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HOLY MOSES - La musica? Una medicina per il cuore
20/05/2014 (2280 letture)
Non hanno mai raggiunto la fama ed il livello di vendite dei loro conterranei più celebrati, come Kreator, Sodom o Destruction. Ciò nonostante, si sono comunque costruiti un seguito di tutto rispetto e, dopo oltre trent'anni di carriera, calcano ancora i palchi con la stessa rabbia ed energia di un tempo. Loro sono gli Holy Moses e la loro singer, la prima donna al mondo ad aver mai cantato in growl, è a sua volta una donna piena di passione e di energia, che ama il suo lavoro ed i suoi fan.

Barry: Ciao Sabina, benvenuta su Metallized!
Sabina: Ciao anche a te e grazie del benvenuto! Ho una bella sorpresa per te: non ci sono solo io quest’oggi! Collegato con me attraverso Skype c’è anche Peter, il nostro chitarrista!
Peter: Ehilà! Ciao!

Barry: Caspita, fantastico! Due al prezzo di uno!
Sabina: Hai visto, sì? Così possiamo fare una bella chiacchierata a tre!

Barry: Mi pare il minimo, allora soddisferò anche qualche altra curiosità con delle domande apposite per Peter! Come state?
Sabina: Bene, grazie! Peccato che in Germania faccia di nuovo molto freddo, qui ad Amburgo piove e tira vento…classico aprile tedesco, oggi c’è stato il Sole, poi vento, poi pioggia, poi di nuovo Sole, di tutto! Però sto bene, dai! E tu?

Barry: Anche io bene, grazie! Pure da noi comunque aprile è un po’ un mese pazzo, si alternano spesso bel tempo e brutto tempo!
Sabina: E’ un bel problema, non si sa mai come vestirsi!

Barry: Esatto, un macello! Si spera che le cose migliorino per maggio. Dunque, dopo aver rotto il ghiaccio parlando delle avverse condizioni climatiche, passiamo all’intervista vera e propria. Vorrei iniziare con un paio di domande su Agony of Death, che a questo punto è il vostro penultimo album in studio: sono trascorsi ben sei anni dalla sua pubblicazione, perciò vorrei chiederti come mai ci avete fatto aspettare tanto per sentire nuova musica e sei ancora contenta, o meno, del risultato finale.
Sabina: Ogni album che abbiamo realizzato è un tassello importante della mia vita, rappresenta il mio modo di essere in quella determinata epoca; per questo motivo, non sarebbe possibile cambiare alcun elemento dei nostri lavori, perché equivarrebbe a cambiare…beh, tutto! Considero sempre i nostri album come un diario personale della mia vita ed ognuno di essi come un evento significativo. Quanto al tempo trascorso, sono passati sei anni perché ci siamo ritrovati con una band completamente rinnovata e, nel frattempo, abbiamo lavorato all’album celebrativo del trentesimo anniversario, che ha rappresentato un po’ una chiusura del cerchio per noi. Thomas si è unito al gruppo come bassista durante le registrazioni di Agony of Death, Gerd durante quelle dell’album del trentennale come batterista, Peter ancora dopo, come chitarrista. Per noi, quindi, non è passato poi tanto tempo, dal momento che nel 2011 abbiamo lavorato all’album del trentennale, nel 2012 abbiamo iniziato a scrivere le canzoni tutti assieme e nel 2013 abbiamo registrato l’album, che ora sta per essere pubblicato. Ci siamo presi il nostro tempo perché, innanzitutto, dovevamo carburare come band, con così tanti nuovi membri! Abbiamo quindi suonato un po’ di date dal vivo e trovato la giusta alchimia fra noi; oltretutto intendevamo scrivere brani che fossero il più validi possibile, quindi i tempi si sono un po’ allungati…ma, alla fine, eccoci ancora qua!

Barry: Vi siete giustamente presi il vostro tempo, insomma. Redefined Mayhem è il primo album, nella storia degli Holy Moses, ad avere sulla copertina il personaggio di Mosè…sbaglio?
Sabina: Assolutamente no! Quando stavamo cercando idee per l’artwork del nuovo album, ci siamo resi conto che non avevamo mai raffigurato su un nostro lavoro il vecchio Mosè…anche perché non abbiamo mai avuto esattamente a che fare con il personaggio biblico! Tuttavia, dal momento che questo album rappresenta l’inizio di un nuovo capitolo nella vita degli Holy Moses, ci siamo detti: perché no? Perché non mettere finalmente Mosè su un nostro album? Questo nostro Mosè, però, è rappresentato come un vecchio saggio, in grado di portare qualcosa di nuovo nella nostra musica. Se osservi la sua figura, puoi vedere che stringe fra le mani una tavola, che, invece di contenere i dieci comandamenti, contiene dieci nuovi metodi per scrivere canzoni. Il significato della sua presenza, dunque, è proprio quello dell’inizio di una nuova fase della nostra carriera, con questo Mosè che ci mostra il futuro degli Holy Moses!

Barry: Quindi immagino che anche Redefined Mayhem, il titolo dell’album, intenda trasmettere quest’idea di un rinnovamento.
Sabina: Esatto! Al pari del personaggio di Mosè raffigurato in copertina, intende evidenziare chi sono gli Holy Moses nel 2014 e cosa si ripropongono di realizzare per il loro futuro. Vogliamo far capire a tutti che noi siamo ancora qui, che abbiamo ancora le energie per suonare potenti, veloci e tecnici e che ci divertiamo nel farlo! E’ un po’ come dire che siamo sempre noi, ma al tempo stesso siamo proiettati verso il futuro!

Barry: Ed infatti, come di consueto, l’album è potente e veloce! Come avete lavorato per scrivere la musica ed i testi? Che tipo di eventi e situazioni vi hanno fornito ispirazione?
Sabina: Questa volta, come detto, abbiamo partecipato tutti alla scrittura dell’album, pur non vivendo tutti nella stessa città, bensì fra Amburgo, Berlino e Francoforte. Ciascuno ha scritto qualcosa per proprio conto, poi ci siamo incontrati tutti assieme per lavorare ulteriormente sulle canzone. Allo stesso modo, stavolta non ho scritto da sola tutti i testi come accadeva in passato, ma li abbiamo scritti tutti assieme: sia io, sia Thomas, sia Peter abbiamo scritto testi e concordato gli argomenti di cui intendevamo trattare. Dietro ai testi di questo album, in particolare, vi sono molte tematiche psicologiche, trattate in modo profondo. Al riguardo, probabilmente, ti può dire qualcosa in più proprio Peter, che ha partecipato in maniera molto attiva alla scrittura.
Peter: Il processo di scrittura è iniziato subito dopo il mio ingresso nella band, nel 2012; io e Thomas ci siamo incontrati in studio ed abbiamo iniziato a discutere delle idee per i nuovi brani. Successivamente abbiamo scritto alcuni passaggi musicali per conto nostro, per poi confrontarli e magari armonizzarli in un secondo momento, mentre in altri casi abbiamo direttamente scritto tutto a quattro mani. A noi si è poi unito anche Gerd, il nostro batterista, che suona la chitarra molto bene ed ha composto due canzoni facenti parte di Redefined Mayhem. La stessa cosa è accaduta per i testi: abbiamo lavorato sia assieme, sia per nostro conto, sentendoci via internet per ascoltare il parere degli altri ragazzi, in modo da mettere assieme le varie idee di ciascuno. Successivamente, dopo aver registrato i primi demo, ci siamo visti per migliorare ed affinare ulteriormente quanto avevamo già realizzato e per giungere al prodotto finale.

Barry: Ok, perfetto, grazie per le ulteriori delucidazioni Peter! Avevo preparato una domanda per Sabrina, relativa proprio alle modalità di ingresso nel gruppo del nuovo chitarrista, ma visto che sei qui posso domandare direttamente a te: in che modo sei entrato a far parte degli Holy Moses?
Peter: Sono entrato negli Holy Moses per merito di Thomas: io e lui siamo amici da tanti anni, ci conosciamo dai tempi della scuola, abbiamo la stessa età e, prima degli Holy Moses, abbiamo suonato assieme in diversi gruppi, fra cui i Desilence. Thomas si è unito alla band nel 2008 e, durante le registrazioni dell’album per il trentesimo anniversario, nel 2011, mi ha detto che erano alla ricerca di un chitarrista che potesse registrare gli assolo. Io sono stato in grado di farlo e, successivamente, sono entrato a far parte degli Holy Moses in pianta stabile.

Barry: Una bella occasione, direi. So che l’album è stato prodotto da Thomas, ma per il mixaggio e la masterizzazione vi siete rivolti a Tue Madsen, già al lavoro con band come The Haunted e Dark Tranquillity. Come mai avete scelto proprio lui?
Sabina: Per noi era fondamentale avere un sound pulito, ma anche profondo, duro e che fosse adatto agli standard sonori del 2014. Avevamo tre-quattro produttori in mente, poi ci siamo trovati d’accordo sul nome di Tue Madsen: oltre alla sua lunga esperienza, ci ha detto di esser cresciuto con la nostra musica, di essere ancora un nostro fan affezionato e che sarebbe stato speciale, per lui, lavorare con noi; gli abbiamo mandato i demo dei primi brani e ne è stato entusiasta, si è sviluppato un buon feeling fra noi fin dal primo momento e, anche per questo, abbiamo pensato che potesse essere davvero l’uomo giusto.

Barry: L’uomo giusto al momento giusto!
Sabina: Esatto! Mi ha letteralmente messa k.o. quando mi ha inviato i primi mix, erano davvero potenti! In quel momento mi sono convinta più che mai che si fosse trattato della scelta giusta, erano una bomba!

Barry: E’ vero, il sound è potente e corposo, forse uno dei migliori che avete ottenuto nella vostra carriera!
Sabina: Assolutamente sì, è stata una decisione eccellente e penso che Tue Madsen fosse il produttore perfetto per questo album.

Barry: Molto bene. Fra le tracce del nuovo album, in particolare, ho apprezzato Hellhound, una classica traccia thrash in perfetto stile Holy Moses e One Step Ahead of Death, che viceversa è più lenta ed oscura. Penso che queste due canzoni, oltre ad essere le migliori di Redefined Mayhem, rappresentino alla perfezione i due volti degli Holy Moses nel 2014, uno più veloce e brutale ed uno più dark. Volevo sapere se concordate con me e se potete dirmi qualcosa in più su questi due brani.
Peter: Hellhound è stata composta da Thomas e devo confessare che all’inizio mi ha creato qualche problema, non riuscivo a suonarla bene…non che avessi dimenticato come suonare la chitarra, ma trovavo questa canzone decisamente complessa e mi è servito un bel po’ per padroneggiarla. Adesso, però, concordo con te sul fatto che sia una gran canzone ed è probabilmente la mia preferita dell’album. Il testo è ispirato al guardiano degli Inferi Cerbero, in particolare alla raffigurazione che ne fa Dante nella Divina Commedia, ma lo abbiamo ripensato in modo ancor più tetro. Quanto a One Step Ahead of Death, se non sbaglio l’idea di base è stata di Thomas e poi l’abbiamo sviluppata insieme; penso sia stata una delle prime canzoni in assoluto che abbiamo composto per l’album e, naturalmente, mi piace molto a sua volta. Il testo, invece, parla di un individuo che arriva a pensare che la morte sarebbe la soluzione migliore per lui.
Sabina: Penso tu abbia ragione, rappresentano sicuramente uno specchio degli Holy Moses del 2014. Ascoltando queste tracce, così come del resto tutto l’album, puoi renderti conto che abbiamo davvero tanti tipi di ombre nelle nostre anime! Oltre a questo, puoi notare che ci siamo presi davvero la libertà di fare ciò che vogliamo. E’ meraviglioso rendersi conto, dopo così tanti anni di carriera, che siamo cresciuti a tal punto da poter realizzare ogni cosa che desideriamo! L’album è quindi un insieme di tutti gli stili che possiamo padroneggiare e, disponendo di musicisti tanto validi nella band, abbiamo potuto immettervi tutte le nostre idee. Penso quindi che Redefined Mayhem offra agli ascoltatori il quadro di una band compatta, che suona all’unisono, un qualcosa che in passato abbiamo avuto solo nel 1989, con The New Machine of Liechtenstein. Per questo motivo, penso anche che sia l’album più completo che gli Holy Moses abbiano mai realizzato!

Barry: Spero allora che le vendite premino questo aspetto!
Sabina: Sarebbe davvero grandioso! Per adesso l’album sta ricevendo ottime recensioni un po’ ovunque ed anche i nostri fan si dicono impazienti di averlo fra le mani! Spero quindi che venda bene, ma, a parte questo, per noi è già una grande ricompensa vedere che l’album viene ben recensito e che, dopo tanti anni di carriera, siamo ancora capaci di scrivere musica che piaccia alla gente.

Barry: Credo che ciò sia dovuto anche al fatto che, ascoltandolo, si ha la netta sensazione che non abbiate avvertito la pressione di scrivere un album a tutti i costi. Suona tutto molto spontaneo!
Sabina: E’ proprio questo il punto, infatti! Ci siamo sentiti in totale libertà di scrivere ciò che volevamo e, come tale, l’album è letteralmente uscito fuori dal nostro sangue, dalle nostre anime. Quando suoniamo dal vivo, i nostri fan apprezzano tutto ciò che facciamo, dai brani più vecchi a quelli più recenti, quindi abbiamo scritto Redefined Mayhem senza alcun tipo di pressione, mettendovi dentro tutta la nostra rinnovata energia.

Barry: Molto bene. Adesso avrei una domanda un po’ particolare…spesso, nei titoli delle vostre canzoni, inserite la parola dogs; penso ovviamente a Finished with the Dogs, ma anche a Dog Eat Dog, contenuta in World Chaos, a Reborn Dogs, ad Undead Dogs, che si trova proprio su Redefined Mayhem. C’è un motivo particolare dietro questa vostra tradizione?
Sabina: Ahah questa è davvero una bella domanda! Innanzitutto devi considerare che, in tedesco, abbiamo un’espressione metaforica particolare…purtroppo non saprei davvero come tradurla in inglese e fartela comprendere, ma più o meno ha il significato di spingersi sempre oltre i propri limiti, oltre le proprie possibilità! L’inserimento del termine dogs nei nostri titoli, legato proprio a questa metafora, è iniziato all’epoca di Finished with the Dogs, a causa del nostro primo batterista, Uli Kusch: prima di entrare nel nostro gruppo Uli suonava in un’altra band e, come tale, teneva la sua batteria nella sala prove di quest’altro gruppo. Quando è passato con noi, giustamente è andato lì per prendere la batteria e portarla alla nostra sala prove…ma ha avuto la brutta sorpresa di trovare due cani enormi proprio nello spiazzo davanti alla porta della vecchia sala prove! E lui era letteralmente terrorizzato da questi cani! Per poter prendere la sua batteria, quindi, ha dovuto combattere la sua paura ed è passato da quella porta, terrorizzato all’idea che i cani potessero morderlo in qualunque momento! All’epoca di Reborn Dogs, invece, per gli Holy Moses era molto difficile andare avanti, dal momento che molti dei musicisti volevano provare altri generi e nessuno credeva nel nuovo album…quindi ci siamo dovuti ricompattare ed abbiamo dovuto fare davvero del nostro meglio per tirar fuori quell’album! Undead Dogs, invece, si riferisce al nome di una metafora simbolica di cui parla Carl Gustav Jung, che ha come significato quello di confrontarsi con le proprie paure più inconsce e, se possibile, superarle. Naturalmente non entriamo in studio già con l’intenzione di scrivere una canzone con la parola dogs nel titolo! A volte, anzi, siamo noi i primi a stupirci delle volte in cui ci vengono in mente brani che abbiano a che fare con i cani! Semplicemente, credo che ormai i cani siano divenuti il simbolo delle nostre paure interiori; quando fai musica, quando sei nel giro da tanto tempo come noi, devi sempre esser capace di andare oltre quelle che sono le tue paure, devi essere in grado di affrontare questi cani neri che tentano di trascinarti a fondo, devi sempre trovare nuova energia per andare avanti…spero di essermi spiegata in modo adeguato, non è semplicissimo da rendere in inglese!

Barry: Sì sì, tranquilla! Il concetto è abbastanza chiaro! Ed è bello constatare che, dopo tanti anni, tu abbia ancora tutta questa energia e questa passione!
Sabina: Ah beh, devo avere per forza tutta questa energia, visto che adesso i miei musicisti hanno venti anni meno di me! (Risate, ndr) A parte questo fatto, io di mio sono una persona molto positiva: nella mia vita normale lavoro come psicoterapeuta, quindi ho a che fare quotidianamente con i problemi di altre persone! Suonare in una band, quindi, è un po’ un modo per combattere i miei problemi e per liberarmi dei fardelli della vita di tutti i giorni! Concentrarmi su canzoni tanto veloci e complesse fa circolare l’adrenalina nel mio sangue, è una vera e propria medicina per il mio cuore.

Barry: Un modo per purificarsi, insomma. Adesso ho una domanda che, immagino, ti avranno fatto mille volte…ma, essendo la prima volta che ti ospitiamo sulle nostre pagine, purtroppo te la devo fare! Come accade che una ragazza inizi a cantare in growl?
Sabina: In realtà è accaduto tutto per caso: quando ho iniziato a cantare per gli Holy Moses avevo diciassette anni ed il mio ragazzo, che a quel tempo era Andy Classen, ne era il chitarrista. In precedenza eravamo stati assieme in un altro gruppo, dove io suonavo il basso, ma, quando lui era entrato negli Holy Moses, questo altro gruppo si era sciolto. Ho iniziato quindi a frequentare la sala prove degli Holy Moses e, un giorno, quando hanno cacciato il cantante, Andy mi ha detto di mettermi al microfono. Io non avevo alcuna intenzione di farlo e volevo dimostrargli che non ero materialmente in grado! Sono andata al microfono ed ho iniziato a sparar fuori a casaccio questo growl, che nelle mie intenzioni era il modo di dimostrare che non avevo voce e non potevo cantare. Quando ho finito, Andy mi ha pregato di ripetere esattamente ciò che avevo fatto ed io ho pensato che mi stesse prendendo in giro! Invece lui mi ha chiesto di ripeterlo ancora, ancora ed ancora e così sono diventata la vocalist degli Holy Moses. Non avevo alcun modello, all’epoca, per ciò che stavo facendo, ero letteralmente shockata da me stessa! Ancora oggi, dopo così tanti anni, riesco a stento a credere di essere ancora in grado di cantare in questo modo e di essere stata la prima donna in assoluto a farlo. E’ iniziato tutto con me…ma, ripeto, è stato per caso!

Barry: Sei fortunata, molti cantanti maschi sarebbero capaci di uccidere pur di avere la tua voce!
Sabina: Ah ah grazie!

Barry: Sempre a tal proposito, ho sentito dire che una volta un produttore discografico, tal Heinz-Gerd Lutticke, ti disse di lasciar perdere il growl e provare a cantare sul serio…mi piacerebbe sapere se è accaduto davvero e quale fu la tua risposta!
Sabina: E’ tutto vero ed è molto divertente che tu conosca questo aneddoto! Quando abbiamo firmato per una major, nel 1989, dopo aver rilasciato The New Machine of Liechtenstein, questo produttore voleva che iniziassimo a lavorare ad un nuovo album; mi ha detto che, dal momento che eravamo passati ad una major e di conseguenza avremmo venduto un maggior numero di dischi, sarebbe stata una buona idea ispirarsi a gruppi più commerciali…voleva che ci trasformassimo in un gruppo pop-metal o roba simile, mi ha detto testualmente di lasciar perdere quel terribile growl e provare a cantare in modo melodico! Oltre a questo, voleva anche affiancarci un compositore che scrivesse per noi brani da classifica. Naturalmente gli abbiamo risposto che non se ne parlava, che intendevamo continuare a scrivere i brani per conto nostro e che eravamo una band thrash metal. Ci hanno anche offerto più soldi per convincerci ad accettare, ma non era un argomento sul quale fossimo disposti a trattare! Pertanto, abbiamo detto addio alla major e siamo tornati ad una label indipendente, che ci consentisse di esprimere liberamente la nostra creatività.

Barry: Eh beh, gli Holy Moses non sono i Blondie!
Sabina: Direi proprio di no! Non ho nulla contro chi suona musica più commerciale, ma non è ciò che io amo e che voglio realizzare! Abbiamo tutti altri mestieri con cui guadagnarci da vivere, quindi, per quanto riguarda la musica, vogliamo esser liberi di comportarci come meglio riteniamo.

Barry: La libertà non ha prezzo, insomma. Da ciò che mi hai detto finora, devo immaginare che tu sia totalmente concentrata sugli Holy Moses e che, quindi, un nuovo album con i Temple of the Absurd non rientri nei tuoi programmi?
Sabina: Sì, non credo ci sarà mai un nuovo album dei Temple of the Absurd. Ho bisogno, come dici tu, di essere totalmente concentrata su questa nuova fase della carriera degli Holy Moses, quindi il mio cuore è tutto per loro e non c’è spazio per un’altra band.

Barry: Era quel che immaginavo ed in effetti è meglio concentrarsi su una cosa alla volta. Come ci si sente ad essere una donna nel mondo metal, notoriamente un po’ maschilista?
Sabina: Quando ero giovane, in realtà, neppure ci pensavo, anche perché non sapevo che ci fossero così poche ragazze nella scena. Per il resto, sono cresciuta nell’ambiente metal e non mi sono mai posta il problema di essere una donna in un mondo principalmente maschile; ero là e tanto bastava, per me è stato tutto piuttosto normale. Provengo da una famiglia in cui tutti hanno giocato a calcio, sono cresciuta sui campetti ed io stessa ho giocato a calcio! Sicuramente questo mi ha aiutata, perché mi ha permesso di stare a contatto col mondo maschile fin da ragazza e di abituarmi ad esso. Sono anche stata la prima donna in Germania a conseguire una licenza da arbitro ed uscivo regolarmente con mio fratello più giovane ed i suoi amici. Per me è stato tutto naturale, non mi sono mai fermata a pensarci su!

Barry: Non è che per caso ti andrebbe di fare una capatina da noi come arbitro? Abbiamo un mare di pessimi arbitri!
Sabina: Ahah sarebbe molto divertente! Ma credo di non avere più l’età per mettermi a correre su un campo da calcio! E, poi, stando a quel che dicevano di me, ero molto severa, quindi non credo vi converrebbe!

Barry: Non si sa mai, peggio dei nostri non potresti essere (risate, ndr)! Tornando a parlare strettamente di musica, mi piacerebbe sapere a chi ti sei ispirata come cantante e, Peter, quali sono stati i tuoi modelli come chitarrista.
Peter: Rispondo io per primo: i Death sono stati per me una grande fonte di ispirazione, quindi Chuck Schuldiner è uno dei miei modelli di riferimento come chitarrista. Un’altra band di riferimento per me sono stati i Nevermore e di conseguenza Jeff Loomis. Poi, ovviamente, amo molto i grandi chitarristi, quindi Steve Vai, ma anche Shawn Lane. Allontanandoci dal rock e dal metal, amo molto artisti come Tom Waits, che ascolto quando mi va di rilassarmi, ma anche artisti jazz. Diciamo che mi piace variare ed ascoltare più tipi di musica possibile, dal metal al jazz, anche pop, se mi va.
Sabina: Non ho avuto veri e propri modelli per il mio modo di cantare, visto che, come detto, sono stata praticamente la prima donna a farlo in growl! In generale, mi sono stati di ispirazione gli ABBA, Ozzy Osbourne dei Black Sabbath e, in quegli stessi anni, Amanda Lear. Conosci?

Barry: (Dopo un principio di arresto cardiaco, ndr) Sì! Ispirazione curiosa!
Sabina: Eh sì! So che era una cantante principalmente dance e pop, ma mi piaceva per la profondità della sua voce. Successivamente, quando già avevamo rilasciato il nostro primo album, sono divenuta fan di Tom Araya degli Slayer, nonché di altri cantanti growl, come Chuck Schuldiner. I cantanti growl, però, non sono stati realmente di ispirazione per me, perché a quel tempo avevo già maturato il mio stile personale!

Barry: In pratica la principale fonte di ispirazione di Sabina è Sabina stessa!
Sabina: Esatto! E’ il demone interiore di Sabina (risate, ndr)!

Barry: Meglio non disturbarlo troppo! Dal momento che avete contribuito a diffondere il thrash metal e che ora viviamo in un periodo di pieno revival thrash, vorrei ora chiederti un paio di cose: vorrei sapere se ti piacciono le nuove leve e se, ascoltando una delle band thrash moderne, avete mai avuto l’impressione di essere stati una loro fonte di ispirazione.
Sabina: Assolutamente sì! Quando abbiamo suonato al Barge to Hell Festival, a Miami, il giorno prima di noi si è esibita una band chiamata Municipal Waste. Sono giovani e suonano un buon thrash metal e, in qualche canzone, ho sentito chiaramente l’influenza degli Holy Moses! E’ stato interessante notare che da qualche parte il nostro stile ha trovato terreno fertile! Non avevo mai ascoltato i Municipal Waste prima di quel festival e mi sono piaciuti, anche perché mi hanno ricordato come eravamo noi agli inizi, non solo per le citazioni della nostra musica.

Barry: Riguardo a loro, una volta, ho letto una recensione secondo cui sono come gli Slayer, ma più scarsi (risate, ndr). Ultima domanda per voi: avremo la possibilità di vedervi suonare dal vivo qui da noi?
Sabina: Ci piacerebbe molto venire da voi! Al momento ci stiamo guardando attorno, la nostra agenzia è già in contatto con molti promoter e spero che sarà possibile. In Italia abbiamo sempre tenuto bei concerti, non molto grandi, ma credo che nell’underground ci siano parecchi fan degli Holy Moses. Spero davvero che, magari per l’inizio del prossimo anno, sarà la volta buona per un nostro ritorno nel vostro paese! Ci piace il vostro pubblico e ci piace il vostro vino rosso!

Barry: Speriamo bene, allora! Curioso peraltro che a voi piaccia il vino rosso italiano, mentre invece a me piaccia la birra chiara tedesca!
Sabina: Buono a sapersi! Allora vorrà dire che, quando verremo in Italia, faremo uno scambio di prigionieri: tu ci porterai un po’ di vino rosso e noi ti porteremo un po’ di birra come si deve!

Barry: Perfetto, abbiamo un accordo! In attesa di rivederci sotto al palco, allora, vi saluto e vi ringrazio per quest’intervista, una delle più divertenti che mi sia capitato di fare!
Peter: Lo stesso per noi!
Sabina: Grazie a te! Un saluto a tutti i nostri fan, speriamo che l’album vi piaccia e di vederci presto!



Elluis
Martedì 20 Maggio 2014, 23.32.13
13
@brainfucker se tanto mi da tanto, la copertina di Mad Butcher è ispirata al cuoco di quel ristorante, haha ! Piuttosto inquietante......
brainfucker
Martedì 20 Maggio 2014, 23.20.23
12
beh il chitarrista dei sodom lavora in fabbrica,e stiamo parlando di una band leggendaria..shimer aveva un ristorante fino a qualche anno fa!
Elluis
Martedì 20 Maggio 2014, 20.11.46
11
@Trucido non ci avevo mai pensato al fatto che band di un certo spessore e di una certa notorietà, tipo anche i Tankard per es., dovessero lavorare per tirare a casa lo stipendio; pensavo, ingenuamente forse, che riuscissero a vivere di solo musica, certo non facendo i milioni, ma che cmq ci stessero dentro.
Matteo Cagnola
Martedì 20 Maggio 2014, 19.36.23
10
Seguo gli Holy Moses dal loro primo disco "queen of siam" e li conosco benissimo, quì ci vuole un live nel nostro paese visto che l'ultimo mi pare che sia stato nel 2008, sempre in gamba Sabina .
Lizard
Martedì 20 Maggio 2014, 18.42.57
9
Mi sa che in ambito metal ora come ora sono pochi i musicisti che possono permettersi di vivere di musica...
Er Trucido
Martedì 20 Maggio 2014, 17.45.33
8
Ahahaaah, può essere
Galilee
Martedì 20 Maggio 2014, 17.43.34
7
El Trucido, ai Tankard il doppio lavoro serve per pagarsi la birra.
Er Trucido
Martedì 20 Maggio 2014, 16.08.19
6
Non è una cosa così strana, pure i Tankard devono prendere ferie per fare i tour. Diciamo che non si vive di dischi e concerti, a meno che tu non sia un grande nome. Tanti hanno attività correlate con la musica (produzioni, corsi) altri invece fanno lavori normali. è la differenza tra chi suona per vivere e chi vive per suonare.
Elluis
Martedì 20 Maggio 2014, 9.42.04
5
Conosco gli HM solo di nome, sinceramente non li ho mai ascoltati, ma è stato molto piacevole leggere questa intervista, Sabina e Peter trasmettono molta positività, e questo mi piace molto. E' interessante in particolare notare che nonostante 30 anni di carriera alla spalle, i dischi pubblicati, i tour, e il fatto che siano tedeschi (particolare non irrilevante), tutti i componenti della band abbiano un altro lavoro.
Celtic Warrior
Martedì 20 Maggio 2014, 9.33.11
4
Ma lavali a mano come faccio io fa più truuee bè Sabina è una bella topolona e gran buongustaia .
Lizard
Martedì 20 Maggio 2014, 9.24.26
3
Ciao Celtic Warrior: è venuto il tecnico della lavatrice che era improvvidamente morta. Seguita dal mio portafoglio meglio se penso a Sabina e agli Holy Moses
Celtic Warrior
Martedì 20 Maggio 2014, 8.41.19
2
Grande la ragazza , ciao Lizard siamo mattinieri
Lizard
Martedì 20 Maggio 2014, 8.24.18
1
Grande Sabina!! Una simpatica forza della natura
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