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17/06/23
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SWALLOW THE SUN + WOLFHEART + ADIMIRON - Circolo Colony, Brescia (BS) - 10/12/2015
15/12/2015 (2554 letture)
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È passato appena un mese dall'uscita del loro ultimo lavoro, ma gli Swallow the Sun sono già scesi in territorio italiano per un'unica data. Noi di Metallized non potevamo perdere l'occasione di immergerci nelle atmosfere nordiche portate al Circolo Colony di Brescia dal gruppo finlandese, accompagnato dai connazionali Wolfheart e dagli italiani Adimiron.
ADIMIRON Aprire la serata tocca ai romani Adimiron che propongono ai presenti (purtroppo ancora non molto numerosi) una setlist che privilegia il loro ultimo lavoro, Timelapse. Il quintetto nostrano, già da due settimane in viaggio con gli headliner, assapora l'aria di casa e ci colpisce con ritmi ipnotici (Redemption) e frequenti melodie dal sapore orientaleggiante (Liar's Paradox, in una proposta di death metal infarcito di tecnicismi del prog, non priva di un accattivante groove. Gli Adimiron ci regalano un'esibizione rigorosa e allo stesso tempo atmosferica, merito dell'abilità tecnica dei componenti: dalla precisione delle ritmiche della batteria al feroce slap di Cecilia Nappo, fondamentali nel sound l'apporto delle due chitarre nel tessere intricate partiture e frammenti più melodici e suggestivi; alla voce a sostituire Andrea Spinelli è Giuseppe Di Giorgio, che nonostante la diversità del timbro contribuisce con il suo growling a rendere più aggressive le varie canzoni. La magnetica Ayahuasca chiude l'intensa esibizione degli Adimiron, che lasciano il palco per l'entrata in scena dei Wolfheart.
WOLFHEART È dunque il turno dei finlandesi Wolfheart con il loro glaciale melodic death: il loro sound si allontana dai tecnicismi degli Adimiron per lambire lidi più oscuri, ma allo stesso tempo devastanti e più diretti. La loro esibizione, piuttosto laconica ma non meno violenta, si snoda partendo dal suggestivo arpeggiato di The Hunt, per poi procedere con brani più decisi ed aggressivi come Ghost of Karelia e Zero Gravity, passando per momenti più melodici, al limite dello struggimento, con Routa, canzone con cui terminano i minuti a disposizione dei Wolfheart. Un'esibizione che ci prepara agli headliner facendoci assaporare i venti gelidi e penetranti del nord con sferzati parti di chitarra e il growling acre del frontman Tuomas Saukkonen, quest'ultimo leggermente penalizzato dal volume più basso rispetto al resto degli strumenti, che non ha permesso di coglierne appieno la forza e la ferocia (pecca per altro già riscontrata con il gruppo di apertura).
SWALLOW THE SUN Terminata l'esibizione dei Wolfheart, un rapido cambio di palco svela immediatamente l'attrezzatura spartana (ma tremendamente efficace) che impiegheranno gli headliner di questa fredda serata bresciana. Dopo nemmeno un quarto d'ora l'abbassamento delle luci e l'abbondante fumo che inonda il palco danno il via, insieme alle note pre-registrate di The Womb of Winter, al concerto degli Swallow the Sun. Un ingresso sobrio ma determinato quello della band finnica, che (di fronte ad una settantina di presenti) attacca con 10 Silver Bullets, estratta dall'ultimo nato Songs from the North I. Da subito i suoni appaiono discreti a parte un volume relativamente basso della voce di Mikko e di alcuni suoni delle tastiere di Aleksi (questo almeno dalla nostra postazione). Si continua con Rooms and Shadows, che dimostra -com'era prevedibile- che sono e saranno molte le nuove canzoni che verranno proposte dal vivo. Non è stato infatti facile per i musicisti di Jyväskylä creare una scaletta bilanciata, che desse chiaramente grande spazio al nuovo triplo album, ma che nel contempo non lasciasse indietro il resto della loro ottima produzione. Proprio per questo i nostri ritornano ad Emerald Forest and the Blackbird con la stupenda accoppiata: Hate, Lead the Way! e Cathedral Walls, quest'ultima estremamente sentita e completata dall'utilizzo delle basi per riproporre le parti di Anette Olzon. Hope e New Moon ci riportano ancora più indietro ai loro rispettivi (ed omonimi) album e ci mostrano una band assolutamente in forma, distaccata come da copione (se escludiamo i rapidi ringraziamenti di Mikko e l'espressione soddisfatta di Juha Raivio), ma assolutamente devastante nell'incedere, sia della coppia di asce composta dal già citato mastermind e da Markus Jämsen, che si alternano tra le parti soliste di quest'ultimo e il palm-mute devastante e gli arpeggi di Raivio, che dal vivo sono molto più caratterizzati dall'uso di un gran numero di effetti (delay, riverberi e flanger su tutti). Lost & Catatonic ci riporta a Songs from the North I e conquista il pubblico grazie al suo refrain canterino, anche se leggermente penalizzato dal basso volume della voce di Mikko, che appare sforzarsi proprio per raggiungere le note più acute nel cantato pulito. Non da trascurare anche la grande teatralità nell'esibizione di Aleksi Munter, che -sfruttando la sua Korg piazzata ad un'altezza decisamente ridotta- completa le atmosfere in modo piuttosto efficace. A questo punto l'atmosfera si raffredda: è arrivato il momento dell'estratto dal cupo ed oscuro Songs from the North III e questa sera tocca ad Abandoned by the Light, pezzo enormemente dilatato ed intenso che mostra a meraviglia l'anima più scura e malvagia degli Swallow the Sun. La band abbandona poi lo stage, salvo poi ritornarvici poco dopo, portando con sé sgabelli e chitarre acustiche: è giunto infatti il momento di esplorare anche Songs from the North II, e per farlo i nostri scelgono The Heart of a Cold White Land e Pray for the Winds to Come, entrambe intense nella misura in cui riescono a portare qualche sprazzo di speranza dopo un concerto così -piacevolmente- cupo, rendendo tra l'altro molto bene anche delle atmosfere non facili da riproporre in ambiente live. Ci avviamo dunque verso la chiusura, prima con un ritorno ai tempi di Ghosts of Loss con la gelida Descending Winters e poi all'esordio The Morning Never Came, con Swallow (Horror Pt.1) con le sue ritmiche opprimenti e stranianti guidate da Matti Honkonen e Juuso Raatikainen e appesantite ulteriormente dalla violenza delle parti di chitarra. Un finale in crescendo che chiude il concerto lasciando il pubblico annichilito, ma pago.
In definitiva: una bella serata, intensa e liberatoria, perfettibile solo per qualche piccolo dettaglio audio e per un'affluenza -francamente- un po' troppo ridotta per un gruppo del genere, per non parlare del Circolo Colony (in questo caso in collaborazione con la Hellfire Booking, che ha organizzato l'evento) che è un locale sempre in prima fila e che meriterebbe tutto il supporto della scena.
SETLIST SWALLOW THE SUN 1. The Womb of Winter 2. 10 Silver Bullets 3. Rooms and Shadows 4. Hate, Lead the Way! 5. Cathedral Walls 6. Hope 7. New Moon 8. Lost & Catatonic 9. Abandoned by the Light
---- ENCORE ---- 10. The Heart of a Cold White Land 11. Pray for the Winds to Come 12. Descending Winters 13. Swallow (Horror Pt.1)
Tutte le foto, introduzione e report di Adimiron e Wolfheart a cura di Giada Boaretto "Arianrhod" Report degli Swallow the Sun a cura di Gianluca Leone "Room 101"
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9
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Non avevo mai sentito i wolfheart e ho dato un'occhiata sul tubo. Niente male soprattutto la parte solistica dove si sentono begli assoli melodici. Sicuramente un gruppo da approfondire anche se a dire il vero ormai il minestrone in salsa nordica mi ha stomacato. La voce poi come al solito appiattisce il tutto, ma capisco che il genere è quello altrimenti sarebbe altro |
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8
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@Le Marquis: Pensi che io e Giada "Arianrhod" eravamo anche a quello dei Nightwish e ci siamo parecchio divertiti anche lì! Due show profondamente diversi eppure entrambi intensi ed apprezzabili! |
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7
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@ Il marchese: credo che il "marketing" faccia, per così dire, danni ovunque, non solo in Italia; ciò che ci contraddistingue in malo modo, forse, è l'essere tradizionalisti e conservatori. |
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6
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Non sono un fan dei bightwish, men che meno di costoro, però arrivare a dire che migliaia di persone che sono andati a bologna sono dei pecoroni vulnerabili al marketing sordi e plagiati e' la solita sparata radical chic. Ma un minimo di umiltà proprio mai? |
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5
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Fa veramente a botte con l'altro report dei Nightwish, questo, sul concerto degli ottimi Wolfheart e degli eccellenti Swallow the Sun. Qui abbiamo qualità soprattutto musicale e songwriting eccelso e ricercato, la abbiamo quasi solamente marketing. Probabilmente, visto i presenti, tira di più il marketing. Infatti, voi Italiani siete tendenzialmente derivativi. Au revoir. |
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4
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Ottima serata (a parte i miei soliti mugugni sulla scaletta di Juha & soci, epperlamiseria, mai la gioia somma di un estratto da Plague of Butterflies ), con l'unica pecca del volume troppo basso riservato ai vocalist di tutte e tre la band. Sulla location, come detto da Gianluca e Giada, nulla da eccepire, il Colony si conferma una delle tane migliori per ascoltare metal di qualità, peccato davvero per (l'ennesimo) scenario umano desolante, i settanta cristiani presenti hanno fatto fatica anche a scaldare "termicamente" l'ambiente... Sulla media degli spettatori del tour StS ha ragione Punto Omega, rimane però il fatto che, dopo Parigi (immagino peraltro con motivazioni diverse...), Brescia è stata la data meno frequentata, continuo a domandarmi per quanto tempo ancora i nomi internazionali degneranno di una visita l'italico suolo, ahinoi... |
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3
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In media in altri paesi europei i STS hanno una media di 200 spettaori a data. Tanto per dire... |
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2
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Si eh, troppo aunderground |
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Incuriosito dal clamore attorno a questa band, mi sono sforzato per mesi di ascoltarli anche in virtù di un pezzo come Falling world che trovo strepitoso. Mi piacciono ma non mi fanno gridare al miracolo, mi sembrano troppo derivativi dai primi katatonia e trovo il growling troppo esasperato e alla lunga mi annoia, ma sono gusti personali. Comunque tornando al clamore, pensavo di trovarmi al cospetto dei nuovi opeth, ma qua si parla di una settantina di presenti ad un evento live! Praticamente due scolaresche in gita. Alla faccia dell’aunderground |
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