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RACER CAFE - Quando il gioco si fa duro
19/11/2014 (1928 letture)
I Racer Café sono una band nata da un progetto di Giacomo Castellano e Gianni Rojatti due valenti musicisti del nostro Paese le cui doti non hanno nulla da invidiare alla concorrenza d'oltreoceano. Il loro primo omonimo EP si compone di quattro pezzi granitici, nei quali il gruppo, consolidato da Erik Tulissio alla batteria e da Dado Neri al basso, mostra i muscoli nel mondo della chitarra elettrica strumentale e dimostra un temperamento che di timido non ha nulla. Abbiamo avuto il piacere di rivolgere qualche domanda alla band in merito a questo primo lavoro, colpiti dalla coesione e razionalità delle idee e dalla pregevole realizzazione tecnica del prodotto, curata dallo stesso Castellano, personaggio dotato di indubbia perizia tecnica sullo strumento, ma anche di notevoli doti nel campo della produzione musicale e di recente anche nel mondo del film making.
Proprio da lui iniziamo la nostra intervista, ansiosi di strappargli qualche segreto della sua arte.


Alessio Forlani: Allora Giacomo, iniziamo da te. Chi e cosa sono i Racer Cafè? Un esperimento ludico, una reunion di amici, o una nuova realtà italiana con intenzioni bellicose?
Giacomo Castellano: Direi le tre cose insieme!

Alessio Forlani: A chi è venuta in mente l'idea di un progetto simile e come sono stati scelti i musicisti?
Giacomo Castellano: L’idea è nata da una chiacchierata fatta con Gianni a casa mia, dopo la registrazione di alcuni video per accordo, sai quando si dice “Hey, dovremmo fare un disco insieme!” e spesso poi non succede? Beh, questa volta è successo (ride)
Per quanto riguarda la scelta degli altri musicisti, era in gran parte ovvia: Erik suona con Gianni nei Dolcetti e ho avuto la fortuna di condividere con loro alcune esperienze musicali antecedenti al progetto Racer Cafè. Dado, invece, partecipa alle mie produzioni dai tempi di Cutting Bridges ed è sempre un ospite benvenuto, in questo caso gli ho lasciato direttamente le chiavi di casa ed è diventato parte di un progetto che ha più l’aspetto di una band. Il nome Racer Café venne in mente a me parlando con Gianni al telefono, stavamo pensando come chiamare il cd e buttammo dei nomi a caso, dopo un po’ di sparate demenziali venne fuori questo! Io pensavo al mondo delle moto, Gianni al richiamo con i Racer X, band chiave nella storia della musica strumentale chitarristica, era il nome giusto per il progetto!

Alessio Forlani: Il disco suona come una bella martellata, solido, tondo e coeso. Avete influenze musicali comuni? Cosa rappresenta l'immagine in copertina?
Giacomo Castellano: Io e Gianni abbiamo due discografie che hanno moltissimi punti di contatto specialmente al di fuori del mondo chitarristico, dove è scontato che ci sia un terreno comune. Il sound cui ci siamo ispirati non è quello dei dischi di chitarra ma piuttosto quello dei Foo Fighters e altre band che adoriamo. Ovviamente il cd è diversissimo ma a questo serve una fonte d’ispirazione: serve ad iniziare, poi in corso d’opera la cosa prende la sua personalità. La copertina (grazie per averlo chiesto) è un mio lavoro, una elaborazione piuttosto complessa di una foto di un bar americano scattata da un motociclista al quale ho chiesto il permesso di usare il suo scatto. Se vedessi l’originale non ci crederesti! Il Racer Cafè per me è un luogo, un bar, un pub immaginario dove si suona quello che ci pare, ti strapagano e la gente applaude continuamente in maniera smodata! (ride) Scherzi a parte, il richiamo con il “bar malfamato” ci piaceva e ho speso giorni a cercare un’immagine giusta! Quella ci è piaciuta ed ho iniziato il lungo percorso di editing, il nostro budget era ZERO, quindi non c’era altra soluzione, inoltre mi piacciono queste imprese (ride) A tutti noi piacque subito la prima bozza, forte del consenso della band ho proceduto spedito!

Alessio Forlani: Un buon disco parte da un ottimo suono di batteria. Come è stato il workflow per te Erik? Dove è stata registrata la batteria? Ti ricordi che strumentazione (pre, mic) hai usato per le rec? Hai avuto un ruolo nella fase compositiva dei brani?
Erik Tulissio: Sono davvero soddisfatto dei suoni di batteria. Merito del fantastico studio Cellino a Cagliari, presso la residenza estiva del Cagliari Calcio, del fonico che le ha registrate Enrico Sesselego, che è un grande professionista che segue anche i Dolcetti dal vivo e di un ottimo lavoro in fase di mix di Giacomo Castellano che è riuscito a ricreare i suoni di batteria dei dischi che più amo. Ho suonato una Tama Starclassic Maple, perché ha il suono caldo e avvolgente perfetto per questo disco e sono stati usati dei preamplificatori che adoro, ovvero Api per la cassa, rullo, charly e floor tom, SSL per i restanti tom e la cordiera, il Millenia per gli overheads e un Avalon valvolare per i microfoni ambientali. Più che in fase compositiva, ho contribuito in fase di arrangiamento, soprattutto sui brani di Gianni. Assieme a lui ho lavorato alla stesura delle parti nello stesso modo in cui da anni lavoriamo con i Dolcetti. Per i brani di Giacomo è stato differente. Lui aveva già le strutture e le parti pronte per i suoi pezzi per cui ho cercato semplicemente di personalizzarle adattandole al mio playing.

Alessio Forlani: Gianni in tutto il disco si avverte la mano di Giacomo che sapientemente ha addomesticato queste valangate di suoni, lasciando comunque la propria firma nel sound generale. Un buon produttore spesso insegue la propria visione del brano, ad ogni costo, e Giacomo sicuramente lo è. Hai avuto difficoltà a interfacciarti con lui da questo punto di vista?
Gianni Rojatti: Se un produttore insegue a ogni costo la sua visione del brano, anche a discapito della sensibilità ed estetica dell’artista che sta producendo, io invece non credo sia un buon produttore. La bravura di Giacomo è stata proprio quella di armonizzare con una classe eccezionale la sua visione con gli elementi compositivi, espressivi e stilistici miei e dei Dolcetti. In questo c’è stata una sintonia assoluta. L’EP ha quattro brani: due scritti da Giacomo e due da me. Nei suoi brani Giacomo è stato molto esigente nel farmi rispettare dei dettami precisissimi sia esecutivi che di suono. Ho sudato sette camice per trovare la voce e l’intenzione voluta da Giacomo per alcune parti di chitarra nei suoi brani. Allo stesso tempo, quando Giacomo ha scoperto certe mie sonorità clean molto 80’s -alla Police e King Crimson- mi ha spronato a inserirle nei suoi brani, lasciandomi grande autonomia nell’elaborarle; anche se magari si allontanavano dalle sonorità originali che lui aveva pensato originariamente per il brano. Viceversa, i due brani scritti da me, Cafè Indiano e Sagatava, erano co-prodotti e Giacomo non ha mai cercato di farli virare, a ogni costo, verso una visione più sua. Anzi, ha messo tutto il suo know how a disposizione per portare altri colori e ottimizzare quanto avevo scritto. So per certo che nei miei brani c’erano dei passaggi lontani da lui e che magari, in una fase originale e di pre produzione, avrebbe limato. Invece li ha affrontati con uno skin professionale eccezionale: facendoli suoi, filtrandoli attraverso la sua sensibilità e armonizzandoli al suono della produzione. Arricchendoli!

Alessio Forlani : Come hai anticipato, alcuni brani sono tue composizioni: le avete dovute modificare in corso d'opera?
Gianni Rojatti: No, nessuna modifica sostanziale. Cafè Indiano e Sagatava erano stati scritti apposta per i Racer Cafè. Sono stati composti con una struttura ad hoc per due chitarre protagoniste, pensati per un’esecuzione a due e, di base, sono finiti nel disco com’erano nei provini. Ci sono stati quelle aggiunte, quei preziosismi di arrangiamento che è fisiologico escano in una produzione sana e ispirata: penso, per esempio alle chitarre acustiche che ho chiesto a Giacomo di aggiungere in Sagatava Lui non vorrebbe dirlo troppo in giro, ma è un eccellente chitarrista acustico! E io ci tenevo ad avere quel colore. Oppure ho snellito le ritmica di chitarra nei bridge di Cafè Indiano per lasciare più spazio al basso di Dado che aveva proposto un giro tostissimo.

Alessio Forlani: Hai registrato tutto in casa tua, o per alcune fasi hai lavorato a fianco di Giacomo nel suo studio? Come hai catturato il suono delle chitarre?
Gianni Rojatti: Ho fatto le chitarre in totale autonomia, nel mio Studio, confrontandomi comunque in continuazione con Giacomo. Sono un fanatico di pre valvole, microfoni e cabinet. Però, per questo disco, ho voluto fare una cosa totalmente nuova: registrare tutte le chitarre in diretta. Ho usato due zom, Zoom G3 e G3X e una testata Laney IRT Studio. La chitarra entrava in un AB della Morley che splittava il segnale nei due Zoom. Su uno impostavo un suono con un preset di matrice Mesa (Bg Drive) sull’altro Zoom di matrice Diezel (Dz Drive). Ottenevo una pasta di suono con due nature ed Eq molto diverse e, soprattutto, con un transiente differente. Quindi, ogni esecuzione suonava quasi stereo. I segnali degli Zoom finivano uno in un pre Api e l’altro in un pre Vintagedesign che è un’ottima replica del Neve. Ho fatto così sia per le parti ritmiche che per le soliste. Per molti assolo invece ho usato la Laney dritta nel pre Api. Ho creato delle lead splittando il segnale tra Zoom e Laney.Ho sempre colorato il suono delle soliste con un’Ibanez Jemini e tonnellate di pedalini analogici. Ho consegnato tutte le chitarre lead, distorte e crunch a Giacomo senza delay o riverberi. Molti suoni clean li ho registrati invece già con il loro delay analogico, un Ibanez Echo Shifter.

Alessio Forlani: Passiamo a Dado. Come hai costruito le tue linee di basso. Hai avuto un ruolo attivo nella stesura dei groove?
Dado Neri: Alcune parti erano già state scritte da Giacomo e da Gianni in fase di composizione, altre le ho create seguendo i diversi ‘mood’ dei pezzi, ovviamente confrontandomi con gli altri! La varietà stilistica del disco mi ha permesso alla fine di sperimentare parecchio!

Alessio Forlani: Il suono del basso: come lo hai catturato e come lo hai scelto?
Dado Neri: Ho scelto un suono parecchio aggressivo che fosse in linea con la band e fortunatamente sono stato supportato da Musicman e Dragoon per ottenerlo! La catena è molto semplice: Stingray-compressore MXRr - Ampeg svpcl mischiato con il suono microfonato dell’ampli (Ampeg svt con Dragoon Massive).

Alessio Forlani: Come hai superato le problematiche delle accordature drop?
Dado Neri: Usando diverse accordature io stesso!! Mi piaceva il suono dello Stingray 4 per questi pezzi perciò ho usato anche accordature come C#-A-D-G o D-A-D-G.

Alessio Forlani: Cambieresti qualcosa in questo disco?C'è un qualche aspetto che avresti voluto, per tuo gusto personale, fosse diverso?
Dado Neri: Sì....più pezzi! (ride) Scherzi a parte, sono molto contento del risultato ottenuto e non cambierei una virgola del disco!

Alessio Forlani: Giacomo quale DAW è stata usata per il missaggio?Tutto ITB o hai usato dell'hardware? E' stato difficile trovare spazio per tutta quell'energia? A grandi linee, come imposti un mix?hai un metodo particolare per costruire il sound?
Giacomo Castellano: Logic 9 dall’inizio alla fine, tutto IN THE BOX, mentre il mastering è stato eseguito dalle sapienti mani di Tommy Bianchi al White Sound Mastering Studio di Firenze. Tommy a me piace da matti perché non esagera mai con le alte frequenze, ci sono ma non disturbano. Ho sempre pensato che un buon mix inizi dall’ l’arrangiamento e dall’esecuzione, per poi passare alle fasi di missaggio vero e proprio. In questo caso l’energia contenuta nelle tracce mi ha permesso di lavorare divertendomi come un matto! Il lavoro è stato però piuttosto lungo e complesso poiché non è facile aggirare i classici problemi che si incontrano lavorando con certe DAW su progetti musicali ambiziosi! Cercherò di realizzare prima possibile un tutorial dove descrivo tutte le fasi del mix! In generale parto dalla batteria, se serve aggiungo dei suoni triggerati che spesso si riducono a dei transienti per aumentare l’attacco. Poi equalizzo e applico una lieve comp per controllare la dinamica. La batteria mixata non deve superare i -6db sul master, poi faccio un gruppo, in modo da non dover toccare i singoli livelli. Le piste di basso fornitemi da Dado erano un po’ “importanti”, intorno ai 60hz, ho usato un compressore multibanda, poi ho un po’ equalizzato in modo da avere l’attacco del plettro bello evidente. Su quasi tutti i brani ho duplicato la traccia e l’ho fatta passare dalla mia Masotti (canale crunch gain a 10!), poi ho tagliato tutto quel che c’è sotto i 1000hz e ho ottenuto quello che senti nel disco. Quest’ultima traccia non sempre è attiva ma conferisce un suono di plettro molto potente nei punti giusti! Le chitarre: oltre al classico taglio sulle basse, ho dovuto lavorare sulla zona dei 2000-3000 e intorno ai 500/700 per rendere i due suoni compatibili, pur mantenendone le personalità diverse. Ho compresso molto poco e ci sono effetti solo quando li senti! Nessun, ambiente aggiuntivo, nessun reamping! Gianni con le sue testate Laney e lo Zoom ed io con la mia Masotti x100m Custom. Non ci sono molti trucchi e segreti se non quello di essersi spaccati le mani a suonare al meglio! (ride) I synth aggiuntivi sono rimasti dalla preproduzione, le acustiche su Sagatava sono la mia Ibanez Artwood e la 12 corde.

Alessio Forlani: Quanto margine è stato lasciato all'improvvisazione in questo disco? Perché solo 4 brani?Voglio che sappiate che non ci sono bastati…. Come sta cambiando il ruolo della chitarra elettrica nella musica attuale? Qual è il ruolo della chitarra elettrica nella vostra vita?
Giacomo: Volevo che rimanesse la voglia di ascoltare ancora! Inoltre essendo un progetto totalmente autoprodotto, rischiavamo di metterci troppo, dovendolo dividere con gli altri progetti che ci permettono di mangiare! Se dici che non sono bastati ho personalmente raggiunto il mio scopo! (ride) La chitarra elettrica per me è come un organo interno, non ci pensi mai, semplicemente c’è ed è pure uno di quelli indispensabili, è la mia interfaccia tra la musica e il mondo esterno! Io credo che sia importante la composizione più che la chitarra in quanto tale.
Gianni: Quando abbiamo deciso di fare questo disco, una cosa che a tavolino abbiamo deciso di evitare, era di concederci spazi interminabili per svisate e improvvisazioni, come avviene in molti dischi di musica strumentale. Volevamo fare un disco di chitarre shred metal ma calandole in canzoni vere e proprie, con strutture compositive più ispirate al rock, se non addirittura al pop. Per questo, sostanzialmente, di improvvisato non c’è nulla. La chitarra elettrica è in continua evoluzione. In giro è pieno di gente che suona cose strepitose su chitarre che hanno sempre più corde. Io sono innamorato della chitarra. E’ al centro di tutti i miei pensieri. E suono, studio, compongo e cazzeggio ogni volta che posso.

Alessio Forlani: Avete in programma una tournée e comunque della apparizioni live?Se sì, come gestirete le esecuzioni?Tutti suonato o anche sequenze? Come vi piacerebbe vedere il futuro dei Racer Cafè? Parteciperete ad un Talent Show? Cafè Indiano al minuto 3.25: frase inspirata a Daddy, Brother, Lover, Little Boy dei Mr. Big? Confessate?
Giacomo Abbiamo in progetto diversi eventi live, ma non vogliamo svelare nulla al momento, ci stiamo lavorando!
Gianni: Sognamo di fare assieme centinaia di clinic e concerti che finiscono con il pubblico che sorride a trentadue denti e al contempo le orecchie che sanguinano. Certo che parteciperemo a un talent show: ma come ballerini. Suono io quella citazione. L’hai beccata! Fare questo disco è stato una delle esperienze più eccitanti e gratificanti di tutta la mia carriera. Mi sono divertito come un pazzo. Citare uno dei miei brani preferiti in quel pezzo è una sorta di urlo di gioia in pennata alternata. A volte la vita è proprio perfetta.

Alessio Forlani: Bene, purtroppo la nostra chiacchierata è già finita. Un grazie a tutti per la partecipazione e per i particolari tecnici che avete condiviso con noi. In bocca al lupo per i Racer Cafè e per i vostri progetti.
Giacomo e Gianni: Grazie a voi.



Sambalzalzal
Martedì 2 Dicembre 2014, 16.40.44
4
E' un po' che ne sento parlare in giro e dopo l'intervista mi sono incuriosito ancora di più, prendo il disco di sicuro
ErnieBowl
Venerdì 21 Novembre 2014, 0.14.11
3
Album spettacolare! E pensare che l'ho ascoltato solamente per curiosità visto il voto in recensione e il genere. Non pensavo che lo shred potesse arrivare a tanto! Se verranno a Milano andrò a vederli senz'altro
spiderman
Giovedì 20 Novembre 2014, 20.24.36
2
Non li conoscevo, ma questa bella intervista mi ha messo molta curiosita', si parla poi di sonorita' alla Police e King Crimson, vedremo , sono davvero molto curioso, e' sembre bello che in Italia ci sono ottimi musicisti, gli auguro il meglio possibile e tanta fortuna.
Lizard
Giovedì 20 Novembre 2014, 20.12.07
1
Ops che sorpresa.... si parla di un grande album di una nuova grande band italiana (in una ottima intervista se non sembra brutto da parte mia dirlo), e... nessun commento, pochissime letture. Chissà dove sono finiti tutti quelli che settimana scorsa si scandalizzavano dell'intervista ai Fyre! Tutto già visto, comunque. Speriamo che perlomeno a livello di attenzione per i Racer Café questo EP sia dirompente, come lo è la musica in esso contenuta.
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