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STORIA DEL ROCK A FUMETTI - Il Killer Cicerone
01/06/2014 (4917 letture)
Quante volte ci capita di voler approfondire un certo argomento, ma di avere difficoltà ad approcciare volumoni scritti magari in maniera criptica o semplicemente ci manca il tempo di farlo? Simili problemi vengono praticamente azzerati dalla comunicazione sotto forma di fumetto, capace di avvincere, non stancare e divertire unendo la parola all'immagine in una maniera che, inevitabilmente, ci riporta contemporaneamente ad una dimensione fanciullesca che immerge completamente nella storia raccontata. Quando poi il fumetto è d'autore ed in più conserva un tratto fortemente italiano, l'unico rischio che si corre è quello di divorare troppo in fretta l'opera che si legge.

IL CICERONE ASSASSINO
La prima cosa da fare per inquadrare correttamente l'opera è capire chi è il suo autore. In questo caso sarebbero due, ma trattandosi di un libro a fumetti è quasi scontato che l'attenzione si focalizzi in massima parte sul disegnatore, nonostante i testi siano stati curati da una diversa persona, ossia da Francesco Ceccamea. Enzo "Heavy Bone" Rizzi è sicuramente uno dei più accreditati artisti del settore, già al lavoro con numerose testate on line e non, autore di altri libri a fumetti e di svariate copertine di dischi. L'alter ego a matita del tarantino è Heavy Bone, uno "zombie in jeans attillati e stivali, (che) puzza come un cadavere ambulante che non vede la doccia da cinquant'anni, vomita acido e porta nel suo pancino due simpatiche bestioline zannute di nome rock e roll, ed è un killer di rockstars". Questo simpatico personaggio fa da cicerone, raccontandoci la storia del rock partendo da Robert Johnson e finendo con i Foo Fighters. Ad ogni artista sono dedicate due pagine, per un totale di circa 170, introdotte in maniera decisamente divertente. Le prime tavole dell'opera infatti sono relative all'introduzione, nella quale anche i testi sono di Enzo, che è a sua volta preceduta da due pagine in cui si vedono foto di noti personaggi come Byff Byford (inspiegabilmente citato come Bill), Glenn Hughes, David DeFeis e Trevor che si fanno immortalare vicino all'opera di Rizzi. Queste mostrano il nostro cicerone killer discutere all'interno di una sinistra villa con un malcapitato prigioniero reo di essersi macchiato della peggiore delle colpe: non conoscere il vero rock. Tra cimeli, strumenti musicali, poster di Coroner, Mercyful Fate ed Entombed tra gli altri, vinili metal, Jack Daniels e svariati altri ammenicoli, lo sfortunato ragazzo non passa l'esame di Heavy Bone, andando incontro ad una fine decisamente splatter. Fatto il proprio dovere, il nostro comincia ad illustrarci la storia del rock partendo dalle sue origini blues, ossia dal già citato Robert Johnson, per passare poi ad Hank Williams, Bill Haley, Buddy Holly, Little Richard e via discorrendo, ossia dai veri prime movers di una scena musicale prima inesistente. A questo proposito è singolare, divertente, ma anche e soprattutto illuminante notare come già nel caso di Johnson, il quale operò negli anni '30 e quindi in un'epoca arcaica rispetto alla realtà musicale che viviamo adesso, i titoli delle canzoni fossero tra gli altri "Hellbound on my Trail e Me and the Devil's Blues, con testi a base di ossessioni, lussuria, alcol, sgualdrine. Come se ciò non bastasse, di Johnson si apprende come egli imparò a suonare da Ike Zinneman, un tipo considerato dai vicini Satana in persona, il quale perfezionò lo stile suonando tra le tombe dei cimiteri. Come dire: certe cose sono nel DNA e vengono quindi trasmesse dagli antenati ai loro eredi. Da lì in poi La Storia del Rock a Fumetti si sviluppa continuando a seguire il format prima descritto, con le due pagine per truppo che riguardano -cito in ordine sparso, senza curarmi di un ordine temporale preciso e giusto a titolo di esempio- Hendrix, Pink Floyd, Muse, Radiohead, Jerry Lee Lewis, Jefferson Airplane, New York Dolls, MC5, The Kinks, Queen, U2, Janis Joplin, Lynyrd Skynyrd, Greateful Dead, Ramones e tantissimi altri.

DUE TAVOLE ITALIANE
Dal punto di vista stilistico il tratto di Enzo Rizzi è deciso, rigoroso, fotografico, poco adatto ai ritocchi eseguiti al computer, lontanissimo da quello orientale che oggi sembra l'unico in grado di interessare i più giovani e tipicamente italiano. Uno stile, il suo, che risale fino a Kriminal, Satanik ed affini, col bianco e nero delle chine ben marcate perfettamente adatte a rendere sia le scene che, più in generale, le microstorie narrate. A questo proposito La Storia del Rock a Fumetti può anche essere utile ai non appassionati di chine e matite per scoprire che non esiste solo il Giappone come patria dei fumetti, ma che l'Italia ha lungamente dettato legge in questo settore e conserva tutt'oggi un suo stile peculiare che può e deve essere conosciuto e valorizzato. Dal punto di vista prettamente testuale è il format stesso dell'opera a creare dei limiti intrinseci, ciò in quanto le due sole pagine concesse ad ogni band trattata ed occupate come è naturale che sia in massima parte dai disegni, smorzano un po' l'impatto delle descrizioni, costrette a dire tutto l'essenziale in poche righe. Nonostante ciò, lo stile discorsivo adottato da Ceccamea, per quanto forzatamente compresso, riesce comunque a dire l'essenziale in maniera adatta allo spirito dell'opera, con un evidente tentativo di trasmettere qualcosa anche sugli uomini e non solo sui musicisti, partendo dal presupposto che l'uno sia inscindibile dall'altro. La necessità editoriale di riservare solo due tavole per soggetto trattato a fronte di un argomento di abnorme vastità (del resto una scelta andava fatta per non trovarsi di fronte ad un tomo stile Il Signore degli Anelli), produce anche un'altra particolarità, ossia quella di trovarsi di fronte ad una quantità di scritto inusuale per un fumetto vero e proprio. Tutto ciò potrebbe allontanare quache appassionato di comics più tradizionale, spostando il focus dell'opera più verso un ibrido 70/30 tra fumetto e rivista, ma anche attirare maggiormente chi da un libro ricerca più lo scritto e le nozioni che questo trasmette. Criticabile talvolta il posizionamento grafico delle didascalie, non sempre piazzate in modo intuitivo rispetto al disegno cui fanno riferimento, producendo in alcuni casi un inceppamento della fluidità della lettura nonostante il grande formato dell'edizione. Va inoltre rilevata a margine, anche la differenza stilistica piuttosto netta tra le tavole introduttive, quelle relative alla presentazione del narratore con testi di Rizzi e l'opera vera e propria. Le prime sono caratterizzate da un'impronta più conclamatamente fumettistica e quindi più caricaturale, ma più aderente allo stile consueto di Rizzi, le seconde sono decisamente più asciutte e didascaliche, pur restando pienamente nello stile molto forte del disegnatore tarantino. Questa differenza è dettata dalla evidente necessità di rendere i personaggi trattati, realmente esistenti od esistiti, in maniera ritrattistica. Buona infine anche la qualità della carta, essenziale nel caso del bianco e nero.

NON SI IMPARA SOLO DALLA RETE
Alla fine della lettura l'impressione è che il merito principale de La Storia del Rock a Fumetti, al di là del fatto tecnico riguardante l'esecuzione dei disegni ed il loro stile e la parte letteraria più o meno compressa e fruibile, stia nella possibilità offerta ai lettori di rendersi conto di quali siano le origini lontane del rock scoprendo nomi oggi considerati solo dagli specialisti o più che altro da chi è cresciuto senza internet ed è stato quasi costretto in gioventù a scoprire le radici della propria passione su libri e riviste di settore. La diffusione della rete però, consente oggi di rendersi conto dell'opera dei musicisti dei quali si legge in tempo reale, dando un senso anche all'esistenza di youtube od altri siti simili. Non ho alcuna difficoltà infatti, ad immaginare molta gente che si imbatte per la prima volta in certi nomi -e penso in particolare a quelli che sono venuti fuori tra gli anni'30 e gli anni '50- che collegano immediatamente lo scritto ad un video, dando un vero senso didattico al libro e, spero, approfondendo ulteriormente in separata sede. Altro fatto interessante e già accennato in apertura di recensione è il rendersi conto di come molte delle difficoltà e delle tematiche affrontate dai musicisti degli albori del rock, anche in termini di discriminazione ed emarginazione, siano praticamente le stesse dei musicisti metal di oggi. La Storia del Rock a Fumetti non è un'opera esente da pecche, per quanto quasi tutte siano imposte dallo spazio a disposizione, ma è piacevole da leggere, da guardare e fornisce alcune coordinate importanti per i neofiti e comunque godibili anche per gli esperti. Magari può essere un bel regalo per il vostro compagno/a refrattario/a al rock in tutte le sue forme per attirarlo nel giro. Un'ultima nota: tra i tanti gruppi trattati nessuno è pienamente ascrivibile al metal. Una storia del rock scritta da un appassionato di heavy che ignora il metal, suo figlio più maledetto? Com'è possibile? Semplice, La Storia del Rock a Fumetti fa seguito a La Storia del Metal e Diabulus in Musica, sempre incentrate sul personaggio di Heavy Bone e più vicine alla nostra "ragione sociale". Eventualmente sapete cosa cercare.

::: ::: ::: RIFERIMENTI ::: ::: :::
Genere: Fumetto
Prezzo: € 19,90
Autori: Enzo Rizzi (disegni), Francesco Ceccamea (testi)
Editore: Nicola Pesce Editore
Collana: Music & Comics
Data uscita: 09/01/2014
Pagine: 176
Formato: cm. 29,7 x 21,0 - brossura
ISBN: 8897141234
ISBN-13: 9788897141235



Compagno di Merende
Sabato 7 Giugno 2014, 9.51.59
7
Esatto, proprio questi sono i motivi per cui ho trovato Heavy Bone un inutile compendio senza stile.
Raven
Giovedì 5 Giugno 2014, 9.23.20
6
Non ho parlato di stile Magnus, che ho seguito molto in gioventù, ma che si rifà a quella tradizione. Questo risulta più evidente nelle tavole slegate dalla necessità di essere ritrattistiche e fotografiche in quanto devono rendere personaggi veri, ossia quelle introduttive. Ovviamente essere in una certa tradizione non vuol dire rifarla tal quale. I testi sono, come detto, quello che possono essere vista la necessità di comprimere tutto in due tavole occupate in massima parte dai disegni. Non è un libro, è un fumetto, è normale che si tratti di qualcosa di introduttivo all'ambiente destinato ad essere approfondito mediante libri veri e propri sui vari personaggi che interessano.
Compagno di Merende
Giovedì 5 Giugno 2014, 8.24.52
5
Se posso esprimere un parere, ho letto il volume in questione così come quello precedente di Heavy Bone e li ho trovati superficiali dal punto di vista dei contenuti (molte volte sembra di leggere wikipedia) e molto amatoriali i disegni, statici e da ricalco fotografico e in nessun modo accostabili al grande Magnus che tu citi. Purtroppo, secondo me, un'occasione mancata per unire metal e fumetti.
Raven
Martedì 3 Giugno 2014, 20.55.36
4
Se apprezzi il nostro tratto (nostro nel senso di italiano) con chine belle forti, fa per te.
Unia
Martedì 3 Giugno 2014, 19.20.44
3
Guarda, ora sono proprio piena con i libri! Ma casomai dovessi ordinarlo, ti farò sapere tramite MP Sembra molto interessante, non solo per i contenuti, ma anche per la tecnica di disegno.
Raven
Martedì 3 Giugno 2014, 17.38.48
2
Potrebbe Fammi sapere cosa ne pensi se dovessi leggerlo.
Unia
Martedì 3 Giugno 2014, 16.56.22
1
Be'... Per una che mastica fumetti come me, sembra un libro molto divertente
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ARTICOLI
01/06/2014
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STORIA DEL ROCK A FUMETTI
Il Killer Cicerone
 
 
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