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ITALIAN ICONS OF METAL - Viper Theatre, 30/01/2015, Firenze (FI)
01/02/2015 (2590 letture)
Un festival composto di sole band italiane. Non è una novità ormai e questo è un bene. Eppure, ogni volta, le aspettative si spezzano in due, tra chi auspica che sia un successo e chi teme che sia un flop altisonante. L’Italian Icons of Metal offre una scaletta di tutto rispetto e una location adeguata, ad un prezzo più che abbordabile per cinque band. Non esiste una ragione al mondo perché noi di Metallized non si fosse presenti ed eccoci quindi tra i dieci infreddoliti che attendono davanti alla porta chiusa del Viper Theatre per entrare. Sono le otto e trenta di un freddissimo venerdì di gennaio e, finalmente, è tempo di dare il via alle danze e varcare la soglia…

EPITAPH
Lugubri, ma soprattutto inquietanti. Non ci sono termini migliori per gli Epitaph, storica formazione veneta a cui tocca il piacere di dare il via alle danze di questa lunga serata di metal nostrano. Il gruppo è dedito ad un plumbeo doom esoterico di matrice settantiana, palesemente debitore dei Black Sabbath, ma con richiami a forme canzone dalla struttura lunga e tortuosa, che possono far venire alla mente anche gruppi meno immediati come Black Widow, Il Rovescio della Medaglia e High Tide. Per quanto non ci si avvicini mai ad una vera componente prog, le canzoni sono mediamente dilatate e dotate di lunghe sezioni strumentali, dominate dalla chitarra di Lorenzo Loatelli e dall’incessante e magmatico lavoro della sezione ritmica dei due membri originali Nico Murari al basso e Mauro Tollini alla batteria. Il cantato di Emiliano Cioffi, così come la sua prestazione scenografica, sono invece improntati da una profonda inquietudine: la sua interpretazione rifugge soluzioni facili e il cambio costante di registri fa pensare quasi più al monologo di un folle che assolvere ad una funzione melodica vera e propria. Altrettanto fa la sua mimica, facciale e corporale, sempre molto tesa, contrastata, come il caracollare sul palco o il mimare una specie di possessione del braccio destro che sembra ribellarsi costantemente al corpo. A questo si aggiungano poi le numerose trovate scenografiche, tra le quali i ceri nelle loro teche viola, le due sacerdotesse che danno il via all’esibizione portando la candela sul palco e poi sedendosi a terra ai due lati di una grande anfora posta davanti alla batteria e proseguiranno poi lo show entrando ed uscendo dal palco, consegnando a Cioffi un blasfemo turibolo a forma di teschio coronato e il Necronomicon dal quale Cioffi novello Arabo Pazzo, legge le tremende parole evocatrici del grimorio. Infine, la band ci regala degli spezzoni tratti un inquietantissimo film d’animazione che scorre sullo sfondo intervallato da tremende immagini disegnate. Insomma, un pacchetto completo niente male che ci porta alla fine dei cinquanta minuti di esibizione non certo facili data la natura della proposta musicale, comunque affatto pesante o monolitica, ma anzi molto potente e dinamica, che merita più di qualche applauso dai presenti –per ora poco più di una sessantina- nonostante la quasi totale assenza di interazione della band col pubblico, chiamato più ad assistere ad una sorta di rituale che ad un puro concerto. Molto bravi, sicuramente da rivedere alla luce dell’uscita del loro primo album a quasi trent’anni dalla formazione, Crawling Out of the Crypt.

TOSSIC
Come è tradizione dei festival, il salto da un’atmosfera all’altra è sempre piuttosto netto e, in questo caso, non potrebbe esserlo in maniera più spiazzante. Tanto carichi di pathos e inquietudine gli Epitaph, quanto puramente fisici, scazzoni e divertenti i Tossic, band pisana altrettanto storica, che aggredisce il palco fin da subito richiamando i presenti sotto lo stage e “scongelando” i presenti rimasti abbacinati dall’esibizione precedente. Mazza, Asma e Canna e Mitch sono i nomi dei quattro tizzoni d’inferno che si scatenano col loro thrash/groove contaminato dall’hardcore (in tutti i sensi) estremamente d’impatto e dominato da un umorismo feroce e dissacrante nella migliore tradizione toscana. Per chi non li conoscesse, non stupisca il fatto che l’ultimo album uscito nel corso del 2014 si intitoli Mistuprasti… Eh…? Puppa! e che i titoli dei brani eseguiti rispondessero a … Come una Iena, Strano, Catarro Tricolore, A Mamma d’Agnello, Be’ Mi Tempi e così via. Di acqua, anzi, di birra, ne è passata tanta dal 1986 anno di fondazione della band, così come dal 1991, anno di pubblicazione del debutto Il Regno del Cinghiale, ma questa seminale formazione non ha perso affatto smalto e lo dimostra con uno show intenso e assolutamente irresistibile, con un Mazza al solito fomentatore di folle (Il prossimo pezzo si intitola Voglia di Morte…. Deh… Un si po’ miha parlare sempre di topa…) e satirico commentatore dello stato delle cose (Posso dormir tranquillo, posso dormir tranquillo… lo Stato pensa per me) e Asma dispensatore di riff pesanti come una traversa di cemento armato. Ottima anche la prestazione della sezione ritmica, puntuale e potente, per un genere che fa della fisicità e della squadratura ritmica il suo punto cardine e Canna che aiuta coi suoi cori e la giusta presenza scenica a tenere alta la tensione. Gli anni passano, ma i Tossic tanto su disco quanto e soprattutto dal vivo restano una sicurezza assoluta. La chiusura classica di Cazzi di Pane, con tanto di lancio delle falliche pagnotte, trademark della band da più di vent’anni, lascia tutti soddisfatti e belli caldi, pronti per entrare nel vivo del festival.

ELDRITCH
Altro drastico cambio di atmosfera, col passaggio tra i dissacranti Tossic e i raffinati Eldritch, che è anche uno scambio in casa, tra una band pisana e una livornese (e dire che sono anche amiche, alla faccia delle rivalità territoriali) entrambe molto apprezzate dal pubblico fiorentino. Il che in effetti, considerando i campanilismi locali è quasi un miracolo. Battute a parte, anche in questo caso siamo di fronte ad una band storica, formata nel 1991 e portatrice di una evoluzione costante e mai stanca, che li ha portati dal progressive metal dei primi album ad una ricerca di complessità e aggressività sempre maggiore, il che li rende oggi una band difficilmente catalogabile, costantemente al limite tra prog e techno-thrash in un equilibrio che è ormai una cifra stilistica. Per molti restano un enigma, la mancanza di punti di riferimento e di un inquadramento certi forse alla lunga li ha anche danneggiati, data l’abitudine di molti a ricercare comunque facili etichette con le quali approcciare un gruppo. Cosa che con gli Eldritch non è davvero possibile fare: qui è solo la musica a parlare e occorre avere la pazienza e la voglia di farsi prendere per mano dalla band e lasciarsi condurre nel loro mondo. Per l’esibizione odierna il gruppo punta moltissimo su un repertorio aggressivo e quasi costantemente dominato da ritmiche thrash, mitigate dalle linee melodiche prog dello strepitoso Terence Holler e dalle virtuosistiche parti di chitarra di Eugene Simone, chitarrista strepitoso anche in fase solistica e di Rudj Ginanneschi. Le parti di tastiera sono invece registrate per questa occasione, ma questo non inficia assolutamente la resa dei brani, praticamente perfetta e, nei limiti di una proposta comunque molto raffinata e dall’elevatissimo tasso tecnico, anche relativamente aggressiva e potente. L’inizio dello show è dominato dai brani dell’ultimo album Tasting the Tears, dal quale vengono estratti ben quattro pezzi con un risultato peraltro ottimo, data la qualità degli stessi, mentre il ripescaggio di canzoni più datate col passare dei minuti, offre occasione anche al pubblico di partecipare in maniera via via più intensa allo show. Di pari passo con la partecipazione del pubblico, aumenta anche la convinzione di Holler e soci, inizialmente un po’ carichi e poi sempre più sciolti e tranquilli e, di conseguenza, coinvolgenti. Nota di merito, come per tutte le band finora, va anche al bilanciamento dei suoni, praticamente perfetto e assolutamente fondamentale per un gruppo del genere. Si chiude col botto un’esibizione davvero ottima di questa band che non sarebbe sbagliato annoverare tra le più dotate di talento dell’intero panorama prog metal mondiale. I ragazzi meritano molta considerazione e un piccolo sforzo da parte dell’audience per entrare davvero nell’immaginario perlomeno degli aficionados al genere, la qualità davvero non manca.

EXTREMA
Arriviamo ad uno dei momenti in assoluto più attesi, con l’esibizione degli Extrema. Qualunque cosa pensiate di loro e qualunque sia l’opinione che avete della loro musica, sarebbe veramente ingiusto e falso non riconoscere a questa band di essere una vera e inarrestabile macchina da guerra dal vivo. Gli Extrema sono una band nata per suonare live: i ragazzi sanno come si tiene un palco, sanno come si conduce uno show fisico e devastante, sanno come aizzare una folla e tenerla carica e in tiro fino all’ultimo minuto, scatenando in più riprese il pogo e raccogliendo alla fine gli onori di tutto il pubblico presente. Nel frattempo, infatti, la sala si è andata via via colmando e pur in presenza di ampi spazi vuoti, alla fine con una stima approssimativa e puramente impressionistica, si direbbe che i presenti si aggirino almeno attorno alle duecento persone. Il gruppo lombardo sa quello che vuole e sa come ottenerlo e forte dei propri mezzi, con il baricentro del sempre loquace G.L. Perotti scatena il proprio thrash/groove sul pubblico ricevendo da subito un ottimo responso che va salendo di minuto in minuto. L’ultimo album The Seed of Foolishness offre l’infuocata opener Between the Lines e il devastante anthem Pyre of Fire, ma tutta la discografia della band viene omaggiata e offerta in pasto ai presenti, con un Paolo Crimi semplicemente mostruoso dietro la batteria. Il groove che il gruppo sprigiona è impressionante, un vero muro di potenza e attitudine, con il consueto contributo del generosissimo Tommy Massara alla chitarra. Perotti si intrattiene più volte a colloquio con i presenti e si conferma frontman capace e carismatico, scherzando sul fatto che riascoltandosi su nastro non capisce niente di quello che ha detto, perché parla in maniera esageratamente veloce, e rallentando di conseguenza il parlato in maniera parossistica e divertente. Spazio anche per Ending Prophecies che spezza appena il ritmo, poi si va coi ripescaggi di The Positive Pressure (of Injustice), Moneytalks e This Toy, piuttosto che con l’annunciata Join Hands, dallo splendido e insuperato debutto Tension at the Seams; Perotti ha nel tempo abbandonato il cantato che caratterizzava il primo album, attestandosi su un harsh/growl molto aggressivo, che ne ha limitato la naturale estensione, a favore di una maggiore profondità timbrica e questo si nota in particolare in questo brano, il cui refrain acuto viene evitato quasi sempre, lasciandolo al pubblico. Da notare come le prime file siano prese d’assedio da una moltitudine di fan esaltati che più volte abbracciano il cantante, il quale scende ripetutamente sulle transenne per raccogliere il loro calore. Dal primo album viene recuperata anche l’hardcore e devastante Life, che chiude la parte regolare dello show, con un inaspettato e benvenuto wall of death partecipato da decine di persone. Davvero un grande show, a conferma del valore di questo gruppo, tanto amato quanto avversato, ma sempre capace di lasciare il segno sulle assi di un palco. Sentito il ringraziamento al pubblico, così come alle altre band da parte di Perotti. Complimenti agli Extrema.

SABOTAGE
La lunga serata si avvia alla sua degna conclusione. Le esibizioni si sono infatti protratte ben oltre il limite inizialmente dichiarato ed è così che per i fiorentini Sabotage, il momento di salire sul palco arriva praticamente a un quarto all’una. Il pubblico di casa assiepa comunque le transenne per l’esibizione di uno dei gruppi simbolo (se non IL gruppo simbolo) della Firenze Made in Metal ottantiano. Il calore con il quale la band viene accolta non ha infatti niente a che fare con la pura esibizione dal vivo: qui si parla di amici, di compagni, di rispetto per quello che è uno dei prime mover assoluti della scena nazionale. La band formata nel 1981 infatti è, assieme a Death SS, Vanexa, Strana Officina, Dark Quarterer, Raff, Revenge e poche altre, uno dei baluardi assoluti del metal italiano ed è portatrice di un approccio tra i più genuini in assoluti alla materia metal. La musica proposta è infatti assolutamente classica e da inquadrarsi nel solco scavato dai Judas Priest e dai successivi e coevi Running Wild. Un heavy metal tagliente e minaccioso, dominato dalle chitarre affilate di Andy Fois e Leo Milani, sostituito poi definitivamente da Danilo Bacherini a partire dal 2007 e lanciato dalla prepotente e veloce ritmica dei fratelli Caroli, Dario alla batteria ed Enrico al basso. Su tutto, la voce incredibile di Morby, cantante mai troppo celebrato e dotato di una estensione tuttora impressionante. Lo show offerto non può che essere una conseguenza di quanto detto finora: heavy metal puro e incontaminato, veloce, aggressivo e tagliente, oggi come allora, classico e caloroso nella sua natura inviolata dal tempo. Qualche piccolo problema nei primi brani, con la voce e la ritmica a dominare fin troppo le due chitarre che risultano poco amalgamate e centrate su frequenze alte (con qualche problemino anche al jack di Bacherini), non costituiscono davvero un problema per il pubblico, che conosce le canzoni a memoria e sostiene con calore i Sabotage che, dal loro canto, ripagano con una esibizione da headliner veri, facendo cantare i presenti e regalando più di qualche brivido con canzoni ormai consegnate alla storia come Rumore nel Vento, Heroes of the Grave, Victim of the World -la prima canzone che ho scritto con loro, dice Morby- o La Musica Strana, inno all’heavy metal che ancora oggi non può lasciare indifferenti. Splendidi come di consueto gli scambi di assolo tra Mark Bronx e Danilo Bacherini, altro vero punto di forza della formazione toscana. Spaccate il culo ragazzi… Spaccate davvero il culo annuncia un compiaciuto Morby alla sala e, in effetti, nonostante l’ora tarda e le cinque ore di concerto alle spalle, sembra davvero che non ci sia nessuna voglia di rallentare o rinunciare a godersi fino in fondo una serata quasi magica. Altrettanto coinvolti gli altri membri del gruppo, con un Enrico Caroli carico come una molla e il duo chitarristico che macina riff su riff e regala le classiche pose con tanto di chitarre gemellate assieme al basso, mentre l’altro fratello Caroli macina colpi dietro le pelli e concede anche un simpatico siparietto ciccando l’ingresso di una canzone e scatenando l’ironia e le risate compiaciute di tutti. Ci si avvia alla conclusione con Night Killer nella versione inglese e la band saluta i presenti commossa e felice per l’accoglienza ricevuta. Ma il pubblico non ha nessuna intenzione di mollare i Sabotage e qualcuno tra gli astanti comincia ad urlare Hoka Hey! Hoka Hey!, costringendo la band a rientrare velocemente sul palco. La prendete come viene viene eh!, dice un divertito Morby e la verità è che la fiera traccia viene resa splendidamente e chiude in maniera degnissima un grande concerto e un festival da tramandare.

CONCLUSIONI
Quando si tratta di tirare le somme, la cosa più facile da fare è abbandonarsi alla retorica. La serata di per sé è stata davvero magica: tranne rarissimi casi, i suoni sono stati davvero ottimi per tutte le band, sin dall’apertura degli Epitaph e le esibizioni dei gruppi hanno regalato un’ottima impressione ai presenti. I continui cambi di atmosfera dovuti a cinque band così diverse tra loro a livello di proposta musicale, alla fine hanno permesso a tutti di godere di una diversa sfaccettatura dell’universo metal, confermando peraltro che in Italia esistono band capaci di dire la loro a qualunque livello e per qualunque tipo di pubblico. Forse è mancata una componente più estrema, dato il livello ottimo dei gruppi death, black e hardcore italiani, ma alla fine è una nota puramente di margine, dato che durante il corso della serata nessuno ha sentito altro che ottima musica suonata splendidamente da band più che all’altezza di un monicker così altisonante come Italian Icons of Metal. Si spera che l’esperienza abbia un seguito e diventi magari un appuntamento fisso, come l’analogo festival Acciaio Italiano organizzato dalla Jolly Roger Records. Non è questione di campanilismo spicciolo e nemmeno di quel fantomatico “supporto” sempre dovuto e forse per molti nemmeno poi così meritato. I gruppi che meriterebbero di apparire sotto questa insegna sono davvero ancora tanti e gli scettici al riguardo non hanno che da farsi coraggio e spendere quindici euro per un biglietto che ben li ha valsi e, auspicabilmente, li varrà in futuro. A livello di presenze, per un locale ampio che può ospitare diverse centinaia di persone, probabilmente si poteva sperare in qualcosa di più e se il pubblico invece di sparpagliarsi per tutto lo stabile si fosse raccolto sotto il palco, probabilmente quasi metà dello spazio sarebbe rimasto vuoto. Ciò non toglie che i presenti fossero un numero sufficiente e comunque molto calorosi nei confronti delle band e questo calore ha sicuramente raggiunto chi stava sul palco, nonostante la temperature polare che si registrava anche dentro il locale, non riscaldato. Inutile distribuire altri elogi, chi c’era sa che la serata è stata davvero meritevole e degna di essere ricordata a lungo. Complimenti a tutte le band presenti e al pubblico che le ha sostenute e speriamo di rivederci ancora più numerosi alla prossima occasione.



Victim Of Fate
Lunedì 2 Febbraio 2015, 18.49.51
14
Nei Sabotage non c'è era il Fois ma Max Bronx.. Gran bella serata comunque \m/
KIA
Lunedì 2 Febbraio 2015, 9.24.28
13
PROBABILMENTE mettere in scaletta gruppi cosi' diversi tra loro è un modo per cercare di acchiapppare piu' pubblico.. a mio modesto avviso.Io comunque mi sono divertita parecchio I suoni sono sempre buoni al Viper e il fatto che il pavimento sia leggermente in discesa e il palco alto aiutano i piccoletti come me a non dover saltare per vedere qualcosa, magari avessero acceso un pochino il riscaldamento.. si gelava! come quando ospitarono gli Alter bridge nel 2011 mi pare, niente aria condizionata e locale stracolmo,da sentirsi male!!
Massimiliano
Lunedì 2 Febbraio 2015, 8.06.20
12
Dobbiamo solo plaudire a chi ha avuto il coraggio di creare un evento simile....io c'ero e mi sono divertito con tutti, anche se vedere per la prima volta dal vivo i Tossic e' stato di notevole impatto. Complimenti a tutti e chi non c'era ha perso un'occasione.....
Elluis
Lunedì 2 Febbraio 2015, 0.17.35
11
Ma che casini vuoi che succedessero ? Il "tipico Defender" è il classico povero sfigato che ascolta solo certe band definite "true metal" (che poi magari non va neanche a vederle dal vivo) criticando e insultando tutto il resto. La sua opinione e la sua presenza, sia online sia ai concerti, è pressochè inutile !
Giuseppe Corvaro
Lunedì 2 Febbraio 2015, 0.09.45
10
Paolo Crimi, ha sostituito Francesco La Rosa in questi ultimi concerti degli Extrema perché Francesco sta suonando in Europa con gli M-Pire of Evil, dalle prossime date ci sarà di nuovo Lui dietro le pelli.
Andy Thrasher
Domenica 1 Febbraio 2015, 23.46.45
9
Ad ogni modo è stato rischioso mettere Extrema e Sabotage nella stessa serata. Per me sono 2 grandi band ma il tipico Defender è solito boicottare certi eventi, è strano che non siano successi casini. Senza contare poi l'ipocrisia dell' Etrurian Legion, che fino a ieri insultava (sempre dietro la tastiera) band con Extrema ed Eldritch... bah!
Andy Thrasher
Domenica 1 Febbraio 2015, 23.42.39
8
Se non sbaglio Paolo Crimi ha lasciato gli Extrema ormai un anno fa, al suo posto credo ci sia Francesco La Rosa. Anche Andy Fois non suona più con i Sabotage, ora ci suona Mark Bronx
brainfucker
Domenica 1 Febbraio 2015, 19.40.18
7
gli extrema li ho visti dal vivo 3 volte e leggo spesso i loro live report e non ho mai visto/letto di un loro concerto davanti a 4 gatti. mi viene da pensare che la maggior parte di chi li critica su internet lo fa solo perchè va di moda e sotto sotto in verità apprezza la band. boh
Elluis
Domenica 1 Febbraio 2015, 19.24.08
6
Pardon @Lizard ho letto l'articolo in velocità e non ho visto che l'avevi scritto.
Lizard
Domenica 1 Febbraio 2015, 19.11.55
5
er colica: certo che sì @Elluis: il prezzo era 15€ come ho scritto ed è comunque più che onesto, considerando che si trattava di cinque gruppi e che il concerto è durato dalle 08.40 di sera alle 2 di notte.
Elluis
Domenica 1 Febbraio 2015, 16.42.10
4
Un festival così, con tutti questi nomi meritava il sold-out ! Tra l'altro mi risulta che il biglietto costasse 10€, ma come sempre quella che manca è la voglia di andare a questi eventi.
spiderman
Domenica 1 Febbraio 2015, 16.08.15
3
Che bei nomi, sono stupendi questi gruppi, purtroppo accidentaccio li ho mancati, beato chi c'e' stato.
er colica
Domenica 1 Febbraio 2015, 15.55.14
2
minchia sarebbe stato da esserci, io mi ero pure scordato che i tossic fossero tornati in attività, spero abbiano lanciato i cazzi di pane sul pubblico hahahaah
Vitadathrasher
Domenica 1 Febbraio 2015, 13.06.03
1
Si, è stata una buona serata e non ho sentito il bisogno di "una componente più estrema" visto che nei club intorno a firenze girano in prevalenza molti gruppi black. In questo locale ho sempre visto dei bei concerti.
IMMAGINI
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La locandina del festival
ARTICOLI
01/02/2015
Live Report
ITALIAN ICONS OF METAL
Viper Theatre, 30/01/2015, Firenze (FI)
 
 
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