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RICK WAKEMAN - AstiMusica, Asti, 08/07/2015
12/07/2015 (1986 letture)
Dopo aver presenziato al concerto dei Folkstone, noi di Metallized non ci siamo lasciati certo scappare un nome leggendario come quello di Rick Wakeman, tastierista e compositore noto per le sue partecipazioni nei dischi degli Yes all’inizio degli anni settanta, oltre che decine di collaborazioni con artisti di tutto il mondo, da Cat Stevens a David Bowie, passando per i Black Sabbath. Solo qualche giorno prima del concerto veniamo a conoscenza del fatto che sarà un’esibizione esclusivamente al pianoforte, cosa che ci lascia un po’ amareggiati, almeno in prima istanza: è talmente nota la bravura del tastierista inglese su synth, moog, mellotron e chi più ne ha più ne metta, che immaginarsi di vederlo suonare "solo" il pianoforte ci lascia l’idea di una mezza occasione sprecata. Beh…alla fine non è andata propriamente così, grazie ad un talento infinito che ha saputo intrattenere appassionati di ogni età e frangia musicale con il semplice ausilio degli ottantotto tasti del suo Steinway. Partendo dal presupposto che questo report è privo di fotografie dell’esibizione, a causa di un messaggio molto chiaro sul biglietto riguardante l’impossibilità di registrare, scattare foto e portare con sé qualsiasi tipo di oggetto in grado di riprendere anche una minima parte del concerto. Ovviamente, l’unico imbecille a non aver portato una macchina fotografica sono stato io. L’esibizione è stato un continuo scatti di flash, dalle reflex più potenti ai cellulari più paleolitici…e alla fine gli unici a non avere immagini di una certa qualità siamo stati noi. Ma almeno abbiamo rispettato la legge, cosa di cui ci si può vantare non poco di questi tempi. Battute a parte, siamo stati ripagati della nostra lealtà dalla sorte: al nostro arrivo, verso le 19 circa, siamo giunti dalla stradina sperduta dietro la cattedrale di Asti e abbiamo trovato parcheggio praticamente dietro al palco. Sul quale, in quel preciso momento, ovviamente stava facendo un breve soundcheck l’artista in persona. Una decina di persone si trovava a bordo palco, a pochi metri dal pianoforte e così ci siamo potuti godere un piccolo assaggio di Catherine of Aragon come se fosse un concerto privato. Al termine del breve soundcheck, è partito un naturale applauso a Rick che ha gesticolato con umiltà, dicendo che non aveva fatto nulla di speciale. Tempo di scendere dal palco ed ecco l'artista che si prodiga nel firmare autografi e scattare foto con i presenti, dando dimostrazione di un’umiltà e di una disponibilità pressoché totali. Fatto questo ci siamo preoccupati del nostro interesse primario: cibarci. Il festival offriva l’opportunità di una cucina tipica dell’astigiano, con vino, birra, antipasti, primi e secondi a profusione. Il tutto seguendo un listino prezzi tutt’altro che proibitivo che, associato ad una cucina di altissimo livello, è stato sufficiente a soddisfarci. Bene, mangiare abbiamo mangiato. Le foto e gli autografi ce li siamo conquistati. Ora non resta che prendere posto tra le prime file ed aspettare l’uscita del maestro, pronto a sedersi davanti agli ottantotto tasti ed a farci sognare, ancora una volta.

RICK WAKEMAN
L’esibizione comincia con qualche minuto di ritardo, quando la piazza della Cattedrale presenta già un nutrito numero di persone in attesa del "wizard of the keyboards", questa sera in versione “unplugged" su quello strumento che -come riferito da lui stesso- ha composto tutti i suoi brani, prima di arrangiarli con la sua nutrita schiera di tastiere. Accompagnato da un profondo applauso, il tastierista inglese si è subito posizionato di fronte al suo Steinway ed ha attaccato con il brano d’apertura del suo disco solista The Six Wives of Henry VIII, Catherine of Aragon, opportunamente riarrangiato solo per il pianoforte. Le enormi dita di Wakeman scorrono come se non avessero peso sulla tastiera bicolore, con la confidenza e la sicurezza di chi è abituato a suonare da più di mezzo secolo. La location, complice anche un impianto audio perfetto per l’amplificazione di un solo strumento, fa risuonare le note cristalline del pianoforte e ci permette di goderci ogni singolo aspetto dell’esibizione. La scaletta è incentrata sull’intera carriera dell’artista, a partire dagli Yes, passando per le numerose collaborazioni che ha avuto con artisti di calibro internazionale, giungendo alle sue produzioni soliste. Tra un pezzo e l’altro, il sessantaseienne si è dimostrato una persona umile, dal carattere divertente ed incline all’interazione con il pubblico: si è passati dalle sei mogli di Enrico VIII (definito irraggiungibile per il numero di mogli avute, dicendo che lui stesso si è dovuto fermare alla quarta) a pezzi dal clamoroso valore storico: Morning Has Broken, scritta proprio da lui per Cat Stevens (però esibita strumentale perché "nessuno avrebbe voluto sentire Rick cantare"); poi Space Oddity e Hunky Dory dalla collaborazione avuta con David Bowie su cui l’artista inglese si è soffermato, definendolo una persona meravigliosa che gli ha lasciato carta bianca al momento della composizioni della linea di pianoforte. Si è poi passato ad un momento più "glorioso", con la dedica di And You and I e Wounderous Story degli Yes in memoria di Chris Squire, scatenando un applauso ed una standing ovation del pubblico che sembrava non avere più fine. Al bassista inglese ha anche dedicato Gone but not Forgotten, in uno dei culmini emozionali del concerto, prima di scivolare verso una doppietta-tributo ai The Beatles con Help! ed Eleanor Rigby, entrambi rivisitati come se fossero stati scritti da musicisti classici come Prokofiev. La rivisitazione dei due brani è stato anche il momento in cui si è visto maggiormente il talento e la velocità di Wakeman senza i filtri naturalmente imposti da una esibizione classica che si è dovuta attenere a certi canoni per dare il giusto tributo ai brani. Altro culmine dell’esibizione è la rivisitazione -con relativo accorciamento- della suite Journey to the Center of Earth del 1974, dimostrando se ce ne fosse il bisogno di essere sempre uno dei migliori tastieristi del panorama rock, nell’Olimpo degli intoccabili insieme a Keith Emerson ed allo scomparso Jon Lord.

CONCLUSIONI
Alla fine, due ore di concerto sono volate come se non avessero peso, dandoci l’impressione di aver presenziato ad un concerto di musica classica in pieno stile, anche se espletato con una naturalezza ed una leggerezza disarmanti, convincendo anche gli irriducibili amanti delle tastiere, dei synth e dei moog. Infatti, quando è il momento di recuperare la macchina e tornare verso le rispettive abitazioni, nessuno si può ritenere deluso per il fatto di non aver sentito Rick Wakeman suonare sulle tastiere. E, parlando di un musicista che ha incentrato la sua lunghissima carriera proprio sull’elevatissimo spettro sonoro di questi strumenti, riuscire a convincere pienamente con un “semplice” ritorno agli albori della composizione, è un risultato davvero incredibile.



ayreon
Martedì 14 Luglio 2015, 17.31.21
1
volevo andare,poi ho letto sul suo sito che era solo al pianoforte e ho rinunciato.sarà stato sicuramente bello, ma senza la sua parte elettrica credo ci abbia perso un po
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