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IN TORMENTATA QUIETE + FURYU + RED MASQUERADE - Alchemica, Bologna, 29/11/2014
05/12/2014 (3348 letture)
Quando, qualche settimana fa, sono venuto a conoscenza dell'evento di presentazione al pubblico di Cromagia, non ho impiegato molto a decidere che sarei stato presente a questa esibizione degli In Tormentata Quiete. La voglia di una proposta che vada al di là del semplice svago e la curiosità di verificare quanto la band riesca ad essere fedele all'approccio teatrale che ha su disco anche in sede live hanno avuto la meglio, dunque ecco che in un freddo sabato sera io e i miei compagni di avventure sfidiamo le nebbie della Val Padana per raggiungere l'Alchemica a Bologna.
Sfortunatamente qualche minuto di ritardo e la coda all'ingresso del locale per la procedura di tesseramento non ci consentono di assistere all'esibizione dei Red Masquerade, di cui riusciamo a sentire alcuni brani dall'esterno del locale, ma che non sarebbe corretto valutare in modo sommario. La speranza è di poter rendere loro giustizia in un'altra occasione.
L'Alchemica è il tipico esempio di un locale che non è particolarmente ampio, ma che sa sfruttare lo spazio a propria disposizione in modo efficiente: una volta superata la sala d'ingresso si entra nella sala concerti, in cui si ha a disposizione una zona centrale di fronte al palco per assistere alle esibizioni, anche più rilassati se ci si appropria di una delle comode sedie posizionate vicino alla zona mixer. Se invece si preferisce una posizione più defilata, nella zona a sinistra c'è il bar, dove si può trovare una buona varietà di prodotti a prezzi ragionevoli. Pur riempiendosi facilmente grazie alle proprie dimensioni, la logistica del locale consente di mantenere una buona vivibilità anche a sala piena, aspetto da non trascurare per rendere piacevole una lunga serata di concerti. Ma veniamo alle esibizioni.

FURYU
Il quartetto offre una proposta strumentale basata su una solida matrice prog, ma arricchita da una serie di particolari che riescono a rendere piacevole la mezzora in compagnia della band, pur senza far sentire la mancanza del cantato e di un vero e proprio frontman. Si spazia da riff più rockeggianti a passaggi catchy, ma senza mai scadere nella banalità, anche quando i riff si fanno più gagliardi (...E Poi la Luce) i Furyu dimostrano di saper gestire l'insieme con un certo gusto, recuperando l'attenzione del pubblico con qualche passaggio più massiccio al momento giusto. I brani proposti fanno parte del debut Ciò Che l'Anima Non Dice, che viene in quest'occasione privato delle (sporadiche) linee vocali, ma senza farne sentire troppo la mancanza: il lavoro alla batteria di Riccardo Grechi è di spessore, in grado di arricchire i pattern e giocare su tutto il drumkit con agilità; di supporto nei passaggi ritmici, ma all'occorrenza anche pronto a dilettarsi in passaggi solisti, il basso di Michele Zappoli. Ma le vere protagoniste sono le asce della coppia Capitelli/Melandri, che giocano sul riffing e sul cambio di timbri in modo da arricchire non solo con il colore, ma anche in dinamica i propri brani, passando con facilità da sezioni arpeggiate a veri e propri wall of sound, toccando anche fraseggi in armonia.
Il tempo in compagnia dei Furyu scorre piacevolmente e la band dimostra di avere delle buone potenzialità dal vivo, riuscendo al tempo stesso a coinvolgere i presenti, rimanendo entro i limiti in cui il progressive non diventa un puro sfoggio tecnico. Band da tenere d'occhio.

IN TORMENTATA QUIETE
Finalmente arriva il momento tanto atteso dai presenti, che nel frattempo hanno riempito la sala dell'Alchemica. Prima che lo show inizi, Porz sale sul palco, con una cartelletta. Il facepainting gli copre metà volto, facendone una figura bizzarra, ma non c'è il tempo di focalizzarsi sul suo aspetto, che questo intona la premessa a Cromagia (ndR: è la stessa che si può leggere nella prima pagina del booklet per chi ne avesse acquistato una copia):

“dalla prima lettera di San Porz ai metallari:

Odio gli In Tormentata Quiete.

Forse per il loro talento musicale, forse per le idee sempre nuove che riescono a mettere in ogni album. Non lo so. Probabilmente li odio perché la stampa li incensa sempre come raffinati musicisti mentre io vengo preso per un cazzone. Chissà.

Quando, nel 1999, ascoltai il loro primo demo lo trovai sterilmente tronfio e pretenzioso. Il loro metal così articolato mi sembrava che si affannasse a dire cento cose contemporaneamente senza poi comunicare nulla. Ridevo della loro musica ma mi sbagliavo di grosso: ci ho messo anni a capire che loro sono la quintessenza del postmoderno.
C'è una frase di David Harvey che ho trovato in un Bacio® Perugina (o come commento a un video porno, non ricordo) che dice: “Il Post-modernismo sguazza e si immerge nelle frammentate e caotiche correnti del cambiamento come se non esistesse che il cambiamento”.
Non avrei saputo trovare parole migliori per definire gli In Tormentata Quiete, sempre in continuo movimento ma sempre fedeli a se stessi e riconoscibili negli anni. Dionisiaci e Apollinei. Pugliesi e Emiliani. Il giovane Mozart che studia musica a Bologna e poi fa un'audizione per entrare negli Skiantos.

Negli ultimi 15 anni sono nate e morte decide di band e di mode musicali. Gli In Tormentata Quiete non si sono lasciati corrompere da ciò che è transeunte (il fast-food) ma sono rimasti fedeli alle lasagne aggiungendoci però sopra un po' di cime di rapa e definendo così la loro eclettica identità.
Questa opera chiamata “Cromagia” che tenete tra le mani (o nell'hard disk) ne è la prova: un meta-pasto in 11 portate nel quale potrete assaggiare tutti i colori della musica contemporanea. E antica. E estrema. E melodica. E etnica. E progressiva. E...continuate ad aggiungere altri aggettivi e vedrete che nell'album ci sarà spazio per tutti. La naturalezza con la quale rendono tutto così complesso è disarmante.

Odio gli In Tormentata Quiete.


Giusto il tempo di scendere dal palco, che gli strumentisti degli In Tormentata Quiete prendono posto e danno inizio all'esibizione. La prima parte della setlist di questa sera è costituita da Cromagia, riproposto eccezionalmente nella sua interezza in quest'occasione. Si parte dunque con Blu, preludio alla traccia dedicata a questo colore. Se da subito i suoni non sono dei migliori e si nota qualche imperfezione nella vocalità di Simone Lanzoni, presto ogni strumento trova il proprio posto (solo il violino fatica di più ad emergere) e l'atmosfera si scalda. Le tre voci di Irene, Simone e Marco s'intrecciano e si scambiano, rincorrendosi e riacciuffandosi tra duetti e soliloqui, creando movenze d'intrigo che enfatizzano l'aspetto teatrale che da sempre contraddistingue gli In Tormentata Quiete.
I brani di Cromagia sono ipnotici, multiformi, sfumano nella corrente, ma rimangono coerenti con il tema su cui ogni colore si sviluppa. E allora ecco che Il sapore del Rosso, introdotta da un tema di sitar, si contrae in un momento di malinconia per poi esplodere come una stella, scaldando i presenti con la propria intensità.
Per Verde, Simone imbraccia la chitarra e canta il preludio al brano dedicato a quel colore accompagnato dal solo violino di Elena Mirandola, che finalmente viene riesce a risaltare e ad emergere. Le note scivolano con sensualità dall'archetto, accompagnate dal movimento del corpo della violinista, s'infilano nei chiaroscuri degli arpeggi con naturalezza. Quando si passa alla ballata vera e propria, salgono sul palco Federico Bonazza e Samantha Bevoni ad arricchire il comparto vocale, stratificando ulteriormente le linee:

Tocco inutilmente
i tasti del mio volere
nascono echi vuoti
dal tuo ventre colmo


Ma non c'è il tempo di indugiare su un colore che già tocca al successivo: è arrivato il turno di Giallo e Maurizio D'Apote passa alla chitarra, cedendo il basso a Marco. Al termine del preludio ognuno torna al proprio posto e i riff diventano più massicci, snodandosi in progressioni fino a ricreare uno dei ritornelli più intensi di Cromagia. Come d'abitudine, non c'è il tempo di abituarsi ad un suono che gli equilibri cambiano, diventando ora danzerecci, ora luttuosi, sotto la direzione della chitarra di Lorenzo Rinaldi e delle tastiere di Antonio Ricco, per sfumare infine dolcemente tra le note seducenti del violino.
Si passa all'ultimo colore, con La Visione del Nero, introdotta dagli scambi vocali di tutti i cantanti, con l'aggiunta di Maurizio e Porz. L'urlo straziante di Marco, in grado di sfoderare dal vivo la stessa inquietante timbrica del disco e di accompagnarla con movimenti concitati, fa da apripista al brano vero e proprio, che è caratterizzato da un umore cupo e da atmosfere dilatate costruite dai tappeti di synth, perfino le vocals virano verso la profondità del growl. Il nero è anche il colore della corrente qui richiamata, tra fast-picking e blast-beat che precedono gli eleganti fregi di violino dell'intermezzo e lo splendido tessuto vocale di Irene.
La riproposizione di Cromagia si chiude con la progressiva InVento, in cui i toni si fanno più soft e la voce femminile diventa protagonista insieme ai tasti di Antonio.
La seconda parte dello show comincia recuperando Teatroelementale e, al grido Sipario! inizia L'alchimista, che in breve tempo riesce ad infiammare gli animi del pubblico, che ormai risponde con entusiasmo alle incitazioni di Marco (vero e proprio mattatore che non conosce un momento di staticità per tutta l'esibizione) e si lascia andare al pogo. Lo show prosegue richiamando altri classici della band (Le Illusioni del Vento, Rosso Sangue) e torna sul palco Porz a portare un po' di allegria col suo fare faceto. Il concerto si sta trasformando in una vera e propria festa a cui tutti partecipano e più viene invocata la risposta dell'audience da parte della band, più questa si fa forte e decisa.
Quando viene annunciata L'Ultima Danza (dal demo I Tre Attimi del Silenzio) come ultima canzone il dispiacere si impadronisce dei presenti, ma non basta a smorzare l'entusiasmo per uno show in cui la band si è data anima e corpo al proprio pubblico, regalandogli una vasta gamma di emozioni attraverso la propria musica.
Un termine che si sente spesso ricorrere quando si parla di esibizioni dal vivo è “spettacolo”, che ormai viene sempre più spesso equiparato a “concerto”, abusandone, snaturandolo, svilendolo. Ma, nel parlare della performance degli In Tormentata Quiete, nessuna parola potrebbe essere più adeguata. Un vero e proprio spettacolo in cui i musicisti (specialmente i cantanti) diventano attori, interpretano diversi ruoli e salgono e scendono dal palco accompagnati da ospiti che sanno calarsi perfettamente nel contesto della musica dei bolognesi.

SETLIST IN TORMENTATA QUIETE:
1. Blu
2. Il Profumo del Blu
3. Rosso
4. Il Sapore del Rosso
5. Verde
6. Il Sussurro del Verde
7. Giallo
8. La Carezza del Giallo
9. Nero
10. La Visione del Nero
11. InVento
12. Discorso sul Teatro Drammatico
13. L'Alchimista
14. La Danza del Fuoco
15. Le Illusioni del Vento
16. Rosso Sangue
17. L'Ultima Danza


Tutte le foto a cura di Vincenzo Cappelleri “Viç”



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