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GUNS N` ROSES - The Truth - La verità
23/11/2015 (4272 letture)
Nati quando l’hard rock a stelle e strisce dominava le classifiche ed era il beniamino di MTV e lo spauracchio delle madri puritane americane, i Guns N’ Roses sono diventati nell’arco di pochi anni prima la “Next Big Thing” e subito dopo l’ultima grande e consapevole rock star band edonista, selvaggia e nichilista della dorata parabola rock ottantiana. Implosa a causa degli eccessi e dello scontro tra i caratteri dei membri originali, la band non ha però mai smesso di esistere e pur rimanendo per oltre dieci anni in un limbo indecifrabile ha continuato a far parlare di sé, fino all’ormai non più tanto atteso ritorno col “disco più atteso di tutti i tempi”, quel Chinese Democracy che tutto ha fatto, tranne saziare l’appetito per la distruzione evocato vent’anni prima e mai sopito. Guns N’ Roses – The Truth, non è certo l’unico libro che narra le loro gesta, ma ha alcuni pregi, tra i quali quello di coprire l’intera carriera della band e non solo i primi magici anni…

TEMPO DI BILANCI
Certo che a pensare a quanto tempo è passato, ormai quasi trent’anni, sembra davvero che il momento dei bilanci sia arrivato inesorabile e diventi più importante anche rispetto alla musica che negli ultimi anni i Guns N’ Roses sono tornati ad offrire al loro pubblico. Vuoi perché in effetti di musica la band in questi trent’anni non ne offerta poi così tanta, se andiamo a guardare la sostanza, vuoi perché ciascuno dei suoi membri ha poi avuto una sua carriera solista, prima o dopo o durante la sua permanenza all’interno del gruppo, vuoi perché il tanto atteso disco del ritorno, Chinese Democracy, ha ormai i suoi anni e certo non si può dire che abbia lasciato chissà quale segno nella storia della Musica. Poi guardiamo band come Rolling Stones, Deep Purple, Black Sabbath, Kiss, Scorpions, tanto per citarne alcuni, che di anni sul groppone ne hanno ben di più e continuano a suonare e ti verrebbe voglia di dire a questi ex ragazzi ribelli e disperati che forse se si sbrigassero a pubblicare nuovi veri album e a tornare in pista con la giusta fame, ci sarebbe ancora qualche pagina da scrivere della loro biografia. Ma tant’è, la storia per adesso è questa ed era inevitabile che prima o poi i libri sui Guns cominciassero a riempire gli scaffali e le librerie degli appassionati e se è vero che questo The Truth arriva alla sua quinta edizione, venendo infine pubblicato anche in Italia, allora è segno che l’attenzione nei confronti della band non si è mai estinta e che un punto su quello che è stato, prima o poi andava messo a fuoco.
Per capire che cosa offra in merito The Truth, occorre prima di tutto partire dal suo autore, Ken Paisli. Nato in Nuova Zelanda nel 1970, Paisli è un giornalista che ha iniziato la sua carriera di scrittore rock proprio con la prima edizione di questo libro, pubblicata nel 2005. Appartenente a quel tipo di scrittori/critici noti come “Gonzo Journalist”, della quale fa parte il noto Lester Bangs per citarne uno, Paisli gioca molto col suo personaggio lungo lo scritto, infarcendo il testo di commenti personali, che raccontano anche i retroscena occorsi allo stesso autore lungo la stesura del libro. Chi fosse interessato a scoprire qualcosa di più su questo autore, sappia che difficilmente troverà una sua foto in giro, dato che non è mai apparso in pubblico, nemmeno alle presentazioni dei suoi libri e l’unico suo ritratto lo coglie con occhiali da sole e passamontagna, a conferma del rifiuto nutrito per la civiltà dell’immagine. Eppure la passione verso i Guns N’ Roses dev’essere davvero tanta, perché oltre a curare personalmente le varie edizioni del libro, il Nostro ha poi anche curato l’edizione della biografia –non autorizzata- di Axl Rose, pubblicata nel 2011 e si dice che il prossimo libro, in uscita nel 2016, sia ancora una volta ispirato alla storia della band di Los Angeles. In ossequio al tipo di osservazione propria del Gonzo Journalism, a contare più che i fatti in sé sono le esperienze personali, le sensazioni e gli umori, al fine di offrire uno sguardo meno cristallizzato e distante e più umano, che indaghi non solo sui puri avvenimenti, ma sul substrato psicologico e umorale che ha portato a quegli stessi eventi e li ha accompagnati. Il punto di vista espresso quindi è quanto di più soggettivo si possa immaginare, tanto sugli eventi quanto sulle persone e sugli album, eppure è proprio questo il valore aggiunto dell’osservazione, che mai prescinde dai fatti o li altera, piuttosto li interpreta e ne allarga lo spettro visuale. Non sorprenda quindi di trovare degli intermezzi puramente personali o sketch nei quali l’autore ci spiega perché i fan dei Pearl Jam non scopano mai, mentre quelli dei Guns sì o perché i dischi da solista di Izzy Stradlin vadano ascoltati di notte, mentre quelli di Slash siano i peggiori nel complesso prodotti da un ex Guns N’ Roses. E’ così che accanto a storielle amene e commenti di maniera, come quello nel quale invita gli ascoltatori a farsi la propria idea sugli album e a non dare retta a nessun altro, in particolare ai critici, ci si ritrova a “dialogare” con Paisli e le sue stralunate ma divertenti e fondate opinioni, su quella che è stata la storia della band e dei suoi membri passati e attuali. D’altra parte, l’autore non fa mistero delle sue preferenze e dichiara apertamente la sua simpatia per Duff, Izzy, Gilby e Steven Adler, mentre resta sostanzialmente indifferente rispetto a Slash, Matt Sorum e Dizzy Reed, come anche a quasi tutti i musicisti che si sono alternati nel gruppo dopo la dipartita dei membri storici. Eppure, è altrettanto evidente come poi il punto di vista principale da cui la storia viene inquadrata sia quello di Axl Rose, l’essere “misterioso”, il tiranno capriccioso e lunatico, che si presentava sui palchi con ore di ritardo provocando la folla e diventando però uno dei frontman più amati di tutti i tempi, che ha piano piano soppiantato tutti gli altri, in un maniacale tentativo di preservare la “sua” band dalla distruzione fino a cristallizzarla in una teca per paura che venisse incrinata o che venisse fuori la sua infinita paura che il nuovo corso non fosse apprezzato perché privo di Slash e del suo inconfondibile tocco. Il confronto col chitarrista è in effetti la vera molla da cui tutto deve partire, se si vuole capire il comportamento altrimenti assurdo del cantante: da un lato la volontà di dimostrare che comunque la band poteva fare a meno del riccioluto chitarrista e doveva farlo, se voleva sopravvivere ai suoi eccessi, dall’altra la paura continua e costante del confronto, di quel “fantasma” invincibile e onnipresente che tanto turbava i sogni di Axl. Un punto di vista interessante quello di Paisli che ben ci aiuta ad affrontare e capire gli ultimi venti anni dei Guns N’ Roses, quelli avvolti dal mistero e dalle continue e contraddittorie affermazioni, annunci, stop and go, infiniti cambi di formazione, fino ai tour degli ultimi anni e a quello che sembrava essere finalmente il definitivo ritorno, con la riappacificazione tra Axl e Duff che poteva scongelare la tanto attesa reunion. Evento questo che ha trovato peraltro nuovi sostenitori in seguito all’uscita dal gruppo di DJ Ashba e Ron Thal e che sembra invece smentita da altri “piccoli” eventi come l’allontanamento di un fan che indossava la maglietta di Slash dal concerto tenuto alla O2 Arena di Londra nel 2012 o le rinnovate conferme del management sull’impossibilità di un tale evento.
Il libro, uscito per la prima volta nel 2005, anticipa le successive uscite della autobiografia di Slash, di Steven Adler e di quella di Duff McKagan, ma in qualche modo, in particolare per quanto riguarda i primi anni della band, sembra che vada a costituire una sorta di compendio di tutte, estrapolando commenti ed episodi da ciascuna di esse e ricucendoli assieme in quello che appare un quadro abbastanza eterogeneo e completo, che si focalizza come detto sulle persone e sulla loro particolare visione delle cose, più che sui singoli eventi, comunque scrupolosamente dettagliati. Man mano che le cose vanno avanti, il libro acquista sempre più personalità ed è l’autore a colmare i vuoti col suo stile particolare e le proprie invettive, in particolare concentrandosi ad esempio sulle critiche –meritatissime- al testo di One in a Million, che tanto scandalo suscitò a suo tempo, piuttosto che sulla rivalità con i Motley Crue. Tutto fino al momento esiziale della vita della band, ovverosia la creazione di Use Your Illusion e il tour che ne conseguì. Un evento sul quale ad esempio l’autobiografia di Duff è particolarmente esplicita e dura, specie nei confronti di Axl e che invece Paisli tende a commentare in modo forse più neutrale e quindi oggettivo, senza comunque tacere che da qui in poi le cose non furono più le stesse. Durissimo invece il commento su The Spaghetti Incident? - anche se qui appare abbastanza imperdonabile l’errore di attribuzione di Ain’t It Fun a Iggy & The Stooges!!!- e sul debutto degli Slash’s Snakepit, mentre più possibilista resta su Believe in Me di McKagan. E’ da qui che si sviluppa la parte più interessante del libro: fermo restando che i primi anni dei Guns restano una storia bellissima di ascesa e dannazione, come di grande talento e di spreco incredibile dello stesso, ormai possiamo dire che di versioni più o meno ampie di quegli eventi se ne sono lette tante e poco si può ormai aggiungere ad episodi noti e condivisi. Molto più necessario invece è l’approfondimento su quanto avvenne dopo la registrazione di Sympathy for the Devil, cover degli Stones contenuta nella colonna sonora del pastiche vampiresco Intervista col Vampiro, uscito nel 1994, ultimo atto ufficiale della line up originale, che si sfalderà definitivamente tra il 1996 e il 1997. Gli eventi che Paisli rimette insieme dal 1995 in poi sono infatti a dir poco dispersi e dispersivi: al di là delle singole carriere di tutti gli ex membri e i giudizi più o meno condivisibili, ma comunque piacevoli da leggere sui rispettivi album (tutti quelli usciti fino ad oggi sono esaminati e commentati e non è comunque poco), è davvero interessante andare a vedere la sequenza di avvenimenti e dichiarazioni rilasciate da Axl o dal management dei Guns N’ Roses degli ultimi venti anni. Uno spaccato che messo in ordine racconta in maniera ineludibile ciò che Axl ha vissuto e fatto vivere alla ormai “sua” band e c’è davvero di che ridere, sapendo poi come sono andate le cose.

IL MOMENTO FATIDICO DELLA SCELTA
Veniamo infine alla somma dei conti: vale la pena spendere dei soldi per acquistare questa quinta edizione del libro? Ovviamente, se si possiedono le edizioni precedenti, l’interesse può scemare di conseguenza. Se invece si è in cerca di un libro che ricostruisca la storia della band dall’inizio ai giorni nostri, che non sia una visione “di parte” come la biografia di uno dei singoli membri, allora The Truth è un libro che merita la vostra attenzione. Si porta dietro lo stile del suo autore e questo inevitabilmente può diventare il peggior discrimine o anche il migliore: se si accetta il particolare approccio di Paisli e si “vive” il libro come una conversazione con l’autore e le sue opinioni, con le quali è peraltro doveroso non essere d’accordo come lui stesso ci ricorda, allora la lettura sarà interessante e anche piacevole, con qualche inevitabile momento di stanca, ma tendenzialmente un buon umore di fondo che rende il tutto ben digeribile. Se invece non si gradisce il tono da “santone del rock” che tutto ha visto e vissuto e che nonostante l’avviso di fregarsene della sua opinione, cala tutto dall’alto della sua infinita sapienza e visione, allora resta comunque la storia e la precisa cronaca della carriera di tutti gli ex Guns e dei dischi da loro rilasciati. Il bilancio ponderato è in realtà tutto a favore dello scritto e non si deve avere paura di confrontarsi con una opinione forte come quella dell’autore, sempre che naturalmente non si preferisca uno stile più asciutto e oggettivo e si ritengano sprecati i soldi dati a chi cerca di analizzare in maniera calda e partecipata gli eventi, invece di raccontarli e basta. Quello che invece risulta un po’ meno digeribile sono gli evidenti refusi di scrittura che il testo italiano curato da Chinaski Edizioni si porta dietro. Niente di tremendo, intendiamoci, ma si nota. Un aspetto questo che si può e si deve curare maggiormente e che fa in parte perdere un po’ di vista altri pregi dell’edizione, come la carta riciclata di ottima qualità o il fatto di aver dedicato alla band e ai suoi membri una costante attenzione nel corso degli anni. Infine, al di là di qualche vizio di forma, a contare è la sostanza e il contenuto vale il prezzo del biglietto. Se poi questa fondamentale e indimenticata band tornerà a far parlare di sé per un nuovo grande album, solo il tempo potrà dirlo. Nel frattempo, ciò che è stato sta diventando patrimonio di tutti, o almeno qualche pezzetto a posto qua e là i più attenti lo hanno potuto fissare.

:::: :::: :::: RIFERIMENTI :::: :::: ::::
Titolo: Guns N’ Roses The Truth - La Verità
Autore: Ken Paisli
Collana: Voices
Casa Editrice: Chinaski Edizioni
Numero pagine: 287
Prezzo: 18€



patrik
Giovedì 25 Giugno 2020, 10.06.07
11
tipper gore era un dito nel culo dei musicisti , il parental advice explicit lyrics , era orrendo , davvero sai le copertine che ho con quel avviso , hanno martellato per un bel po con quella faccenda, ho la versione censurata di apetite for destruction e non solo quella .....solo immagini e testi da puritano . non sono d'accordo con l'osservazione sui pearl jam , i concerti italiani dei pearl jam sono un delirio e la figa è sempre in estasi , secondo me basterebbe che eddie alzi un ciglio e subito gli saltano addosso , apparte questo le bio sono un misto di leggende e qualcosa è pure vero , ma riscontrare le verita oggettive visto che axl è il solo depositario della verita mi pare un po una boiata , chissa , forse se tra footage del periodo e un po di rockumentario forse ci sifa un idea migliore, magari intervistando chi era vicino ai guns , micheal monroe per esempio era uno di questi e pure shannon hoon ( ora defunto ) o gente cosi
Sambalzalzal
Sabato 5 Dicembre 2015, 12.56.57
10
Strano che Axl non lo abbia denunciato per appropriazione indebita di nome ed immagine Scherzi a parte, credo di essere d'accordo con il discorso di Lizard@ tutte le biografie lasciano un poco il tempo che trovano. Le ufficiali per un verso e le non ufficiali per un altro ma seguendo la stessa linea di ragionamento appunto è anche vero il contrario. personalmente l'ultima mezza fregatura l'ho presa con quella di Peter Steele dei Type 0 Negative (non spoilero nulla ma si parte bene per poi finire in confusione ed in speculazioni che si prestano molto al buon senso di chi legge). Ho letto con piacere quella di Duff e se non ricordo male perlomeno negli US anni fa ne circolava una sui Guns poi ritirata dal commercio sotto pressioni di Axl e Slash ma purtroppo non ricordo il nome dell'autore né quali furono i fatti specifici. Se mi capita cercherò di leggerla questa comunque
Galilee
Martedì 24 Novembre 2015, 16.30.37
9
Ovvio che le cose autobiografiche pigliano di più. The dirt potrà anche essere un pò romanzato, ma vuoi mettere? Quella è l'autobiografia.. Comunque Paisli sui Guns ne sa parecchio, ha anche scritto un libro su Axl. Insomma in genere viene considerato come il biografo ufficiale della band. In ogni caso leggendo biografie e non autobiografie, spesso si scoprono cose che l'artista in se difficilmente farebbe saltare fuori. E questa è una cosa interessante.
Elluis
Martedì 24 Novembre 2015, 15.44.35
8
Sia chiaro che io non ce l'ho con Paisli, anzi trovo sicuramente più interessante un libro dossier su Michael Jackson (di cui ignoravo l'esistenza) fatto senza dare opinioni personali, in stile giornalistico, piuttosto che un libro come questo qua sopra recensito. Ho letto diverse biografie, da Io Sono Ozzy, a la Sottile Linea Bianca di Lemmy, Scar Tissue di Anthony Kiedis, Life di Keith Richards più altri, tutti testi scritti in prima persona con l'aiuto di un autore: questo è il tipo di biografia che prediligo, a me sinceramente sono sembrati sinceri e veritieri, poi chiaramente se le storie sono state "riadattate" o inventate non lo posso sapere, nè mai lo saprò, le prendo per buone e bona lì. Anni fa per esempio conobbi una persona molto vicino ai Kiss, e questa persona mi disse che la biografia di Simmons era una tremenda accozzaglia di cazzate e storie inventate e che lui è un enorme pallone gonfiato attaccatissimo ai soldi. Così come posso avere dei dubbi su quanto raccontato dai Motley Crue su "The Dirt", però per lo meno è qualcosa che leggo scritto da loro in prima persona, non da qualche sedicente giornalista in cerca di notorietà. E' una materia molto ampia cmq, se ne potrebbe discutere per settimane.....
Galilee
Martedì 24 Novembre 2015, 14.46.29
7
Concordo con Lizard, molte autobiografie non sono molto attendibili. Altre invece scritte da terze persone lo sono di più. Comunque Ken Paisli è riuscito a scrivere un libro sul dossier del caso Michael Jackson, solo riportando i fatti, proprio per far ragionare la gente col proprio cervello. Ed è riuscito nell'intento di non dare opinioni personali. Cosa molto difficile in quel caso, figuriamoci qua, dove il terreno non è cosi scottante.
Lizard
Martedì 24 Novembre 2015, 14.17.24
6
@Elluis: il primo articolo che scrissi per Metallized fu la recensione di una biografia degli Iron Maiden. Biografia ufficiale, scritta da un biografo serio e autorizzato dalla band, con il suo benestare. Ebbene... non potei fare a meno di notare e criticare quanto in realtà la biografia fosse totalmente schiacciata sulla visione delle cose di Steve Harris e Rod Smallwood. L'indipendenza dell'autore può essere un rischio, ma la sua totale adesione alla versione ufficiale lo è altrettanto poi ripeto, questo libro è alla quinta edizione ed è in giro da 10 anni, se ci fosse qualcosa di palesemente non vero o delle leggende metropolitane non gradite alla band, non sarebbe durato così a lungo.
Elluis
Martedì 24 Novembre 2015, 13.20.37
5
P.S. Il libro dei Doors non l'ho letto, in quanto non mi piace la band, nè tantomeno mi piace il personaggio del "poeta maledetto" Morrison, ma questa è una questione di gusti, you know !
Elluis
Martedì 24 Novembre 2015, 13.17.40
4
@Lizard non è quello che ho detto io: in riferimento a questo libro io ho detto che se devo leggere una biografia di qualche artista o band, a me interessa leggere solo di quell'artista, cosa ha fatto, cosa ha detto, la sua storia insomma. Non mi interessa invece leggere i commenti personali dell'autore, che appesantiscono il testo, e sono del tutto soggettivi, per cui la mia visione può essere diversa da quella dell'autore, ergo non vedo perchè dovrei "subirli": io leggo il libro e poi mi faccio una mia idea, non ho bisogno di suggerimenti. La questione dei "fatti inventati" è un altro discorso: una biografia non autorizzata è sempre "rischiosa" da leggere, perchè non avendo un confronto diretto col protagonista, è spesso un insieme di eventi riportati da terze persone, storie di backstage, amici di amici che ti raccontano fatti che alla fine vengono storpiati o addirittura inventati (le famose leggende metropolitane........), per questo alla fine rischi di comprarti una ciofeca di testo, e l'autore rischia di sputtanarsi per quello che ha scritto.
Galilee
Martedì 24 Novembre 2015, 12.24.12
3
Questo signore, Paisli, è uno dei migliori in questo campo. quando fa qualcosa di solito la fa con i controcazzi.
Lizard
Martedì 24 Novembre 2015, 12.16.51
2
@Elluis: beh... il fatto che gli eventi siano "commentati" non significa che siano inventati. Se la biografia contenesse delle cazzate o informazioni false, Paisli si sarebbe trovato una denuncia sul tavolo dopo quindici minuti dall'uscita del libro e comunque se si va a vedere la storia delle biografie "riarrangiate" non si finisce più, a partire dalla celeberrima "Nessuno uscirà vivo di qui" dedicata ai Doors.
Elluis
Martedì 24 Novembre 2015, 11.37.59
1
Non vorrei questo libro neanche se mi fosse regalato; prima di tutto se si racconta una biografia o pseudo tale di una band o di un artista in generale, non mi interessano affatto i commenti personali dell'autore. Per secondo nell'articolo mi sembra di capire che non si fa riferimento a una intervista diretta dell'autore con i membri o ex membri della band, quindi di cosa parla questo signore, e inoltre sapere che ha pubblicato qualche anno fa una biografia non autorizzata di Axl non migliora certo la situazione: chi mi dice che quel libro non sia pieno di cazzate inventate o "riarrangiate" e messe insieme per vendere qualche copia in più? No way !!
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