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PLANETHARD - NOW is the right time!
29/04/2015 (1545 letture)
La scena musicale italiana risulta essere molto complessa: sappiamo bene quali sono i generi che vendono nel bel paese, siamo invasi da prodotti scadenti creati a puntino dalle case discografiche che -si tratti della scena musicale più vicina a noi o meno- troppo spesso puntano esclusivamente alle vendite, senza preoccuparsi della reale validità del prodotto. Nonostante ciò abbiamo anche una florida scena “underground”, se così vogliamo definirla, di band che si distaccano dalla massa, cercando di proporre qualcosa di differente da ciò che abitualmente passa per le nostre stazioni radio. Anche qui si può incappare in materiale scadente -sicuramente più giustificabile- ma troviamo anche -e soprattutto- prodotti estremamente validi, tra cui spiccano diversi gruppi: proprio tra questi spiccano i Planethard formazione lombarda attiva dal 2004 che ha acquisito diverso seguito. La band è riuscita a guadagnarsi i propri fan sin da subito con prodotti interessanti, aprendo per nomi sempre più grandi; le loro composizioni, sempre interessanti, affiancate da una parte strumentale estremamente salda e ben costruita ha reso possibile tutto ciò. Da considerare anche la continua evoluzione a cui la band è stata soggetta, un cambiamento continuo che ha permesso al loro sound di modificarsi e “aggiornarsi”, partendo da una matrice prettamente ottantiana, figlia di band come Skid Row e Steelhart, per arrivare ad un sound più possente, moderno e sicuramente originale, molto più vicino a band del calibro degli Alter Bridge. Tutto questo processo si è concretizzato nel loro nuovo album NOW che ha portato con se anche l’arrivo di un nuovo cantante, Davide Merletto, dopo l’abbandono di Marco Sivo. Abbiamo oggi l’opportunità di intervistare il leader della band, Marco D’Andrea, che ci spiegherà qualcosa in più sul nuovo lavoro e ci parlerà in generale del passato/futuro dei Planethard.

The Spaceman: Ciao Marco, benvenuto su Metallized! Vorrei iniziare complimentandomi per il vostro ultimo album: NOW trasuda potenza e melodia da ogni singola traccia. Ho reputato poi ottima l’evoluzione che vi ha portato a produrre tale disco. Vediamo cosa puoi dirci al riguardo: sentivi necessario questo cambiamento? È avvenuta in maniera naturale e consecutiva o avete deciso precisamente di spingervi verso tale direzione?
Marco D’Andrea: Ciao Lorenzo, un saluto anche a tutti i lettori di Metallized. Ti ringrazio per i complimenti, in NOW abbiamo cercato il massimo di quello che potevamo dare e fare, sotto ogni punto di vista, sia artistico che per quanto riguarda tutto ciò che orbita intorno ad una band. Non volevamo accontentarci di un lavoro simile a No Deal, il nostro precedente album. Volevamo evolverci verso direzioni che sentivamo più nostre. Ogni album segna l’evoluzione di una band, questo nuovo stampo che abbiamo dato al nostro sound segnerà sicuramente le basi per il prossimo lavoro. Alla fine il tutto è venuto in maniera molto naturale; affiancandoci a Matteo Magni, produttore artistico di NOW, abbiamo cercato i suoni giusti e abbiamo calibrato ogni singola nota, accordo, parola. Insomma un bel lavoro di cesello.

The Spaceman: Nel 2013 il vostro storico vocalist Marco Sivo ha lasciato la band, dopo quasi dieci anni di collaborazione. A cosa è stato dovuto questo distacco e che effetto ha avuto tale scelta sulla band?
Marco D’Andrea: Semplicemente Marco ha deciso di intraprendere un suo percorso e abbiamo accettato questa sua esigenza. Sostituire un elemento in un progetto ti stravolge l’alchimia che si era creata, a maggior ragione se l’elemento è il cantante e se si suona insieme da anni.

The Spaceman: Dopo la sua uscita avete sostenuto delle audizioni per trovare un nuovo vocalist, scelta che si è concretizzata con l’arrivo di Davide Merletto. Come sono andate le audizioni e come si è inserito Davide all’interno della band? È comunque riuscito a dare un contributo attivo nella stesura di Now visto che, a quanto sappiamo, la maggior parte del disco era già pronto al suo arrivo?
Marco D’Andrea: Dopo aver diffuso un comunicato stampa per la ricerca del nuovo vocalist, abbiamo ricevuto quasi novanta candidature da tutta Italia dalle quali abbiamo estratto cinque elementi che avevano i requisiti richiesti. Tra questi è balzato subito alla nostra attenzione Davide Merletto, talentuoso cantante di Genova, con il quale c’è stato sin da subito il giusto feeling. Durante il provino, gli abbiamo chiesto di improvvisare sulla base di The One, secondo singolo di NOW e il suo stile ci è piaciuto: la linea melodica che si sente nel disco, deriva già da quel primo incontro. Le canzoni per l’album erano già state scritte, però sono state riviste e le tonalità sistemate in base alle caratteristiche vocali di Davide, in modo da valorizzare al meglio il suo cantato.Davide ha dato le sue idee, i suoi suggerimenti ed ha contribuito attivamente alla realizzazione di questo album, anche se il grosso l’ho fatto io personalmente, affiancato da Matteo Magni.

The Spaceman: Creare un nuovo album è sempre un lavoro molto complesso. Si devono tenere in conto moltissime variabili, avere idee valide che non risultino ridondanti e stantie. Quali sono secondo te i punti vincenti del nuovo disco che vi hanno fatto ottenere una così calorosa e unanime accoglienza? Reputi che si debba dare una maggiore importanza a qualche fase della produzione in particolare (che siano i testi o la parte strumentale o il missaggio) per una riuscita ancora migliore?
Marco D’Andrea: Sicuramente ci deve essere di base un’ottima idea sulla quale lavorare. Per quanto mi riguarda, amo operare in maniera spontanea: aspetto sempre che arrivi “la scintilla” dell’ispirazione e non forzo mai il processo creativo. L’idea in un secondo tempo viene plasmata e prende forma completa in sala prove con la band, dove si cerca di creare la giusta sintonia tra tutti gli strumenti, in particolare con una precisa attenzione alla voce. In questo album abbiamo effettuato un lavoro di ricerca e sperimentazione accurata, al fine di utilizzare accordature che si sposino perfettamente con il timbro di Davide. L’ultimo step, e forse il più importante in questa fase di pre-produzione, è l’incontro con il produttore artistico. Ci deve essere la giusta sintonia per poter lavorare insieme, la giusta dose di fiducia, predisposizione al cambiamento e scambio, vale a dire che bisogna avere la mente aperta all’ascolto. Può capitare che una canzone venga stravolta completamente o che un riff di chitarra non giri nel modo giusto quindi, se si ha l’apertura mentale giusta, si riesce ad ottenere il meglio. Non ha senso insistere su qualcosa se questo non funziona, no?

The Spaceman: Facciamo ora un passo indietro perché ti vorrei porre un quesito diretto: se dovessi riguardare la vostra produzione fin’ora con occhio critico qual è l’album che indicheresti come più importante? Quello che ti ha suscitato maggiore emozione e divertimento e a cui sei sostanzialmente più attaccato per tali motivi?
Marco D’Andrea: Sicuramente ti direi NOW, l’ultimo album. C’è stata una bella sinergia con Davide, Alessandro, Stefano e Matteo, e con tutti quelli che hanno lavorato con noi, da Filippo di Scarlet Records ad Andrea Bariselli il nostro manager, che hanno contribuito attivamente alla realizzazione di questo piccolo gioiello. Leggere che questo album è apprezzato dagli addetti ai lavori, ti rende consapevole di aver dato il massimo, cosa a cui tenevamo molto. Durante le registrazioni l’atmosfera era piacevolmente ricca di ispirazione ed ognuno di noi ha cercato di esprimere al meglio se stesso ed il suo strumento.

The Spaceman: Le vostre influenze sono chiare nel primo lavoro, molto orientate su un hard-rock degli anni ottanta/novanta, ma si sono andate modificando verso band e sonorità più moderne. Tra queste c’è qualcosa che non ci aspetteremmo? Una band che non si direbbe mai aver influenzato il vostro sound o anche il tuo stile chitarristico?
Marco D’Andrea: Personalmente ascolto e suono molta musica, dal rock/metal al pop, al funk, al flamenco, alla classica. Credo che sia importante espandere i propri orizzonti senza limitarsi, legandosi solamente ad un singolo genere musicale. Venendo anche dal Conservatorio, ho trovato molto utile l’analisi armonica di molte composizioni del passato, da Beethoven a Bach, Mozart e Debussy. Anche a distanza di secoli, geni di questa levatura hanno sempre qualcosa da insegnarci. Chitarristicamente parlando ti posso dire Mark Tremonti,u no dei migliori compositori, oggi come oggi, piuttosto che Marty Friedman, Hendrix, Clapton, Paco De Lucia, Vincente Amigo. Ce ne sono talmente tanti che... probabilmente molti altri mi verranno in mente ad intervista conclusa!

The Spaceman: Avete avuto la possibilità di condividere il palco con nomi giganteschi della scena rock mondiale, come sono state queste esperienze per voi e come si è evoluto il rapporto con i Gotthard? C’è qualcuno in particolare con cui vi piacerebbe suonare in futuro?
Marco D’Andrea: Se c’è una cosa che ho imparato da queste esperienze è in primis l’importanza di tenere sempre i piedi ben piantati per terra. I più grandi sono sempre i più disponibili, mentre a volte ti capita di incontrare persone che hanno fatto una demo o un singolo cd e si credono arrivati atteggiandosi da rock star. Penso sia la cosa più sbagliata del mondo anche perché non siamo più negli anni ’70 o ‘80 in cui un certo tipo di attitudine costituiva una novità! Personalmente mi piacerebbe poter suonare con gli AC/DC o gli Aerosmith... chiedo troppo? (ride).

The Spaceman: Passiamo ora alla dimensione live: ho avuto modo di vedere il vostro show in apertura ai Gotthard a Roma. Si trattava della prima data del tour e la primissima apparizione in pubblico con Davide alla voce, se ben ricordo. Sono rimasto piacevolmente sorpreso di vedere già un feeling così saldo tra tutti i membri della band; sembrava che suonaste insieme sin dagli esordi, fatto non indifferente. Cosa puoi dirci del vostro rapporto durante gli show, sei soddisfatto del risultato finale? Ho notato poi la presenza di un altro chitarrista, resterà solamente per la dimensione live in modo da inspessire il muro sonoro o lo ritroveremo anche in studio?
Marco D’Andrea: Come data zero è capitato il tour con i Gotthard, non male no? Per Davide è stato il cosiddetto “battesimo di fuoco“. Essendo in ottimi rapporti ormai anche al di fuori del contesto musicale, quando sei sul palco penso che questo aspetto si percepisca. C’è un bel feeling al momento durante i live, e sono fiducioso che andrà sempre meglio. Durante i concerti abbiamo reclutato Davide Pozzoli, giovanissimo chitarrista ma già ben levigato, col quale c’è stata sin da subito l’amalgama giusta, sia durante le prove che durante i live. Hai detto bene Lorenzo, lo scopo è quello di riprodurre live il muro sonoro del disco, del resto ci sono molti arrangiamenti, sfumature e colori in particolar modo chitarristici per poterli riproporre con una sola chitarra. Anzi a volte credo che ne servirebbero addirittura tre!

The Spaceman: NOW è uscito ad ottobre e immagino che ora sarete impegnati nella promozione del disco con annessi show, nonostante sia presto per fare una domanda del genere: avete già pianificato qualcosa per il futuro? Avete già in mente come procedere con il successore di quest’ottimo lavoro?
Marco D’Andrea: Al momento ci stiamo concentrando, come potrai immaginare, sulla promozione di questo album; abbiamo già molte date fissate per il 2015, anzi invito tutti ad andare sul nostri sito www.planethard.net. Per il successore di NOW ho già delle idee e delle direzioni da seguire, ma per ora è tutto nella mia testa, quando sarà il momento giusto, darò voce a questi pensieri.

The Spaceman: Siamo quasi alla fine e vorrei fare una domanda esclusivamente al Marco chitarrista: c’è qualcosa che vorresti produrre particolarmente, chitarristicamente parlando?
Marco D’Andrea: Avendo già vissuto l’esperienza di un lavoro solista strumentale (dal titolo Everything I Have To Say) so quanto sia appagante e particolare. Ho già composto parte del materiale che potrebbe andare essere presente nel secondo album... devo solo trovare il tempo per dedicarmi con calma anche a questo progetto.

The Spaceman: Ultima domanda: cosa ne pensi della scena musicale italiana? Com’è cercare di emergere in un ambiente/paese che sicuramente non aiuta a valorizzare questo tipo di sonorità ne tantomeno a farle conoscere al grande pubblico? Come definiresti il rapporto con le case discografiche, locali, agenzie, promoter, che spesso risulta molto conflittuale con i vari artisti?
Marco D’Andrea: Ci sono molte band valide in Italia, ma quello che noto è che invece che collaborare tra di loro, molto spesso ci siano rivalità/invidie che in fin dei conti non portano da nessuna parte. Il rapporto con tutto quello che ruota intorno al music business è sempre conflittuale, ma ritengo importante circondarsi di persone che sappiano il fatto loro. Sono dell’idea che di parole se ne spendono fin troppe, alla fine sono i fatti a parlare. Non ti nascondo che ho incontrato molti ciarlatani, gente che si attacca al tuo progetto diventando una sanguisuga, spremendo tutto quello che può spremere e purtroppo queste persone rovinano il mercato musicale. È cambiato tutto da qualche anno, i soldi sono sempre di meno, i dischi che si vendono pure. Non so come sarà il futuro musicale per le giovani band, ma sono dell’idea che non si scelga di suonare in una gruppo per diventare milionari e famosi, ma solo perché si è spinti dalla passione. Credo che esistano due tipologie di musicisti: quelli che si accontentano di suonare le cover e quelli che invece sentono l’esigenza di scrivere del materiale inedito. Io appartengo alla seconda, adoro incastonare tra le righe del pentagramma le mie emozioni. La musica prima di essere note è emozione.

The Spaceman: Eccoci alla fine. Ti ringrazio molto Marco, sei stato estremamente gentile e disponibile. Faccio i complimenti a te e a tutto il resto della band per questo nuovo lavoro; speriamo di averne presto altri. Ti lascio lo spazio per i saluti ai nostri lettori!
Marco D’Andrea: Grazie a te Lorenzo per l’intervista ed a tutti i lettori che vi seguono. Li invito a venirci a vedere live e venirci a trovare sulle nostre pagine web.... a presto!



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