoli ancora ancorato al fatto, per esempio, che un omicidio ormai è considerato come una cosa non cosi incredibile, grave, ma è la normale routine. Per quello sono contrario, con l'unica eccezione negli stupri e atti sui bambini, cose che non riesco a tollerare e capirei pure se attuassero torture su questi "colpevoli", sempre però in questo ambito diciamo..
jek
Lunedì 23 Dicembre 2013, 20.30.20
4
Interessante articolo, io tendenzialmente sono contrario perchè la sola idea di commettere un errore e ammazzare un'innocente mi terrorizza.
Cristiano
Lunedì 23 Dicembre 2013, 19.50.07
3
Interessante articolo, come sempre
Flight 666
Lunedì 23 Dicembre 2013, 17.04.41
2
@ Followthecheater: effettivamente c'era stata una svista in fase di editing che aveva fatto sparire un pezzo di articolo, ma ora abbiamo reinserito la parte su Halloweed Be Thy Name. Grazie di avercelo segnalato!
Followthecheater
Lunedì 23 Dicembre 2013, 15.04.53
1
Io avrei citato pure halloweed be thy name...
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