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CONGRESSO POST INDUSTRIALE - MZ.412 + TREPANERINGSRITUALEN + GUEST - Kindergarten, Bologna (BO) , 31/10/2015
06/11/2015 (2623 letture)
Giunto alla decima edizione, il Congresso Post Industriale ha come location di quest'anno il Kindergarten di Bologna, sede che inaugura una nuova stagione di eventi proprio in concomitanza con il raduno degli appassionati (o ammalati) di industrial e power electronics. Sempre presieduta da Rodolfo Protti della storica etichetta discografica Old Europa Cafe, la serata si preannunciava imperdibile, grazie anche alla presenza degli Mz.412 che ci hanno regalato uno dei rari live ritual della loro carriera.

DJINN
E' Djinn che irrompe nel vociare dell'attesa con i suoi suoni industriali mescolati al dark ambient. La sua presenza è, in realtà, sostenuta da un'assenza, perché, nel tenere fede alla derivazione etimologica del suo nome, Djinn è colui che si nasconde, una creatura soprannaturale che nell'antica cultura islamica identifica un demone malvagio che agisce nell'ombra, occultandosi. E' per questo che la negazione viene sublimata in più modi: che sia negazione del proprio sé carnale, portata a compimento con la maschera dietro cui si cela Alex Vintras, o che sia negazione nell'accezione più nichilista e totalizzante e, dunque, negazione dell'umanità stessa, non importa. La scritta che si impone sulla felpa recita Humanity - no more ed è un auspicio, un passaggio necessario per portare a compimento una libertà piena che si otterrebbe unicamente attraverso l'estinzione della razza umana. Il processo di catarsi non è, in realtà, un percorso ascensionale, ma è negli abissi che Djinn ci conduce, mettendo alla prova la nostra emotività con suoni cupi e basse frequenze, melodie surreali e profonde, che trasmettono solitudine ed inquietudine e ci imprigionano. Come conclusione della performance una doverosa dedica viene fatta Marco Corbelli, in arte Atrax Morgue, che nella scena power electronics italiana è stato una personalità portante, che per anni ha indagato negli angoli più malsani della psiche umana, cibandosi di ossessioni e di deviazioni ed auspicando un suicidio di massa che è convogliato tragicamente nel suo, avvenuto nel 2007.

SATANISMO CALIBRO 9
Proseguiamo con i Satanismo Calibro 9, che restano in linea con il processo catartico inaugurato in incipit da Djinn, tuttavia sovvertendolo e trasformando la discesa negli Inferi in un atto di purificazione. Mentre in precedenza, infatti, il riscatto avveniva attraverso il risveglio degli aspetti più occultati del proprio Io, interrompendo e sporcando la quiete ipocrita di chi non vuole scoprirsi, creando un gap emotivo incolmabile che ci lascia tuttavia intrappolati, nel caso dei Satanismo Calibro 9 la purificazione si compie attraverso un vero e proprio rito di espiazione. L'uso degli elementi naturali, come acqua e fuoco, il bruciare dei rametti che scoppiettano all'interno di un recipiente sonorizzato che amplifica i suoni al suo interno, le corna di vari animali -sonorizzate anch'esse- che vengono sbattute a più riprese dal frontman Lorenzo sul palco, unitamente al consumarsi dei coni di incenso, creano un'aura mistica, che ci vorrebbe (tras)portare in uno stato di coscienza superiore. La liberazione avviene attraverso la riscoperta della propria parte istintiva, primitiva, perché anche nel loro caso si parte da qualcosa che è obnubilato; ed è in questo che trova giustificazione l'approccio ritualistico che viene minuziosamente pensato dal trio milanese, sia musicalmente che esteticamente: tutta l'esibizione è un tentativo di connessione con la preistoria dell'individuo, con la sua ancestralità. E' un'evocazione.
L'impatto scenico è davvero notevole e rimango molto colpita anche per la particolarità di certe scelte stilistiche. La performance si esaurisce in un crescendo quasi psicotico, dove il rumore viene portato all'estremo, per poi ripiegarsi in un silenzio grottesco, culmine inaspettato che lascia tutti sotto shock.

LE COSE BIANCHE + SSHE RETINA STIMULANTS
L'atmosfera cambia quando a salire sul palco c'è il duo formato da Le Cose Bianche di Giovanni Mori e gli Sshe Retina Stimulants di Paolo Bandiera, due esponenti della power electronics che fondono le proprie personalità ed esperienze a sostegno della prima ed unica esibizione live di L.C.B., come chiaramente riportato nel flyer dell'evento. Le distorsioni elettroniche si accatastano e fanno da colore di fondo alla tela, mentre le liriche collidono con essa in maniera del tutto spontanea a caotica, divenendo quasi l'estensione di un atto muscolare ben radicato nella fisicità degli episodi che vengono descritti. Più crudamente e crudelmente, veniamo riportati sulla terra: non demoni interiori sepolti, né tentativi di riconnessione con l'ancestralità dimenticata, qui si canta la condizione umana che si manifesta nel malessere quotidiano, di cui siamo tutti amari conoscenti. E' la noia che ci affligge nella ripetitività del banale, la noia -per proseguire con un riferimento pittorico/letterario- che affligge Dino nel romanzo di Moravia, un pittore che vive in una villa lungo la via Appia, che è sopraffatto dalla noia verso tutto ciò che lo circonda e che ripiega su una sessualità che all'inizio è un'ossessiva urgenza, ma che finisce anch'essa per divenire una regolarità abitudinaria. Del resto, alcune delle ambientazioni dei testi di Giovanni Mori sono proprio nei pressi della via Appia, tra Furio Camillo e Colli Albani, o nelle periferie romane di San Basilio, dell'EUR e della Cristoforo Colombo e lo stesso Giovanni recita con distacco che "Ciò che per gli altri è normale, a me mi annoia a fondo", mentre abbondano le descrizioni di procedimenti carnali.
Come Se la Pornografia non Fosse mai Esistita è la track conclusiva, che vede la partecipazione di Andrea Chiaravalli aka Iugulathor, che sul palco si dimena come una presenza inquietante, animalesca, che nella bestialità e ripetitività dei suoi sussurri insaporisce l'esibizione dinamizzandola.

TREPANERINGSRITUALEN
Procediamo verso gli ultimi episodi della serata ed a salire sul palco è Trepaneringsritualen, pseudonimo del visual artist e musicista svedese Thomas Martin Ekelund, per la prima volta in Italia. Inizialmente Thomas entra con un sacco da boia che gli avvolge la testa, quasi strozzandolo con una corda girata attorno al collo. L'impatto è già di per sé inquietante, ma viene enfatizzato dalla presenza di un mini altare su cui è posato un teschio che sostiene un rosario, con tanto di candele e incensi a contorno. E' palese anche solo dal punto di vista iconografico ed estetico che Trepaneringsritualen, differentemente dai suoi predecessori, aderisce maggiormente a stilemi legati al mondo del metal estremo, più che a quello dell'elettronica, e ne avremo prova anche ascoltando i suoi ritmi tribali mescolati ad un growl potente e cavernoso, che sembra sul serio provenire da un cane rabbioso. Tolto il sacco, ecco che T × R × P ci svela il suo volto sudato, con gli occhi arrossati e macchiati di trucco nero, la bava che ogni tanto si posa sul microfono negli atti di maggior enfasi ed una collana di ossa insanguinate che gli cingono il collo. E' bestialità fatta concreta, tutto ciò con cui T × R × P ci travolge è in qualche modo ferale: a partire dalla sua fisicità, per passare attraverso la sua gestualità, ed i momenti in cui, allontanatosi dalla sua piattaforma sintetica, conquista il centro per poi muoversi in maniera quasi randomica da un angolo all'altro del palco, lo fanno sembrare un animale in gabbia che tenta di ribellarsi. Malato e coinvolgente, la sua esibizione raccoglie un consenso corale, lasciando delle ottime impressioni su un artista contorto e raccapricciante.

MZ. 412
Siamo finalmente giunti al finale e fanno il loro ingresso gli svedesi MZ.412: sono in tre, Nordvargr, Ulvtharm e Drakhon, e ci rendono partecipi di una rarissima esibizione live, resa ancora più unica dal fatto che sia la prima in assoluto ad accadere in Italia. La trepidazione per questo evento era davvero diventata insopportabile e, nel trovarci davanti agli officianti dell'industrial black metal, proviamo un senso di reale onnipotenza. Forse è proprio la fisicità di Nordvargr a suggerire questo, che dagli oltre due metri di altezza ci domina e rende un atto quasi naturale il chinarsi, come ci si prostrerebbe nel trovarsi davanti ad un Dio. In assetto sacerdotale, con camicia bianca e cravatta nera, gli Mz.412 avvolgono le loro teste in un copricapo che sembra quello usato dai giocatori di scherma, quasi a voler annullare ogni riferimento all'umanità della loro presenza fisica, per enfatizzare la sensazione di incarnare delle divinità pronte a schiacciarci. La Messa si consuma con una freddezza maniacale: contrariamente a Trepaneringsritualen, alfiere del caos più terreno, loro sono professori dell'ordine assoluto, della superiorità. Una suite incessante di suoni lancinanti vengono cadenzati da una marzialità ossessiva ed autoritaria, che qui assurge al suo significato più stretto: sono proprio immagini belliche e militaresche quelle che la mente spontaneamente associa nel rendersi partecipe di certi ritmi.
Nordvargr si avvicina con la mano di tanto in tanto al theremin per creare delle interferenze e stringe forte il pugno per assecondare i momenti più densi di pathos, quasi tradisce un'apparente imperturbabilità d'animo, per poi tornare nella sua posa statica ed inattaccabile. Lo show si consuma in un'ora e un quarto, durante la quale veniamo totalmente assorbiti nell'alienazione del trittico svedese e che ci lascia in uno stato di coscienza alterato. Un'esperienza incredibile, a tratti surreale, che testimonia l'inarrivabile caratura di questo gruppo.
I Sacerdoti dell'industrial black metal sono passati da qui lasciando un indelebile segno e noi adepti non possiamo far altro che perseverare nel culto.
Amen.



Zess
Lunedì 28 Dicembre 2015, 2.38.57
2
Grande serata, con Mz.412 (onore ai Maestri), Trepaneringsritualen e Satanismo Calibro 9 su tutti.
Alex
Venerdì 6 Novembre 2015, 14.22.17
1
E dire che io quella sera ero a Bologna! Ma non ne sapevo nulla cavolo!! Un sacrilegio essermi perso gli MZ.412. Accidenti
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