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FIERA INTERNAZIONALE DELLA MUSICA - Day Two - Riviera Hard`N`Heavy Festival, Fiera di Genova, 16/05/2015
24/05/2015 (2572 letture)
Il secondo giorno del FIM si apre meglio del primo: il cielo non promette tempeste come al venerdì e soprattutto, avendo già quasi tutto pronto, ci possiamo dirigere verso la Fiera con più calma. Tutto è rimasto come l'abbiamo lasciato una decina di ore prima, sul Palco Verde si lavora già alacremente e i problemi riguardano il trasporto dell'organo hammond che il protagonista della serata dovrà suonare, questioni che comunque verranno risolte. Avendo un poco più di tempo a disposizione ed aspettando l'arrivo di un gruppo di colleghi leggermente più numerosi del giorno prima, mi prendo anche il lusso di prefissare un paio di interviste che presto vedrete sulle nostre pagine. Rispetto al giorno precedente pare inoltre risolta la questione relativa alla possibilità di uscire e rientrare con lo stesso biglietto e si può notare la presenza di più persone in giro per la Fiera, cosa che avrà i suoi effetti nel corso dei concerti.

AD METALLA
Tocca ai genovesi Ad Metalla aprire le danze della seconda giornta del Riviera Hard'N'Heavy Festival, sotto un caldo solo che sembra di buon auspicio anche per le persone impegnate a pranzare nei vari stand gastronomici. Il gruppo propone un hard rock/heavy metal di estrazione classica cantato in italiano ed ha appena pubblicato il disco di esordio intitolato Gemelli Siamesi, dal quale vengono estratti quasi tutti i pezzi che compongono la setlist (tagliata per un leggero ritardo sull'inizio) eccezion fatta per una cover di Rock'n'Roll dei Led Zeppelin. I quattro ci mettono sicuramente impegno e certamente il ruolo di gruppo di apertura non è mai facile, soprattutto a questi orari, ma più che l'esecuzione (un po' inficiata dai suoni della chitarra non molto incisivi) sono proprio i pezzi a non convincermi come songwriting e personalità. Con la sopracitata cover gli Ad Metalla chiudono la loro apparizione al FIM, come detto l'impegno e la voglia di fare non è mancata, ma nel mercato odierno non basta quasi mai per uscire dall'anonimato.

WITCHWOOD
Dopo l'esibizione degli Ad Metalla il tempo comincia a farsi incerto sul Palco Verde della Fiera, passando da un cielo sereno ad uno poco nuvoloso con qualche piccola goccia di pioggia in vista, non per questo invasiva durante l'esibizione di un'altra realtà tutta italiana come i Witchwood.
I Witchwood sono una band rinata l'anno scorso dalle ceneri dei Buttered Bacon Biscuits con all'attivo un album intitolato Litanies From the Woods pubblicato quest'anno presso l'etichetta Jolly Roger Records. I nostri provengono da Faenza e Forlì e propongono un sound vintage orientato verso l'hard rock con sfumature melodiche tipiche del prog psichedelico anni '70. Sebbene il gruppo cominci con qualche minuto di ritardo rispetto all'orario previsto a causa di disguidi tecnici ed organizzativi, i Witchwood non si perdono d'animo e non mancano di trascinare il poco pubblico presente durante lo show, tutto sommato partecipe e attivo.
I pezzi proposti sono tratti appunto dal debut album, i quali risultano coinvolgenti e piacevoli, insomma adatti agli amanti delle sonorità vecchia scuola, trasportando gli ascoltatori in un tuffo tra il passato e il presente della musica rock. La voce di Riccardo "Ricky" Dalpane accompagna il pubblico in un'atmosfera energica a metà strada tra il rock e il progressive, grazie anche al flauto traverso di Samuele "Sam" Tesori e la chitarra solista di Davide Mosca.
Un grande plauso va anche agli altri componenti del gruppo, in particolare a Stefano "Steve" Olivi e alle sue capacità all'hammond.
La speranza è di poter risentire questa band in altre sedi.

BLUE DAWN
Sempre con qualche minuto di ritardo rispetto all'orario previsto, arrivano sul palco i Blue Dawn e il tempo comincia a farsi meno incerto, ma non per l'esibizione.
Formatisi nel 2009, il gruppo genovese guidato dalla voce di Monica Santo propone un misto tra l'heavy metal classico unito a tinte oscure tendenti al doom, passando tra le maggiori influenze come i Black Sabbath a quelle più moderne come i My Dying Bride. Nel 2011 hanno pubblicato il loro primo album omonimo, Blue Dawn appunto, fino a passare nel 2013 per l'etichetta Black Widow che ha immesso sul mercato il secondo Cycle of Pain.
I pezzi in scaletta sono in parte tratti dall'omonimo, come The Hell I Am o Deconstructing People, e in parte dall'ultimo come la stessa titletrack, ma seppure tentino di proporre al pubblico uno show di tutto rispetto, non posso esprimere di essere stata particolarmente colpita dalla performance del quintetto, sia da un punto di vista tecnico sia dalla prestazione di ogni singolo componente come ad esempio la voce e la resa sul palco poco convincente di Monica o la predominanza del basso di Enrico Lanciaprima sulla chitarra di Martyr, quest'ultimo recentemente entrato a far parte della band, o ancora la tastiera fuori contesto.
Probabilmente devono ancora cercare la propria strada da percorrere e proprio per questo che, nonostante i vari problemi riscontrati in sede live, ritengo siano molti gli elementi da migliorare. Da rivalutare in futuro.

H.A.R.E.M.
Per motivi di tipo organizzativo mi sono dovuto perdere le esibizioni di Witchwood e Blue Dawn, ma riprendo il mio posto sotto il palco quando arriva il turno degli H.A.R.E.M. di Freddy Delirio, tastierista dei Death SS qui impegnato al microfono. Il quartetto ha già venti anni di carriera sulle spalle e propone un torrido e trascinante hard rock di estrazione glam, in linea con il sole che ha oramai prepotentemente preso possesso del cielo e che ha immediatamente presa sul pubblico. Delirio è un frontman capace che spazia su tutto il palco, usando anche gli amplificatori posti alla base come prolunga dello stage, arrivando spesso a cantare da lì sopra. I pezzi si susseguono freschi e coinvolgenti, con un gran tiro, ritornelli efficaci come quello di Kings Of The Night ed un'ottima resa sonora per tutta l'esibizione e il pubblico pare gradire il risultato. Il tempo a disposizione degli H.A.R.E.M. giunge presto al termine, ma il gruppo toscano abbandona il palco lasciando il pubblico soddisfatto e dimostrando di essere una valida realtà.

EPITAPH
Il sole cocente e la sfacchinata da Roma non hanno ancora intaccato la voglia di vedere due nomi importanti dell’heavy metal italiano, e precisamente del doom, quel doom metal italiano che negli anni ha poi fatto scuola, un filone diverso dalla corrente americana e, generalizzando, quella europea.
Per una considerazione personale (premetto che l’orario di esibizione per gli Epitaph è sicuramente penalizzante) certe sonorità dedite all’oscurità più maligna non sposano bene con l’accesa luminosità di un sole praticamente estivo, infatti l’impatto emotivo non è così travolgente, fattore determinante per un concerto doom metal, ma sottigliezze a parte, i nostri Epitaph sfoggiano una prestazione notevole, a dimostrazione che questo è un nome assolutamente storico, il quale tutt'oggi –dopo ben trent’anni- suona ancora fresco e passionale. La loro esibizione è molto sentita, la location è senza alcun dubbio molto importante, sebbene le presenze non siano così considerevoli nel pomeriggio, tuttavia le abilità dei musicisti sono decisamente buone nel trasmettere queste sensazioni negative e sinistre, tanto care a questo genere. Oltretutto, la prestazione di Emiliano, sia vocale che artistica, arricchisce la performance anche dal lato teatrale, apportando dunque accuratezza su ogni fronte, aiutato dai numerosi oggetti diabolici che accompagnano le note di ogni singola canzone, aggiunti alla scenografia sul palco, tra altari, teschi e lumi.
Viene toccato gran parte del materiale tratto dall’album del 2014, Crawling Out of the Crypt, il quale raccoglie anche del repertorio proveniente dalle storiche uscite, quei demo pubblicati a cavallo tra anni ’80 e ’90. Il concerto si apre con Beyond the Mirror immediatamente dopo l’intro, proseguendo quindi con una scaletta quasi cronologica dell’ultima fatica. C’è anche spazio per un medley di alcuni brani degli altrettanto storici Black Hole, che anticipa la traccia conclusiva Necronomicon, teatralmente aperta dalla lettura simbolica di questo famoso pseudobiblium.
Terminando, gli Epitaph sono assolutamente un gruppo che a distanza di anni riesce ancora a trasmettere tutta l’essenza del metal italiano e che consiglio di vedere appena vi si presenta l’occasione, dato che ne vale assolutamente la pena. La loro recente esibizione in Danimarca ha avuto modo di riportare in auge, come se ce ne fosse bisogno, questo modus operandi tutto italiano di sinistre melodie doom metal, mantenendo comunque il giusto quantum espressivo di assoluta disponibilità e umiltà, oltre che eccelsa bravura dimostrata.

THE BLACK
Terminata l'esibizione degli Epitaph, tempo di fare il cambio palco e, mentre il temibile sole inizia a scomparire dietro gli edifici della Fiera di Genova, pur mantenendo alto il bagliore, arriva il turno di un altro nome storico dell'heavy metal italiano a tinte doom. I The Black sono un power trio abruzzese nato nel 1988 come progetto parallelo dei Requiem di Via Crucis. Sebbene per gli Epitaph l’unica divinità cantata sul palco è il palm muting, in questo caso parliamo di un progetto nato nello stesso periodo per pura voglia compositiva di Mario Di Donato relegato all'occultismo religioso, alla ricerca dello spirito, al cattolicesimo e via dicendo, con la coraggiosa aggiunta di testi in italiano e latino, fattore che li rende abbastanza unici.
Il sole, sebbene nascosto, è ancora lì a farla da padrone e lo stesso Di Donato puntualizza più volte che avrebbe dovuto esserci la luna durante la loro esibizione, considerazione rivolta in primis al lato artistico del gruppo, dedito appunto alle sinistre melodie dell'heavy/doom tipicamente italiano che sposano bene con la notte, ma che -forse- suona anche come piccola frecciatina al running order della giornata, ritenendo magari che i The Black avrebbero dovuto suonare un po' più tardi.
Comunque, considerazioni organizzative a parte, viene consegnato a Mario Di Donato un premio alla carriera che alla sua veneranda età di 64 anni è ancora sul palco coi The Black, con ancora la voglia di andare avanti su questo cammino musicale e spirituale, quasi un pellegrinaggio, la cui forma prende vita sul palco della Fiera Internazionale della Musica di Genova con l'intro che apre ufficialmente al concerto dei pescaresi il quale inizia con De Profundis Tenebrarum da Refugium Peccatorum. Le loro doti ritmiche sono subito notevoli, sebbene siano soltanto in tre sul palco sembrano esserci dieci persone a suonare, un grande impatto imperversa dallo stage e Di Donato si appresta a recitare la sua parte, quasi da oratore, voce che però risulta un po' bassa sulle strofe iniziali, la quale viene aggiustata con il proseguire del live, ma in generale non possiamo assolutamente lamentarci della qualità del suono e dell'ottimo lavoro svolto al mixer.
Durante la prima parte del live, ahimè, Di Donato perde il plettro sul finire di una canzone, nonostante ciò continua a suonare con le semplici dita e portare a termine il pezzo, per riprende mano alla penna e senza compromettere gravemente l'esecuzione di quel brano, proseguendo quindi la tabella di marcia la quale è costruita attorno ai primi album dei The Black. Vengono infatti toccati tutti i dischi dal 1989 al 1996, con l'unica eccezione per Obscuritas. Viene scomodata anche la bella Anguis dal primo EP Reliquarium, esibendo quindi sia il repertorio più lento e spirituale, ma anche brani dalla natura più ribelle e puramente heavy metal, oltre a delle anticipazioni del nuovo album che dovrebbe vedere luce nel 2016.
Concludendo, i The Black sono ancora in ottima forma, il concerto è stato assolutamente piacevole e, come detto anche per gli Epitaph, se capitano dalle vostre parti, malgrado le scarse apparizioni live, non perdeteveli. Il doom metal è l'unico sottogenere nel metal ad avere un consolidato suono tipicamente italiano che negli anni ha fatto scuola nel mondo.

MASTERCASTLE
Nonostante l’orario di cena, comincia finalmente a riunirsi un cospicuo gruppetto di persone di fronte al palco verde, in attesa dell’esibizione dei Mastercastle.
Giusto il tempo di cominciare -con Castle- e già gli spettatori hanno prova della professionalità del quartetto, che dimostra un notevole affiatamento on stage e grande disinvoltura nell’esecuzione dei brani. Per l’occasione alle pelli troviamo Alessio Spallarossa dei Sadist a rimpiazzare Francesco La Rosa, che insieme a Steve Vawamas costituisce la massiccia sezione ritmica, in grado di dare una solida ossatura ai brani. Su questa si inserisce l’energica chitarra di Pier Gonella, spesso protagonista con fraseggi neoclassici (vedasi Chains); il tocco finale è dato dalla potente e versatile voce di Giorgia Gueglio, in grado di giocare su diversi registri e infondere tanto dolcezza nei momenti più rilassati, quanto grinta nei passaggi più serrati. Il carisma della cantante rende inoltre la performance più coinvolgente, catturando i presenti. I suoni si presentano da subito molto equilibrati e decisamente più impattanti che nelle precedenti esibizioni e l’utilizzo di inserti a metronomo (specie per le sovraincisioni di voce e qualche linea di chitarra) riesce a dare un tocco in più al suono della band, che risulta convincente fin dalle prime battute, riuscendo ad aumentare ulteriormente la potenza che i brani propongono già su disco.
Come si poteva prevedere, la setlist pesca in particolare dal recente Enfer (De La Bibliothèque Nationale), toccando però tutte le prove del combo genovese, in particolare On Fire, da cui vengono riproposti Chains, Platinum e Titanium Wings. Tra un brano e l’altro i minuti a disposizione dei quattro scorrono velocemente e, per la chiusura dello show, i Mastercastle propongono la classica Princess Of Love (estratta da The Phoenix), seguita poi da Venice.
In conclusione: una performance carica e in grado di lasciare il segno non solo sui fan, ma anche sui nuovi ascoltatori.

WONDERWORLD & KEN HENSLEY
Come per la serata di venerdì, l'esibizione dell'ospite internazionale di rilievo è legata alla consegna del premio e prima di questo il set verrà aperto dal gruppo di accompagnamento. Rispetto al giorno precedente però, i musicisti di accompagnamento sono una vera propria band, i Wonderworld, ovvero il gruppo formato da Roberto Tiranti alla voce ed al basso, Ken "JR" Ingwersen alla chitarra e Tom Fossheim alla batteria, che accompagnano ufficialmente Ken Hensley. Il trio ha inoltre pubblicato alla fine dello scorso anno l'omonimo disco di debutto, per cui il loro set sarà composto dai brani dell'album. Ammetto di aver affrontato con un leggero scetticismo la vigilia del loro concerto: conoscendoli solo di nome non sapevo che aspettarmi, inoltre l'esperienza della sera prima mi rendeva incerto su ciò a cui avrei potuto assistere. Invece quando i Wonderworld salgono sul palco, la sorpresa è tanta: i tre musicisti tengono il palco in maniera egregia, Tiranti come cantante lo conosciamo benissimo e qui raddoppia l'impegno suonando anche il basso, senza peraltro risparmiarsi come presenza sul palco, il batterista Tom Fossheim invece mostra una precisione ed una pacca invidiabile. Il gruppo è molto affiatato e si vede, sia musicalmente che come complicità tra i membri: numerosi sono infatti i gesti d'intesa e gli scherzi tra di loro, come quando il chitarrista Ingwersen passa una bottiglia di birra a Tiranti tenendola tra le chiappe, il quale poi la berrà in una sola golata. Buona parte dell'album viene passato in rassegna, con il frontman a presentare i pezzi come il singolo Surrender e c'è anche spazio per una cover di Perfect Strangers dei Deep Purple, durante la quale colgo l'occasione di andare dal nostro banchetto per raccogliere le nostre cose, così da non trovarci impreparati dopo ed aspettare con tutta tranquillità il protagonista della serata. Completata l'operazione, torno dal palco dove i Wonderworld sono impegnati con l'ultimo pezzo e subito dopo è il momento della premiazione: Ken Hensley sale sul palco e riceve il premio Legend Of Rock - Best Keyboad Player e spende alcune parole di ringraziamento, oltre a scherzare sul fatto di essere dubbioso di essere per davvero il miglior tastierista, aggiungendo che se non fosse per i fans e gli ascoltatori di tutto il mondo lui non sarebbe lì. Chiuse queste formalità, Hensley si accomoda dietro l'hammond e i Wonderworld si trasformano in Live Fire, ovvero il gruppo di accompagnamento dell'ex-Uriah Heep. Sarà per la diversa confidenza tra i musicisti oppure per le differenze caratteriali tra i due ospiti internazionali, ma Hensley rispetto a Joe Lynn Turner la sera prima sembra più coinvolto e partecipe nello show, lo si capisce dagli sguardi d'intesa e dal trasporto del musicista mentre inizia a suonare la canzone di apertura Stealing. Senza contare il fatto che il set sarà molto più corposo di quello della sera, con diverse storiche tracce degli Uriah Heep passate in rassegna, come July Morning, Lady In Black o The Wizard, con Hensley che smette anche i panni del tastierista per imbracciare la chitarra acustica, dimostrandosi musicista a tutto tondo. Uno spettacolo quindi che non delude i fans di quella che è stata una delle più grandi formazione hard rock, pronti a cantare i ritornelli di questi storici pezzi, fino al richiestissimo bis di Easy Livin', tutto questo grazie anche ai suoni ben calibrati che hanno permesso a tutta la platea di poter godere di tutti gli strumenti. Un plauso va dunque all'umiltà di questo leggendario musicista, che a pochi mesi dai settant'anni continua a calcare i palchi con lo stesso entusiasmo.

Si chiude così la seconda giornata della prima edizione Riviera Hard'N'Heavy Festival, lasciandoci un po' sfatti dalla stanchezza (chi per la trasferta, chi per il secondo giorno intero di presenza in fiera) ma soddisfatti, di quello che abbiamo visto. I gruppi nella maggior parte dei casi hanno funzionato bene e i suoni sono quasi sempre stati all'altezza e rispetto al giorno precedente sono state sistemate le ambiguità sulla possibilità di uscire e rientrare e anche l'affluenza di pubblico ad occhio è sembrata migliore rispetto alla giornata precedente. L'heavy metal lascia dunque il campo e domenica sarà di scena il prog rock, pietra miliare della storia musicale d'Italia e se vogliamo anche della Superba.

Introduzione, conclusione, report Ad Metalla, H.A.R.E.M., Wonderworld & Ken Hensley e foto a cura di Diego Trubia 'Er Trucido'
Report Witchwood, Blue Dawn e foto a cura di Mara Zanetti 'Unia'
Report Epitaph, The Black e foto a cura di Simone Ferri 'Blackout'
Report Mastercastle a cura di Giovanni Perin 'Giomaster'



Fabio Yaaaaaaaahhhhhh
Mercoledì 24 Maggio 2017, 13.52.51
6
Domanda tecnica trattandosi di cinema. Ma solo a me Emiliano degli Epitaph ricorda Maccio Capatonda?
d.r.i.
Martedì 26 Maggio 2015, 10.56.38
5
Noto che i BD sono piaciuti eh
Red Rainbow
Lunedì 25 Maggio 2015, 23.24.49
4
Confessando in premessa che mi sono perso una parte dei concerti per colpa di un'innata propensione a vagare per gli stand e i palchi (oltre a una colpevolissima partecipazione all'intervista a quel fossile di Alberto Fortis ), parto con un voto altissimo all'organizzazione del Festival, tutto ha funzionato alla perfezione con orari rispettati quasi al minuto e in una location impeccabile, tra note, supporti musicali di ogni foggia e forma, effluvi gastronomici e il mare a dare un tocco di classe al tutto.... Citazione d'obbligo per lo show di The Black (c'è davvero un abisso tra la produzione in studio del buon Mario di Donato e la resa live) e per Ken Hesley (nonostante fossi il "membro anziano" della delegazione del sabato, non ho mai solcato le frequenze Uriah Heep, nemmeno in gioventù , dunque mi sono lasciato trasportare come se fosse una nuova scoperta.... magno cum gaudio). Discreti i Mastercastle (anche se mi pare manifestino una spiccata tendenza a clonarsi in ogni pezzo), per i Blue Dawn mi rimetto al parere di d.r.i., la citazione del Pomofiore è da leggenda....
Lizard
Lunedì 25 Maggio 2015, 14.57.50
3
In effetti ci domandavamo che fine avessi fatto Nikolas
Nikolas
Lunedì 25 Maggio 2015, 9.14.41
2
FIM a Genova, gente di metallized, e io sono stato male tutto il weekend e me lo sono perso. Non vi dico le madonne che sono volate a casa mia
d.r.i.
Domenica 24 Maggio 2015, 17.49.58
1
Bella giornata e gente simpatica. Ho assistito a tutto il concerto degli epitaph che sono stati davvero bravi e coinvolgenti. Poi ho ascoltato poco i witchwood perché giravo per la fiera e mi è dispiaciuto perché per quel poco che ho sentito erano bravi. I blue dawn invece ho iniziato ad ascoltarli ma sono scappato dopo poco; ho provato due o tre volte a uscire ma appena mi arrivava alle orecchie un basso scordato e decisamente troppo alto di volume e una voce inaccettabile persino per una puntata del Pomofiore ho desistito. Altro che da rivedersi, a mai più sentirsi.
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