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MIKE MANGINI - Audiodrome Live Club, Moncalieri (TO), 20/09/2014
24/09/2014 (1881 letture)
La stagione estiva di concerti è giunta a conclusione con un’evento tanto atteso quanto imperdibile per qualunque giovane o meno giovane batterista desideroso di apprendere i segreti del mestiere da un professionista indiscusso della scena metal mondiale. Sabato 20 settembre, infatti, nella location dell’Audiodrome Live Club di Moncalieri si è tenuta la drum clinic di Mike Mangini, ultimo arrivato in casa Dream Theater; un nome -il primo- e un moniker -il secondo- che farebbero drizzare i peli sulle braccia a chiunque abbia preso in mano almeno una volta nella vita una bacchetta. Nato a Newton, Massachusetts, il 18 aprile del 1963, ma di chiare origini italiane, Mike Mangini è un musicista che si è creato dal basso, avvicinandosi allo strumento fin dalla tenera età di cinque anni, e che è progredito col passare del tempo solo grazie ad un allenamento intensivo e costante, arrivando così a suonare al soldo di importanti nomi quali Annihilator, Extreme e Steve Vai. Far parte oggi dei Dream Theater, per il batterista italoamericano, non significa però essere arrivato al culmine della propria carriera e delle proprie possibilità, ma serve anzi da motivazione aggiunta per ampliare notevolmente il proprio range tecnico. Ed è anche grazie agli altri membri della band se ciò è possibile, perché un batterista non è nessuno se lasciato da solo, se privato del risultato del suo duro lavoro, ovvero quello di suonare all’interno di un gruppo per un fine comune.

La serata torinese, organizzata tra gli altri da GLZ Eventi, Rockshots e GM Drum School, ha avuto inizio intorno alle 20.30 con l’apertura del locale. Giusto il tempo di organizzare le ultime cose, e alle 21 arriva il momento tanto atteso: l’ingresso sul palco di Mike Mangini, che va a posizionarsi subito dietro la sua batteria dalle dimensioni considerevoli (anche se non sembrava avere a disposizione il set completo, ma solo gran parte di esso) e oggetto del desiderio di tutti i presenti. Un dato da annotare è proprio quello delle presenze: considerando che si tratta di una clinic e non di un concerto vero e proprio, non ci si aspettava certo il tutto esaurito, ma le 50 persone scarse che si fanno vedere sotto il palco destano fin da subito qualche preoccupazione sui profitti della serata. Certo, a seguito dell’esibizione del batterista dei Dream Theater la scaletta proponeva altre due band: i torinesi Silver Addiction e gli svedesi Bai Bang, due nomi non di prim’ordine ma che promettevano perlomeno un certo coinvolgimento trattandosi di due band hard rock dai toni vivaci. Come vedremo, però, il fatto di aver posizionato come primo act Mangini vedrà un deflusso quasi totale di pubblico dalle 22.30 in poi, ora in cui il drummer lascerà spazio alle due band seguenti. Non si può certo incolpare l’organizzazione, però, perché come sappiamo i nomi di un certo spessore hanno esigenze e richieste che spesso non includono possibilità di scelta per chi li ospita. Ma lasciamo da parte questi discorsi che poco hanno a che fare con la musica vera e propria e veniamo all’evento clou della serata. Mangini parte in quarta mostrandoci uno dei suoi segreti del mestiere: la famosa griglia, anche chiamata “tavola degli elementi”, in cui viene elencato in uno schema preciso e molto sintetico tutto ciò che serve apprendere e conoscere a fondo per suonare la batteria. Va precisato che la serata torinese è stata una delle tante date a supporto del DVD didattico realizzato da Mangini e intitolato appunto The Grid - A System for Creative Drumming & Improvisation. La clinic assume presto connotati “scolastici”, dato che nel giro di pochi minuti sembrerà di stare assistendo ad una lezione di matematica più che ad una dimostrazione pratica dei segreti che si celano dietro la sua fama. Dalla cosiddetta “Time Signature” alla tipologia di frasi (figure ritmiche, melodie, ecc.), ciò che c’è all’interno della tavola degli elementi è tutto ciò che può essere eseguito sulla batteria, ovviamente tenendo conto dei diversi livelli di difficoltà esistenti. Un insegnamento importante che emerge da questa serata è la consapevolezza acquisita dal batterista italoamericano che per quanto si possa desiderare di diventare i numeri uno in uno stile o genere musicale, se non si tratta effettivamente del proprio genere principale e/o preferito non si raggiungerà mai il livello dei migliori in quel ruolo. Ovviamente, come da lui stesso spiegato, per diventare dei bravi batteristi bisogna conoscere una grande varietà (se non tutti) di stili e sapersi adattare a qualunque situazione, ma ce ne sarà sempre uno e uno soltanto in cui si potrà competere davvero per diventare i migliori. Che questo rappresenti il vero non sta a noi dirlo, ma certo è una presa di posizione significativa. Simpatico è stato poi l’esempio di come poter suonare nel modo sbagliato -prima- e nel modo corretto -dopo- un brano dei Led Zeppelin volendo imitare lo stile di John Bonham, ricordando come quest’ultimo preferisse aiutarsi spesso e volentieri con qualche birretta pre-concerto. L’ora e mezza a disposizione sembra scorrere piuttosto rapidamente, assorbiti come siamo dallo strepitoso spessore tecnico di Mangini, e tra un paio di esecuzioni di brani dei Dream Theater (The Enemy Inside e i primi sette minuti della suite Illumination Theory, entrambi tratti dall’ultimo lavoro in studio), alcune dimostrazioni di forza (leggasi: come assestare 20 colpi sul rullante in un secondo usando solo le dita), il ricordo di come era difficile al college entrare a far parte di una band del liceo, dove se non sapevi eseguire i pezzi richiesti eri fuori seduta stante, ed ulteriori spiegazioni su quanto sia importante e fondamentale la “griglia”, arriva l’ora dei saluti e in men che non si dica Mike Mangini scompare dalla nostra vista e contemporaneamente più della metà dei presenti si appresta vero l’uscita nel giro di pochi minuti.

Mangini avrebbe dovuto di norma restare fin dopo le 23 per incontrare i fan, firmare autografi e farsi scattare foto, ma così non è stato, cosa che ha certamente deluso tutti coloro che avrebbero voluto incontrare il proprio idolo. Il carattere un po’ burbero e pieno di sé del drummer era risaputo, ma se ne ha la conferma solo dopo il termine della clinic, visto oltretutto che fino a poco prima non aveva risparmiato battute, sorrisi e ammiccamenti ai presenti in sala. Ma del resto non ci si può aspettare troppo da un artista nella sua posizione (non che questo valga da giustificazione, sia chiaro) e forse trovarsi di fronte a così poche persone non ha aiutato a creare il clima ideale per dare il giusto valore alla serata. Contrariamente a quanto avrei voluto, a quel punto l’ora non era più delle migliori per iniziare ad assistere a ben due concerti (il giorno dopo molti dovevano andare a lavorare e alzarsi alle 7 se non prima) e l’essere nel mezzo di una sala quasi totalmente vuota ha fatto sì che rientrassi anch’io nella categoria di coloro che se ne sono andati dopo la clinic di Mangini, seppur abbia aspettato fin dopo le 23 per assistere ai primi minuti dei Silver Addiction. Dispiace per le due band giunte fin là che hanno dovuto suonare per una misera manciata di persone, ma la situazione non invogliava certo a fermarsi oltre. Lode comunque all’organizzazione, puntuale e precisa sotto ogni aspetto, e un plauso speciale al ragazzo che per un’ora e mezza di fila ha tradotto ogni singola parola di Mangini da dietro un microfono posizionato a lato della batteria senza sbagliare mai un solo termine. Serata nel complesso soddisfacente.



Galilee
Lunedì 13 Ottobre 2014, 16.05.46
6
X Il buon Teo. Beh frequento Torino dal 90 e gli unici posti dove suonano in ritardo sono i centri sociali. Poi può anche capitare qualche disguido, ma quello che affermi è solo un'esagerazione.
Il Buon Teo
Lunedì 13 Ottobre 2014, 13.04.45
5
Premesso che l'Audiodrome è uno dei migliori locali torinesi in quanto a musica Live, premesso che i loro prezzi sono solitamente più che onesti.. Io non sono venuto a quest'evento perchè: 1) 25 euro per una Drum Clynic non me la sentivo di spenderli (anche se capisco il perchè di tal prezzo) 2) Nel torinese si è abituati a eventi che iniziano due ore dopo l'orario di ingresso stabilito (da malati mentali ma è così) Quindi mi aspettavo di arrivare alle 21.00 e di veder iniziare il tutto alle 22.30 come minimo (infatti molta gente leggo che è arrivata a quell'ora)... Di conseguenza, visto che mi alzo alle 5.00 al mattino, meglio stare a casa..
neilpower
Martedì 30 Settembre 2014, 22.24.00
4
L'avevo visto a Padova attorno al 2003 ed è stato veramente simpatico e disponibile con chiunque andasse da lui dopo la clinic, era la con la sua birra e rispondeva a qualsiasi domanda. Anche come batterista era molto più interessante di adesso, non si discutono le sue capacità ovviamente, ma trasmette veramente poco.
therox68
Venerdì 26 Settembre 2014, 11.04.27
3
Monky: è vero ed io credo che è per quel motivo che non l'hanno scelto: meglio non avere qualcuno con velleità creative perché non riesci a "trattenerti" troppo a lungo. Ad un certo punto cominci a proporre idee che potrebbero scombussolare un processo creativo che evidentemente i DT vogliono rimanga tale ed immutabile. Loro sono contenti così, i fans di Awake o di Metropolis Pt. 2: Scenes from a Memory molto meno.
Monky
Venerdì 26 Settembre 2014, 0.57.12
2
Ho visto una sua clinic l'anno scorso e sembra che sia rimasto tutto invariato...sia le sue incredibili capacità, sia la sua spocchia. @therox68: per me la cosa migliore che hanno fatto i Dream Theater nella loro lunga carriera, è stata quella di scartare Marco Minnemann. Il suo estro e la sua creatività sarebbero stati "sprecati" all'interno di una band come i DT, per i quali è molto meglio una calcolatrice digitale con due braccia e due gambe. Ogni fan di Minnemann, ora libero di spaccare tutto con una band più alla sua altezza (leggasi The Aristocrats), è felice della scelta dei DT
therox68
Giovedì 25 Settembre 2014, 11.25.34
1
A me è capitato, essendo torinese, di assistere a diverse clinic in città ma in location diverse e meno periferiche rispetto a questa di Mangini. Mi ricordo che alla clinic di Paul Gilbert ci saranno state almeno 200 persone. Forse a metà anni '90 si spendevano soldi più serenamente. O forse Mangini, pur essendo il batterista di una band ultra-nota, non suscita entusiasmi travolgenti. E' piuttosto risaputo che ai tempi delle audizioni per scegliere il sostituto di Portnoy molti fan avrebbero preferito che i Dream avessero fatto altre scelte, leggasi Marco Minnemann.
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24/09/2014
Live Report
MIKE MANGINI
Audiodrome Live Club, Moncalieri (TO), 20/09/2014
 
 
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