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INFERNO FESTIVAL DAY 2 - Oslo (Norvegia), 03/04/2015
13/04/2015 (2195 letture)
SECONDO GIORNO, 3 APRILE 2015
Il secondo giorno ha un programma entusiasmante il cui fulcro è rappresentato dalla coppia My Dying Bride/Enslaved. Ma non solo: avrei ascoltato molto volentieri i Dødsengel, giovane band norvegese che ha saputo dar vita ad uno stile molto personale, dai tratti maestosi, algidi ed al contempo grezzi e che raramente si esibisce dal vivo. Così come non avrei voluto perdere i finlandesi Sargeist ed il loro occult black metal.
Uso il condizionale passato perché qualcosa non ha funzionato perfettamente nell’organizzazione: è bastato assistere per intero ai concerti degli Skeletonwitch e dei My Dying Bride per trovarmi bloccata dalla security davanti alle scale che conducono al John Dee, ormai saturo all’inverosimile. Se fossi stata al corrente della situazione avrei probabilmente smesso di assistere al concerto degli Skeletonwitch in tempo utile per presenziare a quello dei Dødsengel. Nel caso dei My Dying Bride, invece, la loro musica mesmerica, malinconica e disperata non mi avrebbe comunque dato possibilità di scelta: essa mi ha letteralmente inchiodata di fronte al main stage, come un mellifluo veleno, facendomi dimenticare non solo i Sargeist, ma il resto del mondo.
Gli organizzatori dovrebbero comunque valutare per le prossime edizioni l’eventualità di spostare la sede di alcuni concerti, magari anticipandone l’orario.
Un ulteriore momento di grande interesse l’ho vissuto nel primo pomeriggio, assistendo all’intervista che Nergal ha rilasciato presso l’hotel ufficiale del festival in occasione della presentazione della sua autobiografia “Confessions of A Heretic”. Ho avuto modo di conoscere una persona, ancor prima che personaggio, di notevole spessore, capace di esprimere in modo ironico ed accattivante contenuti tutt’altro che banali.

ADE
I romani Ade aprono la programmazione al John Dee che nonostante l’orario appare già piuttosto affollato, a testimonianza del fatto che il death metal dai toni epici ed anticheggianti (legati al mondo classico, latino e greco) della band italica ha i suoi cultori anche nel nord dell’Europa.
Devo ammetterlo: quando i nostri sono comparsi sul palco abbigliati con le tuniche corte color porpora dei nostri gloriosi avi sono stata colta da un attacco senza precedenti di orgoglio campanilistico! E con quale enfasi reggono il palco! La veemenza e la precisione con le quali eseguono il loro repertorio (non ampio, ma di pregio), si esprimono anche nei gesti e nelle pose plastiche che assumono mentre suonano. Il loro death si avvale di campionature per creare le summenzionate suggestioni arcaiche ma non trae da esse il suo valore, possiede una dignità intrinseca che gli proviene dall’ottimo songwriting e da un’indiscussa abilità esecutiva ed interpretativa.
Ho chiesto agli Ade le impressioni sull’esperienza vissuta ed il bassista Caligvla, che mi ha risposto a nome dell’intera band, ha confermato appieno le mie sensazioni: si sono sentiti profondamente onorati di poter suonare in uno tra i festival più importanti d'Europa, l’esperienza si è rivelata unica ed indimenticabile grazie ad un’organizzazione straordinaria e ad un pubblico fantastico.

SKELETONWITCH
La band americana offre un concerto godibile, ma per me non particolarmente interessante. Sarà che il loro blackened thrash metal un po’ datato e rozzo non suscita il mio entusiasmo, ma mi ritrovo sovente a viaggiare altrove con la mente.
Ad onor del vero il live non è affatto gradevole e si caratterizza per un mood vintage assolutamente non casuale: gli Skeletonwitch sembrano infatti animati dalla volontà di ricreare atmosfere retrò e riescono del tutto nel loro intento.

MY DYING BRIDE
Anche chi predilige la violenza musicale più cruda ed efferata non può restare indifferente di fronte ad un concerto dei My Dying Bride ed alla loro prodigiosa facoltà di dar vita ad atmosfere profondamente evocative e decadenti.
Le prime due song presentate all’Inferno sono tratte da Turn Loose the Swans (1993!) e mostrano nel loro svolgimento una più ampia distanza tra i passaggi brutali e quelli delicati, malinconici. Con il proseguire del concerto la forbice tende gradualmente a chiudersi, gli opposti si fanno sempre più vicini per fondersi in un unico, indistinto inno al dolore che prende forme cangianti, caleidoscopiche, declinandosi in momenti di pura e profondissima contemplazione della disperazione esistenziale cui immediatamente segue l’esplodere di questa medesima, insondabile angoscia in ferali urla.
È evidente che il fulcro dello spettacolo, oltre naturalmente alla musica, è l’interpretazione tanto istrionica quanto impeccabile di Aaron Stainthorpe. Il resto della band accompagna con le sue dolenti note il monologo shakespeariano del talentuoso singer, che sa rendere perfettamente credibile ogni suo spasmo e contorcimento sul palco.
Cry of Mankind incanta oggi come ieri e riceve l’applauso più commosso e caloroso del pubblico.
Un concerto di chiaro orientamento vintage, che addirittura non prevede alcun estratto dall’ultimo album A Map of alla our Failure, non poteva che concludersi con Like Gods of the Sun e, vera chicca, con quel God is Alone che la band tiene a presentare come il suo primo brano inciso in assoluto.

SETLIST MY DYING BRIDE
1. Your River 
2. The Songless Bird 
3. Catherine Blake 
4. Turn Loose the Swans 
5. She Is the Dark 
6. The Cry of Mankind 
7. The Thrash of Naked Limbs 
8. My Body, a Funeral 
9. Like Gods of the Sun 
10. God is Alone


ENSLAVED
Benché abbiano un album in promozione gli Enslaved optano per un concerto antologico che ripercorre quasi tutta la loro carriera. Dal nuovo In Times estraggono solo due brani, Thurisaz Dreaming e Building with Fire: quest’ultima in particolare viene accolta dal pubblico come fosse già un classico del repertorio della band.
Anche se nel corso degli anni hanno variato ampiamente il loro stile, com’è naturale che sia, i brani proposti all’Inferno non risultano disomogenei tra loro. La loro musica ha di fatto mantenuto un filo conduttore che permette di percepirne ed apprezzarne la coerenza e la profondità. Persino il brano più vecchio presentato, quel Fenris tratto da Frost, ben si amalgama con i pezzi più progressivi per un comune pulsare ritmico di fondo.
Il gruppo dal vivo appare rodato ed affiatato, spontaneo sul palco più di quanto si possa immaginare. I musicisti non hanno cedimenti o esitazioni e questa mirabile abilità esecutiva, unitamente alla qualità della musica, spiega il perché della solidità della loro carriera.
Grutle Kjellson oltre a cantare e suonare si esibisce in simpatiche battute, ma nel presentare la band non riesce a celare l’affetto per l’amico Ivar, con il quale ha fondato la band.
Gli headliner di questa seconda discesa agli Inferi non tradiscono le aspettative, offrendoci uno spettacolo senza orpelli, che trova la propria energia nella natura stessa, profonda e turgida, della musica.

SETLIST ENSLAVED
1. Thurisaz Dreaming 
2. Ruun 
3. Death in the Eyes of Dawn 
4. Building With Fire 
5. Ethica Odini 
6. The Watcher 
7.Convoys to Nothingness 
8. Allfǫðr Oðinn 
9. As Fire Swept Clean the Earth
10. Fenris 
11. Isa
 

Tutte le foto a cura di Floriana Ausili "RosaVelata"



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13/04/2015
Live Report
INFERNO FESTIVAL DAY 2
Oslo (Norvegia), 03/04/2015
 
 
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