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FATAL PORTRAIT - # 10 - Guns N` Roses
30/12/2014 (4476 letture)
Che lo vogliate o no, i Guns N’ Roses sono stati un gruppo fondamentale per l’evoluzione dell’hard n’ heavy di fine anni ottanta. Da alcuni idolatrati fino alla follia, da altri brutalmente stroncati, i cinque ragazzi di Los Angeles sono sempre stati capaci di spaccare il parere pubblico a metà, sfruttando e cavalcando per alcuni anni un’onda che li ha portati letteralmente sul tetto del mondo, dove la maggior parte delle band può solamente sognarsi di arrivare. Come di consueto, in questo nuovo appuntamento della nostra rubrica Fatal Portrait, cercheremo d’inquadrare i quindici brani più rappresentativi della band americana, forse facilitati dalla scarsa produzione ufficiale (siamo, al momento, a quattro album anche se l’ultimo è tutt’altro che considerabile come un disco vero e proprio della formazione che ci ha fatto sognare). In ogni caso, le hit non mancano e fare una cernita che possa essere soddisfacente per tutti è molto difficile. Non vi resta che leggere ed, eventualmente, farci sapere i vostri pareri su alcuni brani che, inevitabilmente, rimarranno esclusi dalla setlist.

1. Welcome to the Jungle
Ovviamente non si può che partire da qui, da quel primo album che con una nota distorta in delay ci ha introdotti ad uno dei più grandi successi commerciali nella storia della musica. Welcome to the Jungle è il benvenuto che i Guns ci offrono, quando ci apprestiamo ad entrare nel loro mondo fatto di eccessi e brani catchy. La chitarra di Slash duetta alla grande con gli acuti di un Axl Rose in forma smagliante, vera e propria icona del ribelle con la testa fottuta da alcool e droghe. Il videoclip girato per l’album vede gli stessi artisti che si auto-invitano in quel mondo fatto di musica, belle ragazze e droga che il contratto con la Geffen Records, gli ha permesso di ottenere. D’altronde, per cinque ragazzi squattrinati e fuori di testa, la promessa di tutto quel denaro avrebbe costruito intorno a loro una vera e propria giungla, dove solamente loro stessi avrebbero dettato le regole, decidendo in qualsiasi momento di poterle comunque infrangere. Pur non essendo uno dei primi brani scritti dai Guns, lo possiamo tranquillamente definire come il pezzo perfetto per descrivere la loro personalità degli esordi, quel modo di fare cazzone ed aggressivo che portavano sui piccoli palchi a metà degli anni ottanta. La canzone sarà destinata ad essere una delle immancabili delle setlist, solitamente posta nella prima parte del concerto e capace di riscaldare il pubblico come poche altre del repertorio della band di Los Angeles.

2. Nightrain
Quattro colpi di campanaccio e saliamo a bordo del Nightrain. Da sempre, uno dei maggiori successi della band che per la maggior parte dei concerti di inizio anni novanta ha avuto l’onore di essere la opening-track, il brano in questione è dedicato ad un vino molto particolare che i cinque ragazzi perennamente sbronzi ed a corto di soldi amavano ed utilizzavano come fonte ispiratrice prima delle sessioni di prova. Essendo un vino facilmente reperibile, che costava poco meno di un dollaro a bottiglia ed offriva una gradazione alcolica molto più alta rispetto agli standard del genere, è molto semplice capire il motivo per cui Axl e soci abbiano deciso di dedicargli un brano intero, specificando tutte le peculiari doti che offriva il suo consumo, rendendoli dipendenti da quella sensazione d’ebbrezza che regalava ogni volta che si riempivano la tazza. (I guess i never fuckin’ learn). Dal punto di vista strumentale siamo ad uno degli apici dello Slash solista, capace di tirar fuori dalla sua storica Les Paul un riffing tagliente ed un assolo di chiusura da brividi, dopo lo scambio centrale con il più modesto Izzy Stradlin. Specialmente nella proposizione live, il brano sfrutta tutto il potenziale del solismo blueseggiante di Slash che comincia sotto le grida schizofreniche di Axl Rose e si fa spazio su velocità esaltanti, percorrendo la pentatonica con gli immancabili hammer-on e pull-off che hanno fatto la sua fortuna di chitarrista poco tecnico ma molto sanguigno.

3. Out Ta Get Me
Composto da un riff catchy e semplice che vanta quattro semplici accordi di quinta, Out Ta Get Me è sempre stato considerato come uno dei brani secondari di un disco come Appetite for Destruction. Perché lo troviamo in questo Fatal Portrait, allora? Semplice, perché con il suo intro semplice in stile AC/DC e la marcatissima influenza blues nella parte centrale offerta dalla chitarra di Slash, è uno dei pezzi che può riassumere in modo migliore il punto d’incontro che vi è nella musica della band di Los Angeles. Il sanguigno hard rock ottantiano che scivola talvolta nello sleaze e nel glam, viene accomunato alle radici blues ed alle sperimentazioni più recenti, in un calderone che ci consegna uno dei brani più energici ed accattivanti dei Guns N’ Roses. Pur non avendo trovato molto spazio nei primi anni della band, la quale l’ha proposta dal vivo ma molte meno volte rispetto agli altri brani che fanno parte di questo articolo, Out Ta Get Me è stato uno dei brani più rivalutati negli ultimi anni della band ed è la piena dimostrazione che in un disco eccelso come Appetite for Destruction, anche i brani meno considerati possono vantare un songwriting di livello assoluto.

4. Paradise City
Dall’arpeggio iniziale che alterna sol, do e fa con quel sound leggermente sporco, tipica timbrica della leggendaria Les Paul, sino alla cavalcata solista che chiude il brano, Paradise City è un brano di livello assoluto. Un’alternanza tra riff nudi e crudi, trascinanti e maledettamente rock n’ roll e la melodia catchy, in grado di colpire sin dal primo ascolto. Per certi versi, si tratta di un brano affine a Welcome to the Jungle, nella quale si sostituisce la giungla a questa città del paradiso, dove i prati sono verdi e le ragazze sono belle (una leggera modifica al refrain proposto da Slash che vedeva “where the girls are fat and they got big titties”). Dall’essere catapultati all’interno del mondo del rock n’ roll, Axl Rose e soci gridano il loro inno, la loro tendenza a giungere al massimo che si possa ottenere, la Paradise City. Il lavoro strumentale è di grande livello: la batteria di Steven Adler incalza, costruendo uno dei pattern d’intro più famosi del mondo, e pur sfornito di una doppia cassa (nascostagli dai compagni di band per la sua attitudine a sdoppiare perennemente), accelera e lavora di braccia per dare quel quid in più alla cavalcata che si apre da metà brano in poi. Il bilanciamento dei vari strumenti, delle sezioni soliste e degli spazi riservati è perfetto: Paradise City appare come un tributo alla band stessa, dove ogni componente ha il suo spazio e diventa protagonista quando la musica lo richiede. Nulla di eccezionale, nessun tecnicismo che faccia gridare al miracolo: solo pura e semplice attitudine, in grado di attrarre e di far gridare e scapocciare qualsiasi ascoltatore affine al genere, trascinandolo in un vortice di passione per la musica. Sin dagli esordi, Paradise City è stata utilizzata come chiusura di concerto, dimostrando al mondo intero la meravigliosa capacità della band di catturare l’enfasi del pubblico in esibizioni mai perfette, precise o prive di errori strumentali, ma proprio per questo estremamente rock n’ roll. Un vero e proprio cavallo di battaglia ed uno dei migliori brani rock degli anni ottanta.

5. It’s So Easy
Un riff grezzo, punkeggiante ed aggressivo che condensa tutta l’attitudine derivante dal movimento anni ottanta di Duff McKagan ci introduce a It’s So Easy. Il basso martella la sua nota acuta, fornendo una base alla quale la batteria si collega e lascia spazio ad Axl Rose ed alle due asce, in un incedere che unisce il campanaccio di Nightrain, il blues delle corde di Slash ed una venatura più malinconica, dove la voce di Axl si eleva nel consueto falsetto che lo ha contraddistinto finché ha potuto. Lo stacco prima dell’assolo è fantastico, capace di riassumere tutto il disprezzo e la sfrontatezza tipica del gruppo (“ see you standin’ there, you think you’re so cool, why don’t you just, FUCK OFF”). Pur non essendo uno dei brani più conosciuti dei Guns, It’s So Easy si è guadagnato il posto in questa rubrica per via del suo essere meno scostante nell’incedere, pur mantenendo l’aggressività e l’incedere tipica di tutti i brani di Appetite for Destruction.

6. Sweet Child O’ Mine
Forse il brano più famoso della band di Los Angeles, Sweet Child O’ Mine è diventato un vero e proprio manifesto dell’hard rock in generale. E, come tutti i manifesti, può risultare a distanza di quasi trent’anni stucchevole e fastidiosa, almeno nel riffing portante. Ad ogni modo, Sweet Child O’ Mine è innegabilmente il brano più famoso della band di Los Angeles ed uno di quelli più trascinanti e d’effetto durante la riproposizione dal vivo. Il riff iniziale, che sfiora la celebrità di quello di Smoke on the Water, non è nient’altro che un esercizio di riscaldamento di Slash, il quale era solito suonarlo in sala prove mentre aspettava l’arrivo degli altri membri. Fu proprio Axl Rose che, una volta sentitolo, decise di tenerlo buono per costruirvi un brano che fosse a metà tra una ballad ed un pezzo in stile Guns. Il testo è molto più sdolcinato rispetto all’aggressività del resto dei brani di Appetite for Destruction, così come l’assolo che vanta un crescendo pentatonico con bending ad alta velocità. Il vanto di questo brano, oltre ad aver portato la band sulla vetta del mondo alla soglia dell’immortalità, è quello di essere diventato un vero e proprio manifesto chitarristico nella sua semplicità: infatti, il riff portante è passato ad essere uno dei giri di chitarra più utilizzati ed imitati, quelli che vengono banalmente chiamati "riff da soundcheck" e che ogni persona che abbia preso in mano una chitarra, prima o poi ha provato a suonare. In un disco come Appetite for Destruction dove, se ci fosse lo spazio in questo articolo, tutti i brani avrebbero motivo di apparire, Sweet Child O’ Mine è l’ultimo pezzo selezionato e, probabilmente, quello più rappresentativo di ciò che i Guns diventeranno con i due Use Your Illusion -molto meno aggressivi e grezzi, molto più passionali e riflessivi- che costituiranno il prematuro canto del cigno della band di Los Angeles.

7. Patience
Pezzo completamente acustico, suonato da tre chitarre e registrato in una singola giornata dal produttore Mike Clink, Patience è probabilmente il brano più famoso della raccolta G N’ R Lies, oltre che uno dei pezzi più riproposti nelle scalette dei live degli anni novanta, come intermezzo tra un brano e l’altro grazie alla sua pacatezza. Il testo, di cui non viene fornita un’interpretazione ufficiale, potrebbe essere un riferimento dello stesso Axl Rose al difficile rapporto con la propria moglie, così come un discorso più generalizzato sugli amori non a lieto fine. Gli arpeggi acustici ed il fischio introduttivo, hanno reso una melodia catchy in grado di coinvolgere il pubblico nelle esibizioni dal vivo, spezzando il ritmo incessante dell’hard-rock venato di blues dei brani che compongono lo strabiliante esordio. Come se fosse un collegamento tra il primo disco ed i successivi Use Your Illusion, G N’ R Lies offre uno spaccato della realtà antecedente al monicker Guns N’ Roses con la preponderanza acustica che ritroveremo nel doppio album. Tra questi brani, alcuni macchiati da accuse di omofobia e razzismo, altri catalogabili come semplici tributi, Patience è sicuramente il brano più importante e più longevo dell’intero lotto, racchiudendo dentro di sé un momento, alla fine degli anni ottanta, che ha caratterizzato la vita di una band ormai pronta a salire sulla cresta dell’onda.

8. Don’t Cry
L’arpeggio leggendario con il classico Gibson-sound ottenuto con il pick-up meno aggressivo, ci introduce il brano che, secondo la leggenda, è stato il primo ad essere scritto dai Guns. Un arpeggio portato in sala prove da Izzy Stradlin, il quale otterrà i diritti di compositore sul booklet di Use Your Illusion I, che ci regala la ballad per eccellenza della band di Los Angeles. Come spesso accade nel songwriting di Axl Rose, il riferimento è ad una storia d’amore con una donna, presumibilmente l’allora fidanzata che poi diventerà sua moglie. Da segnalare, oltre alle due varianti testuali del brano (l’originale contenuta in Use Your Illusion I, mentre l’alternativa posta quasi in chiusura del secondo disco), l’elaborazione melodica del solismo di Slash, la cui chitarra non ha mai fatto percepire il suo sound grezzo e distorto sino a poche battute prima dell’assolo. Con il suo incedere melodico, la sua principale caratteristica easy-listening ed il testo struggente, Don’t Cry divenne quasi immediatamente una perfetta canzone generazionale per i teenager dell’epoca, un brano stravolto, coverizzato, suonato e dedicato da migliaia di ragazzi, a dimostrazione di come i Guns sapessero far presa sui propri sostenitore anche senza le rincorse tipiche dell’hard rock di Appetite for Destruction.

9. Bad Obsession
Il campanaccio alla Nightrain, con la sua proverbiale puntualità, riesce anche a sedurre Matt Sorum, convincendolo ad utilizzarlo spasmodicamente per Bad Obsession. Il brano in questione, sebbene mai considerato un pezzo da novanta della band, porta in sé quell’anima country-blues che ha sempre contraddistinto il sound della band di Los Angeles, anche nei loro pezzi più aggressivi. Il confronto tra l’armonica a bocca, la chitarra in overdrive e lo slide di Slash rimarca un riff semplice, di piena scuola Aerosmith, che però è capace di entrare in testa e non uscirvi più. Da segnalare anche l’utilizzo del pianoforte di Dizzy Reed, entrato in sordina nella line-up della band e capace di svolgere il proprio lavoro in modo soddisfacente. Bad Obsession è uno dei brani più belli -e meno considerati- della carriera dei Guns N’ Roses, priva del mordente dei pezzi del primo album, sprovvista della poesia delle classiche ballad, ma con un incedere irresistibile che non può fare a meno di richiamare gli Stati Uniti d’America con le loro radici blues e country. L’assolo, completamente in slide, è l’ennesima dimostrazione di quanto Slash sia stato -e sia ancora, seppur in misura minore- un chitarrista dai gusti semplici ma con un’emotività esecutiva ad altissimi livelli.

10. Double Talkin’ Jive
Un andamento più rapido, un riff catchy ed il classico Slash sound alle chitarre ci regalano questa veloce perla denominata Double Talkin’ Jive. Le vocals di Axl Rose, registrate su più tracce, sono effettate e donano al brano un’imprinting più sperimentale che è in grado di soddisfare anche i palati più fini, quelli a cui non basta un semplice riff grezzo per essere compiaciuti dall’operato di una band hard rock. Oltre all’ispiratissimo Axl Rose e ad un Duff McKagan graziato dalla produzione, è ancora da segnalare il vero uomo in più della formazione che è Slash, fautore di un solismo di rara bellezza che unisce il rock n’ roll ad una sfumatura ispanica, sottolineata dalla chiusura suonata su una squillante acustica. Nella riproposizione dal vivo, il brano è stato terreno fertile per le improvvisazioni e gli scambi solisti tra i due chitarristi della formazione. Anche qui non ci troviamo di fronte ad uno dei brani che un fanatico della band definirebbe imprescindibili, ma Double Talkin’ Jive deve rientrare nella nostra lista per la sperimentazione, per il sound che è riuscito a portare all’interno di un disco tanto diverso da Appetite for Destruction ma, anche per questo motivo, sufficientemente grandioso da consacrare la band a livelli leggendari.

11. November Rain
Da alcuni considerata come il b-side di Don’t Cry, da altri come il vero capolavoro della band, November Rain è uno dei brani che hanno fatto scuola negli anni novanta, sia che si fosse musicisti in erba, sia che si fosse semplici appassionati di musica in cerca di una canzone da cantare con la propria ragazza. Dietro il pianoforte, in questo brano, troviamo Axl Rose, affiancato dagli archi riproposti in sede live dalla tastiera di Dizzy Reed; quello che, tuttavia, all’inizio pare un semplice monologo del frontman, con l’ingresso del drumming di Matt Sorum e delle chitarre, si giunge ad una vera e propria suite dalla durata che sfiora i nove minuti e che ci regala una delle prestazioni più sentite da parte del combo americano. November Rain è malinconica, bella, soffusa, travolgente ed è in grado di suscitare tutte queste emozioni contrastanti all’ascoltatore, portandolo dalla leggerezza della strofa iniziale sino all’isterico assolo conclusivo di Slash, in un crescendo di alto livello. Tra tutti i brani mai partoriti da Axl Rose e compagni, sicuramente November Rain è la ballad per eccellenza, quel brano che è in grado di raccontare il lato più melodico e soffuso di una band. Ovviamente, anche in questo caso, ci troviamo di fronte ad un brano che non è mai stato escluso dalle scalette della band, diventando il fulcro del lato emozionale del live. Per questo brano è stato anche girato un videoclip, forse il più conosciuto, della band con la leggendaria uscita di Slash dalla chiesa durante il matrimonio per introdurre il primo dei suoi meravigliosi assoli.

12. Civil War
Uno dei pezzi più celebri e grandiosi dei Guns N’ Roses è sicuramente l’opening track di Use Your Illusion II. Cavallo di battaglia della band -e dello stesso Slash che continuerà a portarlo in giro per il mondo anche durante i suoi tour da solista- il brano è un lungo mid-tempo di quasi otto minuti, in cui si alternano gli arpeggi acustici ai solismi distorti del chitarrista americano, in una delle sue prove più convincenti ed appassionanti. Le sei corde si intrecciano tra loro, in un semplice quanto efficace effetto sovrapposto tra Slash, il quale sfoggia le peculiarità del suo Cry Baby ammorbidendo il sound blueseggiante della sua Les Paul, e Izzy Stradlin, sostenuti dal basso poderoso di Duff McKagan. Da segnalare la prestazione eccelsa di Axl Rose, in vero e proprio spolvero e capace di spaziare dalle calde clean vocals della strofa, sino all’isterico urlo antecedente agli assoli. Il brano è, chiaramente, una critica alla guerra con tutto ciò che essa comporta (I don’t need your civil war, it feeds the rich while it buries the poor). Solitamente, dal vivo era associata a Double Talkin’ Jive con un rapido intermezzo di Slash il quale tributava Jimi Hendrix e la sua Voodoo Child.

13. Estranged
Il brano più lungo mai composto dai Guns, insieme a Coma, Estranged ci mette in mostra il lato più emozionale dei losangelini. Introdotto dalle soffuse tastiere e dalla malinconica voce di Axl Rose, il quale dimostra ancora una volta la sua capacità innata d’intrattenitore vocale, il brano si snoda tra cambi di melodia. La malinconia è un elemento portante del brano, rispecchiabile anche nel bel solismo posto in chiusura dalla sei corde di Slash, sempre ispirato nel far scorrere le note sulle sue scale preferite. Se i Guns degli esordi prediligevano un approccio frontale, saturo di hard rock e di ritmi aggressivi, Estranged consacra il lato più sinfonico della band, quello che mira molto più alla melodia ed all’intrattenimento, che alla mera cattiveria sonora. Il risultato, seppur differente dai veri capolavori della band, rimane comunque di alto livello ed Estranged si pone come uno dei brani di spicco in un disco controverso, che se fosse stato depurato dai filler e dai pezzi inutili, avrebbe potuto ottenere una valutazione ed un riscontro ben più positivo.

14. You Could Be Mine
Colonna sonora di Terminator 2, You Could Be Mine ha inondato le stazioni radio negli anni novanta. Il giro di batteria, il possente riff di basso ed il suono graffiante della chitarra lo rendono uno dei pezzi più esaltanti di Use Your Illusion II. L’incedere delle vocals di Axl Rose, la presa del refrain ed il solismo di alto livello lo rende uno dei brani del doppio album che avrebbero potuto tranquillamente trovare spazio all’interno della scaletta di Appetite for Destruction, a sottolineare come i Guns N’ Roses fossero ancora ancorati alle proprie radici, malgrado l’evoluzione sonora e stilistica che è sopraggiunta con l’avvento degli anni novanta. Il ritmo tribale, imposto dal drumming serrato del fantastico Matt Sorum, non fa rimpiangere lo stile aggressivo di Steven Adler, offrendoci un intro roccioso in sedicesimi. Su questo tappeto ritmico, le chitarre di Slash ci riportano indietro nel tempo, aggredendo la sala di registrazione con il sound sporco della Les Paul, affiancandosi ancora una volta in un duetto splendido con le corde vocali laceranti di Axl Rose. Quando si parla di You Could Be Mine si potrebbe quasi parlare del canto del cigno, dell’ultimo vero brano in termini di setlist dei vecchi Guns (escludendo appunto la seconda versione di Don’t Cry e la sperimentale My World).

15. Shackler’s Revenge
Non era possibile, per quanto sarebbe stato giusto per buona parte dei fan della band, lasciare fuori da questa classifica un brano di Chinese Democracy, il disco con il più lungo e travagliato parto della storia della musica moderna. Perché la scelta è ricaduta proprio su Shackler’s Revenge? Perché tra tutti i brani che hanno composto un album che sarebbe pure risultato dignitoso, se solo fosse stato pubblicato con un monicker differente, proprio questo pezzo? Semplice. Il songwriting è quello più rappresentativo di un disco come Chinese Democracy, dove dei vecchi Guns non esiste praticamente più nulla. Composto per buona parte dal chitarrista più tecnicamente capace che la band abbia mai potuto vantare, leggasi Buckethead, nel pezzo è riconoscibile un sound di chitarra moderna, con tutti gli effetti che hanno reso celebre l’altissimo chitarrista dal volto mascherato. L’assolo, per gli stessi motivi, è quanto di più lontano dallo stile di Slash, ma proprio per questo motivo è l’elemento che maggiormente contraddistingue Chinese Democracy da quanto mai partorito in precedenza dalla band. Che siano ancora i Guns o no, l’evoluzione ha portato a questo, al brano più "estremo" e differente da quello che il quintetto originale ha saputo portare alla ribalta a cavallo tra gli anni ottanta o novanta. Shackler’s Revenge riassume un disco che è stato posto dopo il canto del cigno, lasciandoci solamente un lamento funebre dell’animale che, forse, avrebbe conservato la sua dignità se non fosse mai stato registrato. Almeno non con questo nome.



dpkT101
Sabato 10 Gennaio 2015, 2.13.37
24
Complimenti per l'articolo, veramente ben fatto per il mio gruppo in assoluto preferito (ovviamente mi riferisco al periodo '87-'93)!! Apprezzo anche la coraggiosa scelta di mettere un brano tratto da quella schifezza che è "Chinese Democracy", e trovo capisco le motivazioni per la scelta di quel brano rispetto ad altri di quel "disco"... Bhe, per il resto sulla scelta dei brani dei dischi dei VERI Guns, ok così.. capsico quanto sia difficile fare una scelta di sole 15 canzoni! Certo, se si poteva escludere Chinese Democracy, io avrei messo "Rocket Queen"! XD Ciao!!
Moon
Giovedì 1 Gennaio 2015, 19.34.46
23
La mia band preferita, non c'è una canzone brutta nella loro discografia. Bello l'articolo, non condivido le canzoni scelte ma è soggettivo. Comunque vorrei segnalare un errore: nella versione in studio di Estranged il pianoforte è suonato da Axl Rose, anche se nei live lo suona sempre Dizzy Reed
lux chaos
Giovedì 1 Gennaio 2015, 3.25.47
22
Quoto parola per parola HeroOfSand, fate pure tutta l'ironia idiota che volete, ma questa è una delle band migliori che hanno calcato il pianeta terra, su disco e dal vivo. Il mio primo amore, quando comprai i due Use your illusion all'età di 10 anni, ad oggi restano per me il più grande gruppo rock mai esisitito, valanghe di emozioni e qualità indiscussa. Riguardo alla presunta "sincerità" di Axl, penso che il rifiuto alla reunion con conseguenti guadagni milionari parli da sè. Un personaggio estremo, geniale, discutibile, ma che ha sempre fatto ciò che voleva nel bene e nel male, per me uno dei musicisti più "sinceri" sulla piazza.
Michele "Axoras"
Mercoledì 31 Dicembre 2014, 18.57.13
21
Un gruppo con il quale sono cresciuto, al quale devo tante emozioni. Non ne posso fare a meno, per quanto mi facciano incazzare terribilmente al pensiero di tutte le canzoni che ci siamo persi grazie alla loro condotta "nichilista", in particolare quella di Axl. Comunque un'infinità di emozioni, da Paradise City a Estranged, passando per November Rain e Civil War. Un songwriting, come dice il collega Monky, di spicco. IMMENSI. Bravo Monky
LAMBRUSCORE
Mercoledì 31 Dicembre 2014, 18.06.00
20
IL miglior gruppo di tutti i tempi, per me potrebbero esistere loro e basta, la musica senza di loro non avrebbe senso, il pacco di Axl Rose, poi....mmmhhh, le mie amiche impazzivano quando lo vedevano....
HeroOfSand_14
Mercoledì 31 Dicembre 2014, 17.07.37
19
Un gruppo fondamentale nella storia della musica tutta. Ricordo una dichiarazione di Ozzy che riguardò la loro carriera così breve. Il Madman disse che, se non si fossero bruciati con droghe, alcool e groupie sarebbero potuti diventare i nuovi Queen. Anche gli Extreme hanno avuto una carriera simile, suonando un modo simile al gruppo di May ma i Guns erano di un altro pianeta. Ormai ė passato il periodo in cui gli ascoltavo ogni giorno (cercando di capire chi fosse migliore tra loro ed i Metallica) ma hanno creato canzoni immortali che ascolterò fino alla fine dei giorni. Appetite invece non mi da molta voglia di riascoltarlo, troppe canzoni sentite dovunque (Paradise ha rotto, Welcome pure, Mr. Browstone idem..) ma la qualità non si discute. I 2 Use penso che non li ho mai ascoltati per intero, non ce l ho fatta. Capolavori incredibili come Estranged, November Rain, Dont Cry, Civil War non possono essere posti vicino a canzoni che ho sempre trovato nulle, originali ma vuote. Ma il solismo, pur semplice, di Slash nelle canzoni citate ė una cosa immensa, emozioni A valanga grazie anche ad una voce caldissima come quella di Axl. Che band, che scalata al successo, che fine. Peccato, chissà cosa avrebbero potuto fare senza l ego di Rose e i problemi vari..
rancido
Mercoledì 31 Dicembre 2014, 16.24.27
18
E sappiate che farò io la prima troll aga del 2015.
rancido
Mercoledì 31 Dicembre 2014, 16.23.45
17
Ovviamente sono un troll
rancido
Mercoledì 31 Dicembre 2014, 16.22.20
16
Un solo pezzo di chinese democracy? Listone fatto da un agnello sfuggito al cenone di Natale
Manzissimo
Mercoledì 31 Dicembre 2014, 15.28.42
15
Oh ma da dove arrivano che forse non lo hai scritto! Los Angeles?
spiderman
Mercoledì 31 Dicembre 2014, 14.15.07
14
Grandissimi, hanno segnato indelebilmente un epoca, un periodo dorato per l'hard rock, quello con la h maiuscola, che purtroppo non vedremo e ascolteremo piu', la caratteristica e pregevole voce di Axl e la magia chitarristica di Slash hanno creato qualcosa di unico e sublime, peccato per la breve carriera e per le tante canzoni, testi e spartiti(ne hanno scritte un centinaio), che giacciono nei loro cassetti e che forse non vedranno la luce, la famosissima November Rain citata nel presente elenco era stata scritta molto prima di quando usci' nel rispettivo album, e cosi' per altre mai uscite con cui avrebbero potuto fare molti piu' album, ma va bene anche cosi', le loro canzoni saranno sempre nel mio cuore.E' da un bel po che non commento , per via di 2 operazioni, che mi hanno un po indebolito, con relativa riabilitazione al seguito, complimenti a Monky per l'articolo e auguri di buon anno a tutta la redazione e componenti di Metallized, e ovviamente a tutti i lettori di questa Webzine.
blackiesan74
Mercoledì 31 Dicembre 2014, 13.25.08
13
@Monky: di nulla!
Ulvez
Mercoledì 31 Dicembre 2014, 12.40.15
12
ho iniziato ad ascoltare questo gruppo più o meno quando andavo all'asilo, grazie ai miei fratelli maggiori... conservo ancora il CD e la maglietta di appetite for destruction
Jimi The Ghost
Mercoledì 31 Dicembre 2014, 11.58.28
11
Quarta ginnasio. Avevo la T-shirt "Appetite for Destruction" e non mi alzavo dal letto senza "Welcome to the Jungle". Uno dei primi riff che ho imparato fino a spellarmi le dita è stato "Sweet Child O’ Mine" e a tutt'oggi non riesco a trovarne uno gioco di dita simile e così trascinante. Per me un Grande pilastro della musica. Che bell'articolo...Buon anno Monky. Jimi TG
Sambalzalzal
Mercoledì 31 Dicembre 2014, 11.29.20
10
Grandissima band che ho amato e di cui ancora amo i dischi alla follia. Argo@ prova a dare una letta alla bio di Duff se ti capita, li ti rendi conto che come band fu molto sincera nei propri eccessi e nelle proprie distorsioni psicologiche! Se non avessero intrapreso la carriera musicale sarebbero finiti chi più chi meno tutti morti ammazzati o in carcere. Hanno impersonato per parecchi anni come dice vitadathrasher@ quello che era il rock di quei tempi, d'altronde né Axl né gli altri hanno mai definito i GnR come una band "metal" (anzi) e né hanno mai fatto mistero del fatto che si fossero buttati in musica x fare soldi e trombare, era l'ABC del gruppo ed un testo come quello di Welcome To The Jungle ne è giusto manifesto. P.s. la maggior parte delle canzoni dei due Use... erano già pronte quando venne inciso Appetite, vennero solo ritoccate.
Argo
Mercoledì 31 Dicembre 2014, 11.05.28
9
@Vitadathrasher: per sincerità intendevo solamente che magari di nascosto la loro musica preferita era Madonna o i Duran Duran, e che per tirare a campare avessero scelto di suonare musica rock.
Monky
Mercoledì 31 Dicembre 2014, 10.43.25
8
@Blackiesan: mi era sfuggito grazie per la segnalazione, abbiamo provveduto a correggere!
Vitadathrasher
Mercoledì 31 Dicembre 2014, 10.42.50
7
Argo@ Non cerchiamo di moralizzare questo mondo, che è pieno di figli di....e se si va nel campo della sincerità........che poi in fondo sono sinceri, perchè nei guns ci sono tutti gli stereotipi del rock, sesso, droga, soldi, litigi, "lies"....
Argo
Mercoledì 31 Dicembre 2014, 10.24.40
6
Band che ho amato/odiato durante i tempi d'oro, ero sempre dubbioso riguardo alla loro "sincerità", soprattutto Axl, che mi ha sempre dato l'impressione di non c'entrare nulla col mondo del metallo. Li ascolto sempre con molto piacere, hanno fatto belle canzoni ma musicalmente non mi hanno mai lasciato niente dentro.
blackiesan74
Mercoledì 31 Dicembre 2014, 8.57.56
5
Bell'articolo. Non sono d'accordo sull'inclusione di un paio di brani, ma si tratta di gusti personali. Segnalo invece che, se parli dei brani originali (cioé la versione incisa su disco, non versioni live posteriori), allora Gilby Clarke non c'entra una mazza, dato che i 2 "Use Your Illusion" sono stati registrati da Izzy Stradlin.
Vitadathrasher
Mercoledì 31 Dicembre 2014, 8.28.38
4
A me piacciono le band così. Carriera compressa, tanta qualità e fine, tutti a casa a campare di rendita. Senza ridicole reunion (per ora).
Fango
Mercoledì 31 Dicembre 2014, 7.56.11
3
Mi ricordo nel '87 quando lessi sul mitico HM le recensioni delle uscite discografiche dei Gun's,dei Faster Pussycat e mi sembra anche dai L.A.Gun's.Li aquistai tutti e tre,ma,anche se i Faster e L.A. non erano male,i Gun's si elevavano su tutti.Un disco immenso che ho consumato.Sono d'accordo con Painkiller,i pezzi di Appetite dovrebbero essere tutti in classifica dato che non c'è un filler e sono tutti capolavori,i seguenti Illusion 1/2 sono stati una delusione...peccato...
Radamanthis
Mercoledì 31 Dicembre 2014, 0.44.42
2
Io sono cresciuto con i Guns e x loro provo e proverò sempre affetto e li seguiro sempre. Ottimo articolo Davide, complimenti.
Pankiller
Mercoledì 31 Dicembre 2014, 0.39.08
1
Mah...a tanti anni di distanza ancora mi chiedo come facessero a piacermi alcune canzoni dei due use your ilusions. Di fatto per me l'unico capolavoro é appetite, del quale tutte le canzoni dovrebbero essere citate in classifica.
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