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MAYHEM + GUEST - Factory Club, Milano, 24/05/2014
29/05/2014 (3400 letture)
INTRO
In occasione del trentesimo anniversario dalla fondazione e del ventesimo dalla pubblicazione di De Mysteriis Dom Sathanas, tornano a Milano i Mayhem con una scaletta speciale. C’erano diverse incognite sulla data di Milano, a partire dalla questione poco chiara degli orari d’inizio, che indicavano che i leggendari blackster norvegesi avrebbero calcato il palco poco dopo l’ora di cena, e dei gruppi di supporto, solo uno, ossia i francesi Merrimack, la cui esibizione era prevista, secondo il sito, intorno alle 19.30. Mi presento dunque in orario mentre ancora il sole illumina la periferia di Milano, dove è situato il Factory, mentre già si contano non pochi partecipanti. In effetti, i cancelli aprono alle 19.00 e il palco è già pronto per ospitare i due gruppi.

MERRIMACK
Il monicker Merrimack ha alle spalle 20 anni di carriera, sebbene non ne avessi sentito parlare molto prima e l’unico membro originale rimasto sia il chitarrista Perversifier. Nonostante questo, il grosso della produzione discografica è venuto alla luce solo negli ultimi anni, perciò il materiale proposto è tutto di recente pubblicazione. La proposta musicale è riconoscibile subito nelle manifeste intenzioni musicali dei cinque: un black metal molto abrasivo e freddo, che non cerca altro che ritmiche serratissime in blast beat e, in contrapposizione, parti più lente e sinistre che ricordano certi passaggi dei Marduk o dei Watain, due esempi coerenti per rendere l’idea dello stile dei Merrimack. Le movenze del vocalist enfatizzano all'estremo l’aspetto musicale e attecchiscono presto su un pubblico ancora un po’ freddo, anche se indubbiamente alcune tracce hanno la meglio sulle altre in fatto di coinvolgimento. In puro stile black metal, i Merrimack sono di poche parole: non presentano i pezzi, e nemmeno il gruppo stesso (se non fosse apparso, per caso, il loro nome sulla pagina dell’evento, sarebbero rimasti nell'anonimato). Ciò nondimeno, offrono uno show sufficientemente convincente. Anche in questo caso, mi rammarico per il fatto che il merch della band (come quello degli stessi Mayhem) non abbia trovato spazio all'interno del locale, limitando probabilmente la visibilità dei lavori del combo francese.

MAYHEM
Dopo un breve line-check delle chitarre e dell’imponente batteria di Hellhammer, un behemoth percussionistico di portnoyana memoria, poco dopo le 20.30 le luci si spengono e sullo schermo sullo sfondo del palco appare il logo storico dei Mayhem, che campeggia fiero sulle note di Silvester Anfang. Il primo a salire sul palco è il possente batterista, seguito da due chitarristi, Teloch e l’incappucciato turnista Hedger. Per ultimi, il bassista e fondatore Necrobutcher, salutato con urla e applausi e pronto subito a rispondere con un paio di improperi nella lingua nostrana, e Attila, che mostra la sua totale assenza di sobrietà scenica con mantello, teschio e un corpse-paint comunque piuttosto suggestivo. Il locale si può dire piuttosto gremito, e il pubblico freme per l’inizio dei Nostri, che designano Pagan Fears per aprire il rituale. Purtroppo, nei primi minuti i suoni sono un po’ impastati, anche se le condizioni migliorano già a metà del pezzo, con un migliore bilanciamento delle grancasse rispetto alle chitarre e alla voce. L’atmosfera si scalda subito e sulla successiva Deathcrush, come è necessario che sia, scoppiano i primi focolai di mosh, anche se la maggior parte del pubblico mi sembra molto refrattaria all'idea di muoversi e si mostrerà statica per l’intera durata dello show. Ma su un pezzo del genere, il movimento è una costante da non sottovalutare; Necrobutcher osserva compiaciuto gli astanti e le loro corna alzate mentre schiaffa sulle quattro corde lo stacco centrale del cavallo di battaglia dei Mayhem, ormai più che venticinquenne. La complicità tra pubblico e band va solidificandosi dopo i primi minuti, soprattutto sulla terza Buried By Time and Dust, in cui Attila raccoglie il crocefisso di ossa a doppia traversa e lo alza verso le luci, che giocano suggestivamente sul palco. Più particolare è invece l’accoppiata To Daimonion e Symbols of Bloodswords, che mette in luce alcune influenze di stampo industrial che confluirono nel songwriting del gruppo negli anni successivi a De Mysteriis Dom Sathanas, sia nell’EP Wolf Lair Abyss che in Grand Declaration of War. Su tutti risalta il suono distorto e ronzante del basso, ma la stessa prestazione di Attila, soprattutto nelle parti semi-pulite, è davvero impressionante, anche se in questi specifici passaggi il pubblico sembra in parte spegnersi. Non si può dire la stessa cosa per altri pezzi della parte centrale della scaletta, che pescano dai lavori più recenti del gruppo, con l’ottima scelta di My Death, con tanto di cappio e nodo scorsoio che pende dalle mani di Attila, la fulminea A Time To Die contrapposta alla funerea e soffocante Illuminate Eliminate; tra queste, anche il singolo Psywar, tratto dal prossimo full-lenght Esoteric Warfare, e particolarmente incisivo in sede live. Dopo un cenno di saluto, i cinque lasciano il palco, mentre sullo sfondo titaneggia la copertina di De Mysteriis Dom Sathanas. Proprio questa sera, il 24 maggio 2014, lo storico capolavoro del gruppo compie 20 anni, essendo stato rilasciato il 24 maggio del 1994. Al ritorno, chiamati a gran voce da cori inneggianti ai Mayhem, i nostri sciorinano un’agghiacciante De Mysteriis Dom Sathanas, uno dei pezzi più intensi e malsani del set, con un’interpretazione vocale di Attila, specie sulle linee in latino, assolutamente impagabile. Le prime file si schiacciano fin sotto al palco del Factory incitate da un Necrobutcher particolarmente coinvolto, mentre il drumming di Hellhammer è impietoso e non perde un colpo, rappresentando l’ordigno ad orologeria che dà solidità all'esecuzione. Dopo la parentesi successiva di Whore dall'album Chimera, proprio per festeggiare i 30 anni d’attività, come ricorda lo stesso Attila, l’atmosfera si fa nuovamente sudata e intensa sulle note di Chainsaw Gutsfuck, che scatena mosh ed headbaning a profusione, due effetti per cui l’EP Deathcrush, 27 anni fa, era stato meticolosamente preparato secondo una formula alchemica che raccogliesse ogni influenza dal metal più macabro e sinistro. Un boato scoppia all'inizio di Freezing Moon, mentre Attila alza verso di noi il teschio che regge in mano; l’attesissimo classico del gruppo è un implicito incitamento verso ogni astante al degenero, il movimento si estende da parte a parte del locale. La parte centrale e il suo incedere funereo è da brividi, mentre sullo sfondo campeggia la foto di Dead, vocalist originale dei Mayhem. Dopo la detonante Carnage, malsana all'inverosimile, in chiusura si scatena l’ignoranza più sfrenata con Pure Fucking Armageddon dall'omonimo demo del 1986. Ma quando pensavamo che lo show fosse terminato, salgono sul palco, inaspettatamente, Andy Panigada e AC Wild, rispettivamente chitarrista e cantante fondatori degli italiani Bulldozer, che furono spesso citati tra le influenze più importanti della scena black metal norvegese, soprattutto considerando che il loro debutto The Day of Wrath, pietra miliare dello speed/black più abrasivo, blasfemo e alcolico, uscì quasi in concomitanza con la fondazione degli stessi Mayhem, che pagano dunque tributo alle leggende del metal italiano suonando con loro la concitata Cut-Throat. Si è trattato di un momento assolutamente singolare e incredibile che ha messo in luce l’ottima considerazione reciproca dei due gruppi, oltre a regalarci un momento imperdibile. Dopo i saluti e quasi 90 minuti di esibizione, i Mayhem e i loro ospiti Bulldozer lasciano il palco tra il totale compiacimento dei presenti. ...Mediolanum capta est!

SETLIST
Silvester Anfang
Pagan Fears
Deathcrush
Buried by Time and Dust
To Daimonion
Symbols of Bloodswords
My Death
A Time to Die
Psywar
Illuminate Eliminate
De Mysteriis Dom Sathanas
Whore
Chainsaw Gutsfuck
Freezing Moon
Carnage
Pure Fucking Armageddon
Cut-Throat (Bulldozer cover)



Metal Maniac
Venerdì 30 Maggio 2014, 1.02.55
2
considerato che era il ventennale esatto almeno una funeral fog ci stava tutta, e anche perché no una suggestiva life eternal... tra questo e quello degli at the gates devo essermi perso dei concertoni della madonna! (vabbè dai, la signora in questione mi perdonerà...)
Ulvez
Giovedì 29 Maggio 2014, 21.42.53
1
vedere i Mayhem dal vivo è stata un'esperienza emozionante, soprattutto con l'apparizione dei Bulldozer, un momento storico a dir poco. Hail Mayhem!
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29/05/2014
Live Report
MAYHEM + GUEST
Factory Club, Milano, 24/05/2014
 
 
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