Punk vuol dire divertimento e ribellione, con conseguente trattamento di argomenti spinosi e tematiche delicate, legate al sociale e alle difficoltà quotidiane, soprattutto in riferimento agli ascoltatori più giovani. Punk è tuttavia un termine che va assai stretto ai Social Distortion, californiani di Orange County che avevano esordito nel 1983 con l'impertinente Mommy's Little Monster; già il secondo lavoro, Prison Bound, si dimostra completamente diverso, più melodico, riflessivo e malinconico, intriso di sfumature quasi da saloon, elementi r'n'r e lontani echi western, che valgono alla creatura di Mike Ness, mente, voce e chitarra, l'etichettatura di 'cowpunk'. Ma Prison Bound esce nel 1988, cinque anni dopo il debut: nel mezzo, l'abisso, vissuto in prima persona dal giovane Ness, piombato nell'incubo della tossicodipendenza e sballottato da un centro di riabilitazione all'altro. E' un Mike Ness diverso, quello che nel 1988 scrive Prison Bound: più maturo, smaliziato e sensibile a tematiche quanto mai profonde e attuali ancora oggi, figlie del disagio giovanile e di tanti problemi che si imbattono nell'irto percorso dell'adolescenza. Come nel caso di Lost Child, ultima canzone del disco e pezzo molto sottovalutato dalla critica, dai fan e dagli stessi Social Distortion, che raramente lo eseguono dal vivo.
Il brano è musicalmente semplice e lineare, poggia su un riffing diretto e relativamente aggressivo, ma anche molto malinconico, così come la lunga e tiepida sezione solista. Ness canta con tono pacato, quasi rilassato e con tono fortemente melodico, addirittura compassato se vogliamo, risultando però molto coinvolgente nelle linee vocali ed intenso nell'interpretazione. Quella cantata da Ness è la storia comune di tanti ragazzini ai quali la Società moderna non dà la giusta importanza, la giusta attenzione; ci si nasconde dietro valori e appigli morali come la famiglia e la religione, che però spesso non riescono più a soddisfare le esigenze delle nuove generazioni: il lavoro risucchia le energie dei genitori, la religione diventa quasi una maschera sotto la quale omologare i comportamenti senza dare il giusto spazio all'ego e agli impulsi che pulsano in ogni ragazzo. Ness vive questa realtà direttamente dal suo interno (nel 1988 ha 26 anni ma è ancora a stretto contatto con i giovanissimi, anche considerando l'età media molto bassa del suo pubblico) e racconta le tristi vicende di Johnny, abbandonato dal padre in un'infanzia tutt'altro che facile e costretto a vivere di espedienti che lo portano ad avere qualche grana con la giustizia:
Picked up by the police, only seventeen What did he do, what did he say? His father left him as a little boy His mother turned tricks just to buy his toys
Preso dalla polizia, solo diciassettenne Che cosa ha fatto, che cosa ha detto? Suo padre lo lasciò quand'era ragazzino Sua madre si prostituì solo per comprargli dei giocattoli
E' una storia sentita tante volte, quella dell'adolescente un po’ turbolento che, invece di trovare un equilibrio col tempo, degenera proprio perché non trova nessuno capace di accogliere i suoi tormenti: di fronte alle sue bravate non vede comprensione e aiuto ma soltanto un muro contro muro per nulla costruttivo, che esaspera i suoi problemi e ne amplia i contrasti interiori. Sempre più spesso, nella realtà, le famiglie si trovano nella situazione di dover ricorrere allo psicologo per districare i problemi dei propri pargoli: da un lato si tratta di una scelta lodevole (molto meglio aiutarsi con un professionista piuttosto che creare lacerazioni ulteriori con inutili consigli o rimedi superficiali), ma dall'altro denota proprio l'accentuarsi dell'assenza di dialogo tra figlio e genitore. Nessun ragazzino è cattivo o malvagio, ma è soltanto figlio della realtà che vive sulla propria pelle da bambino; la gente etichetta frivolmente i comportamenti 'insoliti' come atti deprecabili, senza andare a fondo e non accorgendosi che -per dirla con Ness- 'Johnny non era pazzo, era solamente un ragazzo arrabbiato' e quindi desideroso di sfogare la sua naturale forma di rifiuto verso un mondo difficile da accettare anche per gli adulti. Figurarsi per un ragazzino che ha appena scoperto quanto doloroso possa essere vedere mozzate le ali dei propri sogni.
72 hour evaluation Immediate psychiatric help But Johnny wasn't crazy He was just an angry boy
72 ore di analisi Immediato aiuto psichiatrico Ma Johnny non era pazzo Era solamente un ragazzo arrabbiato
Si susseguono i volti, si rincorrono le storie, ma la base è sempre quella, sentita e vista con i propri occhi tante volte: forse ognuno di noi potrebbe portare l'esempio di qualche vecchio amico o compagno di classe segnato talmente dal cinismo della gente da mutare pelle e carattere, fino a ridursi ad uno stato di insensibilità cronico, incapace di legarsi ancora a qualcuno dopo tante pugnalate alle spalle (da parte degli amici più intimi) o tradimenti amorosi. Purtroppo è cosa comune vedere delle aspettative crollare e capita che anche la persona più fidata possa compiere un errore, finendo per deludere e disorientare: a quel punto molti ragazzi decidono di rinunciare alla sofferenza e a legami troppo forti, onde evitare nuovi strappi, nuovi dolori futuri, trovando sfogo maggiore nelle cose materiali (alcol, stupefacenti o espedienti pericolosi) piuttosto che nel dialogo, nel confronto con un amico vero. Ed è, questo, un enorme problema della società moderna,a detta di chi scrive: l'incapacità negli adulti di creare rapporti di amicizia solidi e profondi come quelli dell'adolescenza. Si ha quasi paura ad aprire il proprio cuore e rivelare le proprie debolezze, le proprie paure: si vive in una costante mascherata nella quale ognuno recita un ruolo predefinito, reputando di fatto vergognoso e 'sbagliato' il manifestare il proprio vero 'io' alle persone più vicine. Forse proprio perché sono le altre persone ad essere talmente egoiste da non aver voglia di ascoltare il prossimo e creando dunque un insolvibile labirinto di porte chiuse e sigillate senza soluzione di continuità.
Years later, nothing much has changed Liquor, drugs and gangs have made him a man Living in the streets in a world of his own He stops and watches his heart turn to stone
Un anno è passato, quasi nulla è cambiato Liquori, droghe e gang hanno fatto di lui un uomo Vivendo nelle strade in un mondo tutto suo Si ferma e guarda il suo cuore diventare di pietra
La storia cantata da Mike Ness continua e vede Johnny diventare ormai adulto, una persone importante e che finalmente ha risolto parte dei suoi problemi, trovando -da quel che si può dedurre- soddisfazioni economiche e professionali. Ma questo basta a poter trovare la felicità? Evidentemente no, come potrebbero confermare tanti di noi. Anzi, entrare in una spirale di routine sistematica con poche reali conseguenze appaganti come il mondo del lavoro porta a nuovi dubbi interiori e domande sul senso del nostro passaggio sulla terra; Johnny aveva tutto, forse, eppure ancora lo etichettavano come pazzo. Ma non di pazzia si trattava, bensì di solitudine: quella sensazione desolante che incorre in noi quando ci accorgiamo di avere davvero poche, pochissime persone veramente 'vicine' e di poter ridurre tutte le altre al mero rango di 'conoscenti'. Quando si ha davvero bisogno di una mano, tutte le persone che ti circondavano fino alla sera prima -al pub, al concerto, per strada- sembrano sparire inesorabilmente, così come gli appigli e la speranza. E' quello che succede al nostro Johnny, e Ness lascia intuire che il ragazzo pensa addirittura al suicidio. Un'eventualità che non si sarebbe palesata, se nei tempi addietro Johnny(e con lui quelli come lui) avesse imparato ad 'aprire il proprio cuore', parlare dei propri problemi, dei propri sogni e delle proprie emozioni. Una colpa imputabile non soltanto ai ragazzini, come si diceva sopra, ma proprio alla società incapace di ascoltarli e al cinismo della gente, così cinica da chiudere le porte quando si tratta di dover, semplicemente, ascoltare il grido di aiuto di chi magari ha solo bisogno di un po’ di incoraggiamento.
He's an important person now He's running with a wayward crowd But Johnny wasn't crazy He was just a lonely boy
The pain got too great, an eventual suicide Fear and anger were trapped deep inside If only Johnny could have opened up his heart Then me and Johnny wouldn't never had to part
E' una persona importante adesso Sta correndo con una folla ribelle Ma Johnny non era pazzo Era solo un ragazzo solo
Il dolore era diventato troppo forte, un eventuale suicidio Paura e rabbia erano intrappolati nel profondo Se solo Johnny avesse aperto il suo cuore Allora io e lui non ci saremmo dovuti separare
L'eterno tormento porta Johnny alla decisione più estrema: il suicidio. Anche in questo caso, un triste epilogo di cui leggiamo sempre più spesso sui giornali: adolescenti che decidono di farla finita senza aver la forza di reagire alla delusione amorosa, all'insulto razziale o alla discriminazione sessuale. Purtroppo è triste constatare come il mondo degli adulti tenda a commentare ciò con considerazioni superficiali: 'le nuove generazioni sono costituite da smidollati', 'sono generazioni di buoni a nulla'. Forse è proprio nel pregiudizio e nel voler per forza giudicare con tanta severità che si nasconde la sofferenza di quei ragazzini 'emarginati', che vedono soltanto distacco e menefreghismo del mondo nei loro confronti; parlare di mancanza di spina dorsale è stupido e errato, proprio perché la generazione di adulti che afferma questo, probabilmente, veniva definita allo stesso identico modo da quella che l'ha preceduta. Ness ripete ancora che Johnny non era pazzo, ma questa volta spiega che non era soltanto arrabbiato o solo ma anche spaventato: e questo non lo capiamo, noi adulti, preferendo semplificare il tutto con chiacchiere da bar e conclusioni affrettate sulla stupidità di ragazzini che, invece, vorrebbero soltanto trovare punti di riferimento che evidentemente non siamo capaci di dar loro. Chiamarli 'sfigati' è solo un modo per nascondere le nostre colpe. Quanti Johnny ci saranno ancora? Se lo chiede Mike Ness e ce lo chiediamo anche noi, consapevoli che basterebbe una parola di comprensione, un gesto di affetto e qualche minuto di ascolto in più per aiutare il proprio prossimo.
He's tired of running the vicious circle He loaded and cocked his .45 But Johnny wasn't crazy He was just a frightened boy
Oh, How many Johnnys must there be? Oh Johnny How I wish you were here
Stanco di correre in un circolo vizioso Caricò e puntò la sua .45 Ma Johnny non era pazzo Era solamente un ragazzo spaventato
Oh, quanti Johnny ci saranno?? Oh Johnny vorrei che fossi qui
Si ringrazia Lorenzo Cardellini "The Spaceman" per la collaborazione
|