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MALPAGA FOLK & ROCK FEST DAY 2 - Malpaga, (BG), 2 Agosto 2014
07/08/2014 (2816 letture)
Dopo una notte quasi insonne passata in campeggio tra: cori degli alpini cantati a cappella in maniera stranamente impeccabile, visti i litri di birra e alcolici vari in corpo, improvvisazioni di pezzi folk con strumenti di fortuna e risate quanto meno particolari, arriva finalmente il mattino.
I concerti iniziano alle 18 e quindi la giornata trascorre tra ozio, assaggio di vari piatti proposti dall'ampio menù della festa e una passeggiata attorno a castello dei Colleoni.

KANSEIL
I Kanseil aprono le danze del secondo giorno al Malpaga Folk & Rock Fest portandoci una ventata d'aria fresca direttamente dal Veneto, grazie ai brani tratti dal loro demo Tzmbar Bint, la giovane band riesce a coinvolgere il pubblico fin da subito con la loro miscela di folk ed elementi black, derivati soprattutto dall'azione combinata di chitarre e batteria. Andrea Facchin, alla voce, è abile a tenere il palco -con un buono screaming e un cantato in pulito che ricorda vagamente quello del frontman dei FolkStone- e anche gli strumenti più "folk" risultano ben presenti: Herian Da Re infatti con la sua bombarda e il tin whistle incrocia le melodie della cornamusa di Luca Zanchettin, che per altro si dimostra abile anche con il kantele, uno strumento piuttosto insolito per le band italiane.
Tra un wall of death e carrelli del supermercato che girano nell'area concerti con a bordo duellanti che si sfidano come in una moderna giostra, il concerto giunge al termine con la ritmata Panevin e con una raffica di vento cimbro (Tzmbar Bint).


HENDERWYD
Gli Henderwyd sono una band piemontese che avevo già avuto occasione di vedere durante il Fosch Fest 2012, seppure con una formazione notevolmente diversa.
Mi duole scriverlo (da corregionale della band peraltro), ma la loro prestazione è stata forse una delle poche con elementi negativi della due giorni del Malpaga.
Le scusanti sono indubbiamente moltissime, in primis sicuramente i continui e massicci cambi di formazione che rendono sempre molto complicata la stabilizzazione dell'offerta musicale.
Chiaramente la giovanissima età del gruppo è un enorme punto a favore in vista del futuro, ma detto ciò credo andrebbero probabilmente riviste alcune dinamiche di palco (movimenti, momenti morti tra un pezzo e l'altro, presentazioni) ancora un po' approssimative, anche se in questo caso forse sfavorite dalla presenza non eccessiva del pubblico sotto palco, va bene incitare al wall of death, va bene mostrarsi rudi, ma senza un'adeguata risposta del pubblico si rischia di risultare caricaturali.
Oltre a ciò si può ancora lavorare su alcuni dettagli degli arrangiamenti, in particolar modo nelle armonie delle numerose voci, visto che ora come ora tendono ad essere poco caratterizzate o specializzate in funzione del ruolo che potrebbero avere all'interno del pezzo.
Le capacità ci sono (notevoli sono state le prove di violinista e batterista), l'alto numero di strumenti suonati -tra cui spicca anche il violoncello- è indubbiamente una marcia in più se ben sfruttata, ora manca solo un po' di lavoro sui dettagli e sull'attitudine.
Il tempo è comunque dalla loro parte.

EPHYRA
Arriva quindi l'ora degli Ephyra, band di Como che ci propone un folk metal forse un po' canonico a tinte epiche, che riesce a coinvolgere tutto il pubblico e non solo grazie all'ottima presenza scenica e alla grinta dei due cantanti Nadia Casali e Francesco Braga, che alternano parti in pulito e screaming energici sin da To The Realm.
Le esecuzioni delle canzoni tratte dal loro primo full-length Journey dimostrano la professionalità dei musicisti e non c'è nemmeno bisogno che Paolo Diliberto sveli il retro del corpo della sua sei corde su cui compare la scritta "applausi", perché nel frattempo il pubblico lo sta già facendo impaziente che venga suonato il prossimo brano.
Dopo l'allegra strumentale Hunter's Dance, gli Ephyra però ci devono salutare con il loro ultimo pezzo Heresy che continua ad alimentare il pogo sotto il palco, insomma non soltanto la band ha proprio l'aria di essersi divertita on stage, ma è riuscita anche a rallegrare gli spettatori accorsi.

ARCANA OPERA
Concerto dalle tinte noir quello della band vicentina capitanata da Alexander Wyrd, il genere proposto è infatti uno di quelli più distanti dalla linea guida del festival (anche se sono comunque presenti degli elementi folk).
Trattasi infatti di una sorta di gothic metal d'autore, con cantato prevalentemente pulito in italiano e latino innestato su atmosfere magniloquenti, ricreate grazie alle tastiere da Paolo Nox, il tutto su una base ritmica solida e non troppo tirata che conferisce un'anima ancora più oscura all'intero ensemble.
L'interpretazione di Alexander è sentita, perfetta per i testi cupi ed introspettivi e anche il resto dei musicisti fornisce una prova compatta e assolutamente professionale in tutti i comparti.
Da ricordare la presenza sul palco di Herian Da Re (strumentista dei Kanseil) per la canzone Quetzalcoatl, che è probabilmente quella con più elementi folk proprio grazie all'apporto dell'ospite.
Nel complesso si è ascoltato qualcosa di un po' diverso ma non poi così fuori contesto, probabilmente gli Arcana Opera renderebbero al meglio in un locale più piccolo ed intimo più che davanti ad una folla così eterogenea, ma in ogni caso la prestazione è stata più che valida.

ULVEDHARR
Complice anche il loro giocare praticamente in casa, gli Ulvedharr si sono rivelati uno dei gruppi più attesi dell'intero festival, soprattutto grazie alla forte fanbase di cui sono dotati sul territorio.
Difficile ad ogni modo non apprezzarli, sia per la loro innata simpatia, grazie ad un rapporto con il pubblico assolutamente spontaneo e sincero, sia per la proposta musicale forse non particolarmente innovativa, ma assolutamente perfetta da portare in sede live.
Il thrash/death con tematiche vichinghe del quartetto di Clusone infatti si scatena in tutta la sua potenza sul gran numero di persone assiepate sotto il palco.
Ark Nattlig e Fredreyk macinano riff come se non ci fosse un domani, mentre Mike e Klod ergono una sezione ritmica in grado di far tremare anche i più profondi recessi del castello di Malpaga, il tutto mentre la voce di Ark scandisce i testi di tutti i loro cavalli di battaglia come War is in the Eyes of a Berseker, Onward to Valhalla o Skjaldborg.
Wall of death continui ed entusiasmo dilagante sono i comuni denominatori di un concerto molto intenso ma anche piuttosto breve, anche a causa del breve scroscio temporalesco abbattutosi sul festival durante la parte finale del loro set.
L'unica nota negativa non riguarda il concerto in sé ma la notizia dell'abbandono a breve dell'ottimo bassista Claudio "Klod" Cor, che ha deciso di lasciare la band per ragioni personali, un vero peccato vista la formazione ormai rodata e assolutamente efficace in sede live.

DIABULA RASA
Dopo un velocissimo sound check salgono sul palco i Diabula Rasa, ormai l'acquazzone è passato e il pubblico inizia nuovamente a farsi numeroso; il gruppo di Ravenna non ha bisogno di presentazioni e subito inizia con la strumentale Ghirondo, scusandosi poi con gli Ulvedharr per essere saliti sul palco prima del tempo a loro assegnato (ad un orario in cui doveva essere ancora in corso il concerto dei bergamaschi), visto che quel boia di Odino li ha fatti smettere di suonare.
Luca Veroli imbracciando la sua ghironda si cala perfettamente nella parte di un menestrello medievale e sfida i ragazzi al di sotto del palco a pogare sulle note di musiche del suonate nel 1200: si continua infatti con Astarte, dove il pubblico risponde alla provocazione iniziando a scatenarsi.
Non solo si passa dalla ghironda alla cornamusa, ma Stefano Clo per Congaudentes imbraccia un cordofono particolare che Luca chiama "chitarrino merdae"… Si procede poi con In Taberna, dove tutto il pubblico fa risuonare in coro il ritornello, mentre padre Tavor lo benedice con della birra.
Con Vermell, la rossa Samantha Bevoni continua a scuotere le corde del suo basso e a cantare senza nessuna sbavatura, mentre -per quanto rimanga nascosta dietro le tastiere- Daniela Taglioni intesse sicura le parti di organo.
Viene quindi il momento di attaccare con un altro pezzo strumentale e Luca scende addirittura dal palco con la sua cornamusa, iniziando a suonare in mezzo alla gente divertendo e infiammando ancora di più questa folla ormai quasi del tutto "indiabulata"; le sorprese però non finiscono qui, visto che il frontman dei Diabula Rasa invita sul palco gli Ulvedharr per un duetto del tutto particolare: Mike, batterista del gruppo bergamasco "intona", con una ghironda-macchina da cucire, le note di Ghirondo, mentre gli altri componenti della band ballano attorno agli altri musicisti. Dopo questa breve comparsata, si ritorna alla scaletta programmata con Diabula Rasa che dovrebbe terminare il live, ma che invece, a grande richiesta, ripropongono In Taberna, mentre tra le persone accorse al live si notano non solo i soliti folkers, ma anche gli abitanti del luogo, giovani e più anziani che si scatenano tutti insieme.
Insomma la band può essere soddisfatta, la missione è compiuta: l'indiabulamento è stato completato, ora il virus dei Diabula Rasa è in circolo.

Giunge così al termine la seconda edizione di un festival che al suo secondo anno di vita sta riuscendo a consolidarsi come una tappa estiva fissa per gli appassionati.
La buona affluenza dovrebbe aver garantito la sopravvivenza della manifestazione (cosa non sempre scontata in questi tempi travagliati), ora l'appuntamento è per il 2015!

Introduzione e report di Henderwyd, Arcana Opera e Ulvedharr a cura di Gianluca Leone "Room 101"
Tutte le foto, report di Kanseil, Ephyra e Diabula Rasa a cura di Giada Boaretto "Arianrhod"



AL
Giovedì 21 Agosto 2014, 18.37.38
2
presente! grande festa! ci sarò anche nel 2015! I diabula rasa sono troppo fuori! simpaticissimi!
Richard
Lunedì 18 Agosto 2014, 20.36.11
1
OK ... mi hai convinto... ARRIVEDERCI al 2015 ...
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07/08/2014
Live Report
MALPAGA FOLK & ROCK FEST DAY 2
Malpaga, (BG), 2 Agosto 2014
 
 
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