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LOUDNESS WAR - L'insensata guerra dei decibel
13/02/2015 (5730 letture)
Sarà capitato a tutti di mettere su un CD o un DVD appena acquistato e di esclamare: “Caspita! Che botta!” o qualcosa di simile. Tuttavia, soltanto se siete particolarmente attenti a certe cose e più ancora se potete disporre di incisioni su vinile ed in generale risalenti a molti anni addietro, vi sarà stato facile notare una notevole differenza nei volumi tra dischi vecchi e nuovi. Normale aumento delle possibilità offerte dalla tecnologia? In parte, ma non solo, purtroppo. Dietro tutto questo c’è una vera guerra economica in atto: la cosiddetta Loudness War.

MUSICA PER VIDEOGIOCHI
Qualcuno di voi possiede Death Magnetic dei Metallica? Sicuramente sì. Altrettanti, se non di più, possiederanno anche il famoso videogioco noto come Guitar Hero 3 nel quale sono incluse le sue musiche. Ebbene, proprio da questo esempio mainstream è possibile partire per descrivere la Loudness War e le sue conseguenze. La guerra in questione non è cruenta, ma è tutt’altro che silenziosa, dato che proprio di “potenza di fuoco” sonora stiamo parlando. Quelli che tra voi hanno avuto modo di ascoltare entrambe le versioni, avranno senz’altro notato una grande sproporzione di suono tra il primo ed il secondo, con la versione per il videogioco che paradossalmente suona molto, ma molto meglio di quella su CD, almeno alle orecchie di chi dispone di una sorgente riproduttiva di buon livello. Ma come è possibile che un videogioco suoni meglio di un CD, tanto da aver provocato il lancio di una petizione per la ri-registrazione dell’album e soprattutto perché succede questo? Per risalire all’origine di una simile situazione ed alla miriade di esempi che potrebbero essere fatti e che in parte faremo, bisogna partire da lontano, addirittura dagli anni 60 e dalla Motown, nonostante sia dagli anni 80 che il problema comincia a diventare serio. Innanzi tutto, cos’è esattamente la Loudness War? Tralasciando di entrare troppo nei dettagli tecnici, sia perché non possiedo la preparazione sufficiente, sia perché magari qualcuno più ferrato tra voi potrà farlo in sede di commento e soprattutto perché vorrei parlarne più dal punto di vista filosofico, in sostanza e semplificando al massimo, la “Guerra del Volume” indica la tendenza sempre più radicata di incidere CD (ma non solo) ad un volume sempre crescente di anno in anno, arrivando nelle intenzioni a colpire prima e di più gli ascoltatori rispetto alla concorrenza in una corsa agli armamenti teoricamente senza fine, aumentando le frequenze più gradite al pubblico. Il fatto però è che un CD, per quanto consenta una buona ampiezza massima del volume, ha comunque un limite che è stato facilmente raggiunto, ed allora la soluzione (si fa per dire) è comprimere la gamma dinamica pompando i toni bassi verso l’alto ed eliminando i livelli più in alto o riducendoli di molto. Tutto ciò spiega in parte il perché spesso e volentieri ascoltiamo dischi che non hanno dinamica, il cosiddetto muro del suono che tanto spesso abbiamo criticato su questa testata, con il corollario dell’effetto collaterale di una eccessiva distorsione e “clipping”. Avete presente quando state guardando un bel film ed improvvisamente irrompe la pubblicità e non potete fare a meno di notare come questa abbia un volume assurdamente più alto di quello dell’opera che hanno interrotto? Immaginate solo trasmissioni con quel volume, non ne sareste infastiditi? Eppure è una situazione che accettiamo con la musica.

DALLA MOTOWN AL WALL OF SOUND
Abbiamo detto che il sovraccarico del volume in fase di masterizzazione era già in uso negli anni 60, quando la Motown (celeberrima etichetta nota più che altro per i suoi dischi rhythm and blues e Soul) produceva dei 45 giri diversi da tutti gli altri a livello di suono proprio per questo motivo, ma il fenomeno si diffuse per merito delle compilation per i Juke Box. Dato che ognuno registrava come voleva e come poteva, molte di queste presentavano evidenti sproporzioni di volume tra una canzone e l’altra, con gli artisti i cui brani suonavano più bassi che risultavano penalizzati nelle preferenze del pubblico. Le spinte da parte di questi e delle loro case discografiche per equiparare la situazione ri-registrando quei pezzi a volumi maggiori diede l’avvio al fenomeno. Tuttavia, dati i limiti intrinseci della registrazione analogica su vinile, il tutto ebbe un modesto impatto globale, ma con l’avvento dei CD e della registrazione e dell’elaborazione digitale dei suoni tutto era destinato a cambiare. Per tutti gli anni 80, l’era pionieristica del CD e dei lettori, tutto fu ancora molto limitato dato che ogni cosa veniva approssimativamente tarata essenzialmente sui bellissimi indicatori ad ago che i più attempati ricorderanno presenti nei loro impianti stereo. Inoltre, i costi ancora molto elevati degli apparecchi di riproduzione rendevano la diffusione della nuova tecnologia circoscritta ad un numero di fruitori così ristretto da non giustificare grosse ricerche nel settore, ma gli anni 90 erano dietro l’angolo e lì le cose cambiarono davvero. A partire da questo momento, già in fase di registrazione si cominciò ad intervenire per mandare ogni picco in quella che i già citati indicatori ad ago avrebbero indicato come zona rossa. Uno dei primissimi e più clamorosi esempi di successo mondiale in tal senso è proprio il tanto esaltato (parliamo sempre di incisione) Black Album dei Metallica, fatto che spiega in parte il suo imporsi trasversalmente su ogni mercato, dovuto anche ad un suono nuovo per l’epoca ed a prescindere dalla qualità dei brani che contiene. È comunque dal 1992 che il fenomeno comincia a diventare rilevante, in coincidenza col l’affermazione globale del grunge. Compaiono sul mercato album quali Angel Dust dei Faith No More e Dirt degli Alice In Chains, i quali mostrano una evidente massificazione dei volumi rispetto alla media precedente, fino a far diventare il tutto un fenomeno endemico a cavallo del 1994, innescando una spirale autoalimentata senza fine. Da un lato l’industria discografica che, spalleggiata da ingegneri del suono che producono aggeggi e programmi sempre più adatti allo scopo, comincia a mitragliare un numero spaventoso di dischi dai volumi sempre più elevati rincorrendosi l’una con l’altra, dall’altro lato il pubblico che stordito, direi drogato, dalle sonorità potentissime a disposizione ne richiede sempre di più mostrando di premiare sul mercato i dischi “bombati” e di emarginare quelli dal suono tradizionale più attenti alla dinamica naturale degli strumenti come un tossico attirato nella spirale della droga dalle iniziali dosi gratuite. Si cominciano a ritoccare i dischi degli anni precedenti, producendo ristampe rimasterizzate che sembrano album diversi, tanto sono mutati nelle sonorità. Ciò spiega anche perché tante di queste suonano false ed a volte insopportabili alle orecchie di chi le ha conosciute in versione originale. Due esempi clamorosi compresi tra gli anni 80 e l’alba del nuovo millennio possono essere le versioni rimasterizzate di due classiconi come Something, uno degli hit dei Beatles che tra il 1983 ed il 2000 raddoppia il proprio impatto già nettamente aumentato nella prima rimasterizzazione e Raw Power di Iggy and The Stooges, reso uno dei dischi più incredibilmente rumorosi della storia del rock rispetto all’originale. Nel corso degli ultimi dieci o quindici anni è diventato rarissimo sentire un disco pop-rock inteso anche nella sua eccezione più ampia, che non presenti un loudness mostruoso ed una compressione avvilente della dinamica, con esempi numerosissimi di innocui prodotti pop che surclassano come impatto i classici del rock.

RHCP, BLACK SABBATH E VASCO
A prescindere da ciò che si possa pensare di questa pratica una cosa è certa: chi è cresciuto ascoltando musica dal 1990 in poi e su CD prodotti da questo periodo in avanti non ha mai ascoltato la vera dinamica degli strumenti e le variazioni emozionali provocate dal passaggio dal piano al forte, almeno se ascolta solo certi generi. La spiegazione di tutto ciò non attiene alla minore sensibilità dei padiglioni auricolari dei nati dal 1980 circa in poi rispetto ai più anziani (anche se di fatto la situazione potrebbe averla provocata), ma è meramente tecnica. Visto che il volume disponibile in fase di registrazione non è certo illimitato, ma copre un preciso range, aumentandolo a dismisura si produce un effetto per cui tutto suona “forte” dall’inizio alla fine. Quando si dice “forte”, non si intende semplicemente “potente”, ma si vuol specificare che non si distingue più il “forte” dal “piano”, ossia tutta la gamma delle sfumature di una esecuzione che corrispondono alle varie emozioni che un essere umano può provare durante una certa situazione. Tutti noi sappiamo ciò che si prova quando nella nostra vita quotidiana ci troviamo di fronte a determinate condizioni e reagiamo provando una gamma di emozioni più che varia. Una discussione con il/la nostro/a partner può farci provare a distanza di pochi secondi tenerezza, amore, rabbia, fastidio, soddisfazione, gioia, malinconia e chi più ne ha più ne metta, perché il racconto che si sviluppa durante il confronto può toccare argomenti diversissimi e legati alle più disparate situazioni personali che interagiscono tra loro. Un disco registrato con la modalità della quale abbiamo appena disquisito, invece, equivale ad una discussione in cui il/la partner non fa che urlarci a squarciagola in faccia dall’inizio alla fine sia che ti dica “ti amo”, sia che ti dica “ti odio” e mantenendo sempre la stessa espressione neutra, creando una discrasia che però può essere notata solo da chi ha vissuto discussioni normali in precedenza, mentre chi ha avuto a che fare solo con le urla le troverà normali, senza rendersi conto dell’infinita gamma di tonalità con cui ci si può confrontare. Le urla, inoltre, modificano anche il tono naturale della voce di chi ci parla distorcendolo, fatto che in musica si traduce nel fenomeno del clipping, ulteriore problema delle incisioni odierne, anche se parlando di musica estrema questo è forse il problema minore. Da notare che la corsa al rialzo sonoro ha prodotto anche risultati surreali come Californication dei RHCP, un disco semplicemente inascoltabile su un buon impianto e rovinando anche lavori di Ozzy, Rush, Queen of the Stone Age, Pearl Jam, i Black Sabbath di 13, i Ratt di Infestation e svariati altri che non sono certo rimasti immuni dal fenomeno che comprende certo anche il mainstream, come chiunque di voi possieda dischi di Vasco Rossi degli anni 80 ed i loro remaster può facilmente verificare. Volete un dato shock circa i CD che ascoltiamo? Ebbene, questo supporto potrebbe coprire una dinamica ideale fino a 96 dB, ma la compressione cui la musica che veicolano è sottoposta produce come risultato lo sfruttamento di meno del 5% di questo limite. Ed il resto? Il resto non serve, no?

NON C’E’ PIU’ RELIGIONE
Contro l’opportunità di avviare prima e sostenere dopo la Loudness War si sono espressi fior di professionisti della registrazione e di musicisti a macchia di leopardo durante tutto il periodo in cui si è combattuta, da Bob Dylan in poi. Il tutto senza contare i veri audiofili i quali, parlando dell’Italia, dopo aver speso milioni di lire prima e migliaia di euro dopo per acquistare impianti in grado di rendere alle loro orecchie le più piccole sfumature della musica composta dai loro artisti preferiti, si sono spessissimo trovati davanti ad un’aggressione sonora senza alcuna dinamica apprezzabile che ha reso praticamente inutile il loro investimento. Ma allora perché il conflitto continua ad essere combattuto se i fruitori dello scontro dovrebbero essere i primi a non volerlo? Per capirne di più la domanda andrebbe posta ai produttori di armi, ossia alle case discografiche. Apparentemente la risposta è semplicissima: i CD suonano sempre più forti perché è il pubblico a richiederlo e questo dovrebbe tagliare la testa al toro. Tuttavia, dietro a questa verità si nasconde qualcosa di molto più complesso. Se ampliamo il discorso al nostro modo di fruire della musica, fatto di CD e sempre più spesso di mp3 che si portano ambedue ovunque, ci accorgiamo che il “come” ed il “quando” vogliamo (o più spesso possiamo) ascoltarla si è profondamente modificato rispetto ad un tempo. Come tutti quelli che hanno superato una certa età sanno, una volta per ascoltare un disco dovevi necessariamente essere a casa, togliere un vinile dalla custodia che molto spesso conteneva i testi che potevi leggere agevolmente dato il formato, porre lo stesso sul piatto ed ascoltare il tutto comodamente concentrato sul prodotto. Magari indossando delle cuffie di alto livello che ti isolavano dal resto. Anche le vecchie audiocassette doppiate fornivano un certo rendimento, almeno con le soluzioni dal cromo in su che poi venivano ulteriormente affinate da alcuni pulsantini posti sulla piastra di registrazione atti ad attutire il fruscio, come il regolatore di fine bias che consentiva ai più attenti di calibrare le testine per allineare riproduzione e registrazione. Va notato che chi disponeva di un prodotto con il loudness, nato per ascoltare musica a basso volume esaltando bassi ed alti per portarli vicino ai medi e per apprezzare certi strumenti acustici, spesso lo disattivava se la registrazione era fatta bene alla fonte proprio perché l’aumento del volume disponibile aumentava anche quello del fruscio ed agendo magari anche sui controlli di tono. Inoltre, anche se l’ascolto di un disco era un qualcosa che accompagnava lo svolgimento di attività casalinghe, l’essere comunque a pochi metri dalla fonte riproduttiva ed il fatto che in ogni caso c’era sempre il modo di usare lo stereo per quello per cui era stato concepito -l’ascolto attento di un disco- rendeva tutto comunque più religioso, in un certo senso. Tutto comincia invece a cambiare quando l’atto dell’ascolto si svincola dalla necessità fisica della presenza vicino allo stereo e fatte salve le possibilità già offerte durante gli anni 60 di trasporto della musica, non concepite a priori per l’ascolto attento e troppo limitate per essere impattanti. Dal walkman in poi ed ovviamente in maniera più che massiccia dall’avvento dei lettori mp3 (lo dico subito: i files a 256kbps hanno una qualità accettabile), l’ascolto si effettua in luoghi che non sono per nulla deputati a farlo. In tram, in macchina, in bicicletta, per strada, nei centri commerciali, etc., ossia in condizioni in cui i più svariati rumori di fondo interferiscono con l’esperienza della fruizione della musica. In queste condizioni un qualsiasi disco registrato tra gli anni 60 e la prima parte degli anni 80 risulta davvero faticoso da ascoltare, con alcuni passaggi che senza un volume adeguato a monte semplicemente non sarebbero percepibili in presenza del rumore prodotto dall’attività umana quotidiana. Tutto ciò risulta ancora più evidente con la musica classica ed i suoi passaggi dal pianissimo al fortissimo per generare pathos (ma anche nel metal dovrebbe essere così, specialmente per il symphonic) che sono fondamentali. L’aumento della potenza disponibile risponde quindi anche ad una precisa esigenza, quella di sovrastare il rumore che ci avvolge quotidianamente ed in questo senso è forse inevitabile, se non giusto. Sovrastare non significa però annullare, con il risultato che ciò che ci troviamo ad ascoltare non è musica pura, ma la somma di un’onda sonora piatta ed iperpompata più il rumore ambientale.

I NUOVI PARTIGIANI
L’essere cresciuti in questa vasca di risonanza o aver dimenticato cosa significava l’esperienza di ascoltare musica come fatto mistico (sto ovviamente generalizzando, per molti generi come la classica, il folk tradizionale ed il jazz si continuano a produrre master di alta qualità vista l’età media dei fruitori, e d’altro canto so benissimo che tra i metallari e specificatamente tra voi ci sono ancora molti appassionati audiofili di ogni età) ci ha portato a considerare la musica come un fatto non solo di contorno rispetto alle attività quotidiane, ma come un qualcosa di importante, che nasce spontaneamente come potentissimo specialmente tra noi appassionati di metal, un tipo di musica che trova nella forza una componente naturale imprescindibile. Questo spiega oltretutto, almeno in parte, come certe case discografiche (qualcuno ha pensato alla Nuclear Blast?) facciano uscire dischi che sembrano fatti con lo stampino. Ebbene: entriamo nell’ordine di idee che ammesso che sia vero, in buona parte è il mercato a chiederglielo, ossia noi stessi. Se improvvisamente tutte le etichette facessero cartello virtuosamente e producessero musica più naturale, sono convinto che la gran parte degli ascoltatori stenterebbe a riconoscere gruppi e addirittura generi musicali, tanto la Loudness War ha impresso il suo marchio sul modo stesso in cui concepiamo il mondo delle sette note. Chiaramente questo spiega solo una parte del problema, che nasconde dietro sé anche, se non soprattutto, una questione prettamente economica e addirittura una componente di sfruttamento e persino di mobbing. Il discorso è ancora una volta tristemente semplice e ne abbiamo già accennato: se il mio disco suona più forte del tuo il pubblico lo acquisterà in misura maggiore, ed allora faccio sempre più casino di te. Questo però presuppone una complicità e/o un asservimento di varie figure professionali coinvolte nel processo di produzione della musica, dai tecnici del suono agli ingegneri, spesso costretti a lavorare in tal senso a pena del licenziamento ed i musicisti stessi. Da notare, però, che in questi ultimi anni qualcosa comincia a muoversi in senso opposto, tanto che è addirittura sorta l’associazione Turn Me Up, che vede professionisti di fama mondiale impegnati a spingere per il ritorno alla naturalità delle incisioni con tanto di bollino sui dischi approvati. Anche alcuni artisti si sono accorti del problema, ed un esempio può essere la doppia versione uscita di Hesitation Marks dei NIN, una normale (o meglio, anormale, dico io) ed una per audiofili. Per restare in clima guerresco si potrebbe dire che la resistenza comincia ad ottenere delle vittorie qua è là, con vari gruppi che cercano di imporre registrazioni più vere, tecnici che le appoggiano e persino strutture appartenenti alle case discografiche che cominciano a condurre battaglie interne per il ritorno alla vera dimensione dei suoni. Addirittura alcuni software diffusissimi come iTunes, Winamp e l’Ipod offrono la possibilità di agire sul loudness, anche se svolgendo un lavoro sulla media dei volumi della discografia caricata (almeno, il primo fa così, che io sappia), non è ancora ben chiaro se sia un vantaggio o meno.

RENITENTI ALLA LEVA
Qual è allora la posizione più equilibrata da tenere nei confronti della Loudness War, una guerra che tutti siamo stati chiamati a combattere senza averlo davvero chiesto? Intanto va detto che il concetto di rimasterizzazione pompata (i dischi rimasterizzati sono quelli con cui è possibile effettuare un confronto tra originale e nuova versione, ottenendo una fotografia imparziale della situazione) non è da bocciare in toto. Ci sono infatti tanti lavori che all’origine erano registrati davvero male -per inesperienza, per budget, per tecnologia disponibile o per la somma di tutti i fattori- che possono essere riproposti così come l’artista avrebbe voluto che fossero dall’inizio, ed altri che possono essere riverniciati con criterio migliorandoli leggermente senza stravolgerli, come ad esempio il remaster di Peace Sells... dei Megadeth o Frontiers dei Journey. Quante di queste operazioni vengono però effettuate seguendo questi criteri e quante sono condotte col solo scopo di colpire l’ascoltatore mediante il semplice aumento del volume e la compressione della dinamica? Più ancora: cosa possiamo fare noi insignificanti utenti/soldati semplici davanti ad una guerra pianificata e condotta sopra le nostre teste dalle case discografiche/generali l’una contro l’altra per vendere di più urlando nei nostri timpani come piazzisti televisivi esaltati? Tanto, tantissimo. Nessun generale infatti può condurre alcuna guerra e vincere alcuna battaglia se è privo di un esercito. Se noi piccoli “troopers” di maideniana memoria cominciassimo a non comprare i CD contenenti musica falsata nei suoni, privilegiando quelli più veri (e ci sono) partendo dal rifiuto dei brutti remaster per rivolgerci alle copie originali, i generali di cui sopra sarebbero costretti ad una tregua prima e ad un armistizio dopo, perché a comandare sono solo i soldi, lo sappiamo. Per arrivare a tutto questo dobbiamo essere noi a cambiare per primi, interessandoci a capire come uno strumento può e deve suonare, a come la somma di una certa strumentazione debba produrre un certo suono, a come fare musica significhi suscitare una gamma infinita di emozioni che non possono, non devono ridursi ad un fondo scala di potenza di un indicatore a led, perché quella è una delle emozioni che la musica può provocare in noi, non la sola.

Questa è una registrazione metal dinamica! Ascoltatela ad alto volume! Noi ci rifiutiamo di rovinare le nostre produzioni comprimendole eccessivamente e masterizzandole a volumi ridicoli! Questo uccide la vibrazione e la dinamica del mixaggio. Alza il volume del tuo stereo e basta!.
(Note di accompagnamento del singolo I Walk Alone degli Iced Earth)

Il potere di cambiare lo abbiamo nei nostri portafogli; usiamolo.



TubifeX
Mercoledì 10 Febbraio 2021, 11.49.57
84
Che casino! Dopo il Clavicembalo Ben Temperato arrivano pure queste ''guerre'' a falsare i veri suoni della natura. Da un punto di vista psicologico, il fatto che delle vibrazioni o frequenze non le percepiamo con l'udito, secondo me, non significa che devono essere eliminate facendo finta che non esistono. Poi tutti sti remaster... Sono del parere che i dischi non vanno ritoccati nel mix durante il remastering, perchè se suonava male negli anni '80, lo voglio che suona male anche oggi! E' una testimonianza di un'epoca, e non la voglio riadattata al gusto di oggi. Va bene per il ''restauro'' audio, però... Il remaster di Rust in Peace è inascoltabile per me. Sono cresciuto con un tipo di suono per quell' album, e oggi mi sembra un'altra cosa. Pareri strettamente personali ovviamente. Ripeto, un pò come gli affreschi: va bene il ''restauro audio'', ma sono anche le imperfezioni che ci hanno fatto innamorare di alcuni dischi e di un certo tipo di sound! Ma vi immaginate veramente Welcome To Hell ripulito nel remastering? Ha perso la sua importanza storica...
Newsted Head
Martedì 9 Febbraio 2021, 17.28.36
83
Ovviamente chiedo riguatdo alla qualità del suono non alla qualità degli album in questione
Newsted Head
Sabato 6 Febbraio 2021, 21.17.29
82
Quindi su spotify è diventato ascoltabile pure death magnetic, 13 e world painted blood?
JC
Domenica 22 Aprile 2018, 13.53.08
81
Articolo e commenti di altissimo livello. Grazie
Fabio Lanciotti
Domenica 22 Aprile 2018, 12.56.32
80
Rispondo "random": Raven, il livello del'ingresso della piastra era una cosa fighissima! Bisognava stare a ttenti al rapporto rumore/suono senza averne troppo per una registrazione/duplicazione troppo bassa e senza, però distorcere... I remaster attuali??? Immondizia, spesso! Ascoltare 1987 o SIT per rendersi conto che i piatti vanno in saturazione con buona pace del certosino lavoro di Birch & co... Atteznione a pensare che anche negli anni 80 non si seguissero determinate leggi di "mercato" Di batterie triggerate e di chitarre registate con simulatori di ampli ce ne erano già a iosa. La differenza tra un suono "nature" e uno artificialmente ottenuto è verificabile: basta confrontare tutte le produzioni di Birch o Templeman, dei Maiden o degli AC/DC (esempi di scuola) con quelle di tanti altri per scoprire che c'era già tanta "elettronica" in mezzo..
duke
Venerdì 20 Aprile 2018, 22.08.03
79
grande articolo....molto interessante...
TheSkullBeneathTheSkin
Venerdì 20 Aprile 2018, 17.04.04
78
piastra technics e predilezione per le tdk al cromo... in effetti col gain ci andavo abbastanza deciso a volte, per livellare un minimo i volumi delle "cassettine miste"... ma il vero crimine era giocare di fade in-fade out per isolare un bell'assolo oppure per eliminare ciò che mi stufava tipo lunghe outro, ecc. Ad oggi questa macelleria l'avrei fatta solo su woman dei wolfmother: strepitosi i primi due minuti, dopo fade-out sicuro
Raven
Venerdì 20 Aprile 2018, 16.53.31
77
Dimenticavo i danarosi che avevano anche l'equalizzatore
rik bay area thrash
Venerdì 20 Aprile 2018, 16.52.16
76
Piastra :akay, con regolazione dei picchi e dell'uscita dei canali dx e sx, dato che i vinili venivano 'incisi' con l' uscita dx e sx non uguali. Piatto : piooner con braccio automatico e regolazione 'digitale' dei famosi 33/1/3 del piatto. Equalizzatore : piooner per l'equalizzazione dei suoni. Nastri : tdk al ferro/cromo. Tanti sacrifici ma anche tante soddisfazioni . Adesso non ho più il rack sopra descritto, ma questa è tutta un'altra storia .... comunque @Raven, vedo che più o meno eravamo dei piccoli 'ingegneri' del suono, diciamo che ci ingeniavamo per ottenere il miglior risultato possibile con i mezzi che avevamo a disposizione .... a raccontare questi piccoli 'accorgimenti' sembra di parlare di preistorica, in realtà non sono passati così tanti anni
Raven
Venerdì 20 Aprile 2018, 16.14.36
75
Personalmente avevo uno stereo che si potrebbe definire "inqualificabile", ma bastava regolare volumi e toni per superare o no la zona rossa. C'erano amici danarosi, però, che avevano piastre di livello, alcune dotate anche di regolazione di fine bias. Dopo un po', in base alla marca, potevi dare delle "direttive di registrazione" per ottenere il risultato migliore e scegliere il nastro più adatto. Tutte cose che oggi fanno ridere
Silvia
Venerdì 20 Aprile 2018, 16.10.59
74
***rec non play scusate
Silvia
Venerdì 20 Aprile 2018, 16.10.31
73
@Raven ma che impianto avevi, LOL? Noi potevamo solo premere play
Raven
Venerdì 20 Aprile 2018, 16.07.12
72
@Fabio Lanciotti: Mi hai fatto venire in mente tanti pomeriggi passati a duplicare vinili su cassetta, stando bene attenti a regolare la registrazione in modo che l'ago dell'indicatore di picco (poi diventato un led) arrivasse a "pizzicare", ma non a superare la zona rossa per lasciare un suono sporco e distorto anche sul nastro. Questo perché si perdeva inevitabilmente di qualità e le registrazioni sembravano ovattate. Specialmente sui nastri al cromo od al metal, tanto che preferivo quelli al ferro o, al più, ferro /cromo. La piastra a disposizione, poi, produceva differenze enormi, ad esempio tra una Teac ed una Nakamichi. Almeno, per i fortunati che avevano i soldi per comprarle. Decisamente altri tempi
Robin89
Venerdì 20 Aprile 2018, 16.00.32
71
Analogico non si traduce necessariamente in migliore, dipende molto dalla pulizia del suono... I dischi thrash degli anni '80 sono tutto fuorché prodotti bene Spreading the Disease aveva una produzione imbarazzante per l'epoca, con qualche soldo in più avrebbero sicuramente cercato di migliorarla
Silvia
Venerdì 20 Aprile 2018, 15.17.56
70
@rik, condivido, anche se raramente trovo i remaster superiori ma come sai le produzioni da scantinato non mi disturbano tanto . Hai ragionissima sull’ultima frase e x fare un esempio, c’è una differenza incredibile fra il demo e il pezzo sull’album di Shroud of Urine da Tempo of the Damned degli Exodus./// Comunque ragazzi/e io non sono sicura che sia la Loudness War a rendere le produzioni plasticose quindi come gia’ detto prima leggo un po’ di teoria perche’ non so esattamente a cosa porti tecnicamente superare il primo led come si dice nell’articolo.
rik bay area thrash
Venerdì 20 Aprile 2018, 15.09.20
69
È molto importante una buona produzione. Questo non significa: bombastica, plasticosa, artificiale, processata e quant'altro. Per me significa: suoni reali che rispecchiano l'effetivo suono dello strumento e quindi anche della voce. I suoni, per capirci, quelli che negli eighties, erano chiamati analogici. Caldi, pastosi, reali. Ci sono molti gruppi, anchemillennial, che cercano di ottenere pproprio quel suono analogico. E si può. Perché la tecnologia moderna lo consente. È solo una scelta dell' artista (della band) e di chi li produce, avere un 'dato' sound. Essendo cresciuto musicalmente negli eighties, è il suono che prediligo e che rispecchia il mio gradimento. Mi accorgo spesso, che ci sono persone che se un disco non suona 'moderno' e cioè 'bombastico' lo reputano di scarsa qualità. È interessante notare come questa 'produzione' cioè 'come suona' quel disco, sia molto attuale quando vengono realizzate le re-issue, di album datati. Quanto 'distorgono' il suono originale in favore di una produzione 'moderna'? Ho album che hanno subito il re-master che suonano molto bene. E cioè con una produzione 'reale' e altri dove hanno snaturato l'essenza stessa del discooriginale. È iincredibile quanto la 'produzione' di un disco possa aumentarne, come diminuirne, la resa e la qualità finale. (Imho)
TheSkullBeneathTheSkin
Venerdì 20 Aprile 2018, 14.08.26
68
@robin89: credo tu abbia ragione, la cosa ridicola in tutto questo è che nel momento in cui le produzioni sono "tutte bombate uguale" sto loudness è una sorta di invariante, di offset comune, resta comunque la qualità delle composizioni stesse.... è un discorso che ricorda molto il doping o sembra solo a me?
Robin89
Venerdì 20 Aprile 2018, 13.54.27
67
I dischi prodotti dalla Roadrunner Records suonano tutti così: ultrapompati, plasticosi, dal volume spropositato. Una vera piaga purtroppo
Silvia
Venerdì 20 Aprile 2018, 13.13.23
66
@Fabio "spesso incontro "fruitori" che scambiano la qualità (una buona registrazione) con la quantità (il volume)." Io questa cosa non l'ho mai capita e forse mi risultera' piu' chiara leggendo un po' di teoria ma a naso mi sembra lo stesso concetto di chi crede che aumentando il gain sull'ampli la chitarra suoni piu' potente (cosa non vera x me).
Fabio Lanciotti
Giovedì 19 Aprile 2018, 15.31.25
65
Grazie @Raven. In Effetti la risposta era lunghissima e alla fine l'ho sintetizzata. @The Skull Sono qui, registrato. E mi trovo molto bene perché si parla di tutto e con libertà di pensiero. \m/
Raven
Giovedì 19 Aprile 2018, 14.52.40
64
Se scrivete direttamente nel campo dei commenti e lo scritto è lungo, è facile che la pagina scada ed il commento vada perso. Conviene, in questi casi, scrivere a parte e poi fare copia-incolla su una pagina appena aperta.
TheSkullBeneathTheSkin
Giovedì 19 Aprile 2018, 14.17.17
63
@Fabio, è successo anche a me di recente, sempre e solo con messaggi lunghi. Inspiegabile perchè poi messaggi corti invece passano. Boh. Comunque la domanda non dovevo farla., non preoccuparti. Piuttosto grazie ancora del tuo intervento, in questi giorni lo sto mostrando a molti amici appassionati di musica in generale e tutti apprezzano e dimostrano interesse, anche per il libro di Byrne. Passa a trovarci ogni tanto, sei superbenvenuto!
Fabio Lanciotti
Giovedì 19 Aprile 2018, 14.17.02
62
@TheSkull Non posso rispondere alla tua domanda. Semplicemente perché non ho una risposta. Nel corso degli anni ho incontrato manager/PR/discografici sinceramente innamorati del prodotto e dell'artista che proponevano così come ne ho incontrati altri per i quali si trattava solo di un numero di catalogo da piazzare al miglior acquirente. Nessuna delle due posizioni è "giudicabile" e dare una risposta significherebbe "generalizzare" un giudizio su una intera categoria. Posso dirti, però, che spesso incontro "fruitori" che scambiano la qualità (una buona registrazione) con la quantità (il volume).
Fabio Lanciotti
Giovedì 19 Aprile 2018, 13.42.14
61
Sto Provando a rispondere da qualche giorno ma deve esserci un bug che non mi fa postare la mia risposta, abbastanza articolata
TheSkullBeneathTheSkin
Martedì 17 Aprile 2018, 14.00.52
60
@Fabio Lanciotti : grazie ancora della spiegazione, leggendo il tuo scritto però mi viene in mente un'altra domanda a cui forse tu puoi rispondere... in pratica, sembrerebbe convinzione delle label che una "adeguata" pompatura dei suoni possa trasformare il mediocre in ottimale? Cioè quell'aspetto è considerato parte di un prodotto che se ne fosse privo sarebbe automaticamente scadente o semplicemente "non all'altezza" ?
Silvia
Martedì 17 Aprile 2018, 13.45.19
59
Grazie mille @Fabio Lanciotti, è un argomento che mi interessa molto e approfondiro' sicuramente!
Fabio Lanciotti
Martedì 17 Aprile 2018, 13.25.41
58
Ciao. Anzitutto grazie all’amico Francesco “Raven” per aver scritto questo articolo, importante a livello di divulgazione, e per avermi coinvolto. C’è tutto un mondo dietro le registrazioni musicali, che sono il mio mestiere da diversi decenni, ormai (l’età avanza, purtroppo). Sempre a livello divulgativo consiglio due libri, molto scorrevoli e diretti ai “non addetti ai lavori”: “Come Funziona la Musica (How Music Works)” di David Byrne e “L’Estate dell’Amore” di George Martin. Per chi è curioso e vuole approfondire, ci troverà mille spiegazioni su come viene confezionato un prodotto discografico, dagli albori delle registrazioni di fine 1800 fino ad oggi (soprattutto quello di Byrne). In merito all’articolo di Francesco, posso solo aggiungere che, in passato, la Loudness War ha rovinato diversi miei lavori, soprattutto quelli di alternative rock e di music cantautoriale. Per questo ho deciso, anni fa, che ogni volta che sono coinvolto al 100% nella produzione, cioè quando produco artisticamente il disco, e non sono solo un sound engineer, faccio sempre in modo di seguire ogni passaggio con la minima attenzione, dallo studio (non sempre il mio) dove verranno realizzate le registrazioni, al tecnico che mi assisterà, fino allo studio di mastering e alla fabbrica di stampa, Il vinile e il nastro magnetico (le cassette e non solo), supporti per i quali sono stato addestrato a operare quando ero studente, presentavano un livello “fisico” che non era possibile oltrepassare, pena il salto della puntina del giradischi, o pena l’effetto distorsione sulle cassette. Se registravi una cassetta a volumi non consentiti, cioè oltre il primo led rosso della piastra, l’effetto che si otteneva era simile a quello di collegare il walkman dentro una testata Marshall settata con il gain al massimo. Con il digitale la faccenda è cambiata totalmente e, a molti miei colleghi di nuova generazione, sembra sensato “sfondare” il muro del suono. Io non sono d’accordo. In dominio digitale si può andare facilmente oltre l’equivalente (digitale) del primo led rosso, ma al costo di sacrificare frequenze che io reputo importanti in un mix e, invece, amplificandone altre che, nel missaggio originario, era buona cosa mantenere a regime. C’è anche da aggiungere che, spesso, il lavoro di chi si rifiuta di partecipare alla LW è messo in discussione da “chi paga” e noi tutti si tiene famiglia. E’ un mercato e come tale va gestito. Nel 2011 ho scelto di non avere più niente a che fare con il mainstream e di dedicare le mie fatiche e il mio tempo solo all’underground. Per questo consiglio sempre, a chi si autoproduce (o è gestito da una piccola label indipendente), di fare la “Loudness Peace”. La Loudness War va lasciata ai colossi della discografia, nella loro corsa insensata a distruggere il mercato. Mettersi a combattere una guerra inutile, con armi che non ci appartengono, per competere con chi non ti si filerà mai, è un atto artisticamente insensato e commercialmente controproducente. Se vuoi ascoltare più forte, gira la manopola e alza il volume! Pace & Amore
No Fun
Venerdì 13 Aprile 2018, 13.17.35
57
Che bell'articolo, utile e comprensibile anche per un ignorantone come me. Tra l'altro mi è venuto un tuffo al cuore leggendo di Raw Power. Avevo il cd con la versione mixata di Bowie, comprato in una bancarella in Ungheria, prestato a una tipa che poi è sparita (aaargh!!). L'ho ricomprato in rete non sapendo che fosse una nuova versione remixata da Bruce Dickinson ( no, non è quel Bruce Dickinson ). Ergo, rivoglio la prima versione con quel suono da scantinato come deve suonare!
TheSkullBeneathThewallOfSound
Venerdì 13 Aprile 2018, 11.15.31
56
Allora grazie a Raven e a Fabio!
Raven
Venerdì 13 Aprile 2018, 10.57.59
55
@54- la domanda mi ha incuriosito e dato che nemmeno io possiedo una preparazione tale da poter entrare in argomento in maniera assolutamente sicura, ho chiesto aiuto ad un produttore/fonico/musicista di grande esperienza -Fabio Lanciotti- il quale mi ha risposto così: "Se è un concerto, al forum, il 90% degli ampli è spento ed è per scena.Ciò che sente è filtrato dal mixer, con equalizzatori e compressori e poi dal PA, con i suoi equalizzatori e compressori.Quindi, sostanzialmente, ascolta un disco a un volume che i vicini non permetterebbero mai. Da 40 anni, ormai, la tendenza negli eventi live è quella di suonare "come il disco".
TheSkullBeneathTheSkin
Giovedì 12 Aprile 2018, 17.03.56
54
Credo che @silvia non abbia tutti i torti riguardo a due possibili temi che si accavallano, ma magari li abbiamo solo conosciuti come fenomeni distinti e non abbiamo mai pensato di metterli in relazione. Anche io non ho la preparazione adeguata ad affrontare l'argomento e mi chiedo una cosa, magari qualcuno di voi sa rispondermi: sono al forum di assago, davanti ad un muro di marshall.... quel che sento ha una dinamica flat stile DIRT oppure no? La dimensione live è più simile alla compressione o alla dinamica naturale?
Silvia
Martedì 7 Novembre 2017, 0.28.54
53
Grazie x la precisazione Luky, ma allora credo che nella discussione e nell’articolo si stiano considerando e sovrapponendo concetti diversi... o forse mi sta sfuggendo qualcosa
Luky
Martedì 7 Novembre 2017, 0.19.21
52
Silvia, gli unreal terror si riferiscono al fatto che, superata una certa soglia di decibel, spotify riduce automaticamente il volume della canzone a uno prefissato, proprio per cercare di impedire la loudness war, che invece solitamente è presente se ascolti la musica da cd. Ad esempio, se un disco è stato prodotto con volume 8 e uno con volume 10, su spotify li senti entrambi a volume 7 (valori casuali), mentre un cd con volume inferiore a 7 lo senti cosí com'è, ad esempio un disco prodotto con volume 5 rimane a 5 su spotify.
Silvia
Lunedì 6 Novembre 2017, 23.36.33
51
L'articolo è davvero interessante ma mi lascia molto molto perplessa il riferimento a Spotify e allo streaming nel #50 riferito all'intervista. Mi spiego meglio, perché non si potrebbe beneficiare anche nello streaming di un suono più dinamico? Non mi è proprio chiaro.... Fra l'altro parecchi di noi non amano x niente il "suono piatto" (si può chiamare così?) io in testa, proprio non lo sopporto, e mi manca moltissimo quel modo di incidere in cui si sentiva il tocco del musicista. Cosa che però non è dovuta solo ai suoni ma anche all'eccessiva digitalizzazione delle registrazioni in sé (eccessivo ritocco in sede di mixaggio, esempio). Purtroppo solo gli artisti possono farsi valere da questo punto di vista, pretendendo di incidere in un modo più dinamico appunto e/o meno "processato". Sono sicura che x molti generi (non tutti chiaro) si incontrerebbero maggiormente i favori degli ascoltatori. Purtroppo noi non possiamo fare molto, gli album originali "vecchi" costano uno sproposito e personalmente non mi va di supportare un mercato del genere. Infatti in qualche caso preferisco addirittura i CD/cassette duplicati all'epoca piuttosto che certe orripilanti rimasterizzazioni che stravolgono gli album (Tales from the Twilight World dei Blind Guardian esempio su tutti almeno x me). X il resto, se un album ci piace è difficile non acquistarlo solo x la produzione anche se x me è un fattore che ha un grandissimo peso
Raven
Lunedì 6 Novembre 2017, 22.25.03
50
Dall'intervista agli Unreal Terror: "Credo che il wall of sound e le compressioni estreme siano una scelta stilistica che funziona benissimo per certe band, come Lamb of God e Five Finger Death Punch e meno per altre. E comunque, per citare il grande Alex Reverberi, il quale ha curato il mastering del nostro disco: “The loudness war is over.” Ed a farla finire ci hanno pensato Spotify e le piattaforme di streaming digitale, che abbassano i livelli di loudness su quelli da loro stabiliti, quindi c’è poco da urlare".
SimonFenix
Martedì 14 Aprile 2015, 10.47.56
49
@steelminded Non credo, principalmente per il fatto che la maggior parte dei dischi dal vivo sono già parecchio ritoccati in sala di registrazione, chi leggiermente chi in maniera massiccia (Live At Leeds degli Who, per esempio) per correggere gli errori, alzare la voce in punti che non si sente alzare o abbassare la voce del pubblico. Per esempio per quanto adori Peter Gabriel (ho tutti i suoi lavori in studio) non comprerò mai un suo album dl vivo per la sua maledetta abitudine di rimaneggiarli (Archive 1967-1975 dei Genesis ma anche Plays Live).
mobydick
Lunedì 2 Marzo 2015, 12.46.24
48
@entropy si tendenzialmente dal 2000 in poi c'è stato un drastico prggioramento della situazione, in ambito metal specialmente. C'è qualche (rara) eccezione dipo gli album degli Iced Earth si mantengono su dinamiche dignitose. Poi esistono anche altre cose salvabili ad esempio esiste una versione espressamente battezzata "full dynamic range" di Slaughter of the Soul, che suona un gran bene . Certo il quadro generale in special modo del genere, è piuttosto avvilente, bisogna saper cercare bene. Per il discorso di riuscire ad apprezzare la differenza molto dipende dall'impianto in cui ascolti, ma se tipicamente metti a confronto una copia "REM" a una originale, in cuffia, te le accorgi facilmente
entropy
Martedì 24 Febbraio 2015, 21.51.22
47
@ mobydick . grandissima segnalazione, il sito è davvero interessante e divertente da esplorare. In pratica tutti i cd dal 2000 in poi fanno cagare! Meno male che a quanto pare non ho orecchie così fini da avvertire troppo questi difetti.
ManOwaL
Lunedì 23 Febbraio 2015, 20.06.05
46
@steelminded: assolutamente si.
steelminded
Lunedì 23 Febbraio 2015, 19.58.33
45
Scusate ma sugli album registrati dal vivo esiste anche una loudness war?
mobydick
Lunedì 23 Febbraio 2015, 17.02.40
44
scusate mi correggo, la scala dinamica va da 0 (pessima) a 20 (massima)
mobydick
Lunedì 23 Febbraio 2015, 16.50.29
43
bell'articolo, bravo! la loudness war è una vera piaga che in molti ignorano, purtoppo. Non ce la faccio a leggere tutti i commenti e non so se qualcuno lo ha già segnalato ma esistono dei semplici software che analizzano la dinamica dei brani e ne valorano la bontà in una scala che ha il valore massimo a 14. Esiste anche un database che viene implementato grazie a questa applicazione e che è fruibile a tutti lo trovare qui http://dr.loudness-war.info/ e dove potete trovare analizzate diverse registrazioni degli stessi album (con i relativi dati per identificarle, tipo anno di pubblicazione e/o numero di cataolgo) con il relativo valore di dinamica. Utilissimo per avere un dato certo e inequivocabile di quanto esposto nell'articolo.
Il Rettiliano
Domenica 15 Febbraio 2015, 17.48.24
42
@Dany 71: in effetti prima di andare a letto, dopo una estenuante serata di lavoro a stretto contatto con i turisti, spararsi un giro di "So far, so good... so what!" in versione rigorosamente NON rimasterizzata ha un suo perché...
Arrraya
Domenica 15 Febbraio 2015, 13.26.14
41
Io ho ancora lo stereo Technics della Sony del 1984, con il tastino "Loudness" di fianco a quello del volume... mai toccato. Sporcava troppo il suono. un remaster ottimo fu quello dei Led Zeppelin con la raccolta del 1990, "Remaster" appunto. registrazioni fatte cosi bene da essere impeccabili anche in cassetta. Orribili quelle dei Megadeth. Suono perfetto anche sulla cassetta al cromo tdk per "Empire" dei Queensryche, grazie allo sdoppiamento effettuato su un impianto hi-fi di alta qualità, perchè era quello a fare la differenza nelle cassette, visto la presenza dei "cubi" compatti veramente scarsi e... infedeli. Comunque non bisogna essere esageratamente tradizionalisti, gli mp3 sono comodissimi e utilissimi, ma chi ha conosciuto e vissuto i vari supporti, sa che non si può ridurre il tutto alla qualità audio, ma qui si va off topic.
Third Eye
Domenica 15 Febbraio 2015, 13.24.14
40
La questiona è piuttosto complessa, difficile cioè da comprendere e interpretare, se non in termini diciamo generici; c’è a mio avviso un problema dell’assuefazione ad un certo tipo di prodotti che è tale per cui a volte diventa difficile anche solo pensare a fare delle distinzioni tra un’opera e l’altra, ragion per cui il pubblico diventa una sorta di spugna che assorbe e assimila qualunque cosa. Anche laddove esistano elementi forti a sostegno delle tesi di chi predilige una maggiore naturalezza del suono credo che poi tutto rientri inevitabilmente nelle solite dinamiche della domanda e dell’offerta che vedono gli ascoltatori come meri consumatori di prodotti che scelgono ciò che più li aggrada, quindi in questo senso considero velleitario l’invito al cambiamento fatto dall’autore dall’articolo.
tino84
Domenica 15 Febbraio 2015, 12.08.23
39
grande articolo io combatto la loudness war alla solita maniera, pc con scheda audio dedicata, buon ampli, e diffusori seppur vecchiotti, 3 vie con woofer da 12", senza dimenticare i sub da 12" e per gli ascolti notturni, cuffie open baffle e via ah, che sacrifici che faccio per metallized PS: mi viene strano pensare che album storici, tipo Altars of Madness o Malevolent creation, sunavano forti e potenti, senza necessità di loudness e compressioni oscene...
entropy
Domenica 15 Febbraio 2015, 6.56.57
38
Aggiungo un idea... Ma perché non fate una rubrica che ogni tanto si occupi dei CD " rimasterizzati" e che dica dove il lavoro di modernizzazione del CD sia stato fatto in modo rispettoso e dove invece abbia snaturato il senso del disco? Credo che sarebbe molto utile per orientare scelte da acquisto ( prezzi permettendo)
entropy
Sabato 14 Febbraio 2015, 23.52.49
37
molto interessante l'articolo, che chiarisce meglio la questione nuclear blast (nel senso che ormai sotto ogni recensione di gruppi nuclear, si finisice per parlare più della questione produzione, che degli album in se). Ci sono molti spunti interessanti (tra l'latro il problema con la musica classica o in genere con i dischi che vanno da "basso" ad "alto", è anche il fatto che il volume dello stero spesso non si può alzare abbastanza anche causa vicini che si lamentano.. il che è una vera tragedia) In ogni caso io sono sempre stato tra quelli che affermavano che la campagnia contro la nuclear blast e i suoni bombastici era eccessiva, tra quelli che diceva che per me ne facevate una tragedia eccessiva. Però ripeto almeno ora grazie a questo articolo ho compreso meglio i termini della questione. In ogni caso devo dire che per la prima volta ho capito il perchè di tanto odio verso questa etichetta ascoltando il nuovo album dei blind guardian, che all'inizio mi sembrava fatto di suoni terribili e impastati. Un ultima cosa, sulla questione dischi rimasterizati: in effetti spesse volte le edizioni rimasterizate suonano molto diverse, il che è cmq fastidioso, perchè io vorrei cmq la versione "originale".. però la soluzione che prospetta l'articolo non è praticabile!! le edizioni originali spesso sono introvabili o cmq hanno prezzi assurdi, e quindi comanderanno i soldi, ma di certo non posso buttare 60 euro per un cd (che magari conosco anche a memoria) se la versione "nuova" va via a 10 euro... a meno che non sia davvero pieno di soldi o super fissato
HeroOfSand_14
Sabato 14 Febbraio 2015, 19.40.59
36
Mi è ßempre interessato molto l argomento, e sono contento di trovare un articolo dedicato alla Loudness War su Metallized, complimenti Raven. Non essendo esperto nel settore (non ho un udito fine, ascolto prevalentemente canzoni in 128 kbps un mp3 per risparmiare spazio sul lettore e non sento differenze con altri formati o kbps, purtroppo..) non tutto mi ė chiaro, ma l'obiettivo delle làbel e dei gruppi che utilizzano i volumi sempre più alti sono ovvi, ma per fortuna so di gente che, come me, ama il sound precedente al 2000, grezzo, basso ma pulito, chiaro. E ottimo l intervento di Fabio, una band che pio esplodere e va in studio, ovviamente ha solo l idea di ifinire presto per pubblicare il disco, spesso ci si dimentica dei dettagli, di provare e riprovare lo stesso pezzo per migliaia di volte e la differenza si sente..
raven
Sabato 14 Febbraio 2015, 17.54.22
35
Mi sa che non hai inquadrato bene i termini della questione. Non è questione di volume, ma di dinamica. Ti inviterei a rileggere con più attenzione sia l'articolo che alcuni commenti.
Frency Sabaton \\\'99
Sabato 14 Febbraio 2015, 16.45.47
34
*un casus belli usato come scusa
Frency Sabaton '99
Sabato 14 Febbraio 2015, 16.44.45
33
Francamente non capisco davvero la questione. Perchè dovremmo lamentarci se un prodotto musicale viene confezionato a volume più alto, quindi più facile da ascoltare e percepire? Cioè oggi che abbiamo queste tecnologie non vedo perché dovremmo limitarle in nome di una "purezza della musica" che, secondo me, è spesso più un casus belli per poter spalare un pò di merda gratuita sulla Nuclear Blast e sulla modernità in generale.
Fabio Palombi
Sabato 14 Febbraio 2015, 15.54.55
32
@Arrraya, anche la tua è una bella domanda, sono contento di poterti rispondere. Ti dico come la vedo... il digitale è una figata, costa poco e da ottimi risultati se usato a dovere, non ho nulla contro (sarei anche stupido... ho un sistema basato su protools in studio) ma ai giorni nostri la gente ne ha travasato il significato. Protools è uno strumento splendido in grado di permettere a tutti con un investimento relativamente basso di sfogare la propria creatività, di sperimentare e scoprire i propri orizzonti musicali, cosa che una volta era totalmente inaccessibile se non agli addetti del settore...ma non è una soluzione ai problemi tecnici individuali e non può sostituire il percorso artistico di un giovane musicista che deve per forza toccare con mano i propri limiti, vivere delle sconfitte, rialzarsi in piedi con umiltà e sforzarsi di accrescere con l'esperienza la propria consapevolezza artistica. Questo dato è fondamentale... Lo ripeto... protools è uno strumento ma non è la soluzione. I giovani musicisti ne fanno l'uso sbagliato, lo vedono come un mezzo che rende tutto possibile e non si rendono conto che stanno commettendo un grave errore, ovvero quello di non sviluppare la propria identità come artisti, di non avere coscienza dei propri limiti... si spingono oltre e poi non si rivelano all'altezza. L'avvento del digitale ha permesso a persone come me e tanti altri di poter avere uno studio di registrazione e contribuire alla crescita artistica di tante persone e di produrre musica con il conseguente abbassamento dei costi di realizzazione della stessa. Questo è splendido, ora con un basso budget puoi avere il tuo disco.. il problema però non è con che mezzo lo fai, perchè ormai anche il digitale produce ottime sonorità, molto vicine al dominio analogico... ma è come lo fai!!! Questo mi porta a dirti quello che penso sia la cosa fondamentale che sia venuta a mancare in tutti questi anni con l'avvento dell'era digitale... il concetto di limite. Sta tutto lì!! Se tu vai in studio e non sai suonare una parte non c'è problema!!! ci pensa protools!!! il cantante canta a caso? ci pensa protools... e così via. Una volta entravi in studio, e il prodotto finale eri tu!!! Se le cose non le riuscivi a suonare tornavi a casa e la tua carriera musicale finiva lì... c'era selezione, si lottava ogni giorno con i propri limiti, c'era chi si arrendeva e chi ricominciava tutto da capo. Ora non più... è questo che è sbagliato!! parlavi di costi... hai ragione! tutto gira intorno al budget e al tempo (soprattutto per le band esordienti)... più stai in studio più spendi... ma è anche vero che se tu sei molto preparato, e lavori con dei professionisti, in studio ci stai davvero poco e in questo modo puoi anche accedere a studi migliori e lavorare con grandi produttori. I soldi sono un problema di tutti è ovvio, ma non sono la causa che ci ha condotto a tutto questo, il digitale non è la (sola) causa a mio modo di vedere, bisogna tornare ad imporsi dei limiti fisici per realizzare i dischi, sia che siano realizzati in analogico su nastro che su protools, solo così si potrà ridare il calore e il feeling delle performance dei grandi artisti del passato alla nuova generazione digitale.
metallo
Sabato 14 Febbraio 2015, 15.18.28
31
Ottimo articolo @Raven, in parte e indirettamente ne avevamo parlato gia' in altri post.,questa purtroppo sembra essere la tendenza attuale anche se resistono tenacemente eccezioni a questa corsa verso la follia pura.Ma la domanda rimane sempre quella, chi vuole questo? Gli ascoltatori/fans? Le case discografiche?i produttori, tecnici/ingegneri/mixatori? oppure le stesse bands?.Chi vuole questa tendenza al loudness war e all'omologazione di certe produzioni con queste tipologie di suoni regolate cosi' malamente?.E' difficile rispondere a tali domande , per me e' un concorso di colpa tra bands e labels, (per motivi di presa sul pubblico , economici e di tempo)sanno inoltre che certe frequenze influiscono di piu' su certe ipofisi e orecchie, inoltre fare alla vecchia maniera come dice Palombi , comporta tempi piu' lunghi e piu' precisione e attenzione, che oggi in pochi sembrano voler riprendere, se un gruppo ha fatto presa per moda, gli altri tenderanno a seguirlo almeno imitandolo per sonorita' regolate in quel modo, e il serpende si rimorde la coda, non posso far altro che appellarmi al buon senso di chi ascolta musica, tutti noi posdiamo fermare questa tendenza.
Fabio Palombi
Sabato 14 Febbraio 2015, 14.25.16
30
Parole sante @vitadathrasher!!!! Di fondo come spesso accade c'è un problema culturale e poca consapevolezza che esista veramente. Ad esempio, nel mio piccolo cerco di lavorare con le band giovani nel modo più costruttivo possibile dando aiuti concreti invece che una serie infinita di ritocchi ed edit vari su protools etc.. perchè sono fermamente convinto che basterebbe avere più consapevolezza delle proprie capacità e collaborare con persone che siano in grado di metterti di fronte ai tuoi limiti in modo chiaro ma soprattutto costruttivo. E' solo un piccolo tassello e peraltro purtroppo non sempre si riesce a fare (in passato ho sbagliato anche con i miei dischi personali quindi... è facile cascarci!!) ma penso personalmente che sia l'atteggiamento migliore per produrre musica di qualità, e la qualità paga!!! non ci sono cazzi!!
Arrraya
Sabato 14 Febbraio 2015, 14.21.03
29
Ciao Fabio Palombi, ottimo intervento il tuo. Volevo chiederti se quello che scrivi non sia dovuto al fatto che produrre con questi sistemi odierni abbatta i costi, di conseguenza il fatto economico incide. In spiccioli: chi è che rimane in studio per tre settimane per ottenere un suono di batteria come si deve, dovendo pensare al budget e ai costi dello studio stesso? sistemando le cagatine a casa con le nuove possibilità nell' editing? Microfonare un Marshall piuttosto che un Orange quando c'è un Kemper che ti risolve tutto (ma senza risolvere la qualità effettiva del musicista).La scarsa qualità di quest'epoca è dovuta proprio a quello che dici, ma in sostanza è tutto un problema di soldi anche qui, che mangia la coda alla scarsa capacità artistica (artistica sottolineo).
Vitadathrasher
Sabato 14 Febbraio 2015, 13.23.43
28
Quello che dici è vero. Infatti prima c'era selezione, oggi questa "libertà" compositiva crea un marasma di mediocrità. Ma poi nei live i nodi vengono al pettine se non si è capaci di rifare quello che si è fatto dopo ore di sessioni e ritocchi su protools.
Fabio Palombi
Sabato 14 Febbraio 2015, 10.55.36
27
Quello della loudness war è un discorso piuttosto complesso, e anche piuttosto datato ormai, ma mi fa piacere vedere in questo articolo un tentativo di educare gli ascoltatori a riguardo, bravo Raven! Voglio però dire qualcosa in più. Ho notato, anche in molte altre discussioni (che seguo con curiosità perchè registrare e produrre dischi è il mio lavoro) che si tende a dare la "colpa" della questione solo alle etichette che richiedono standard di compressione sempre più elevati o alla guerra per chi ce l'ha più grosso tra fonici. Non ho la presunzione di sapere quale sia il più giusto punto di vista sulla questione ma una cosa la so di certo, trovo inutile parlare di range dinamici nella musica quando questi non esistono nelle composizioni del 90% dei gruppi metal degli ultimi 15 anni. Manca la dinamica nei brani, manca alla radice! Gli arrangiamenti sono piatti, sterili, e questo dipende in gran parte dal largo uso (sbagliato) della tecnologia che si fa in studio e che usano gli "artisti" quando compongono. Il problema a mio modo di vedere, non è il volume elevato (che trovo sia una conseguenza dell'avanzamento teconologico) ma il moderno approccio alla composizione che annulla il fattore più importante della musica, cioè... suonarla insieme fisicamente... per ore.. sudando come delle bestie per essere perfetti e preparati. Se le band avessero questo atteggiamento tutti quanti potremmo fruire di musica più dinamica, viva, calda e VERA... saremmo anche in grado, visto il livello tecnologico attuale, di mantenere la dinamica della registrazione pur producendo supporti moderni dal punto di vista sonico e avendo lo stesso un volume enorme senza sacrficare la dinamica. Se si ritornasse a registrare una parte strumentale di un brano con tutti i musicisti in sala in una esecuzione corale e perfetta, senza ritocchi (vedi copia incolla su protools ed editing maniacale del singolo strumento) vi posso assicurare che le cose sarebbero mooolto diverse dalla situazione attuale. La verità è che tante band probabilmente non sarebbbero neanche in grado di farlo, ma questo è un fattore positivo, il mercato discografico è saturo di gente che su disco spacca e dal vivo fa cagare... questa gente sparirebbe dal mercato. Quindi, concordo con tutto quello che ho letto in questo articolo e con quasi tutti i commenti, volevo solo aggiungere questo fattore che secondo me è determinante e anche se un filo utopistico, credo sarebbe risolutivo per tutte le parti coinvolte nel gioco.
klostridiumtetani
Venerdì 13 Febbraio 2015, 22.47.21
26
Il fatto è con gli LP c'erano dei limiti "fisiologici" o meglio tecnologici, che ponevano dei limiti "strutturali", che non potevano essere superati con le tecnologie di quei tempi! Con il CD il limite si è spostato verso "l'infinito" e c'è chi ne abusa a dismisura, ma attenzione! Il più delle volte è una pratica imposta alla band! "O fai il disco così, o quella è la porta, e arrivederci!"
Arrraya
Venerdì 13 Febbraio 2015, 22.37.41
25
Forse non ho espresso bene il concetto del vinile rispetto alla loudness war, ma ci riprovo. I bassi erano assolutamente e rigorosamente controllati, la dinamica era importante, altrimenti si correva il rischio di danneggiare le costosisime testine da taglio del masterizzatore della matrice che sarebbe servita a stampare i vinili. Di certo la LW era gia in atto, ma non a livelli ridicoli di oggi, anche perchè prima c'era il "limite" tecnico del processo del vinile ad essere un argine naturale.
Vitadathrasher
Venerdì 13 Febbraio 2015, 22.20.43
24
Questi metodi di mastering vengono usati esclusivamente per ottimizzare il suono in funzione degli strumenti di fruizione che ci sono oggi e che le masse usano in maggioranza. Ogni mastering è fatto in funzione del supporto e dello strumento in cui verrà fatto suonare. Le stesse radio comprimono e quindi pompano ulteriormente il pezzo che va in onda per renderlo suonabile su ogni "radiolina".
klostridiumtetani
Venerdì 13 Febbraio 2015, 22.04.13
23
Comunque la "loudness war" è nata già prima dei CD, esisteva anche con gli LP, tanto per chiarire...
klostridiumtetani
Venerdì 13 Febbraio 2015, 22.00.33
22
@Master, chiarisco che non mi interessano i discorsi di agire in determinati modi per "combattere" qualcosa ognuno fa ciò che gli aggrada finchè non rompe i coglioni a qualcun altro , ti invito solo ad ascoltare le quattro versioni della canzone dei Beatles da te citate (che dovrebbe essere "Something"), su un impianto hi fi e vedrai che la migliore sarà quella del 1993 e non quella dell'83! E si era già in "loudness war". Come tutte le cose il male non è nel mezzo, ma nell'uso che se ne fa.
Arrraya
Venerdì 13 Febbraio 2015, 22.00.19
21
Una volta che il suono supera i 0 db viene automaticamente schiacciato dai limiter, altrimenti distorcerebbe, ma il suono che va oltre, più è alto e piu interviene il limiter a schiacciarlo, spezzando graficamente la forma d'onda, tagliandola di netto, ma non scompare, viene semplicemente schiacciata, compressa appunto, facendo perdere dei dettagli. Come comprimere un palazzo di 10 piani in uno da due piani. Questo fa si che il volume aumenti ma faccia perdere dinamica e dettagli. La musica in vinile aveva piu qualità perchè il tutto era studiato per il fissaggio sul disco. Ad esempio i bassi non potevano avere una escursione stereo, altrimenti la puntina del master del vinile sarebbe potuta saltare. Non superavano mai l' ora e i migliori qualitativamente erano i 45 giri, proprio perchè i solchi (ora sono traducibili con quelle forma d'onda che si vedono nelle foto qui sopra) avevano piu spazio. Quindi (se mi permettete di fare il paragone) è come riempire la facciata di un vinile con 40 minuti di musica per lato, schiacciando i solchi e rendendo difficile l'escursione della puntina...na tragedia. Credo che la tecnologia di oggi , per quanto riguarda la loudness war, abbia commesso degli errori, errori che sono comunque rimediabili.
klostridiumtetani
Venerdì 13 Febbraio 2015, 21.40.53
20
Io non sono così drastico. Come ho detto è una pratica che potrebbe anche giovare a certe sonorità. Il problema nasce quando una determinata "ideologia" viene imposta a priori, negando il libero arbitrio della band, che per pubblicare un disco deve sottostare a regole prestabilite (dalle label ovviamente)
Arrraya
Venerdì 13 Febbraio 2015, 21.38.24
19
Articolo doveroso e da far leggere a chi ha la mania del pisello piccolo/pisello grande. Non è raro leggere nei commenti delle lamentele su produzioni che hanno il "pisello grande" e che in realtà fanno schifo. Su certi album non si riesce proprio a sdraircisi sopra. C'è da dire che il cambiamento dei supporti ha favorito questa deriva. Molta musica si ascolta (alla cazzo) sul computer o addirittura (orrore) in streaming o su you tube, che è comunque buono come terreno di caccia, ma non è certo paragonabile all' Hi-Fi di un tempo. Ecco, sarebbe interessante ascoltare una produzione odierna in un impianto anni '80. Io non l' ho ancora fatto, ma se qualcuno di voi ci ha provato può dire la sua impressione. Sono dell' avviso che ogni musica delle varie epoche dl rock, sia stata concepita per funzionare sui supporti esistenti.
jek
Venerdì 13 Febbraio 2015, 21.36.24
18
A dir la verità non sono mai stato un perfezionista, da giovane mi mettevo le cuffie e mi sparavo musica nelle orecchie senza tanto lavorare sull'ampli, al massimo regolavo un po' i bassi, ora con le nuove tecnologie specialmente l'MP3 con il lettore non faccio manco quello. Effettivamente si nota una certa omologazione me tranne alcuni casi non mi disturba più di tanto, Noto invece, anche se un po' OT, che l'uso di questi mezzi non va a braccetto con la concentrazione sui brani, come dicevi @Raven l'ascolto non in casa ma in giro o sul lavoro porta alla fruizione della musica come sottofondo per cui alcune sfumature passano decisamente in secondo piano. Per il discorso della guerra, quando sento che c'è da andar contro a qualche lobby metto mano alla fondina!!
Master
Venerdì 13 Febbraio 2015, 21.35.35
17
@klostridiumtetani: conosco la differenza tra amplificazione ed equalizzazione, ma non capisco come si possa notare un'equalizzazione diversa a partire dai segnali nel dominio del tempo. Inoltre, la didascalia della prima immagine recita "Beatles, un leggero aumento di volume"; ho pensato quindi che, secondo Raven, anche un aumento di volume fosse qualcosa di spiacevole e da "combattere" come consumatore "responsabile". E mi chiedevo perchè...
Ulvez
Venerdì 13 Febbraio 2015, 21.22.24
16
la guerra del volume è il cancro dell'industria discografica e della musica in generale. purtroppo io faccio parte della generazione cresciuta con gli mp3, ma ho la fortuna di avere sottomano diversi dischi 'vecchi'. detto questo, old school tutta la vita.
Surymae
Venerdì 13 Febbraio 2015, 21.16.15
15
Bell'articolo su un problema che mi interessa molto, pur non avendo le conoscenze tecniche per coglierne tutte le sfumature. Persino nel mio piccolo - ascoltando musica in treno per far passare il tempo - noto delle differenze spaventose tra brani/album recenti e altri del passato. Ma anche tra album del passato che, evidentemente, hanno avuto differenti destini in sede di remaster: i Deep Purple, ad esempio, si sentono ben poco, anche nei brani più terremotanti, mentre i più "morbidi" Roxy Music si riescono a sentire nelle circostanze più disperate. Sarà tutto oro quello che luccica? Ed alcune produzioni di oggi sono davvero aggressive nel senso letterale del termine: io mi ricordo ad esempio di "Seven Sinners" degli Helloween, un inutile muro del suono in cui tutto era potente ma, ahimè, sempre uguale a sé stesso. Non a caso l'unica ballad del lotto (oltre a non essere un gran pezzo, ma questa è un'altra storia) suonava veramente sciapa e spompata. Mi piacerebbe che i produttori cominciassero a ragionare da ascoltatori, e non da affaristi...
klostridiumtetani
Venerdì 13 Febbraio 2015, 21.07.05
14
@Master, forse confondi amplificazione con equalizzazione (infatti gli impianti "top" dovrebbero essere senza equalizzatore, la rovina degli impianti stereo, e nonostante c'è chi se ne vanta! ), comunque come la vedo io la cosiddetta "loudness war" non la ritengo un male "assoluto" nel senso che alcuni tipi di musica potrebbero trarre giovamento da questa pratica, ma non tutti. Ad esempio un sound alla Motorhead, potrebbe trarne addirittura giovamento, mentre un sound alla Pink Floyd ne verrebbe devastato!
Master
Venerdì 13 Febbraio 2015, 20.36.23
13
@klostridiumtetani: ok, quindi il problema non è l'amplificazione. Ma dalle immagini corredate con i titoli, mi sembrava che fosse su quello il focus. Comunque, io possiedo Iconoclast su cd e trovo abbia un suono splendido. Certo non vintage o anni '80, ma veramente potente e pulito. Certamente non userei il "potere del mio portafogli" per convincere un artista a non produrre un album con questo suono. Ai giorni nostri, per i miei gusti, trovo molto meno apprezzabili le produzioni "vintage" con suoni più reali.
klostridiumtetani
Venerdì 13 Febbraio 2015, 19.06.13
12
@Master, il problema non è che il suono è "amplificato" come dici, ma che i volumi sono "livellati" verso l'alto, e la dinamica perde parecchio. Il tutto è più riscontrabile su un buon impianto hi fi che su delle cuffiette mp3
Master
Venerdì 13 Febbraio 2015, 18.43.55
11
Articolo interessante, come sempre quando scrive Francesco! Una domanda....il fatto, ad esempio, che per l'album dei Syomphony X, Iconoclast, si noti una dinamica diversa tra vinile e cd, significa che per il vinile è stato fatto un mastering differente, o non è detto? Ad esempio, leggevo che per l'ultimo dei BG, pubblicato anche in versione vinile, non è stato fatto un mastering differente per i 2 supporti, principalmente per ragioni di tempo. Altra domanda, premettendo che sono piuttosto ignorante in materia. Capisco il problema descritto quando, per far suonare tutto ad alto volume, si comprime la dinamica e il suono che ne esce risulta più compresso, ma quale dovrebbe essere il problema se semplicemente le forme d'onda, in un mastering più nuovo dello stesso album, sono amplificate? Non capisco perchè il suono dovrebbe risultare più compresso in quel caso. Forse oltre ad una banale amplificazione si hanno anche altre trasformazioni sul segnale, che tagliano o modificano certe frequenze? E sii può dire che ciò sia stato fatto semplicemente osservando le immagini riportate in tempo e non il contenuto (lo spettro) in frequenza? Inoltre, non capisco l'osservazione su Celine Dion e gli ACDC. Francamente, a primo impatto, mi sembra normale che una cantante pop non abbia grandi dinamiche, e quindi il segnale sia tutto alto o tutto basso, senza grosse variazioni nell'ampiezza del segnale.
klostridiumtetani
Venerdì 13 Febbraio 2015, 17.36.55
10
Si @Raven, ma il fatto è che mi accorgo che molte volte, i dischi che tu giustamente nell'articolo descrivi come più veri, vengono tacciati da parte del pubblico di avere una produzione di merda... Comunque @Vitadathrasher, ha centrato il punto; oggi la musica non la si ascolta più come trenta quarant'anni fa! Chi spende più migliaia di euro per farsi l'impianto "perfetto"? (A proposito, le casse a due vie sono sempre le migliori quando si parla di alta fedeltà)
raven
Venerdì 13 Febbraio 2015, 15.25.31
9
Commento 6: io ho un 3.1 sul PC,buone cuffie per il mio lettore ed un Bose 3.1 alla TV. Il tutto costa abbastanza poco ed i 5.1credo siano diffusissimi sono il solo? Non credo. In ogni caso sarebbero ancora di più se più persone avessero coscienza che le loro cuffie cinesi e certe incisioni sono deleterie.
raven
Venerdì 13 Febbraio 2015, 15.20.55
8
È lo stesso principio dei venditori di pentole in TV, chi urla di più vende di più. Giova a chi deve vendere, quindi alle etichette, ma sarà vero?
Riccardo
Venerdì 13 Febbraio 2015, 13.42.08
7
Beh, Francesco, mi hai spiegato una cosa che non sapevo e della quale non mi ero mai accorto. O meglio, ho sempre continuato a pensare che fosse dovuto a limiti del mezzo musicale ( CD). Sinceramente pero' il cui prodest mi sfugge.
MorphineChild
Venerdì 13 Febbraio 2015, 12.44.28
6
bello vedere Metallized schierarsi dalla parte giusta della loudness war, con un articolo intelligente ed ottimamente scritto. fortunatamente, pare che sempre più artisti rifiutino un intervento pesante sulle dinamiche nella fase di missaggio. mi viene ad esempio in mente Dan Swano, che ha rilasciato un mix dinamico realizzato per il vinile per l'ultimo Witherscape, o il certosino lavoro di produzione di Steven Wilson, un vero mago della produzione in grado di usare la compressione come uno strumento per migliorare la resa sonora senza sacrificare le dinamiche (Orwarrior degli Orphaned Land è a mio parere uno dei dischi metal meglio prodotti nella storia). in ogni caso, se un disco di Katy Perry risulta più rumoroso di uno dei Motorhead, vuol dire che c'è proprio qualcosa che non va!
Vitadathrasher
Venerdì 13 Febbraio 2015, 12.36.20
5
Tutto questo dipende dal fatto che i mezzi di fruizione sono diversi da 20/30 anni: cuffie e casse cinesi da computer. Quindi tutte le frequenze devono suonare forte, ma il tutto risulta più piatto. Chi accende un amplificatore collegato a un piatto o lettore CD a casse con almeno 3 vie e di qualità?
Raven
Venerdì 13 Febbraio 2015, 9.22.16
4
Mah.. quando si tocca qualcosa modificandola rispetto all'originale, c'è sempre il rischiio di fare qualcosa di non propriamente corretto, o almeno qualcosa che suoni come tale a qualcuno. Si, forse quei piatti potevano suonare diversamente, ma in generale e rispetto alla media delle edizioni rimasterizzate, è comunque buono. In generale si, noto ache io una voglia di tornare ad un suono migliore da parte di esponenti di tutte le aree coinvolte nella scrittura e nell'incisione della musica, ma rimane ancora un fatto complessivamente marginale, per quanto importante e positivo. Per avviare un trend seriamente in grado di incidere c'è bisogno che i ipù giovani vengano posti nelle condizioni di apprezzare le differenze tra i vari modi di incidere, che i giovani stessi abbiano la voglia e la curiosità di apprenderlo e soprattutto che noi usiamo i nostri portafogli con criterio
Pankiller
Venerdì 13 Febbraio 2015, 6.53.07
3
@Raven, grande articolo. Cavoli, mi ci ritrovo in tutto. Ti faccio però una domanda per capire se l'impressione che ho avuto di recente è fondata. Alcune band, anche sotto NB, ultimamente hanno reso la propria musica molto più complessa che in passato, non tanto dal punto di vista compositivo, o non solo, ma semplicemente registrando un numero di tracce infinito per lo stesso strumento. Trasferendo quindi molte più tracce sulla registrazione definitiva, ho notato un certo "ritorno al passato", ossia il fatto che si possano sentire molti più suoni differenti l'uno dall'altro, e spesso, finalmente, registrati a volumi differenti. Penso ad esempio a the quantum enigma degli Epica, del quale a distanza di mesi scopro quotidianamente nuove sfumature, proprio perché registrate a volumi differenti. É una mia impressione? Ad esempio sono rimasto sbalordito nel vedere il making of del nuovo album dei nightwish, per il quale il numero di tracce registrate é pazzesco. Per contro, come dicevi tu, per un lunghissimo periodo c'è stata la corsa a uccidere la musica, tanti troppi album senza alcuna profondità sonora. Penso tra l'altro all'emozione nell'ascoltare i dischi dei judas in vinile,, dopo averli apprezzati inizialmente solonsu cd.....che spettacolo, un altro mondo! Su una cosa non concordo....peace sells....ho il vinile ed avevo il cd originale, che poi mi hanno rubato. Ora.....la versione remaster suona molto più potente e moderna.....ma il suono dei piatti, specie in wake up dead, é stato stravolto.
Dany 71
Venerdì 13 Febbraio 2015, 1.44.22
2
Ogni volta acquisto un disco recente spero sempre di non vedere i led dell' equalizzatore su, piantati al max anche quando suonano" piano", invece negativo.....sempre più in alto!!! Ancora, qualche anno fa ogni tanto mi veniva il dubbio di avere i collegamenti tra i vari componenti messi male perché ".....sto benedetto hi-fi suona di merda, come mai?...."almeno con il mio suonano meglo i cd anni '80, mah?!
Mac
Venerdì 13 Febbraio 2015, 1.23.34
1
Grandissimo, applausi, hai colto nel segno!
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13/02/2015
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LOUDNESS WAR
L'insensata guerra dei decibel
 
 
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