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SLAUGHTER CLUB, VIA A.TAGLIABUE 4 - PADERNO DUGNANO (MI)

DEMILICH + Guests - Elyon, Rozzano (MI) – 14/11/15
17/11/2015 (1278 letture)
Immancabile è stata a dir poco questa esclusivissima calata italiana della death metal band Demilich, perla di rara qualità nel fertile panorama finlandese dei primi anni ’90, riformatasi per dare formale epilogo alla loro effimera esistenza sulle scene, che si può racchiudere nei primi 3 anni del decennio ’90, in cui furono pubblicate diverse demo-tape e il loro seminale e unico full Nespithe, oltre a qualche mese tra il 2005 e il 2006, durante i quali materiale molto selezionato era stato riportato alla luce e registrato, per essere poi pubblicato soltanto quest’anno, nella raccolta 20th Adversary of Emptiness. Una carriera breve, nemmeno due ore di materiale registrato complessivamente, eppure i Demilich hanno lasciato un segno non trascurabile nella storia dell’underground, avendo contribuito ad aprire le porte ad un approccio più brutale, claustrofobico, tecnico e destrutturalizzato al death metal. A testimonianza di ciò, un numero nutrito di puri appassionati di death metal della scena nostrana ha risposto all’appello irripetibile che i finlandesi hanno lanciato questo 14 novembre a Rozzano, a pochi chilometri da Milano.


In seguito alla cancellazione dei Voids of Vomit, navigata formazione old school death metal lombarda, l’inizio dei concerti slitta alle 21, ma il locale è già popolato da svariati minuti, tra qualche birra, merch e la curiosità generale per la musica disco proveniente dalla festa di una neodiciottenne nella sala accanto e che ha fatto da sottofondo all’intera serata, perlomeno negli spazi musicalmente vuoti.


NECROMUTILATOR

In apertura troviamo i mantovani Necromutilator, promettente trio bestial black/death/thrash forte della release, l’anno scorso, del loro primo full Eucharistic Mutilations, via Terror From Hell records. Si apprezza subito l’attitudine die-hard metal dei membri (con tanto di occhiali da sole sol palco!) e anche la proposta musicale è marcatamente old school, grezza, ruvida ed efficace: riff lineari di matrice black/death novantiana, scuola Blasphemy e Black Witchery, ma con un incedere batteristico spesso rivolto verso lo speed/thrash, dato il comune uso del d-beat a segnare l’incedere del pezzo, così come anche sezioni più lente che ricordano i black primordiale dei Beherit. I pezzi risultano tutti aggressivi e fortemente improntati verso quell’attitudine sonora prima descritta, che si accoppia ad una presenza sul palco fredda, qualche lattina di birra sulla testata e piede sulla cassa spia. L’entusiasmo dei presenti è evidente, benchè l’apparizione sia piuttosto breve, oltre che certamente intensa.


ASSUMPTION

Tutt’altra, se vogliamo, è la proposta degli Assumption, debuttata sempre via Terror from Hell con il mini The Tree Appearances dell’anno scorso. Insomma, altra formazione di recente nascita, ma con volti noti, data la presenza di membri si svariate realtà nazionali di qualità, come Gravesite, Haemophagus, Morbo e ex-Undead Creep. La proposta è davvero interessante, variando da un doom/death nerboruto alla Winter e Rippikoulu, fino ai lidi lentissimi del funeral doom, con l’influenza riconoscibile di gruppi come i Disembowelment e i Thergothon, con anche il ben giocato inserto di parti di sintetizzatore che sfumavano tra i confini dei riff di chitarra. L’incedere chitarristico è quasi ipnotico, soprattutto quando sommato al synth, e scandito da colpi di batteria tanto rarefatti da soffocare, accompagnati da un gutturale profondo e gelido. Non mancano parti death/doom propriamente dette, come avevo comunque anticipato, forti di un muro sonoro di non trascurabile pesantezza, ma non è certo il dinamismo a farla da padrone, quanto più la lentezza inesorabile e il carattere quasi onirico di queste sezioni. Dato quanto sono selezionate le loro apparizioni dal vivo, è stata un’esibizione decisamente degna di nota.


SUDDEN DEATH

Altra proposta ancora è quella dei romani Sudden Death, dediti ad un death metal che cerca di prendere molto dagli stilemi del brutal death à la Suffocation o Dying Fetus, per scomodare qualche paragone di razza, ai quali accompagna anche influenze più moderne, che emergono nel uso di scale chitarristiche più articolate sul manico, di contro ai classici riff in palm-mute del genere, o alcuni breakdown inseriti all’interno dei pezzi, quest’ultimi non troppo convincenti. La formula batteristica gravita intorno alla contrapposizione tra groove più cadenzati e l’uso del blast, mentre la prestazione vocale è quasi principalmente un gutturale piuttosto standard; dal vivo però i riff di chitarra non risultano pienamente intellegibili per poter essere intesi appieno. La reazione del pubblico è piuttosto fredda, dato lo spazio vuoto lasciato davanti al palco rispetto alle band precedenti, ben contornate da un pubblico relativamente nutrito.


DEMILICH

Poco dopo le 11 e mezza, Antti Boman e soci salgono sul palco con strumenti, maestria da vendere e un paio di bottiglie di vino (a testimoniare la classe indiscussa dei Demilich, di contro alle solite lattine di birra!). Dopo un efficiente line check, durante il quale il locale comincia ad affollarsi in attesa dell’incipit del set, i finlandesi attaccano con Inherited Bowels Levitation, direttamente dall’acclamato Nespithe, che verrà eseguito quasi interamente nel corso della serata. La situazione acustica del locale, già non particolarmente buona per gli opening acts, continua a non convincere pienamente, con una cassa poco presente in uscita e chitarre non sufficientemente definite per rendere pienamente merito al riffing intricato dei Demilich, benché questi rimangano tutto sommato intellegibili. La voce, peraltro, che caratterizza piuttosto univocamente il gruppo per essere uno dei gutturali più spaventosamente bassi nella storia del genere, viene portata ad un livello sonoro accettabile solo durante il secondo pezzo della scaletta, The Sixteenth Six-Tooth Son of Fourteen Four-Regional Dimensions (Still Unnamed) (a beneficio di chi non li conoscesse, un’altra feature che contraddistingue i Demilich sono questi titoli di lunghezza biblica e significato sospeso tra un astrattismo visionario e un delirio orririfico). Di qui in poi, in effetti, la situazione acustica sembra migliorare, e perlomeno dalla mia posizione risulta essere pienamente godibile, seppure tra limiti messi in luce durante la serata e qualche ronzio componentistico.

Tornando alla cronaca della serata, il frontman Antti ne approfitta tra le prime battute per presentare i Demilich e il loro intento di riportare sul palco, in via esclusiva, quei pezzi che scrissero nei lontani primi anni dei ’90, nonché per ringraziare dell’invito a suonare in Italia, per la prima volta nella storia della band (e probabilmente anche l’ultima, date le espresse intenzioni della band di fare delle apparizioni una-tantum prima di considerare la carriera dei nostri definitivamente compiuta). Prima di introdurre The Cry, molto pacatamente aggiunge anche una modesta dedica alla memoria dei fatti accaduti a Parigi la notte prima, di fatto freschissimi. L’effetto della musica dei Demilich è veramente singolare nel contesto death metal, data la cervelloticità delle line di chitarra, spesso intricate tra sdoppiamenti, armonizzazioni e controtempi che rendono davvero notevole il fatto che l’esecuzione sia così precisa e non lasci spazio ad alcun affievolimento della tensione musicale generatasi. Tra questi, riff più ipnotici, lead malsani e scansioni batteristiche più ariose instaurano un’atmosfera psicotropa: questi pezzi sono vere e proprie allucinazioni musicali in chiave death metal, con fill batteristici mai uguali, cambi di tempo e struttura repentini, e questo gutturale disumano ad affossare ogni parvenza di sanità. È infatti curioso vedere come la formula del death metal scandinavo, ancora agli albori quando furono fondati i nostri, si sfuma progressivamente in un’originalità strumentale assolutamente unica nel genere, che rende la musica dei Demilich intrinsecamente familiare e al contempo priva di possibilità di paragoni. Per crederci, è sufficiente And The Slimy Flying Creatures Reproduce In Your Brains, estratto dal demo del 1991 The Four Instructive Tales ...of Decomposition, che ancora preserva la marcata matrice old school death del gruppo (d-beat a profusione!), vena che risulta molto più destrutturata sul full Nespithe.

Degna di nota è anche la tripletta Emptiness of Vanishing, Vanishing of Emptiness e The Faces Right Below The Skin of The Earth, le 3 canzoni registrate tra il 2005 e il 2006, l’ultima delle quali composta interamente in quel periodo. La formula di Nespithe mi è parsa portata alle sue conseguenze ancora più estreme, con una creatività chitarrista strabordante a prendere il controllo e guidare il pezzi attraverso strutture sempre più complesse. Proseguendo verso la fine, vengono chiamati all’appello anche gli altri capolavori del solo e unico full del gruppo, costantemente acclamati da un pubblico appassionato e anche fisicamente coinvolto, nei limiti in cui la proposta piuttosto singolare dei finnici lo permetta. Entusiasta anche il frontman, che chiedendo al pubblico se volesse sentire altri pezzi, si compiace della risposta affermativa ammettendo di volerne suonare ancora (cosa non da poco, comunque), e il set risulta infatti notevolmente longevo. La tripletta finale è veramente da incubo (in senso sia positivo che negativo; ovviamente, a voi l’interpretazione): è proposta tra le altre l’opener di Nespithe, When the Sun Drank the Weigth of the Water, uno dei pezzi che meglio rappresenta il carattere più estroso e ritmicamente dinamico dei Demilich. Chiudono infine con The Echo, che Boman ammette essere la propria preferita nella carriera della band, e alla quale bisogna rendere conto di essere una delle più dotate in fatto di riff che sfidano la razionalità e malsanità come se piovesse. Dopodiché, un rapido ma sentito saluto prima del congedo. Il responso della serata credo lo trasudi l’intero scritto: chi c’era, può testimoniare, per tutti gli altri, il rimorso di esserseli persi!


SETLIST DEMILICH

Inherited Bowel Levitation - Reduced Without Any Effort
The Sixteenth Six-Tooth Son of Fourteen Four-Regional Dimensions (Still Unnamed)
The Cry
The Planet that Once Used to Absorb Flesh in Order to Achieve Divinity and Immortality (Suffocated to the Flesh that it Desired...)
And the Slimy Flying Creatures Reproduce in Your Brains
(Within) The Chamber of Whispering Eyes
Emptiness of Vanishing
Vanishing of Emptiness
The Faces Right Below The Skin of The Earth
The Putrefying Road in the Nineteenth Extremity (...Somewhere Inside the Bowels of Endlessness...)
Erecshyrinol
When the Sun Drank the Weight of Water
Introduction / Embalmed Beauty Sleep
The Echo (Replacement)




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