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ELECTROCUTION - Return to the unreal
13/06/2014 (2243 letture)
I deathster italiani Electrocution sono tornati con Metaphysincarnation, il follow-up al classico Inside The Unreal del 1993. Di fronte a un caloroso bentornato da parte del pubblico estremo italiano e non, Alex e Mick parlano della rinascita del gruppo e del nuovo album con Nicolò “Nicko” Brambilla.

Nicko: Ciao, grazie per l'opportunità di intervistarvi e benvenuti su Metallized! Ho avuto occasione di recensire Metaphysincarnation e l'ho apprezzato molto!
Siete freschi di riformazione e avete un album in vendita da pochi giorni: come vedete il ritorno di Electrocution, l'entusiasmo con cui siete stati nuovamente accolti e con cui è stato salutato il vostro nuovo lavoro?
ALEX: Siamo davvero soddisfatti dell’attenzione con cui è stato accolto il ritorno con Metaphysincarnation sin da quando lo abbiamo annunciato un anno fa. Poter lavorare al nuovo materiale confrontandoci direttamente con un certo pubblico che non ci ha mai dimenticato è stato un’importante fonte di motivazione. Sono passati 20 anni da Inside The Unreal e durante questo lungo periodo abbiamo lentamente visto l’album crescere anziché essere dimenticato, è diventato sempre più ricercato e costoso nell’ambito del collezionismo arrivando a cifre sinceramente improponibili, ma da un lato questo ci ha fatto molto piacere. L’aver lasciato un segno è probabilmente una delle cose più belle che possa capitare ad una band o artista in generale. Questo costante interesse intorno ad Inside The Unreal ci ha probabilmente reso impossibile chiudere la porta sul passato, non che lo volessimo d’altronde ma complice anche il poter entrare in contatto diretto con il nostro pubblico oggi, siamo riusciti a toccare con mano un interesse e incitamento che forse prima non vedevamo o eravamo troppo presi da altro. Comunque, in definitiva abbiamo voluto realizzare questo disco proprio per tutti quelli che ce l’hanno chiesto e atteso cosí a lungo, oltre che per noi stessi.
MICK: Ogni settimana leggo recensioni nuove da tutto il mondo e sono più o meno sempre positive, alcune addirittura esaltanti! Tutto ciò è veramente bello e ci sprona ad andare avanti. Come dice Alex, infatti, rimettersi in gioco con un nuovo album è una cosa che abbiamo potuto fare grazie al continuo pressing dei fan. Ma questo è come la scintilla delle candele di un motore che aveva una gran voglia di tornare in moto, anche se sono cosciente che questo lavoro non soddisferà le aspettative di tutti i fan: è un fatto normale con cui tutte le band devono scontrarsi prima o poi. Questo album è qualcosa che porta avanti la nostra musica, ma non è una fotocopia di Inside, ma sicuramente è il naturale proseguimento che Electrocution poteva produrre nel 2014 senza abbandonare lo spirito del 1993. Nei live che stiamo preparando per l'autunno ci saranno ovviamente brani da Inside The Unreal e da Metaphysincarnation, e posso assicurare che non daranno tregua.

Nicko: Abbiamo recentemente avuto la possibilità di vedere il video dell'ottima Wireworm. Avevo già colto l'aspetto della dualità natura-tecnologia nella disamina dell'album, ma il video è ancor più esplicito: spendereste due parole sul clip e sull'idea centrale che ne è alla base?
ALEX: Si con un pezzo come Wireworm non potevamo che essere molto diretti anche nella scelta del video. Lo abbiamo diretto io e Mick e volevamo che il concept fosse ben comprensibile con un certo impatto ma senza sacrificare troppo l’energia della performance del gruppo. In breve esplora la dipendenza psicologica da internet e più in generale di alcune tecnologie che ci vengono proposte al fine di essere sempre più connessi con altre persone ma che spesso, di fatto, ci rendono molto più soli sacrificando i rapporti nella vita reale. Da qui l’idea di Mick letteralmente squartato e collegato alla rete, e in definitiva diventa posseduto dalla macchina come si deduce dai suoi occhi negli ultimi fotogrammi. Un altro particolare significativo è all’inizio dell’ultima strofa dopo l’assolo, in cui per un secondo la stanza in cui suoniamo si illumina e se metti in pausa si può vedere la sagoma di una persona impiccata dietro Maxx (basso), che è un richiamo ai casi di giovani suicidi annunciati proprio sui social network.
MICK: Beh, sicuramente come dice il titolo, il wireworm non sarebbe altro che un verme che ti fagocita dall'interno, in senso figurato ovviamente. Ti prende piano piano e senza accorgertene diventi vittima.

Nicko: Ci sarebbe una traccia in particolare che preferite tra tutte e che vorreste recensire al volo per incuriosire i lettori?
ALEX: Difficile sceglierne una sola, i miei preferiti credo siano Wireworm, Phylogenesis e As a Son to his Father… Quel che posso dire è che ogni pezzo di Metaphysincarnation racchiude elementi di aggressività e melodia, ogni riff è stato concepito per disegnare atmosfere cupe e intense senza cadere in banalità, cercando di usare gli strumenti in modo originale. Il contrasto tra tempi veloci, blast-beat e mid-tempo è sempre presente per creare la giusta dinamica per supportare la voce e gli assoli, che sono due elementi molto importanti.
MICK: As a Son To his Father è la mia preferita! In questo testo parlo con Chuck Shuldiner, padre artistico del nostro genere, facendomi un po’ portavoce di noi tutti musicisti. Ho inserito molti titoli di suoi brani all'interno delle frasi, ad aggiungere enfasi al tributo. Poi, per non tornare sui brani che già cita Alex, l'atro pezzo che mi piace molto è Panopticon . Molto riflessivo nelle sue ritmiche. Le liriche parlano di come tutti noi finiamo per essere prigionieri di questo carcere perfetto. Molti sono perfino complici inconsapevoli dei carcerieri: schiavi che lavorano per chi ci tiene in scacco.

Nicko: Il vostro debutto è tanto contemporaneo ad altri classici del death metal da poter essere considerato un classico esso stesso, al punto che mi sembra quasi superfluo chiedere i vostri punti di riferimento musicali. Piuttosto, sotto quali aspetti (oltre all'ottimo songwriting, si intende) pensate che il vostro lavoro abbia qualcosa da mostrare alla scena attuale?
ALEX: Direi la personalità, il nostro modo di scrivere musica, lo stile dei riff e delle linee di voce credo abbiano uno specifico marchio Electrocution, nel bene e nel male. Oggi tra la tecnologia e il buon livello tecnico è più facile per molti gruppi realizzare album di buona qualità ma quello che conta è sempre l’anima di una band e di un disco. Nelle nostre possibilità di tempo e budget Metaphysincarnation è stato curato in ogni dettaglio, sia nella composizione che nella produzione che ho seguito personalmente con l’intenzione di catturare una fotografia di quello che sono gli Electrocution oggi con un suono ruvido ma definito, per permettere di cogliere le varie sfumature dei riff e degli strumenti. Sinceramente non ci interessa molto un confronto con la scena, nel senso che ognuno fa quel che fa a modo suo e va bene cosí. Ci sono tanti buoni gruppi che hanno qualcosa da dire e questo è ottimo, noi abbiamo cercato di fare del nostro meglio per noi stessi e per chi ci segue.
MICK: Per allacciarmi al discorso di Alex: ci sono anche tantissimi gruppi preparati tecnicamente, che però non hanno molto da dire musicalmente (ed è un vero peccato). Lavorare con Alex è sempre stata una cosa molto naturale e mi è sempre piaciuto ciò che ne è venuto fuori. Quello che abbiamo sempre cercato e che, credo, siamo riusciti ad ottenere: è di scrivere brani che abbiano ognuno una propria personalità ed al tempo stesso facciano parte di quello che è lo stile Electrocution.

Nicko: Si tratta di materiale di recente scrittura o avete ripescato idee e appunti dell'ultimo periodo di attività negli anni '90? Quando avete maturato la decisione di scrivere un nuovo album?
ALEX: No è tutto materiale nuovo, ho iniziato a scrivere i primi riffs di questo disco nel 2012 quando è stato ristampato Inside The Unreal. Non c’è voluto molto per ritrovare la giusta linea compositiva ma serviva qualche cambiamento, tipo passare meno tempo in studio e più tempo con la chitarra addosso a macinare riffs, come si faceva una volta. La maggior parte dei pezzi nella loro forma definitiva sono comunque nati nel 2013. E’ stato importante ritrovare lo stesso filo logico che ci univa ai tempi di Inside The Unreal, andando a riascoltare tutti quei dischi che ci avevano formato nei primi anni 90 e trarne ispirazione ancora una volta, ma con l’esperienza di oggi. In quel periodo ho fatto anche una full-immersion di concerti proprio per caricarmi a dovere, Slayer e Gojira all’Hollywood Palladium per il memoriale di Jeff Hanneman, una serata memorabile, Carcass con un intimo show al Troubadour, Meshuggah, Cannibal Corpse e altri.
MICK: Niente da quegli anni! Siamo proprio noi che ci siamo nati con questo genere. I testi sono nati un po' già nel 2012 prima ancora che Alex mi inviasse il nuovo materiale. Avevo un'idea in testa: il concept che poi è quello di Metaphysincarnation. Nel tempo poi ho scritto il resto anche sull'onda della musica che veniva composta. La decisione di scrivere un nuovo album è nata spontaneamente dopo la ristampa di Inside The Unreal: eravamo tornati a lavorare assieme e le ruote avevano ricominciato a girare! È stato veramente divertente preparare questo nuovo album ma anche veramente impegnativo. Lo rifarei ben volentieri e ti dirò... ho già qualche idea per nuovi brani.

Nicko Di recente uscita è anche la ristampa di Inside The Unreal; siete stati soddisfatti di questa pubblicazione e della risposta del pubblico (tra fan nuovi, come il sottoscritto, o di vecchia data)?
ALEX: Assolutamente soddisfatti, c’è stato molto entusiasmo dal pubblico, qualcuno ne ha comprati addirittura una decina, forse per rivenderli non saprei. Poi siamo riusciti a completare l’artwork cosí come volevamo che fosse già nel ’93 e il suono è nettamente migliorato senza però alterare l’essenza della versione originale ma quello che ci fa più piacere è aver potuto accontentare tutti quelli che lo cercavano senza fargli spendere $200 per un vecchio disco su eBay.
MICK: Direi che con tutto il parlare che se ne fa, esserne insoddisfatti sarebbe folle, anche se spero che questo attaccamento al nostro primo album non offuschi il giudizio sul nuovo lavoro.

Nicko: Tornando quindi al vostro passato, come ricordate l'esperienza delle prime registrazioni e magari quella del tape-trading? Ricordate in particolare qualche musicista con cui eravate in contatto o qualche gruppo, più o meno famoso, con cui avete condiviso il palco? Ho letto che avete suonato anche con gruppi importati come Carcass e Death.
ALEX: Quelli erano anni fantastici, in cui la musica era una cosa vera e tangibile che muoveva persone, investimenti di tempo e denaro, passioni molto forti e profonde che oggi sembrano molto sbiadite. Il momento delle registrazioni era sacro, fa sorridere ora a pensarci ma era un evento che richiedeva preparazione fisica sullo strumento e mentale, un po’ come per gli atleti. Si ci divertivamo, si beveva e c’era molta euforia ma ci preparavamo facendo pratica sullo strumento anche 7 ore al giorno e quando arrivava il momento di registrare eravamo molto concentrati sui nostri obbiettivi. Allora non c’era Pro-Tools e di certo non potevamo permetterci editing analogico, praticamente nessuno poteva, per cui non c’erano scusanti, bisognava suonare tutto precisamente con il tocco e l’intenzione giusta. Era tutto reale. Con Metaphysincarnation, per quanto possibile, abbiamo cercato di mantenere un approccio simile senza abusare della tecnologia e mantenere il processo di produzione il più organico possibile. In quegli anni eravamo in contatto con moltissime bands, ricordo Monstrosity, Cynic, Desultory, Dismember, Obituary… Le date con Carcass e Death furono semplicemente epiche, sia perché era un onore per noi aprire per loro ma anche per l’ottima risposta del pubblico.
MICK: Sono stati anni meravigliosi e pieni di soddisfazioni. Aprire per band di quel calibro, soprattutto per ragazzini appena ventenni era una cosa che ci dava la carica per impegnarci, come già facevamo. Eravamo veramente convinti e provavamo tantissimo, passavamo tanto tempo assieme e le nostre energie erano tutte protese verso la musica. I contatti all'epoca erano tantissimi: ricordo, oltre alle band che cita Alex, anche Deceased e Mike Hikey che allora suonava coi Carcass.

Nicko: Una parte della vostra carriera che conosco di meno è quella delle pubblicazioni successive al debutto, ma ho letto di un'esperienza musicale più vicina al prog death, è così? Da che cosa è scaturita la decisione di sciogliervi, invece?
ALEX: Sì un breve periodo. Siamo sempre stati molto aperti musicalmente e con influenze varie, credo fosse un momento di ricerca e sperimentazione in cui sentivamo il bisogno di allargare gli orizzonti ma musicalmente non sono molto legato a quel periodo. Credo che la vera essenza degli Electrocution fosse quella di Inside The Unreal, che sicuramente andava sviluppata e non cambiata.
MICK: Eravamo veramente presi dai Cynic e dai Death all'epoca. Sfornammo quattro brani che adoro, ma che purtroppo non hanno una produzione adeguata. In realtà, io non saprei neanche definirlo prog... piuttosto un death fusion. Chissà se riesco a convincere Alex per riregistrarli. Con la produzione che si può ottenere oggi sarei proprio curioso di sentire come vengono.

Nicko: Dopo lo scioglimento degli Electrocution, in che modo e in che ruolo siete rimasti in contatto con il mondo della musica?
ALEX: Volente o nolente non sono mai uscito dal mondo della musica, pur avendo anche altre attività. Ho suonato per anni con Addiction, ho avuto un breve progetto con il bassista dei Gemini Syndrome ed Evan Seinfeld (Attika7, ex-Biohazard) e altre collaborazioni più o meno note. Ma proprio durante i miei anni con Electrocution iniziai a sviluppare una passione per la produzione che è diventata poi un lavoro negli anni a seguire e mi ha poi portato a trasferirmi negli States. Anche se oggi per lo più scrivo musica per TV e cinema quindi sono un compositore più che un engineer e sinceramente, avendo sempre apprezzato diversi generi e diversi aspetti della musica, mi trovo a fare qualcosa che mi completa maggiormente artisticamente.
MICK: Io ho tagliato i ponti con la musica per diversi anni. Ogni tanto si sente dire che qualche musicista lascia tutto per dedicarsi all'agricoltura o al nuoto sincronizzato, per esempio. Beh, mi è successa una cosa simile. Poi però la musica è una di quelle amanti che sanno fare lo stalking come pochi! Prima o poi si impossessa nuovamente di te e non puoi fare altro che cedere. Per cui ho ripreso con altri generi sempre dell'universo metal. Questi ultimi anni mi son sicuramente serviti per tornare in carreggiata come si deve. Altrimenti da zero sarebbe stato impossibile tornare a tirare i growl al microfono. Per i prossimi lavori spero di riuscire a riprendere anche la chitarra almeno per comporre. Tra noi ci siamo persi di vista e poi ci siamo ritrovati a singhiozzo... ma ora eccoci qua nuovamente a far danni! Altra componente importante è mia moglie che mi incita sempre molto quando si tratta di musica. Non manca mai ai miei live e adora Metaphysincarnation!

Nicko: Come ricordate la scena estrema del tempo (italiana e internazionale) e cosa pensate invece di quella attuale, in termini di proposte e possibilità, basandovi sul vostro ruolo di musicisti, ma anche su quello di produttore di Alex? Riguardo alla scena italiana attuale, ho sentito con piacere che Tya degli Antropofagus ha partecipato a Nature Obliteration, quindi sicuramente avrete notato la potenzialità del death metal tricolore di oggi.
ALEX: La scena di allora era fantastica, c’era molto più interesse verso la musica ma sono due periodi storici molto diversi. Negli anni 90 il mercato musicale funzionava bene, il pubblico era affamato di musica e comprava musica. Pur non essendoci tutti i mezzi promozionali che la tecnologia di oggi offre, la situazione era per certi versi migliore perché non c’era questa saturazione di promozione fai-da-te che c’è ora. Adesso chiunque registri due accordi in fila può farsi pubblicità in rete abbassando il livello di qualità e facendo diventare ogni messaggio promozionale una sorta di spam. Di conseguenza la gente si è stancata e ha perso interesse. Prima c’era una selezione naturale per la quale solo chi aveva le qualità poteva arrivare a fare un album o essere sui magazines, quindi chi ce la faceva poteva godere della giusta attenzione di una certa fascia di pubblico. Quanto alle possibilità e opportunità del music business di oggi sono praticamente disgustato, stanno facendo gravare il crollo delle vendite di un mercato con il quale non hanno saputo stare al passo sui musicisti e sulle bands che devono accollarsi sempre più costi e andare in tour in condizioni sempre peggiori. Comunque questo è un discorso lungo e complesso… Massimo rispetto per Tya e Antropofagus, ha fatto un ottimo lavoro su Nature Obliteration aggiungendo dinamica e brutalità al pezzo. Abbiamo cercato di far partecipare anche altri ospiti ma purtroppo per tempo e budget, non c’è stata occasione. Una sera mentre lavoravo all’album mi telefonò James Murphy (Obituary, Death, Testament, Disincarnate) e gli chiesi di registrare un guest solo su Abiura ma tra i suoi impegni e priorità non ha avuto modo, mi avrebbe fatto molto piacere, magari la prossima volta. Tornando alla scena italiana di oggi devo ammettere che vivendo all’estero ero diventato un po’ ignorante in merito a nuovi gruppi e solo ora mi sto aggiornando ma devo dire che è molto competitiva in termini di metal estremo. E’ un po’ che non mi capita di mixare un gruppo estremo italiano ma spero ci sarà presto occasione, possono contattarmi su Facebook.
MICK: La scena italiana di oggi: spacca! Nulla a che vedere con quello che c'era allora. Finalmente abbiamo una serie di band che non hanno nulla da invidiare alle altre estere. Con Antropofagus siamo amici e chiamare Tya è stata una cosa naturale. Poi mentre rispondo a questa intervista, Francesco Meatgrinder mi ha chattato proponendomi di organizzare un mini tour da qualche parte assieme. Mi piace molto il clima collaborativo che si è instaurato tra noi e diverse band. Questo è il giusto spirito per portare avanti la nostra ARTE!

Nicko: Per la vostra distanza geografica, immagino sarà difficile organizzare date in cui presenziare tutti. Avete scelto dei session member nel frattempo?
ALEX: Io cerco di tornare in Italia quasi ogni anno ma ovviamente tra costi dei voli etc. sarebbe improbabile organizzare un tour con la formazione originale, i budget dei promoter non coprirebbero neanche il volo di andata per me. Comunque sì c’è una line-up alternativa di tutto rispetto che sta aiutando Mick a portare la band dal vivo.
MICK: Sì inizialmente alle chitarre c'erano Elia Murgia (Subhuman) ed Emanuele Ottani (Unbirth, Hatred, ecc), ma Elia non potrà continuare per via degli impegni con la sua band. Per cui ho contattato Neil (Neurastenia) che si è dimostrato entusiasta di prendere parte ai live. Al basso invece abbiamo Davide Laugelli (Darisam). Mentre alla batteria, carico come una molla abbiamo Vellacifer, ormai membro stabile della band da questo nuovo disco. Stiamo preparando una serie di date per autunno. Tenete d'occhio la nostra pagina su facebook per rimanere informati sulle prossime date!!!

Nicko: Grazie del tempo concessoci, spero di vedervi presto dal vivo e in bocca al lupo per il futuro di Electrocution! Un saluto da tutto lo staff di Metallized.
ALEX e MICK: Grazie a voi è sempre un piacere, a presto.



Vittorio
Sabato 14 Giugno 2014, 21.12.18
3
Potrei anche finire sul lastrico, ma la mia copia originale di Inside The Unreal del '93 non la vendo.
Numbered Days
Venerdì 13 Giugno 2014, 20.16.40
2
Ottima intervista! Pezzi grossi del Death italiano, Inside the Unreal era un capolavoro, e anche l'ultimo mi piace molto! Spero passino a breve a Roma, magari proprio con gli Antropofagus.
Ad Astra
Venerdì 13 Giugno 2014, 15.15.27
1
bella intervista nick. bravo. persone cordiali e sincere. parole che trasmettono empatia con la loro musica. massimo rispetto.
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