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EPITAPH + PATH OF SORROW + STRAIGHT TO PAIN - Angelo Azzurro Club, Genova, 17/01/2015
22/01/2015 (2462 letture)
Il nuovo anno è appena cominciato ed è giusto inaugurarlo con un il primo concerto del 2015: pur avendo ancora nelle orecchie l'esibizione dei Coroner allo scorso Rock Hard Festival la fame di musica dal vivo non si è estinta. L'occasione oltretutto è ghiotta, dato il passaggio in quel di Genova (e, più precisamente, all'Angelo Azzurro Club) dei veronesi Epitaph, storica formazione doom che ha da poco pubblicato il proprio esordio discografico.
Arrivato al locale, noto con piacere un buon numero di persone, destinato a salire nel corso della serata. Tempo di fare i convenevoli e il primo gruppo in programma sale sul palco.

STRAIGHT TO PAIN
Provenienti dalla vicina Savona, gli Straight To Pain sono dediti ad un metalcore parecchio aggressivo con all'attivo un EP ed un disco (ma nel corso della loro esibizione verranno anche eseguiti un paio di pezzi nuovi) ed a loro spetta il compito di scaldare il pubblico, in questa serata di gennaio non particolarmente fredda. Come era lecito aspettarsi, il gruppo mira a tirare su un muro sonoro con numerosi breakdown spaccacollo tipici del genere, che hanno il merito di far muovere qualche testa grazie ad una ritmica precisa ed a riff carichi di groove. Il tutto viene alternato anche a parti strumentali più elaborate, che contribuiscono a rendere meno ripetitiva la proposta, con la presenza scenica ed il vocione del cantante Simone Luise a spadroneggiare sul palco.
Ammetto di non essere un grosso amante di questo tipo di sonorità, ma la mezz'ora degli Straight To Pain è stata comunque piacevole ed apprezzata dal pubblico, grazie anche ai suoni che hanno evidenziato la parte più muscolare e d'impatto dello show.

PATH OF SORROW
Prima (ed unica) band genovese in programma, i Path Of Sorrow salgono sul palco dell'Angelo Azzurro dopo la consueta (e breve) preparazione. Ho già avuto occasione di vedere il gruppo in altre due serate underground, ma quella di stasera rappresenta un nuovo inizio per la formazione, dato che vede l'esordio dal vivo della nuova line-up rinnovata di recente per tre quinti con l'ingresso dei due chitarristi e del batterista. Un breve intro registrato ha il compito di fare da apripista all'esibizione, che inizia in maniera ufficiale con il primo pezzo Lords Of Darkened Skyes, mostrando subito che il death/thrash a tratti melodico del gruppo non ha risentito del brusco cambio di formazione, migliorando, anzi, la resa dal vivo grazie ad un migliore impatto, nonostante le chitarre rimangano sacrificate nei suoni rispetto alla batteria. Il repertorio prevede quasi interamente pezzi propri, eccezion fatta per una cover ben eseguita di Eraser degli Hypocrisy, al termine della quale viene fatta una piccola pausa per festeggiare il compleanno del batterista Attila, con tanto di regalo scartato sul palco. C'è ancora spazio per un paio di brani, tra cui la folkeggiante Sea Of Blood, prima del congedo dei Path Of Sorrow. Come detto, ho trovato il gruppo migliorato nella resa in generale ed anche nella tenuta del palco, certamente ci sono state alcune sbavature come era lecito aspettarsi da una line-up diventata stabile nell'ultimo mese mezzo, ma la strada (o il sentiero, per citare il monicker) è quello giusto.

EPITAPH
Quella degli Epitaph è una storia tipicamente italiana. Nati nella seconda metà degli anni Ottanta dal batterista Mauro Tollini e dal bassista Nicola Murari dopo la chiusura delle precedenti esperienze con Black Hole e Sacrilege, il gruppo veronese si è creato una discreta fama grazie ai tre demo realizzati tra il 1988 ed il 1994, prima dello scioglimento. Nel 2013 il duo della sezione ritmica ha deciso di rimettere in piedi la band assieme a Lorenzo Loatelli alla chitarra ed Emiliano Cioffi (ex-All Soul's Day) alla voce, pubblicando lo scorso anno il disco di debutto Crawling Out of the Crypt, composto principalmente da brani estratti dai tre demo.
Fa dunque un certo effetto trovarsi di fronte questo piccolo pezzo della storia del doom italiano e lo spettacolo che il gruppo ha allestito è un vero e proprio rituale, con numerosi ceri sparsi per il palco, un'anfora posizionata davanti alla batteria ed una colonnina con un teschio ed alcune croci a fianco all'asta del microfono.
Una ossessiva musica elettronica parte in sottofondo e due figure incappucciate (ovvero, le ragazze del banchetto del merchandise) salgono sul palco con la band, che per il momento non suona: il compito delle due è accendere i vari ceri disposti, per poi posizionarsi in piedi l'una di fronte all'altra nelle due estremità del palco. Ora è tutto pronto ed il rituale può iniziare: la musica svanisce ed il chitarrista dà il via con il riff maligno di Beyond The Mirror, traccia di apertura dell'esordio. I suoni sono subito all'altezza, avvolgendo gli spettatori nell'atmosfera del brano grazie anche ad una sezione ritmica decisa che colpisce subito come precisione. Al brano di apertura viene fatto seguire subito Ancient Rites, a metà della quale le ragazze abbandonano le posizioni che avevano assunto ad inizio concerto, scendendo dal palco. Il mattatore della serata è indubbiamente il cantante Emiliano Cioffi, teatrale nell'utilizzo della voce, nello sguardo e nella gestualità mentre canta, vagando invece come invasato durante le lunghe parti strumentali, cercando di mesmerizzare il pubblico con i suoi occhi allucinati. L'interazione con il pubblico tra una canzone e l'altra è pochissima ed è basata su poche parole che a volte assomigliano a rantolii, ma è giusto che sia così data la musica degli Epitaph, che proseguono nella loro lenta ed inesorabile scaletta con Daughters Of Lot (aperta da un giro di basso) e Loser One, nella quale troviamo una delle poche accelerazioni di tutta la serata. La cosa che fa riflettere dell'esibizione degli Epitaph è che, nonostante la proposta di stampo doom abbastanza classico ed accostabile ai prime mover del genere, riescano a mantenere un tiro costante ed una pacca notevole, senza dover necessitare di ritmi sostenuti per smuovere il pubblico.
Il rito sta lentamente terminando ed in occasione della penultima traccia Necronomicon vengono passati al cantante un paio di occhiali ed un libro, riferimento testuale alle liriche ispirate all'arabo pazzo Abdul Al-Azrahed del brano. Con la conclusiva Confuse The Light gli Epitaph si congedano dal un pubblico soddisfatto, anche se diminuito numericamente rispetto alla parte centrale della serata.
Essere arrivati all'esordio discografico con venti anni di ritardo potrebbe dare l'impressione di un gruppo fuori tempo massimo musicalmente ed attitudinalmente, ma non è sicuramente questo il caso: la band non risulta sicuramente superata e l'amalgama tra teatralità, sacralità e monoliticità (oltre che quella tra i vari membri) funziona bene e vale la pena del biglietto, a condizione di essere amanti di queste sonorità. L'unico appunto che si potrebbe fare è per l'assenza delle tastiere presenti invece sul disco, che avrebbero fatto da giusto contraltare agli ottimi riff macinati da Lorenzo Loatelli.

Giunge così al termine una delle serata più eterogenee che mi sia capitato di vedere negli ultimi tempi e che ha avuto un buon riscontro di pubblico, considerando ovviamente l'affluenza media genovese, facendo il paio con l'esibizione degli Abysmal Grief dello scorso anno in quanto a risposta. È proprio il caso di dire Doom On!

Per le foto si ringrazia Robert Luxifer



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locandina del concerto
ARTICOLI
22/01/2015
Live Report
EPITAPH + PATH OF SORROW + STRAIGHT TO PAIN
Angelo Azzurro Club, Genova, 17/01/2015
 
 
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