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ONELEGMAN - Il tema del cambiamento
17/11/2015 (1168 letture)
Monky: Ciao ragazzi, benvenuti su Metallized.it, come state?
Cristian: Ciao Davide, è un piacere ritrovarti. Tutto bene direi.

Monky: Allora, prima di tutto vi voglio fare una domanda che vi riporterà ai primissimi tempi della band. Come è nata l’idea di questo gruppo e, soprattutto, come avete scelto questo monicker?
Cristian: Ormai tre lustri or sono mi trovavo al bancone di un circolo per anziani a sorseggiare ettolitri di Nocino industriale - pensando a come produrlo artigianalmente per sopperire al mio sostentamento - quando un giovane, brufoloso, batterista di nome Riccardo, mi si avvicinava timidamente e, dandomi del Voi, mi invitava nella sua sala prove per farmi ascoltare dei simpatici jingle grind speed gore pulp sado pop metal…nascevano i Porno Drome. Avevamo un unico pezzo di 12 minuti, si chiamava Onelegman e parlava di un tizio che voleva farsi trapiantare il prepuzio di un cavallo…il progetto naufragò miseramente, cambiammo il nome della band ma da allora non sappiamo più nulla del cavallo.

Monky: Sul discorso dell’impronta musicale, non perfettamente inquadrabile nei singoli stilemi di un solo genere, come siete giunti a questa miscela di thrash, heavy, rock, djent e chi più ne ha, più ne metta?
Cristian: Nessun ragionamento a monte, credo sia il semplice frutto della alchimia tra persone che stanno bene insieme da parecchi anni, passando il tempo nel modo migliore che conoscono. Ho molta stima dei miei compagni: sono ottimi musicisti dal grande gusto e soprattutto brave persone con cui è semplice condividere un progetto. La fiducia reciproca è alla base di tutto.

Monky: Dal punto di vista strumentale ed artistico, quali sono state le band che hanno influenzato maggiormente i OneLegMan, sia come presenza on-stage, sia come riferimenti durante le composizioni e le sessioni in studio?
Cristian: Abbiamo gusti talmente diversi che per risponderti dovrei elencarti almeno una cinquantina di artisti differenti, dai grandi classici alle cose più “storte” e non solo nel campo musicale…forse in questo disco potresti trovare qualcosa in più di Faith no More, Queen, Strapping Young Lad, ma più che altro come approccio alla composizione e attitudine al suono. Poi nelle recensioni che sono uscite fin ad ora ho letto accostamenti a band di cui non conosco più di una canzone, quindi…liberi di sentirci quello che volete! Dal vivo invece faccio il possibile per non rimanerci secco e tutta la mia gestualità, che il pubblico scambia per interpretazione, non è altro che il tentativo di mordere più ossigeno possibile…

Monky: Io vi ho scoperti quando avete aperto il concerto ai Cynic, a Romagnano Sesia, qualche anno fa. Ricordo uno show energico, che mi ha convinto seduta stante ad accaparrarmi una copia di The Crack che, in seguito, è girata nel mio lettore CD per molto tempo. A tratti lo ascolto ancora adesso, sentendo sempre un lavoro fresco dalla longevità che può ricordare anche band leggendarie come i Tool. Da quel “lontano” 2011, cosa è cambiato all’interno del vostro gruppo?
Cristian: Due cambiamenti sostanziali: prima è arrivato Luca al basso che, per fortuna, ha capito subito lo spirito e la natura della band, assumendo il ruolo di assistente sociale e prendendoci dolcemente per mano ci sta guidando nel mondo del music business a noi così ostile…poco dopo il batterista a smesso con i brufoli ed è diventato un bravo papà di una splendida bimba! Siamo decisamente più maturi, realisti e disillusi, questo ci permette di fare la musica che ci piacerebbe “ascoltare” e la proponiamo. Se vi piace ne andiamo fieri, altrimenti ci rivediamo al prossimo giro.

Monky: Se The Crack è stata una vera e propria scoperta per il sottoscritto, il vostro nuovo album è stato invece una buonissima conferma. Come avete proceduto, in questi quattro anni, per stendere i nuovi brani?
Cristian: A differenza di The Crack, che era una sorta di “best of” di 10 anni di sale prova, Do You Really Think This World Was Made For You? è un vero e proprio concept album, la cui scrittura è stata guidata da uno stato emotivo del tutto particolare che ha spinto la produzione verso una direzione precisa. Avevamo una destinazione e sapevamo dove arrivare. Il come lo abbiamo scoperto strada facendo.

Monky: Il disco è uscito ancora sotto l’etichetta genovese Nadir Music. Ci raccontate come è cominciata questa collaborazione e di quanto -o come- l’esperienza dei proprietari della label (Tommy e Trevor dei Sadist) possono avervi influenzati, aiutati e incentivati in certi momenti della vostra produzione?
Cristian: Con Nadir siamo in buonissimi rapporti. Dopo la prima fortunata esperienza di The Crack ci siamo sempre tenuti in contatto, sentendoci anche per questioni extramusicali. Loro ci hanno sempre gentilmente “corteggiato” - da veri Signori - tenendosi aggiornati sullo stato dei lavori. Una volta terminata la produzione, che come sempre svolgiamo con la nostra squadra, cioè dysFUNCTION Production (Eddy Cavazza e Dualized), abbiamo spedito il disco a mezzo mondo ricevendo qualche risposta interessante ma, come ti ho detto prima, alla base di un progetto ci deve essere la fiducia reciproca e i ragazzi di Nadir Music con noi sono sempre stati correttissimi. In più a Rossiglione fanno delle trenette al pesto da PAURA!

Monky: La copertina è decisamente minimalista, con un font semplice, che a mio parere contrasta nettamente con la complessità musicale che viene espressa al suo interno. Come è stata elaborata questa scelta grafica, diversa da quella più aggressiva vista in The Crack?
Cristian: Beh, innanzitutto 3 mesi dopo aver realizzato la copertina di The Crack ho avuto un terribile incidente stradale, subendo diverse fratture al viso esattamente come in copertina…mai sfidare la sorte una seconda volta. E comunque, credo che ci sia più violenza nell’artwork diDo You Really Think This World Was Made For You? che in tutti gli album dei Cannibal Corpse. E’ solo questione di entrarci dentro. Trovo che sia più spaventosa l’attesa del “mostro” che la visione dello stesso.

Monky: Dal punto di vista dei testi, il lavoro è stato strutturato come un concept di larghe vedute, o come un gruppo di canzoni che fanno riferimento alla domanda portante Do You Really Think This World Was Made For You?
Cristian: Do You Really Think This World Was Made For You? è un concept album incentrato sul tema del cambiamento, ispirato e dedicato alla popolazione emiliana colpita dai terremoti del maggio 2012. Il cambiamento forzato costringe le persone a modificare le proprie abitudini di vita e fa perdere i riferimenti di sempre. Abbiamo messo al centro l’uomo, non solo come vittima ma come carnefice di se stesso, cercando di esprimerci osservando da più punti di vista, raccontando storie, riflettendo molto su noi stessi, sulla nostra avidità, sull’egoismo, sulla incapacità di esprimere i sentimenti e il dare tutto per scontato, ma anche sul valore e sulla potenza della Vita.

Monky: Io vi rigiro la domanda. Pensate che questo mondo, a livello musicale, sia stato fatto per accogliere una band come i OneLegMan? Insomma, i responsi sono almeno tanto soddisfacenti quanto il lavoro che è stato messo in piedi, oppure il pubblico italiano fatica ancora un po’ ad accettare una band dal sound più particolare e ricercato, piuttosto che all’ennesima band emulatrice di linee thrash/djent/core/death etc.?
Cristian: Se non fossimo stati italiani, avremmo avuto molto più seguito in Italia? Non lo so e non lo sapremo mai. Il problema per i OneLegMan non è piacere…ma raggiungere un pubblico sempre più vasto. Non abbiamo la possibilità di investire grandi cifre, quindi il modo più genuino che abbiamo per promuoverci è suonare il più possibile perché quello rimane comunque il nostro habitat naturale! Perciò ragazzi, richiedete ai locali delle vostre città di chiamare i OneLegMan e di contattare la nostra agenzia, la Soldiers of Sound del grande Max Bonini, non ve ne pentirete!

Monky: Sempre rimanendo sul discorso Italia e musica, avete intrapreso date all’estero? E dagli altri paesi quale è stato il responso alle vostre produzioni?
Cristian: Abbiamo suonato parecchio all’estero per la promozione di The Crack, raccogliendo ovunque grandi consensi. La cosa triste è che spesso non credevano fossimo italiani….ovviamente per Do You Really Think This World Was Made For You? vorremmo fare ancora meglio con un vero e proprio tour a supporto dell’album. In questo confidiamo molto sull’esperienza di Trevor e Soci!

Monky: Adesso partirete con un tour promozionale per questo nuovo disco?
Cristian: Ci sono diverse cose in ballo, ovviamente è tutto a cascata. Recensioni, video, concerti…il release party al Borderline di Modena è andato benissimo, locale pieno e pubblico caldo! Vogliamo continuare così.

Monky: Sul discorso della distribuzione, avete avuto l’idea di pubblicare il vostro nuovo disco in un formato come il vinile?
Cristian: Non ci abbiamo pensato ma - inaspettatamente - abbiamo avuto delle richieste al riguardo. Credo però che se si voglia fare una cosa simile sia necessario pensarci fin da subito studiando una produzione ad hoc, altrimenti si prende per il culo l’ascoltatore.

Monky: Bene, l’intervista è finita. Vi ringrazio per il tempo che ci avete concesso e vi lascio l’ultima parola per salutare i vostri supporters.
Cristian: Una vita spesa a cercare di portare avanti un messaggio, un pensiero, la propria musica...e quando riesci a creare qualcosa che senti come "tuo", ti accorgi che quel qualcosa ha talmente tanta energia da essere legittimamente parte di te che la suoni quanto di chi si emoziona sentendola! Ci stiamo veramente accorgendo di quanta gente ci voglia bene e abbia atteso con impazienza il nostro ritorno. Grazie ragazzi!



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