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TEMPERANCE - A tu per tu con la band italiana
01/03/2015 (2606 letture)
My Refuge: Parliamo di Limitless, nuovo album dopo solo un anno dal precedente omonimo, non siete affatto rimasti con le mani in mano, raccontateci qualcosa del nuovo lavoro:
Marco: Dopo la promozione del primo disco e dopo la tournée che ci ha portato anche negli Stati Uniti ci siamo messi a lavorare al nuovo materiale, e dopo circa un mese avevamo tante canzoni, alla fine abbiamo composto e concluso tredici brani, che per un disco metal non sono pochi. Siccome le idee ci sembravano molto buone, abbiamo deciso di includerli tutti, di mettere tutto quello che avevamo da dire in questo momento senza escludere materiale, così abbiamo deciso di registrare e portare a termine il nuovo disco.

My Refuge: Come nascono i brani dei Temperance, chi è il maggior compositore?
Marco: Come per il disco precedente praticamente tutti i brani, musicalmente, sono nati da me e da Giulio, poi lavorandoci insieme viene fuori la personalità di ognuno di noi, ci confrontiamo tutti in modo di avere un punto di vista più ampio, mentre dei testi si è occupata Chiara.
Chiara: I testi non sono legati tra di loro, ho affrontato tematiche un po’ riflessive, anche se ci sono poi brani molto più spensierati. Ad esempio Oblivion, che è la opener del disco, parla della musica come punto di riferimento e rifugio in momenti un po’ difficili, Amber and Fire ed Omega Point invece sono molto riflessive ed introspettive, mentre la conclusiva Limitless è una sorta di inno a non volersi porre limiti e non conformarsi, in tutto ciò che si fa, non solo in senso musicale, ma anche personale, quindi trovare la forza di essere sempre se stessi. I testi quindi parlano un po’ di tutto: amore, amicizia, sentimenti e della vita di ogni giorno; tematiche, quindi, in cui l’ascoltatore può immedesimarsi.

My Refuge: Mix a cura di Simone Mularoni e contratto con Scarlet, squadra vincente non si cambia?
Marco: Sì, fondamentalmente sì, abbiamo usato lo stesso team del primo disco, anche il disegnatore della copertina è lo stesso del precedente. Diciamo che abbiamo proprio cercato di avere un team di lavoro intorno a noi, oltre ai ragazzi della band, i ragazzi di Scarlet in cui crediamo molto, e di riflesso loro credono molto in noi. Anche con Simone Mularoni c’è un ottimo rapporto che va oltre quello professionale, di amicizia, poi lui è un professionista, noi sappiamo che i nostri brani in mano sua suoneranno esattamente come vogliamo.

My Refuge: Visto il buon riscontro del primo disco non avete pensato di bussare a qualche etichetta straniera?
Marco: Visto il buon lavoro fatto con il primo disco ci è sembrata la cosa più naturale proseguire con Scarlet. Lo scorso anno ci hanno seguito molto a livello promozionale, hanno creduto in noi, anche se etichette straniere che promuovono il nostro genere avrebbero potuto essere interessate non sarebbe stato neanche corretto lasciare Scarlet. Stesso discorso per il lavoro di Simone, non sappiamo cosa faremo in futuro, ma l’idea al momento è quella di proseguire con questa squadra.

My Refuge: I Within Temptation, gli Amaranthe e i Nightwish sono da voi nominati come influenze, ed in alcune recensioni siete stati accusati di seguire il trend, ma la band è comunque fautrice di un massiccio power/heavy...
Chiara: Hai citato i Within Temptation, che sono uno dei miei gruppi preferiti, sicuramente Sharon è una delle mie maggiori fonti di ispirazione, quello non posso negarlo.
Marco: In realtà in questo disco abbiamo cercato di discostarci dalle band citate, anche se sicuramente sono presenti ritornelli molto ariosi da cantare al primo ascolto, ma ci sono molti arrangiamenti che vanno al di là del classico power e del symphonic.
Giulio: Soprattutto nella fase finale di registrazione abbiamo variato alcuni arrangiamenti, in modo che suonassero come ci venivano più naturali, senza pensare che dovessero suonare per forza metal. Ci sono arrangiamenti elettronici fusi con le orchestrazioni e si discostano dagli arrangiamenti delle band che hai citato.

My Refuge: Innegabile, però, il taglio commerciale di alcuni brani, come Save Me o la opener Oblivion, ma nel metal è un bene o un male avere un tiro melodico di questo tipo?
Marco: Ma sai, a noi non importa essere paragonati ad una band o all’altra, così come non vogliamo neanche essere paragonati a band moderne con chitarre pompatissime. Abbiamo ritornelli se vogliamo commerciali, ma è quello che ci piace fare, oltre al fatto che un ritornello che si stampa in testa al primo ascolto secondo me è una cosa positiva.

My Refuge: Quasi tutti voi avete altre band e progetti musicali di diverso tipo e genere, non si viene mai a creare della confusione in fase compositiva?
Marco: Fondamentalmente no; può capitare di scrivere un’idea diversa, anche se poi in realtà non ci poniamo limiti alla musica del gruppo, ma se fosse troppo diversa non verrebbe utilizzata per questo progetto, e poi anche un’idea musicale diversa con la voce di Chiara avrebbe comunque l’impronta dei Temperance.
Giulio: È poi vero che l’idea di un brano nasce da una persona, ma lavorandoci tutti insieme viene fuori l’identità della band.

My Refuge: Raccontateci qualcosa dell’artwork, curato da Gustavo Sazes.
Chiara: L’artwork di Limitless ha dei collegamenti con il precedente disco, nella cui copertina era raffigurato un ingranaggio, come fosse il primo ingranaggio che cominciava a funzionare, il primo ingranaggio di una band nuova che doveva iniziare a funzionare, mentre in questo ci sono cinque ingranaggi, che rappresentano noi cinque, che viaggiano nello spazio, come se non si ponessero limiti, appunto Limitless.
Marco: Sì, esatto, noi abbiamo detto a Gustavo cosa volevamo, pensando a queste cinque navicelle che volassero nello spazio, e lui ha colto esattamente quello che pensavamo.

My Refuge: Fronte live: avete girato parecchio sia in Italia che all’estero, raccontateci com’è andata, ed il riscontro del pubblico dopo solo un disco.
Giulio: Suonare subito e molto all’estero è stato positivo, e molto interessante vedere l’approccio e l’interesse che c’è anche verso gruppi di nicchia. Ci sono condizioni diverse, anche tecnicamente, in Europa bene o male l’approccio è simile a quello italiano, ma per esempio negli Stati Uniti ci trovavamo spesso a suonare direttamente, senza troppa preparazione di soundcheck. Hanno un approccio più rock e diretto. In compenso l’approccio del pubblico è stato molto amichevole e gentile, per fortuna non è vero che hanno una visione dell’italiano solo spaghetti e mandolino...
Marco: La differenza è molto culturale. La musica in America è molto sentita, la gente era incuriosita da noi e dalla nostra proposta, però alcuni problemi che si incontrano in Italia si incontrano anche all’estero, sia a livello organizzativo che tecnico. Anche all’estero, Europa o America capita il problema alla backline o la data che non attira moltissimo pubblico. La cosa sicuramente molto bella è stata trovarsi davanti ad un pubblico straniero che conosceva le nostre canzoni a memoria, e questo dopo solo un disco. Voleva dire che c’era gente che si era presa la briga di ascoltare davvero le nostre canzoni, era davvero emozionante e per questo sentivamo anche la responsabilità di offrire un buon spettacolo e di suonare al 100% ogni volta.
Chiara: Un’altra cosa molto bella è stata quando abbiamo conosciuto ragazzi che sono venuti a vederci e per farlo ci hanno detto di aver percorso che so... 250 km in auto per assistere ad un nostro concerto, come ha fatto una coppia di ragazzi in Repubblica Ceca, perché era il concerto più vicino a loro e ci tenevano moltissimo a vederci.

My Refuge: Avete avuto richieste per suonare anche in Indonesia se non sbaglio, ma com’è il mercato e la scena musicale da quelle parti, ci suonerete quest’anno?
Marco: Sì, appena dopo l’uscita del primo disco abbiamo ricevuto molta richiesta per effettuare delle date in quelle zone, poi per una serie di motivi non siamo riusciti a realizzarle, ma recupereremo sicuramente quest’anno. Avevamo già organizzato le date negli Stati Uniti e la tournée si sarebbe accavallata, quindi abbiamo preferito rimandare a quest’anno per fare le cose al meglio. Il mercato in quelle zone è in espansione ed ovviamente anche quello musicale. Non sono al livello del Giappone, ma è sicuramente un mercato in crescita da tenere d’occhio.

My Refuge: Quanto cambia avere una frontwoman come Chiara a livello di impatto con il pubblico rispetto ad un uomo?
Marco: Quando abbiamo iniziato a lavorare al progetto non avevamo ancora deciso se avere una voce femminile, una maschile o due cantanti, eravamo aperti a diverse possibilità. Poi appena abbiamo provato con Chiara ci siamo resi conto di avere la persona giusta da coinvolgere nel progetto. A livello di impatto con il pubblico sicuramente cambia l’immagine che hai a livello di band avere una bella ragazza sul palco, ma non abbiamo ragionato in tal senso, e non credo che sia grazie all’immagine o alla sua presenza che abbiamo più fans, è la musica il traino principale, così come se lei avesse cantato male non l’avremmo mai presa, per cui non credo che la differenza la faccia avere un uomo o una donna al microfono, la differenza la fa la musica e la bontà della stessa.

My Refuge: Tanto lavoro dietro ad un progetto come il vostro e come quello di tante band, ma i risultati in termini economici riescono ad esserci o è un investimento a senso unico?
Marco: Ovviamente noi lo facciamo più per passione che non per lavoro. Con il primo disco ci siamo tolti molte soddisfazioni, tuttavia abbiamo deciso di suonare live solo quando ci sono le condizioni ed i presupposti per farlo al meglio, quindi anche rifiutando date dove non c’era la possibilità di rendere al 100%, ma tra disco e live le cose riescono a quadrare e qualche risultato anche economico si riesce a vedere.

My Refuge: Alcune band italiane del passato sono anni che non pubblicano un disco in studio perché sostengono non abbia più senso dato che il mercato discografico è in crisi e sarebbe un investimento a perdere, cosa ne pensate?
Marco: Suonare in un band, anche se è brutto da dirsi, è come stare in un’azienda: se si arriva al punto di investire molto, in termini economici e di tempo, ma il ritorno fatica ad arrivare bisogna chiedersi se quello che si propone funziona o meno. Suonare è bellissimo, ma forse in alcuni casi arriva il momento di investire meno tempo, prenderla con più calma o cambiare direzione, interrogarsi se non sia la proposta a non funzionare più, magari a livello di qualità. Nel nostro caso c’è un interesse e le cose stanno andando bene, sempre meglio.

My Refuge: Il mercato musicale sta cambiando o sta collassando lentamente?
Marco: Sono cambiati i mezzi, sicuramente. Magari tra quindici anni si venderanno sempre meno dischi, il materiale fisico sarà per appassionati o collezionisti, ma l’interesse verso la musica ci sarà sempre. Oggi c’è comunque l’interesse a vedere un video o ascoltare i dischi, che so... su Spotify. Certo, c’è un’attesa diversa. Prendiamo per esempio il nuovo disco dei Nightwish che uscirà a breve: dieci anni fa il giorno dell’uscita magari i fans prendevano due ore di ferie dal lavoro per essere al negozio e comprare il disco, oggi invece il giorno dell’uscita lo si può ascoltare su Spotify, poi sta al singolo decidere se supportare la band e l’etichetta e comprarlo o non farlo, ma l’interesse per la musica c’è sempre.

My Refuge: A bruciapelo: due band che reputate il meglio attualmente o che comunque sono tra le vostre preferite.
Marco: Un ottimo disco uscito da poco è quello di Jorn Lande, Dracula, che per gli standard del genere è un ottimo prodotto, poi io cito sempre i Periphery, che sono appena usciti con il disco nuovo e per me sono pazzeschi!
Chiara: Io dico i Kamelot, che anche con l’ultimo disco sono molto interessanti, e poi a costo di ripetermi dico Within Temptation. Si sono evoluti molto rispetto ai primi dischi e per me sono davvero eccezionali ed un punto di riferimento.
Giulio: Io dico sicuramente Wintersun, perché ascoltare Time 1 è stata una fucilata di suoni nuovi e arrangiamenti davvero innovativi, e poi ti dico un disco vecchio che avevo sottovalutato perché il singolo non mi aveva colpito che è Aurora Consurgens degli Angra, poi mi sono ritrovato ad ascoltarlo ed ho capito che avevo fatto un errore clamoroso.

My Refuge: Per chiudere: band che non sopportate proprio.
Marco: Nomi non saprei, ma molte band del filone power symphonic a cui mancano proprio le idee, che vivono sull’onda del genere ma che non hanno talento o idee.
Giulio: Diciamo le band che non scrivono canzoni vere, che basano i propri pezzi sulla tecnica fine a se stessa o sull’impatto sonoro, come tante band metalcore o djent, che è un genere che mi piace, ma molte non riescono a scrivere canzoni davvero degne di nota. Band che puntano a far sentire e vedere quanto sono brave a suonare, ma che sotto sotto non riescono a trasmettere emozioni.



hj
Domenica 1 Marzo 2015, 12.41.59
1
un ottima band che può competere con le realtà più blasonate estere. Ottimo il disco di debutto
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