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MONSTERWORKS - Cambio di paradigma
16/09/2014 (1660 letture)
Non capita spesso di incontrare un gruppo capace di lasciarti quasi senza parole, senza un punto di riferimento esatto. Non capita spesso incontrare un gruppo capace di rilasciare cinque dischi in tre anni, con alle spalle una carriera ormai lunga quindici anni e che ha saputo evolvere in maniera netta senza mai snaturare la propria natura di band metal estrema. I Monsterworks sono una band che ha saputo coniugare qualità strumentali e compositive a una vena lirica davvero profonda e meritevole, di cui l'ultimo disco Overhaul è solo un ennesimo passo in avanti. E' un piacere ospitare oggi il leader del gruppo, per una lunga e interessante chiacchierata

Lizard: Ciao Jon, benvenuto su Metallized. Siamo particolarmente felici di avervi con noi, dato che i Monsterworks sono indubbiamente una delle band più interessanti ascoltate recentemente. Prima di tutto, ti andrebbe di presentare la band ai nostri lettori?
Jon: Grazie. Piacere di essere qui! I Monsterworks sono nati come band death metal in Nuova Zelanda, principalmente localizzati nella capitale, Wellington. Era la fine degli anni Novanta. Poi la band, nelle persone di due membri originali, si è trasferita a Londra, nel 2002. Oggi, io (chitarra/voce) sono l’unico membro kiwi originale, tutti gli altri ragazzi sono inglesi. La band è formata da Hugo al basso, James alla batteria e Marcus, chitarra solista. L’arrivo più recente è quello di Marcus, ma ormai abbiamo registrato assieme già sei album! Quindi, si può dire che c’è sempre stata una membership abbastanza stabile nel gruppo.
A livello di stile, ci siamo decisamente evoluti rispetto agli inizi; ora siamo più prog-oriented, ma cerchiamo di mantenere comunque le nostre radici death metal. Molte influenze “stoner” e anche post metal ci sono aggiunte negli ultimi anni, anche se personalmente continuo ad ascoltare classiche metal bands come Judas Priest e Iron Maiden, più o meno come ho sempre fatto.

Lizard: Devo ammettere in effetti che definire la vostra musica e perfino i suoi effettivi limiti, sia davvero difficile. Siete fieri di essere una band che non può essere catalogata?
Jon: Sì, mi piace sfidare la gente con la nostra musica, anche se non è una cosa pianificata. In effetti, facciamo la musica che ci piace, non per confondere intenzionalmente l’audience. Credo, peraltro, che una delle mie primarie influenze siano stati i Queen e quella band non aveva paura di provare di tutto, a livello musicale. Mi è sempre piaciuta la diversità; in ogni caso, per noi il fulcro resta senza dubbio il metal e questo non cambierà mai. Ci sono delle band, che mi piacciono molto, che hanno cambiato drasticamente da un album all’altro (Paradise Lost, Anathema, Ulver, anche gli Opeth), noi invece preferiamo evolverci più lentamente di così.

Lizard: Musicalmente parlando, quali sono le vostre influenze principali come band?
Jon: Ho già buttato giù qualche nome. Principalmente i classici (Priest, Maiden, AC/DC), per iniziare poi con qualcosa di più death (Obituary, Cannibal Corpse, Death etc), ultimamente i Neurosis. Marcus è un grande fan di Pantera/Dimebag Darrell e anche loro sono stati una grande influenza per me, nel periodo in cui hanno pubblicato i loro album. Hugo e James hanno generalmente dei gusti più variegati ed escono felicemente dai confini del metal, dove io non sento il bisogno di andare, perché ci sono già così tante possibilità di scelta che rientrano sotto “l’ombrello” del metal che non sento il bisogno di esplorare nient’altro.

Lizard: A partire da The God Album, nel 2011, avete fatto uscire molti dischi in pochissimo tempo. Da cosa è derivata l’urgenza di creare cinque dischi in tre anni?
Jon: Abbiamo molti dischi anche precedenti The God Album, anche se in effetti quello è stato una sorta di entratura in una nuova Era per la band, perché sancì l’arrivo di Marcus. Credimi, sono fiero di tutto quello che abbiamo fatto, a partire dal nostro debutto Dormant del 1998. La metal space adventure suite Spacial Operations del 2007 e Singularity del 2009 sono degli highlight per me, perché erano già così oltre il limite.
Per rispondere a “perché l’urgenza?”, posso solo dire che non era preventivato o pianificato. E’ semplicemente successo che nuova musica preme per uscire di continuo. Probabilmente, se avessimo una grande etichetta, con un vero produttore che cerca di rendere perfetto un gruppo di canzoni, le cose andrebbero leggermente più a rilento. In ogni caso, credo che questo mi toglierebbe tutto il divertimento. Mi approccio a ciascuna canzone come fosse la prima, cercando di renderla al suo meglio, ma generalmente non amo le interferenze dall’esterno.

Lizard: Iniziamo adesso a parlare del vostro nuovo album, Overhaul. Nelle note allegate al CD, ho letto che il concept dell’album parte da una storia di Isaac Asimov, “The Last Question”. Ci spiegheresti il concept che avete sviluppato per il disco partendo da lì?
Jon: L’album prende il concept dalla novella di Asimov in particolare nelle ultime canzoni. Ho scoperto lo scritto mentre stavo lavorando al nostro disco precedente Universe, l’anno scorso. E’ una storia sul futuro sviluppo dell’umanità; essenzialmente, la tecnologia e l’Illuminismo continuano a crescere e migliorare fino alla fine del tempo, finché l’Umanità diventa una sorta di forza onnipotente, in grado di far tornare indietro l’entropia e creare un nuovo Universo. La mia idea è che questa forza onnipotente o “Dio” è la conclusione desiderabile per qualunque specie intelligente che cercasse di continuare ad evolvere e non di autodistruggersi (o essere distrutta da un evento imponderabile). In breve: Dio si evolve dall’Uomo. Applicato alla logica, sembra assolutamente plausibile.
Ho iniziato quindi a pensare a cosa dovremmo fare come civiltà, per portarci verso il giusto sentiero nel quale questo scenario avrebbe potuto essere possibile. Essenzialmente, al momento il Mondo sembra fottuto sotto molti punti di vista e sembra proprio che abbiamo bisogno di un ripensamento profondo (un “Overhaul”, revisione), che ci permetta di passare al prossimo livello, o semplicemente, ci cancelleremo. Le canzoni del disco seguono una serie di livelli teorici che sviluppino questo cambiamento.

Lizard: Pensi quindi che l’Umanità possa essere salvata da una nuova attitudine nei confronti della natura?
Jon: Quella è la speranza. Io credo che sia certamente possibile, ma se e quando questo avverrà è tutta un’altra cosa. Sappiamo teoricamente cosa dovremmo fare, ma non è semplice accettare di dover distruggere l’attuale sistema economico e l’attuale struttura di potere. C’è già una sostanziale attenzione su questi temi e i problemi dell’ambiente sono già frequentemente dibattuti e conosciuti, anche ad un livello basilare (penso ad esempio al riciclaggio o cose del genere). Naturalmente, un vero e permanente cambiamento che ci consenta di raggiungere la sostenibilità del nostro sviluppo, necessita di qualcosa di più che semplicemente ricordarti di riciclare la tua bottiglia di soda. Come sviluppare una cultura di base utile al cambiamento, prima di tutto?

Lizard: Anche i vostri precedenti album erano dei concept. Come mai avete scelto questo tipo di approccio?
Jon: Non tutti i nostri album precedenti, ma a partire dal 2007 sì. Semplicemente, credo sia più facile sviluppare dei testi avendo in mente un tema centrale. Abbiamo scritto una serie di concept albums puri, che contenevano cioè una vera storia, per Spacial Operations e Singularity; successivamente, con The God Album, ho deciso che scrivere facendo capo a un tema generale, un argomento comune, era più divertente. Overhaul non è un concept album di per sé, ma sì, c’è una effettiva connessione tra le canzoni. Non ha un protagonista principale, quindi è più astratto rispetto ad un concept vero e proprio come The Wall o Quadrophenia o qualunque cosa scritta da King Diamond, ad esempio.

Lizard: Come componi le canzoni? Parti dai testi dalla musica?
Jon: Dalla musica, senza dubbio. Non inizio a lavorare sui testi fino a quando la musica dell’album è completata. A volte, un concept può essere già stato sviluppato, mentre scrivo la musica, ma non necessariamente sarà utilizzato o rimarrà tale, perché potrei cambiare idea.

Lizard: Di solito fate un po’ di jam assieme durante la fase di composizione?
Jon: Non jammiamo assieme come modo per scrivere nuova musica, no. Mi piacerebbe farlo, ma è molto più efficace portare le idee alla band nella forma di un demo e poi lavorare su quelle. Principalmente, registro demo e le idee su un BOSS BR-80 e poi spedisco gli MP3 ai ragazzi, una volta che ho finito. Cominciamo quindi a jammare assieme per un po’ in un secondo momento, generalmente una volta che abbiamo fissato lo studio. E’ lì che il resto della band davvero lascia il proprio segno e dà il proprio contributo e tutto viene alla vita, rispetto alle crude versioni del demo.

Lizard: Mi è piaciuta moltissimo la canzone Resolution , che chiude il disco. Può essere considerata la summa di tutto ciò che Overhaul rappresenta?
Jon: Sono molto felice di sentirti dire questo, perché Resolution, con la sua considerevole durata (12 minuti), può essere un po’ complessa da digerire per qualcuno. Ha alcuni elementi che richiamano il resto dell’album, tutti in un unico posto ed è certamente chiamata a raccoglierli tutti assieme.

Lizard: Nella mia recensione del disco, ho scritto che Overhaul sembra un posto nel quale Soundgarden, Mastodon e Tool si ritrovano per suonare assieme del prog death alla maniera di Edge of Sanity, Green Carnation e Opeth. Sono totalmente fuori dal bersaglio, o sei d’accordo con me?
Jon: Conosciamo naturalmente queste band e le rispettiamo (a parte gli Edge of Sanity, di cui confesso ignoravo l’esistenza), quindi è una grande cosa essere paragonati a loro. Immagino che siamo un prodotto di ciò che ci circonda e la musica è filtrata attraverso queste influenze, senza ovviamente alcuna intenzione di copiarle. Torniamo a quanto ho detto prima, a proposito dell’essere influenzato dai Queen e del non essere realmente interessato al fatto che a qualcuno possa piacere o meno quello che facciamo. Finché a noi piace e possiamo ascoltarlo come farebbe un generico fan del metal.

Lizard: Perché avete scelto di pubblicare Overhaul, unicamente nel formato in vinile?
Jon: Motivi economici, in realtà. Finanzio da solo tutto quanto e non riuscirei a fare sia il vinile che il CD, specialmente considerando che io stesso non compro più i CD. Sono tornato al vinile perché personalmente ne adoro il formato e il suono. In ogni caso, il disco è disponibile anche come download in una qualità superiore a quella del CD, così potete inserirlo anche nel vostro lettore MP3, che è probabilmente il modo in cui la maggior parte delle persone ascolta musica oggi.

Lizard: Cosa pensate dell’attuale music business? Vi considerate parte di esso?
Jon: No, in nessuna maniera. Se per “business” intendi fare dei soldi, allora decisamente no! Ho bruciato decine di migliaia di sterline perché amo il metal e fare nuova musica. La maggior parte di noi deve portare avanti un altro lavoro (un “vero” lavoro), a parte James che riesce a mantenersi come session drummer e altre attività legate alla musica. La tradizionale industria discografica è finita. E’ una vera e grande vergogna che le persone non riescano a ricavarsi uno stipendio da essa e molte grandi metal band stanno lottando e soffrendo, anche se non credo che la musica e, cosa più importante, il metal sia in pericolo di morire. Le persone, come me ad esempio, fanno musica perché lo amano, non perché si aspettano di diventare delle grandi rock star e fare un sacco di soldi. Quella nave ormai è già salpata.

Lizard: Come ci hai raccontato, la band si è formata originariamente in Nuova Zelanda. Come mai avete deciso di dare ai Monsterworks una nuova vita a Londra, dopo i primi quattro album?
Jon: All’epoca, volevo avere la mia “big OE” (Overseas Experience, traducibile come “esperienza oltreoceano”), che è una cosa abbastanza comune per I ragazzi kiwi, attorno ai vent’anni. Ho lasciato il mio lavoro e ponderato la mossa successiva che si è rivelata, non sorprendentemente, trasferirsi a Londra. Il nostro chitarrista originale aveva già fatto la stessa scelta sei mesi prima, così ci siamo semplicemente fatti una grossa bevuta e abbiamo deciso di ricominciare. Mi ero unito ad una band a Londra nel frattempo, nella quale suonava Hugo come batterista. E’ diventato il bassista dei Monsterworks da allora.

Lizard: Sapete già come sarà il prossimo disco dei Monsterworks? Sarà un concept album? Di cosa parlerà?
Jon: Sì, perché è già stato registrato. Overhaul è stato completato a metà del 2013, mentre adesso abbiamo concluso il contributo per il 2014. Sarà un doppio album e concettualmente unirà le tematiche degli ultimi album. Sarà piuttosto astratto ed è probabilmente il più differente da una prospettiva musicale. In realtà, sto già iniziando a mettere insieme i demo per le registrazioni del 2015.

Lizard: State organizzando qualche concerto per promuovere Overhaul? Programmerete un tour?
Jon: Nessun programma. Sono cosciente del fatto che dovremmo suonare di più live e la band generalmente ama farlo, ma logisticamente è davvero difficile coordinarci. Sono stato una settimana negli USA per lavoro (ed ho incontrato i miei compagni dei The Living Fields, per la prima volta!) e mi è sembrata un’eternità lontano da casa. Mia figlia inizierà ad andare a scuola nelle prossime settimane e questo tipo di cose hanno la priorità per me.

Lizard: L’intervista è finita, grazie mille per il tuo tempo. Vuoi aggiungere qualcosa o salutare i nostri lettori?
Jon: Voglio naturalmente salutare i vostri lettori! Una buona parte delle vendite dei nostri CD recentemente provengono proprio dall’Italia – più di qualunque altro paese in Europa-, così devo pensare che avete davvero degli ottimi gusti in fatto di metal! Metallized ci ha supportato molto e noi lo apprezziamo sinceramente. Il vostro entusiasmo ci fa pervenire un sacco di incoraggiamento, perché a volte ci sono molti con una apertura mentale inferiore e meno legata al metal, che proprio sembrano non capire quanto stiamo facendo. Sono felice che possiate unirvi a noi nella nostra delusione.
Grazie e saluti!!



Third Eye
Sabato 4 Ottobre 2014, 10.23.25
2
Ne avevo sentito parlare per la prima volta credo in occasione dell’uscita di “The God Album” ma da allora non li ho ancora ascoltati... Riguardo all’intervista, mi ha colpito positivamente il fatto che Jon compri solo ed esclusivamente vinili, una scelta questa abbastanza anomala e coraggiosa di questi tempi e con la quale si è già guadagnato la mia stima; trovo curioso invece che abbia indicato i Queen come maggiore fonte di ispirazione per la sua band, è una cosa mi lascia perplesso. :/
waste of air
Giovedì 2 Ottobre 2014, 13.08.54
1
Bella intervista Saverio, e grande band purtroppo snobbata, ma va be, that's Italy.
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