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ALLHELLUJA - Parla Massimo Gajer
19/10/2006 (3962 letture)
Ritorno nel death\stoner piu’ diretto e "marcio" della band italo-danese Allhelluja. Pain is the game e’ il loro nuovo incubo sonoro e letterario, fra noir, sacralità e tanto sano metal. Eletti come band rivelazione del 2005, non han potuto far altro che confermarsi su alti livelli...(risponde Massimo Gajer)

Partenza soft : una breve presentazione dei componenti della band...
-La band è composta dal danese Jacob Bredal alla voce (già cantante del gruppo thrash-metal danese Hatesphere e chitarrista del gruppo hardcore sempre danese Barcode),e dagli italianissimi Massimo Gajer alla chitarra, Stefano Longhi alla batteria e Roberto Gelli al basso.

Infernum Museum, disco d’esordio e oscuro concept ispirato a "Il Museo Dell'Inferno" di Derek Raymond : sinceramente, vi aspettavate questo responso positivo? Il vostro tentativo di far conoscere certe sporche melodie (death and roll\stoner) non e' sembrato proprio un gioco fra amici, bensi un concreto progetto atto a far riaffiorare la grezza essenza del metal\rock.
In effetti l'esordio di "Inferno Museum" ci ha un pò spiazzati e rafforzati. Nel senso che, terminata la registrazione del disco, eravamo consapevoli di aver dato vita ad un prodotto che si discostava da quello che era il panorama musicale rock in circolazione. Attenzione, non abbiamo inventato nulla di nuovo, ma siamo riusciti ad amalgamare quelli che sono i nostri gusti musicali ottenendo una miscela sporca e una visione di come noi vediamo noi il Rock'n roll. E a quanto pare abbiamo fatto centro perchè sono rimasti tutti molto entusiasti e si sono accorti della ventata di freschezza rock che abbiamo portato. Solo a canzoni composte e finite ci siamo resi conto, e ce ne rendiamo conto, di riuscire ad amalgamare vari generi musicali, sopratutto stoner e metal hold-school (mi riferisco alle influenze di gruppi come Black Sabbath e Kyuss) ma di suonarli con un nostro gusto, un nostro approccio, una nostra visione che comunque è molto moderna, ispirata da quello che è un nostro ampio back-ground musicale. Il risultato finale è più spontaneo che voluto, e il risultato è proprio quello di far esplodere e scaturire la grezzezza e la violenza del rock'n roll.

Gli Allhelluja hanno qualcosa (a livello lirico) di noir, oscuro e surreale, molto simile alle "murder ballad" di Nick Cave. Questa matrice si adatta perfettamente ai vostri pezzi, "sporchi" e sintetici. Come nasce questo abbinamento?
Probabilmente è l'affiatamento che lega Massimo (chitarra) e Stefano (batteria) i due compositori dei pezzi. Una sinergia a 360° da quelli che sono i gusti musicali, agli argomenti da trattare, al modo di proporli e il modo di visionarli, nel senso di come li immaginiamo. Musicalmente i pezzi nascono da noi due: io suono a ruota libera riff sporchi ed efficaci e trovo in Stefano un affiatamento e un'immediatezza nel farli suoi, così da interpretarli con la giusta violenza e intenzione. La parte lirica è lasciata alla sua inventiva, ma mi trova completamente esaltato e concorde proprio perchè abbiamo la stessa visione e tratta di argomenti che mi coinvolgono. Ecco quindi che il connubio fra testi "noir" inquietanti e musiche aggressive, con un approcio violento e marcio è perfetto e naturale!

La figura del serial-killer (o comunque la pazzia "legata" alla figura omicida) e’ per voi una grossa fonte d’ispirazione. Quale lato di questo "perverso fascino" vi attrae di piu’? Anche sul nuovo Pain is the game appare una scritta piuttosto inquietante : "Nobody knows my game, nobody knows my name, I wanna kill, I live to kill, I wanna kill cos I’m going mad..." (argomenti che in qualche modo possono ricollegarsi a pezzi come Your Savior Is Here e Who’s Gonna Kill My Lady del precedente inferno Museum)
E' vero, siamo molto ispirati dalla figura del serial killer, non fine a se stessa, ma vista sotto forma di analisi di un animo umano inquietato ed alienato. Nessuno sa cosa può scatenare la mente di un individuo che non trova pace alle sue alienazioni, alle sue paure o fobie; il risultato più estremo è sfogare tutto il suo rancore e dolore (per poi salvare se stesso) con la violenza, e l’atto più violento è uccidere: essere debole e indifeso verso se stessi ma incapaci di autopunirsi spinge a pensare di "purificare" e "liberare" altre anime con un unico desiderio: uccidere, uccidere!!!

So che ‘Are You Ready? (Ready For Your Massacre)’ è stata ispirata dal libro ‘La Linea Nera’ di Grangè (che ho letto molto avidamente un anno fa) e che Superhero Motherfucker Superman prende come spunto il super-ego, quindi di conseguenza una parte (molto influente) del pensiero di Nietzsche...potete parlarci di questi due pezzi?
"Are You Ready è una libera interpretazione di quel libro, tra l'altro molto bello, "superhero" è esattamente la trasposizione dell'onipotenza da Dio all'uomo, e alla sua caduta definitiva. Nietzsche sosteneva nella sua teoria che Dio è morto e pertanto, non esistendo più "l'essere superiore" giudice supremo, nell'uomo si manifesta e si esalta questo convincimento di emularlo. Questo serviva a spiegare perchè l'essere umano è animato da un'esausta volontà di potere. Nella song si parla di un super-uomo che uccidendo si sente arbitro, giudice e salvatore delle vite altrui e delle loro anime, elevandosi e credendosi onnipotente. Ma alla fine il gioco si spezza...

A questo punto, qualche parola anche sui testi di Hey J, Soul Man (che contiene un omaggio alla famosissima You Can Leave Your Hat On di Joe Cocker) e The Devil, Me, Myself And I…tutte songs che trasudano una (passatemi il termine) spiritualità, dolore e ossessione...
Esattamente. "Hey J (J.sta per Jesus) e "Me, Myself And I" sono proprio un urlo di sfogo per un dolore interiore. La prima, è come un faccia a faccia con Jesus al quale domandi: "vuoi che io creda in qualcosa, a qualcuno, all’amore, alla vita, ma non fai proprio nulla per aiutarmi, anzi dalla tua "onnipotenza" ti permetti di metterci alla prova facendoci provare dolori immensi rendendoci miseri e sofferenti, così non mi stai dando nessuna ragione di credere in qualcosa o di vivere per qualcosa. Quello che hai davanti è un uomo perso. Perso nel dolore, un uomo che credeva nell’amore e nella pietà, ma se ne sono andati! Questa è la tua vanità? la tua pochezza?" Anche "Me,Myself And I" ricalca lo sfogo di un uomo pervaso dal dolore, che si sente perso alla ricerca della luce perché si sente sprofondato all’inferno! "Soul Man" ha invece una chiave più ironica. Racconta di un collezionista di anime (da lì il titolo Soul Man). Ma nulla è lasciato al caso, infatti la scelta del titolo e del testo è legata profondamente anche alla musica. Il pezzo ha infatti un portamento molto lento, trascinato con un approccio molto "soul", e anche il cantato è decisamente di spirito "anima nera". Il tutto condito e "perlato" dalla citazione di Joe Cocker, il re più marcio e Rock’n Roll della musica Soul per antonomasia!

Anche lo stesso titolo del disco, per certi versi, e’ legato ad un concetto sacrale e, perche’ no, fatalista...e’ molto forte e decisamente d’impatto la metafora del piu’ grande serial killer della storia...
Il titolo "Pain Is The Game" è esattamente il sunto perfetto, concentrato in due parole, per esprimere il concetto dell’intero disco. Dolore e gioco, a voler dipingere come in un quadro ermetico la visione della vita. All’interno della quale siamo destinati ad affrontare situazioni di dolore, a combattere e a lottare contro di esse,a volte da vincitori,a volte da vinti. Dobbiamo misurarci in una vita che diventa come un "gioco" lungo o corto che sia, non è concesso a noi deciderlo, siamo infatti in balia di un giudice e arbitro supremo. Vediamola come fatalità o come concetto più sacrale, sta di fatto che di fronte alla nostra "fine" siamo completamente impotenti. Allora se pensiamo che c’è qualcuno di "onnipotente", un Dio che decide e si fa beffa delle nostre vite, ecco per noi quello è il più grande Serial Killer!!!

Pain is the game respira ancora l'aria tesa di Wolverine Blues e la sacralita' del pesante incidere di Homme e soci (Kyuss). Il trademark della band si manterra' sempre su queste coordinate o in futuro sfuttera' la parte piu' aggressiva di Bredhal?
L’assorbimento e l’aquisizione della musica de Kyuss è per noi fondamentale, un approccio al quale non possiamo rinunciare. In "Pain Is The Game" come in "Inferno Museum" c’è una buona dose di riferimenti e richiami ai Kyuss, come ai Black Sabbath. Ma sono richiami del tutto spontanei, portati da una nostra inclinazione verso un certo tipo di musica, che guarda caso si rifà anche ad altre band con uno stile molto "dirty". L’approccio marcio, sporco ed istintivo è sicuramente il marchio di fabbrica degli Allhelluja, e sarà sempre un nostro segno di riconoscimento. Dove ci porteranno i nuovi pezzi non lo sappiamo esattamente neanche noi. È sicuro che comunque mantenendo sempre il nostro stile, si sposteranno verso qualcosa di nuovo, sopratutto per il fatto che abbiamo idee nuove, nuove emozioni, nuove sensazioni e che come sempre abbiamo la necessità di esprimerle in musica. Per quanto riguarda Jacob pensiamo che con "Pain is The Game" abbiamo raggiunto il perfetto equilibrio fra le sue doti di urlatore e di cantante. Sicuramente cercheremo di sfruttarle ancor meglio , cercando di spremere al massimo tutto questo suo potenziale nascosto. L’equilibrio fra melodia e aggressività ci sembra perfetto, sicuramente non saremo più melodici di così, ma aggressivi SI’ !!!!

Rimaniamo su Jacob Bredhal: e' bene che sappiate che e' in assoluto il mio singer preferito! Con gli Hatesphere, a mio avviso, e' addirittura disumano! Qui si cimenta in passaggi stoner davvero interessanti. Come e' nata l'idea di far adattare la sua ugola a questo genere?
-In effetti è anche la nostra sensazione:DISUMANO!! Conoscevamo personalmente questo ragazzone di più di un metro e novanta, conoscevamo la sua voce e ci sembrava impossibile che con quella gola non potesse anche cantare al caso nostro. Comunque anche con gli Hatesphere si coglie che ha doti melodiche e non solo growly, così ci siamo detti:"proviamo a fargli sentire i pezzi , se interpreta nel modo giusto quello che vogliamo, lui sarebbe perfetto!" . Infatti così è stato. La sua risposta è stata immediata e positiva. Era assolutamente esaltato e curioso anche lui di cosa avrebbe potuto tirare fuori!!

Entombed post-clandestine, Motorhead, Kyuss, Black Sabbath, Soundgarden. Cosa vi hanno lasciato questi gruppi?
TROPPO, purtroppo!!! Scherzo, nel senso che sono monumenti nei loro generi, e oggi quando tu suoni ti rendi conto che stai ricalcando, rivisitando un qualcosa che parte da loro! Chiaro oggi il rock o il metal si sono evoluti, sono cambiati i suoni, le produzioni, sono nati nuovi stili musicali e nuovi modi di suonare e comporre musica. Rimane il fatto comunque che in ognuno di essi tu riesci a cogliere e a captare il sound di almeno uno dei gruppi citati. Questo fa di quel gruppo un "mito", non solo per il fatto di aver portato innovazione o inventato qualcosa, ma il fatto di avere una propria personalità. Tu puoi sentire anche solo una nota, una sonorità di uno di quei gruppi e puoi riconoscerli immediatamente. Ecco forse cosa ci hanno lasciato questi gruppi:la personalità!!! La cosa per noi fondamentale!!!

Qual'e' a vostro avviso, il reale futuro del metal? In fondo voi avete "pensato" al futuro proponendo\riadattando partiture ormai ben "marcate", in chiave moderna. Come dire, riprendiamoci il glorioso passato e trasportiamolo nel presente…
Non ci piace porci questa domanda. E’ giusto che la musica, o il Metal nello specifico abbiano un loro percorso. A volte evolutivo, a volte involutivo, non è ha peso per noi, perché per noi l’importante è esprimere quello proviamo, dare vita alle nostre sensazioni, e lo facciamo con le sonorità e l’approccio che più ci identifica: diretti,dirty e senza fronzoli. Spesso si segue una certa corrente perché va di moda o perché vende, non è il nostro caso. Noi facciamo musica semplicemente come libero sfogo, per buttare fuori le nostre amarezze e per divertirci fra noi tutti amici perché per noi alla fine Allhelluja è una terapia.

Parliamo del processo compositivo di un vostro album. Per forza di cose, dovra' svolgersi in piu' riprese, vista la lontananza di Jacob…
-Il processo compositivo è molto semplice: Massimo e Stefano si occupano della composizione dei pezzi, riff e strutture portanti. L’importante è che il pezzo ci esalti, funzioni, e sia della violenza giusta. Spesso componiamo i pezzi anche col bassista, troviamo che ci dà una grossa mano, ma è fondamentale che chitarra e batteria siano "sintonizzate" .Terminata la composizione dei pezzi ci dedichiamo all’arrangiamento e alla rifinitura. Studiamo le linee melodiche per Jacob e nel frattempo Stefano scrive le liriche. Per "PainI s The Game" Stefano si è occupato sia delle linee melodiche del cantato che dei testi. Quando abbiamo tutto chiaro e pronto entriamo in studio qui a Milano per registrare tutte le parti strumentali con il nostro fonico-amico Maurizio Brioschi, dopo di che spediamo in blocco tutto il materiale (backup, testi e linee vocali) in Danimarca a Jacob il quale registra le voci. Si occupa lui stesso del Mixaggio nel suo studio danese "Smart’nHard Studios" per poi passarlo alla masterizzazione che questa volta è stata affidata al guru della consolle Tue Madsen degli "Antfarm Studios" sempre in Danimarca.

Secondo un sondaggio (e per molti giornali specializzati) lo scorso anno siete stata la band rivelazione. E’ possibile, attualmente, accostare il vostro nome al termine di “miglior band metal italiana?” Senza dimenticare le altre grandi band nostrane, la vostra e’ sembrata una proposta che ha messo davvero d’accordo critica e pubblico…
-Addirittura la miglior band italiana…non esageriamo. Diciamo che cerchiamo di ritagliarci un nostro spazio nel panorama musicale italiano e straniero. Siamo ottimamente distribuiti in Italia come in Europa. Siamo presenti negli Stati Uniti, come in altri paesi dell’America e con questo nuovo disco siamo approdati anche in Giappone. Siamo contentissimi dei riscontri positivi e dell’esaltazione che abbiamo suscitato ovunque, a volte anche osannati da critica e addetti ai lavori. Benissimo, significa che stiamo lavorando bene e che riusciamo a dare un prodotto valido e fresco,che probabilmente si discosta dai cliché moderni e riesce a stuzzicare il gusto di molti. Possiamo solo dire che proseguiremo per la nostra strada, con il nostro stile e con la voglia di suonare del buon dirty ’n rock ’n roll.

Se doveste consigliare il vostro disco a qualche neofita del genere….?
-Sono talmente tanti gli stili e i generi che abbracciamo che mi sento di consigliarlo a chiunque ascolti musica Rock e metal. Pensiamo di poter coinvolgere ascoltatori più tradizionali abituati a sonorità hold-school, appassionati di gruppi come Black Sabbath o Motorhead, per poi passare a sonorità più stoner e rock come Kyuss, QOTSA, Zack Wild, Corrosion of Conformity, Foo Fighters o Hardcore Superstar, e arrivando a colpire quella fetta di ascoltatori appassionati di una musica più dura e ruvida come Unsane, Down, Entombed o The Haunted.

…e a un vero maniaco di Entombed e Kyuss?
-Beh in questo caso pensiamo di andare a botta sicura visto che sono due gruppi per noi fondamentali e che puntualmente ci sembra di richiamare.

Produzione ancora una volta affidata a Jacob (Smart ‘n Hard studio). Si punta decisamente sulla qualita'. Quanto incide in una buona riuscita di un disco, la profonda conoscenza del gruppo stesso dal parte del produttore?
-Secondo noi è fondamentale poter far capire a chi collabora con noi cosa cerchiamo di ottenere. Lunghe chiacchiere con Jacob sono servite a farlo immedesimare nel progetto e fargli capire cosa intendavamo a livello sonoro. Difficile, perchè se volevamo essere più stoner ecco che trovava soluzioni più canoniche e standard alla QOTSA per intenderci. "Con un pizzico di modernità pero!!" allora ecco che compaiono i chitarroni alla Machine Head e batterie ultrapatinate. Questo non andava bene perchè noi non vogliamo standardizzarci, vogliamo che la gente capisca che quelli che sente siamo noi e solo noi. Non è stato e non è per niente facile spiegare e ottenere il sound che si ha in mente. Alla fine i suoni rispetto al primo disco sono cambiati molto, abbiamo utilizzato una strumentazione diversa, proprio per avvicinarci di più ad un suono che risultasse più personale e più caratteristico agli Allheluja. Il nostro fonico Maurizio ha fatto un grosso e paziente lavoro per trovare il risultato ottimale, forte del fatto che ci conosce molto bene e sa cosa vogliamo. Stesso discorso vale per Jacob che ha compreso perfettamente quello che vogliono essere gli Allhelluja.

Mastering del disco: da cosa è dipeso il cambio fra Hakan Akesson e Tue Madsen?
Dal semplica fatto ch che Tue Madsen è il migliore in circolazione!

La copertina è opera dell'artista americano Chad Michael Ward (gia' con Marilyn Manson, Fear Factory, Necrodeath e Billy Idol). Come e' nata la scelta? E cosa rappresenta?
-Chad è un artista che riesce a rappresentare certe atmosfere con un gusto, uno stile che ci ha sempre impressionato. Riconosciamo nel suo stile una forte componente Allhelluja, la sua espressione ricalca molto quelli che sono i nostri gusti estetici. Conoscevamo già molti suoi lavori e durante la composizione del disco facendo una visita nel suo sito, siamo rimasti folgorati da quell’immagine. Ricalcava perfettamente quello che pensavamo di trasmettere con la musica e con i testi. Il titolo Pain Is The Game era già stato pensato, e quell’immagine riassumeva in modo perfetto il suo significato. Un immagine forte, inquietante e morbosa a simboleggiare una purificazione.I due soggetti rappresentano esplicitamente la morbosità: un nudo di donna e un uomo nel dolore. Nell'immagine, la lavanda dei piedi (la purificazione) è fatta col sangue, e diventa un simbolo per la purificazione dell’animo di cui si parla nel disco, che invece è messa in pratica con di violenza e spargimento di sangue.

E come nasce il nome Allhelluja?
-Se torniamo indietro, probabilmente è stato durante l’ascolto di un pezzo degli Spiritual Beggers. Ad un certo punto il cantante inizia ad intonare questa parola: alleluia alleluia. Ci colpisce perché sembra quasi un richiamo all’attenzione. Ci piace, e la scriviamo per trovarne una grafia. Ecco che scrivendola sulla carta, genialmente ci balza all’occhio che aggiungendo la lettera H, compare al suo interno la parola Hell. A questo punto è il nome perfetto. In una parola conosciuta a livello universale riusciamo ad aggiungere ironicamente al suo significato sacro una valenza profana,diabolica se vogliamo.

Ultima domanda: un "semplice" aggettivo per Pain is the game
-Desiderato! ..fortemente desiderato! Sì perché inizialmente era un nostro obbiettivo da raggiungere in tutta tranquillità e con la comodità necessaria. Poi strada facendo, a Stefano è subentrato un problema di carattere personale che lo ha accompagnato per tutto il periodo delle registrazioni e ben oltre. La sua forza è stata quella di reagire al suo problema dedicandosi con passione e intensità alla realizzazione del disco. Era la sola cosa che desiderava e che gli dava la forza per cercare di superare la crisi. Noi tutti gli siamo stati vicino ed è per questo che abbiamo lavorato molto affinché il disco proseguisse, lasciandogli la possibilità di esprimersi al meglio. E’ stato un disco accompagnato da molta sofferenza, ma allo stesso tempo fortemente desiderato, e porterà per sempre con sé, dando a noi, tutta l’energia e la passione che contiene.

A voi il finale...
-Un immenso ringraziamento per il supporto che ci date , il Rock’n Roll non avrà mai fine finchè gli Allhelluja non saranno tolti di mezzo!!!!



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