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FUROR GALLICO
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UNITED AS ONE FESTIVAL - Centro Sportivo Kaleidos, Bologna, 08/08/14
13/08/2014 (1962 letture)
CARA VECCHIA GIOVENTU’
Per chi è cresciuto ascoltando punk e hardcore risulta impossibile staccarsi da certe sonorità: non si può non tornare indietro ad ogni occasione, perché le radici su cui si fonda la tua crescita musicale necessitano di essere reidratate, occasionalmente. Per chi invece non sa cosa implichi l'essere dentro il movimento hardcore, non ha idea della violenza e dell’impatto sonoro che ti travolgono appena i microfoni si accendono, potrebbe risultare difficile capire tanta emozione. Anche se i Raised Fist non sono delle star hanno un seguito, dei fan che li attendono ad ogni nuova uscita e la “pacca” che molti gruppi moderni si scordano, spazzati via in trenta secondi. Ecco il racconto di una serata che ha regalato più o meno soddisfazioni. Mi scuso già da ora per il mancato report dei primi due gruppi ad esibirsi, gli Uprising e i Malloy, che ho mancato per motivi prettamente lavorativi.

GUILTY IGNORANCE
Arrivato a circa metà dell’esibizione dei veronesi, la parte di live a cui ho assistito mi è bastata per farmi un'idea positiva: l’impatto sonoro c’è e, anche se sotto il palco la gente scarseggia rimanendo arretrata, quasi intimorita, i nostrani suonano bene. La proposta non è solamente hardcore: c’è molto altro dietro e a volte sembra quasi di sentire del metal estremo, con passaggi ed intermezzi quasi rockeggianti. Ottima quindi l’impressione, che mi porta a volere approfondire il tutto in un prossimo futuro. Spero di avere la possibilità di rivederli con il set completo, magari, non avendo avuto la possibilità di essere di dall’inizio. Ad ogni modo bravi!

GREEDY MISTRESS
Non faccio in tempo a scattare qualche foto, che Mollu si lascia prendere dall’atmosfera, scavalca le transenne e incita il pubblico che piano piano inizia ad avvicinarsi. Caricato e confortato dai presenti che iniziano a pogare con lui, il nostro offre la dose giusta per dare il "la" alla serata. Non un momento di stop, non un calo di tensione, solo tanta voglia di suonare e far girare il nome, che peraltro è conosciuto anche al di là dell’oceano. Certo, la proposta offerta non è una delle più innovative: un hardcore di stampo made in Italy con moltissime influenze dei Raw Power, ma è comunque quanto basta per scatenarsi e divertirsi. Le velocità non sono altissime, ma in fin dei conti poco importa perché, come detto, anche se la proposta non è così eccezionale è l’impatto, la tensione che viene trasmessa ad innalzare il tutto. Per gli appassionati questo è il pane quotidiano e quanto basta per consigliare un ascolto a chi non li aveva ancora conosciuti. Arrivederci alla fine del tour statunitense, Milano violenta!

INDIGESTI
Per chi ha mangiato hardcore e punk hardcore italiano, questo è un nome imprescindibile, insieme a quello dei Negazione e di altri gruppi della scena piemontese che hanno reinventato il concetto di estremismo italiano. Formati, riformati, sciolti, reduci da cambi e ricambi ma stasera qui; della formazione originale, ovviamente, troviamo solamente Enrico come ben si sapeva, ma questo non deve essere motivo di allontanamento o di mancata fiducia nei loro confronti. La band c’è, scalda e stiglia i presenti facendo nascere un sano mosh pit che, spontaneo, è la ciliegina sulla torta per una serata da ricordi. Essendo la cosiddetta vecchia scuola ancora in auge, non volendo tramontare mai, l’affetto a loro dedicato è quanto di più spontaneo ci possa essere: applausi e ritornelli che il pubblico conferma di conoscere a memoria sono testimonianze che non possono non sfuggire, perché il passato non muore, diventa solo più piccolo. Anche in questo caso la prestazione dei singoli è ottimale: Enrico e Andrea sono punto focale degli sguardi con la propria terremotante prova, non sempre perfetta, con lievi errori e talvolta fuori tempo, ma non è un problema perché gli errori ci stanno, verrebbe da dire che ci devono essere. Un po’ più silenziosa, ma non per questo meno efficace, l'esibizione di Massimo e Mattia. A conti fatti, ciò che conta è l'aver avuto la possibilità di ascoltare una band storica, nel suo piccolo, con canzoni che in molti conoscono e sanno come rendere intramontabili. Un esempio di cosa è stato e può ancora essere il punk hardcore italiano!

RAISED FIST
Mi ricordo ancora quando un mio amico di vecchia data, una decade fa, mi disse: “Ascolta questo, pensi che il death che ascolti sia potente ma non hai mai provato i Raised Fist”. L'album in questione era Dedication, uscito da poco sul mercato, dinanzi al quale rimasi impietrito, senza parole, e mi avvicinai a quegli svedesi che avevano catturato la mia attenzione fino ad allora soffocata dalle chitarre zanzarose della Norvegia. Ascoltavo già hardcore, sin da quando ero piccolo, ma loro erano stati una rivelazione ed averli qui a quaranta minuti da casa mi risulta tuttora impensabile. Meglio così, perché il palco si apre, vengono messe vie le altre strumentazioni, un po’ di fumo di scena, la gente assiepata sotto il palco e boom… un impatto micidiale quasi quanto un tir in faccia. Scatenate l’inferno: sotto il palco la gente vola e il prato si apre, si vorrebbero anche tirare via le transenne per essere ancora più sotto, ma forse si verrebbe scaraventati via ad ogni modo. I cinque svedesi sono in forma e si vede benissimo: anche il chitarrista nuovo ( Jimmy Tikkanen) è a suo agio e prende benissimo la scena. Solo, nelle retrovie, Matte Modin (ex Dark Funeral) sembra un po’ fuori forma, con una prestazione non deludente, ma direi leggermente fuori forma se comparata agli altri membri della band. Alle è invece in forma smagliante e parla, scherza e intrattiene il pubblico negli stacchi tra una canzone e l’altra (spesso leggermente troppo lunghi, facendo perdere un po’ la continuità della scaletta). Strana ma vera è la scelta di voler proporre molte canzoni dall’ultimo album uscito, quel Veil of Ignorance che non è stato quel che si dice un album capolavoro (Alle stesso conferma durante la serata di non averlo ben digerito). Molte altre prese dal penultimo Sound of the Republic, poco invece il materiale del passato, che riserverà solamente qualche chicca da Dedication per salutare tutti a fine concerto. Ovviamente non si può andare via senza il dolce finale, offerto dopo soli due minuti di stop e rappresentato dalla conclusiva e richiestissima Breaking Me Up. La conferma di un imminente nuovo album, l'adrenalina che i nostri buttano sul palco e la folla che si frantuma reciprocamente: questi sono i momenti che desideri vedere e, anche se il tempo della prestazione non è stato lunghissimo ed è quasi volato sotto gli effetti dell’headbanging sfrenato, siamo soddisfatti, con applausi presenti e meritati. Alla prossima, con nuove canzoni da farci sentire magari, ci contiamo!

NON SOLO HARDCORE
Serate ben organizzate come questa ti riaccendono, ti fanno vivere l’estate sotto un’altra prospettiva. È la conferma che a Poviglio l’anno scorso non è stato un caso l’aver visto gli Agnostic Front, ma che si sta creando qualcosa di valido, è una cosa da applausi. La scena hardcore ha molti seguaci e se nel bel mezzo della pianura si riuscisse a creare un festival a cadenza annuale come questo, chapeau! Il pubblico era presente, non un folla immensa ma il giusto per poter godere la serata e farsi qualche birra in compagnia. L’offerta musicale proposta combinata con un prezzo accettabilissimo (15€) comportavano l’impossibilità di disertare un evento simile. A conti fatti una scommessa vinta!
Cosa dire in conclusione, se non che l’hardcore dimostra spesso e volentieri di essere più violento e spaccaossa di ogni qualsiasi forma di metal che si definisce tale. Le radici si sono lì e stasera vecchia e nuova scuola hanno riacceso gli animi.
Alla prossima edizione!



LAMBRUSCORE
Venerdì 15 Agosto 2014, 21.58.54
1
C'è un errore nel titolo, non è Bologna ma Poviglio... purtroppo non c'ero.
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