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ITALIA HARDCORE PUNK - # 1 - Buy or diy
16/02/2016 (3175 letture)
Abbiamo spesso affrontato su queste pagine, l'argomento riguardante l'assoluta pochezza della presenza italiana sulla scena mondiale dopo l'incredibile exploit del progressive made in Italy. Da allora -un periodo che sostanzialmente è andato dal 73 al 76- nessun movimento musicale che abbia attecchito dalle nostre parti ha avuto vera rilevanza internazionale, almeno sui mass-media. In realtà, però, c'è stata un'altra corrente musicale che, pur non essendo nata da queste parti, proprio come il progressive, ha trovato qui da noi una dimensione così esplosiva da essere ancora oggi riconosciuta all'estero. Suoni duri, sgraziati, look provocatorio, testi di protesta talvolta di alto profilo, attitudine DIY ai massimi livelli. In una parola: Punk. Meglio se Hardcore, ovviamente. In questa prima puntata, però, non ci interesseremo tanto dei gruppi, ma del contesto che ha partorito il fenomeno, anche utilizzando un singolo evento a titolo di esempio per inquadrare la situazione del tempo.

PUNK MACCHERONICO-RE
Come avete appena letto, quella di cui ci occuperemo in questo articolo è la scena Hardcore Punk italiana nata all'inizio degli anni 80, ma senza fare un elenco dei gruppi che hanno animato la scena, argomento rimandato a successive puntate. Dopo l'esplosione mediatica del 77, la scrematura dei gruppi morti più o meno rapidamente o spostatisi su altri lidi musicali e la banalizzazione di un movimento che presto fu preda della moda, del biz e dei limiti dovuti all'impreparazione di molti, l'Inghilterra e gli Stati Uniti partorirono per reazione uno stile che era la risposta all'inevitabile implosione della scena originale. Una scena che era stata incapace di andare oltre il semplice rifiuto dell'esistente e della provocazione. L'Hardcore Punk era l'estremizzazione del Punk e, come sarebbe stato chiaro di lì a breve, avrebbe influenzato pesantemente anche la parte più estrema del metal, con ricadute che ancora oggi viviamo tutti i giorni. In questo contesto, ma in generale in ogni circostanza musicale da tempo immemore a questa parte, l'Italia non può vantare l'imprimatur su nessuna invenzione stilistica particolare, ma abbiamo avuto dei guizzi interpretativi molto notevoli. Del progressive abbiamo detto svariatissime volte, ma anche quella dell'HC Punk è stata una parentesi tanto notevole ed influente, quanto misconosciuta ai più. Le righe che seguono, lo ribadisco ancora, non intendono stilare uno sterile elenco di gruppi, anche se alcuni nomi verranno ovviamente fatti, ma cercare di stabilire come e perché riuscimmo ad essere importanti agli occhi del mondo con il nostro Punk "maccheronico-re" e quale era l'aria che si respirava al tempo. Non mancheremo, inoltre, di rilevare come due stili apparentemente opposti in tutto, abbiano in realtà dei punti di contatto, almeno dal punto di vista filosofico.

PROG E HC PUNK. COSI' VICINI, COSI' LONTANI
Progressive e Hardcore Punk in salsa italiana. Due stili non solo diversi, ma assolutamente antitetici. Cosa hanno in comune, allora, due approcci che non solo furono radicalmente differenti, ma addirittura in lotta, col secondo accusato (giustamente, in parte) di aver contribuito ad affossare definitivamente il primo? Le coordinate musicali in condivise non abbondano di certo, anzi, sono praticamente assenti. Tanto proteso verso l'alto, verso la costruzione di architetture musicali spesso sofisticatissime e sviluppate su archi temporali di lunga durata era/è il prog, tanto crudissimo, semplice, terra-terra, portato alla brevità ed alla comprensione di chiunque era/è l'HC Punk. Eppure, c'è un punto in comune tra i due generi, ed è, neanche a dirlo, anche questo tipicamente italiano: l'ideologizzazione del movimento. Chiaramente, le differenze in questo senso erano evidenti, ma vi erano anche dei punti di contatto, anzi, addirittura di continuità. Del progressive abbiamo detto innumerevoli volte (si leggano, a questo proposito, questa serie di articoli, questa intervista e le tantissime recensioni presenti nel nostro data base), ma anche l'HC Punk si distinse proprio per il suo farsi portatore di una serie di valori che travalicavano nettamente l'aspetto prettamente musicale, per farsi vessillo di un vero stile di vita DIY -Do It Yourself- che connotava nitidamente la musica ed il quotidiano dei protagonisti, seppur in una cornice meno "alta", se vogliamo. Questa convinzione nel condurre l'esistenza quotidiana da antagonisti e nel proporre musica permeata e radicalizzata da questo atteggiamento, destò rapidamente l'attenzione prima ed il rispetto dopo, da parte di Stati Uniti ed Inghilterra. Due nazioni, come ben sappiamo, tradizionalmente recalcitranti non solo ad accettare, ma anche a rilevare semplicemente l'esistenza di qualcosa di non proveniente dall'interno dei propri confini. Specialmente se questo qualcosa l'hanno inventato loro. L'Italia riuscì nell'impresa non solo di farsi considerare come esistente, ma addirittura di pari livello, se non migliore. In una cosa, però, noi ci siamo sempre distinti e sempre ci distingueremo dal resto del modo: quando riusciamo a produrre qualcosa di buono, siamo i maestri indiscussi ed indiscutibili nell'affossarla o, al più, nell'ignorarla come grande pubblico. E così avvenne anche in questo caso.

IL VIRUS DELL'HARDCORE
Abbiamo appena detto che la musica proposta dai gruppi HC Punk italiani si differenziava in quanto portatrice di una ideologia di massa. Una prerogativa, quindi, che ne faceva qualcosa che andava oltre una semplice "urlata" in un microfono con accompagnamento di due o tre accordi suonati alla meno peggio in sottofondo. Ma quale era questa ideologia? Quello che i ragazzi che cominciavano ad abbigliarsi con creste colorate, giubbotti neri, catene, trucchi che definire vistosi era assolutamente riduttivo e praticavano in più di un caso l'autolesionismo ben prima degli emo, per poi arrivare all'estetica HC vera e propria, non era un costrutto politico definito. Non nel senso tradizionale. I più erano anarchici (o tali si professavano senza sapere esattamente cosa significasse, dato che ben pochi avevamo mai letto una copia di "A Rivista Anarchica"), e scrivevano "No Future" su muri e magliette. Ma, oltre a questo, vi era già una frangia relativamente consistente che inseriva invece una visione più globale della propria esistenza nel quotidiano e si spostava su certe sonorità. C'erano i vegetariani, qualche vegano ante-litteram nel solco dello straight edge dei Minor Threat e molti animalisti non violenti con i Crass come riferimento. Di questi, alcuni avevano fatto in tempo a vivere la fine del prog e dell'ideologia della festa, che già aveva introdotto certi argomenti. Qualcuno, quindi, che del movimento anarchico qualche infarinatura la aveva, cominciando a costituire l'ossatura di quel raggruppamento antagonista che, in parte, sopravvivrà fino ai nostri giorni. Una nota di amara ironia è conferita alla questione dal fatto che, come accade non certo raramente alle minoranze ed a chi esce in qualsivoglia modo dal gregge, questi ragazzi si trovarono rapidamente tra due fuochi. Almeno all'inizio e prima che la questione prendesse una fisionomia precisa. Da un lato la loro estetica venne inquadrata dai soliti superficiali e tuttologi del nulla come di destra (basta indossare qualche capo nero in maniera continuativa e, stupidamente, metterci all'inizio anche qualche svastica che faceva tanto Sid Vicious) e comunque come una massa di drogati, che a dirlo, come ben sappiamo, non si sbaglia mai, no? Dall'altra, ma in maniera molto più massiccia e temibile, venne battezzata immediatamente dall'ultra-destra come pericolosamente sovversiva e perseguita anche a suon di pestaggi. In pratica: erano osteggiati da tutti e con buona pace di tutti. In ogni caso, una linea di continuità rispetto alla fine del movimento progressive -fine solo apparente, dal punto di vista musicale, come vedremo anni dopo- c'era. Questa era costituita anche dall'avvento di centri sociali come lo storico Virus di Milano, in cui fare musica. Il tutto, non dimentichiamolo, era partito dal Leoncavallo nel 1975, lo stesso anno in cui venne occupato lo spazio poi in parte Virus e da quella situazione post Parco Lambro che era stata la fine pubblica dell'ideologia della festa (ancora lei) e del progressive politico, superato ed ucciso dagli anni di piombo e dall'eroina. Ciò che scaturisce da questa lunga, ma indispensabile premessa al fine di inquadrare il periodo ed il contesto a chi era troppo giovane o addirittura non ancora nato in quegli anni, è che i gruppi italiani non facevano musica HC e basta, ma musicavano la loro vita e la società italiana in forma HC e per questo si imposero. Le nostre band erano la protesta e la ribellione portata sui palchi, con dietro un atteggiamento concretamente "contro" che si estrinsecava nel rifiuto assoluto della macchina ufficiale dietro la musica e la vita. In un modo che si diffuse in tutta la penisola.

BUY OR DIY
In questo fertilissimo humus nacque un numero infinito di gruppi che si autoproducevano, di micro-etichette indipendenti e senza alcuno scopo di lucro, collettivi che promuovevano l'organizzazione di concerti in spazi autogestiti, collette organizzate dai collettivi -per così dire- per coprire le spese relative all'autoproduzione o alla produzione dei 45 e dei 33 giri legati ad etichette prive di fondi. Sulle copertine di molte di queste realizzazioni, si potevano leggere inviti a non pagare più di una certa cifra, molto bassa, per l'acquisto. Il tutto senza contare l'esplosione del mondo delle fanzine, fenomeno del quale ci siamo occupati qui in ottica metal, ma del quale avevamo già sottolineato la provenienza dal mondo DIY del Punk. Queste, però, differivano da quelle metal per un particolare fondamentale. Oltre alla musica, infatti, si occupavano di argomenti attinenti al quotidiano ed al politico. Spazio quindi anche a scritti sull'antimilitarismo e contro il nucleare (nel 1987 arriverà il referendum), sull'alimentazione e sull'antagonismo militante. Il settore HC Punk, pertanto, prese rapidamente una posizione di totale rifiuto del mondo ufficiale della musica, confinandosi per scelta in un altro da questo autonomo, autofinanziato nei modi prima segnalati e con la diffusione del merch ottenuta in maniera indipendente, trattando la stampa e le case discografiche ufficiali alla stregua di un avversario da combattere, senza concessione alcuna ad interviste ed a dichiarazioni di alcun tipo verso il nemico. Queste, infatti, erano riservate alle fanzines, agli sgangherati programmi che andavano in onda su varie radio private ed al rapporto diretto con la gente. Oltre ai pregi di un simile atteggiamento -purezza ed onestà della proposta, impermeabilità alle contaminazioni modaiole, etc.- l'oltranzismo porta però inevitabilmente anche delle controindicazioni con sé. A titolo di esempio, basti ricordare la contestazione decisa al concerto di Bologna dei Clash del 1 giugno 1980. La cosa non contribuì per nulla a rilanciare l'immagine dell'Italia come terra in cui organizzare concerti di gruppi stranieri. Tuttavia, il fatto è importante non solo e non tanto se inquadrato da questo punto di vista, qui marginale, ma anche nella sua temporalità e nelle sue motivazioni. Ciò è utilissimo a chiarire l'ambito nel quale l'epopea HC si sviluppò e, già che ci troviamo, anche quale pretesto per trovare il modo di citare due individui che poi, in modi completamente diversi, influenzeranno la scena ufficiale italiana.

UNO SKIANTOS DI CONCERTO
Nel 1980 Bologna era considerata quale simbolo di buona amministrazione, o almeno lo era dal suo sindaco, Renato Zangheri, tra l'altro scomparso da pochi mesi e fino ai fatti del 1977 che tutto cambiarono. Di lì a pochi giorni sarebbe avvenuta la strage della stazione, ma questo è un altro discorso. Dopo le tensioni post 77, comunque, anche "La Dotta" attraversa un momento difficile. Zangheri tenta allora di ricucire i rapporti con la popolazione giovanile organizzando una serie di eventi patrocinati dal Comune, per i quali delega l'Assessore Vitali. Tra le varie iniziative intraprese, anche "Ritmicittà", che prevede alcuni concerti rock gratuiti in Piazza Maggiore e vari banchetti pro-tesseramento dei giovani per il partito della giunta comunale. Tra i gruppi invitati ad esibirsi, ci sono i Clash come attrazione principale; gratis. Poco tempo prima, in quella stessa Bologna avevano suonato Gaznevada, Skiantos, Cheaters, Luthi Croma, Windopen ed altri nel quadro della manifestazione Bologna Rock, organizzata dalla Harpo's Bazar e, nonostante alcuni problemi tecnici occorsi in concomitanza dell'esibizione degli Skiantos (gavettoni sul mixer), era stata un ottimo successo. Quell'iniziativa, ad ogni modo, era stata organizzata nel pieno spirito DIY, mentre quella del Comune partiva, appunto, da un'istituzione ufficiale che la usava anche per fare proselitismo di partito e la cui punta di diamante era rappresentata dal concerto dei Clash. Un gruppo che non solo aveva appena firmato per una major e, di conseguenza si era venduta al sistema, ma aveva anche ammorbidito il suono contaminandolo con influenze decisamente extra-punk, ed ora veniva a suonare pagata da una istituzione di Stato. Una provocazione che non poteva essere ignorata.

PIAZZA CHE AV-VELENA
Visto che l'evento era gratuito e il gruppo di grande richiamo, la piazza era destinata a riempirsi nonostante l'incertezza sulla data (1 o 2, non si sapeva bene e internet non c'era ancora, tutto era solo basato sul passaparola) e così avvenne, pur alla spicciolata. Gli organizzatori della manifestazione precedente, però, avevano deciso di boicottare l'evento. Perché? Il perché era chiaramente spiegato da un volantino che venne distribuito in Piazza Maggiore e dintorni da molti, tra i quali Helena Velena dei Raf Punk, successivamente noti come Trans XXX. Cosa c'era scritto su quel volantino e chi era Helena Velena? Scoprirlo, è ancora una volta un ottimo pretesto per capire qualcosa in più circa quei giorni mediante un esempio pratico. Ma partiamo dal volantino, che potete anche osservare in una delle immagini poste a corredo dell'articolo:

Questo concerto è stato organizzato per fotterci
e non solo per avere voti, per ingraziarsi le masse giovanili
per acquietare il bisogno di musica
(non è solo musica che noi vogliamo)
PER DARCI IL PUNK CHE FA COMODO A LORO:
gli stantii clash, venduti al sistema.
hanno scelto loro perché doveva essere un gruppone
superfamoso per attirare la folla
e perché ancora una volta non si desse importanza alle parole,
innocue nel loro incomprensibile inglese.
PUNKONTRO CLASH
STRUMENTO DEL POTERE PER
IL divertimento che tentano
di imporci. Le A (cerchiata, nel testo - NdA) che portiamo
addosso non sono fregi decorativi, significano il


(continua in un'altra zona del volantino - NdA)
nostro rifiuto dei:
leaders
star
potere
dei mass media
di chi fa violenza (poi, ancora più in basso - NdA)
ma il nostro pacifismo non
è passività, non è subire
non è piegarsi, cedere o
entrare nel loro gioco di
BANDE CONTRO BANDE/ DI
PARTITO CONTRO PARTITO


HC PUNKITALIANO
A questo punto qualche riflessione va fatta e molte domande vanno poste. A parte il linguaggio utilizzato ("PUNKONTRO", etc.), per il quale un sociologo farebbe una dotta riflessione, chi era, innanzitutto, Helena Velena? Helena Velena, poi conosciuta come Jumpy Velena, ma nata Giampaolo Giorgetti, era ed è un personaggio transgender il quale, cresciuto leggendo i testi della controcultura Yippie americana (e torniamo ancora a certe radici comuni) porrà poi tra i primi il problema delle minoranze sessuali -tema ora attualissimo- e lavorerà con Carlo Massarini a RAI Educational. All'epoca, però, la persona in questione era nota come fondatore del gruppo di area crassiana RAF Punk, (Rebel Anarchist Fraction), con Steno, poi nei Nabat. Importante in quanto DJ di musica alternativa, fondatrice di Attack Punkzine e della Attack Punk Records, (Contropotere, Disciplinatha, Rivolta dell'Odio, CCCP, Tampax e varie altre band fondamentali), Helena Velena compì un gesto di ribellione dirompente sulla scena nazionale, stabilendo convenzionalmente con quello, l'assoluta peculiarità della scena italiana rispetto a quella straniera e l'affermazione mediatica della frangia pacifista ed anarchica. Il fatto -ma soprattutto ciò che ne seguì- pose nuovamente l'Italia al centro della scena musicale HC Punk mondiale, differenziandola né più né meno quanto quella progressive autoctona, precedente solo di pochissimi anni, fece con la presenza degli Area e gruppi simili rispetto alla scena inglese, ed al netto delle differenze politiche. Differenze che stabilivano come il Punk e l'HC non potevano essere in alcun modo confusi con majors, soldi, business, stato, etc., ma dovevano essere qualcosa di totalmente autonomo. Uno stile di vita basato su un sistema di valori più o meno condivisibili (molti di quelli, come vegetarianesimo, animalismo, pacifismo, rifiuto della droga -erano gli anni dell'eroina, anche questo concausa della fine dell'ideologia della festa- sono oggi molto popolari) ed in ogni caso non "contaminabili" dal sistema. Se paragoniamo a tutto questo il numero di gruppi HC Punk che oggi incidono per delle etichette medio-grosse, qualcosa è certamente cambiato. Non so se in meglio od in peggio, ma è cambiato.

PRENDIAMO UN CAFE' COI CLASH A CARACAS?
Interessantissimo, però, anche valutare il concerto in sé, anche questo utile per inquadrare ulteriormente la situazione del settore in quel lontanissimo 1980. Tra il pubblico, ad esempio, si notavano, oltre a molti musicisti del giro, Red Ronnie, Enrico Ruggeri periodo pseudo-punk e tanti altri. Ad aprire per i Clash furono chiamati i Cafè Caracas, trio punk con all'attivo solo un 45 giri in cui, oltre al batterista Renzo Franchi, militavano due giovanissimi Ghigo Renzulli e Rip Kirby, alias Raf. La storia successiva dei due, con Renzulli a fondare i Litfiba e Raf a fare il sanremino di successo partendo dall'arrangiamento di un brano dei Cafè, indica quanto la scena fosse variegata e comprendesse, come sempre, personaggi che semplicemente seguivano la moda del momento, altri che sarebbero spariti e gente realmente dotata ed in grado di seguire un percorso importante. Moltissimi esempi potrebbero essere fatti (e forse nelle altre puntate li faremo), ma adesso era solo giusto sottolineare quanto fosse magmatica la situazione. Il loro punk contaminato dai Police non era molto HC e la band, pur essendo abbastanza adatta a supportare gli headliner, venne costretta a lasciare il palco anzitempo, anche per problemi di suono. A seguire i Whirlwind, gruppo tendenzialmente rockabilly che riuscì a terminare l'esibizione senza infamia e senza lode, poi toccò ai Clash. Liberate le prime file dai manifestanti grazie, sembra, all'intervento molto "deciso" (occhio alle virgolette) da parte dei Centocelle City Rockers -vedi canzone dei Klaxon- giunti dalla Capitale, la situazione musicale si sbloccò. Gli inglesi, presentati da Michel Pergolani (ricordate "L'Altra Domenica"?) si presentarono sul palco col batterista dei Whirlwind perché Topper Headon aveva sbagliato strada dato che viaggiavano ognuno per proprio conto. Il malcapitato, però, non sapeva bene cosa suonare. La prima parte del concerto fu quindi decisamente deludente. Poi Topper arrivò e l'esibizione finì in maniera molto più efficace. La leggenda parla anche di uno Strummer dissuaso prima del concerto dall'indossare una maglietta con il simbolo delle BR, poi in giro per Bologna per tutta la notte, di un suo incontro proprio con Helena Velena e di un aspro scambio di battute su musica, politica ed integrità. Una cosa è certa: dopo quel concerto molti gruppi sarebbero nati qui in Italia e tra gli altri, se non erro, anche la Banda Bassotti l'anno dopo, proprio dall'area Centocelle City Rockers, anche se non come gruppo musicale. Per la cronaca, anche a Milano ci furono contestazioni per lo stesso motivo nell'81.

LA NEGAZIONE DELLA RAPPRESAGLIA DEGLI INDIGESTI
Questa, molto per sommi capi, l'Italia in cui il Punk e l'HC diventavano fenomeno sociale. Un'Italia solo "diversamente incasinata" rispetto a quella di oggi, ma nella quale un movimento musicale riusciva a scrivere una storia autonoma, personale, propria, producendo una miriade di gruppi che saranno poi letteralmente idolatrati anche all'estero (Kina, Upset Noise, Indigesti, Rappresaglia, Negazione, Peggio Punx, Raw Power, Wretched, Nerorgasmo, Eu's Arse, Uart Punk, Shotgun Solution e numerosissimi altri) e sempre "contro". Band che ancora oggi vengono citate in maniera deferente, come ispirazione da gruppi stranieri attivi e di successo. Il tutto senza contare quanto tutto questo abbia influenzato il metal estremo. Da allora molte cose, anche buone, sono successe, ma isolate, senza un vero contesto, senza comunque riuscire ad imporre l'Italia come caput mundi, senza strutturare la scena non solo come musica, ma dandole un collante sociale che unisse in un ideale un numero di gruppi sufficiente a produrre un'elite che facesse da faro e punto di riferimento transnazionale. Questo, si badi bene, nell'assoluta indifferenza del mondo ufficiale delle sette note e, soprattutto, della gente comune, totalmente ignara di quanto accadeva, magari nella cantina del proprio palazzo o nel garage di un parente. Il fatto, del resto, è pienamente sia nello spirito dell'HC, che nella tradizione italiota del Sanremo appena trascorso. Molto altro c'è da dire in merito e tantissimi gruppi sono da citare e, se questo articolo avrà attenzione in misura sufficiente a giustificarne altri, lo faremo.

Lo Stato ha Bisogno di te? Bene, Fottilo - Eu's Arse



Raven
Sabato 25 Agosto 2018, 17.59.44
26
Non è detto, finché qualcuno ancora si accorge di certe cose
lucignolo
Sabato 25 Agosto 2018, 17.50.39
25
ti rinnovo i complimenti perchè ci vuole cervello e cuore a scrivere questi articoli,mi domando se quanto scritto sul quel volantino abbia ancora un senso oggi,eppure a me sembra ancora più attuale e bello.Sembra che alla fine abbiano vinto "loro",dico sembra perchè poi alla fine è tutto relativo,e il degrado e l'abbruttimento dei nostri giorni ne sono la riprova.temo che abbiamo perso l'ultimo treno. ciao
Raven
Venerdì 19 Febbraio 2016, 8.49.43
24
Grazie Fabio. Ero curioso di sapere cosa pensassi del fatto di legare l'HC ad un argomento come il prog, che tu hai recentemente affrontato nel tuo libro
Raven
Giovedì 18 Febbraio 2016, 8.30.13
23
Loro li conoscevo, essendo miei concittadini.
black brains
Mercoledì 17 Febbraio 2016, 23.07.59
22
si si... sono loro...adesso sto ascoltando "anarchia in italia"... gran pezzo...mi erano sfuggiti nell'articolo... @Galilee... ma il segno è quello lasciato sul muro di qualche camera dopo averci scaraventato contro i dischi...?
Fabio Rossi
Mercoledì 17 Febbraio 2016, 18.51.46
21
Ho letto con interesse questo articolo del mio amico Francesco e mi è piaciuta l'apparentemente impossibile accostamento del prog con l'hardcore. Pur essendo le due filosofie musicali antitetiche racchiudono nel profondo un punto di contatto, ovverosia rappresentano due modi di essere in contrapposizione alla cultura massificata. Ottimo France, continua così sei sempre er mejo!
Raven
Mercoledì 17 Febbraio 2016, 16.18.39
20
@ B. Brains: Gli Uart Punk?
Galilee
Mercoledì 17 Febbraio 2016, 15.51.25
19
No dai Clash a Self Control.. In pratica dai Clash a Jimmy Sommerville.. ahahaha Un mito. Comunque i suoi primi 2/3 dischi di musica leggera italiana lasciarono decisamente il segno.
d.r.i.
Mercoledì 17 Febbraio 2016, 15.38.24
18
Anche Ruggeri dai Decibel ad essere un solista...
black brains
Mercoledì 17 Febbraio 2016, 15.26.47
17
si si... di neffa sapevo... è passato del punk al hip-hop (serio) e poi alle canzoncine per famiglie... non conosco la discografia di raf... ma penso sia passato dai clash a Ti pretendo... oddioddio..
d.r.i.
Mercoledì 17 Febbraio 2016, 15.06.52
16
@black brains: Neffa è stato il batterista dei Negazione, fai te
black brains
Mercoledì 17 Febbraio 2016, 15.02.52
15
quoto in tutto e per tutto le parole di d.r.i. purtroppo... ma almeno rispetto all'epoca è molto più facile conoscere, ascoltare e documentarsi su questi grandi album... come nel mio caso... sia per motivi anagrafici che territoriali... non sapevo che raf fece parte della scena quando era giovine.. chissa poi che cazzo è successo... comunque.. attendo anche io la seconda parte... leggo solo adesso la tua domanda sul topic dell Oi... al momento mi vengon in mente i Declino, Stinky Rats, Stige, Impact e Crash Box... c'era anche un gruppo siciliano che mi piaceva ma non ricordo mai il nome... devo averlo da qualche parte...
Unia
Mercoledì 17 Febbraio 2016, 14.04.11
14
Attendo il secondo pezzo
Raven
Mercoledì 17 Febbraio 2016, 14.01.25
13
Quattro o cinque di quelli citati li ho visti all'opera all'epoca dei fatti. Magari ne parleremo nela seconda puntata
galilee
Mercoledì 17 Febbraio 2016, 13.57.54
12
Quoto DRI. Bell'articolo. Con alcuni dibquesti gruppi ci sono cresciuto. Anche perchè alcuni personaggi li conosco di persona. I kina ai tempi li vedevo una volta al mese.. grandissimi.
d.r.i.
Mercoledì 17 Febbraio 2016, 11.46.09
11
"In una cosa, però, noi ci siamo sempre distinti e sempre ci distingueremo dal resto del modo: quando riusciamo a produrre qualcosa di buono, siamo i maestri indiscussi ed indiscutibili nell'affossarla o, al più, nell'ignorarla come grande pubblico. E così avvenne anche in questo caso." Parto da questa frase che, purtroppo, è sempre attuale e prevede il futuro italico dei prossimi 1000 anni. Detto ciò articolo molto bello...non vedo l'ora del #2. Grazie Raven!
Damnation
Mercoledì 17 Febbraio 2016, 11.32.33
10
Ottimo articolo davvero. Da estimatore dell'HC Punk sia italiano che internazionale non posso che farvi i miei complimenti per un'iniziativa del genere: l'importanza di tale genere musicale è tuttora ignota alle nuove leve del metal, quindi citare un pò di storia non può che portare del bene. Un saluto.
Raven
Mercoledì 17 Febbraio 2016, 11.26.29
9
Grazie Riccardo: Circa le contestazioni, non dimentichiamo che quelle degli anni 70 erano certamente eccessive e portarono conseguenze quali la dichiarazione di territorio off-limits dell'Italia per i gruppi stranieri, ma le proteste per il caro biglietti e contro i "cartelli" organizzativi che miravano a rialzare i prezzi ed a tenere lontano un certo tipo di pubblico non erano concettualmente sballate, come i fatti dimostrarono in seguito e come proprio in questi giorni abbiamo modo di osservare con il secondary-ticketing. Quelle degli anni 80 (almeno nel settore HC Punk) erano figlie di una ideologizzazione che aveva certamente i suoi contro, ma, anche qui, non tutto era concettualmente errato, come molti di noi constatano quando parlano di suoni e gruppi omologati e case discografiche che producono cloni in serie. Un maggiore equilibrio avrebbe portato frutti migliori per tutti.
Riccardo
Mercoledì 17 Febbraio 2016, 10.41.25
8
Dimenticavo di fare i complimenti a chi ha fatto l'articolo.
Riccardo
Mercoledì 17 Febbraio 2016, 10.40.15
7
Di quel periodo ho seguito solamente i CCCP. Si può dire però che le contestazioni ai concerti di quegli anni (e di quelli precedenti) avevano proprio scassato il cazzo?
Red Roger
Martedì 16 Febbraio 2016, 21.19.00
6
Si,si, era solo per sottolineare che la scena Hc italian non vive di soli "ricordi". Per chi vuole approfondire La Shake edizioni ha vari titoli in formato cartaceo e dvd su questo periodo de cisamente molto validi.
Raven
Martedì 16 Febbraio 2016, 21.13.55
5
I Plakkaggio hanno suonato a Palermo recentemente, ma non sono potuto andare. L'articolo, comunque, è mirato sugli anni 80. Pertanto, non sono nominati gruppi attuali.
Red Roger
Martedì 16 Febbraio 2016, 21.12.33
4
Ottimo articolo ,periodo che va sicuramnete riscopero per la sua eredità musicale e non. Cmq l HC italico continua a sfornare ottime band come i trentini CONGEGNO ed i romani PLAKKAGGIO solo per fare degli esempi.
Masterburner
Martedì 16 Febbraio 2016, 16.10.56
3
Periodo mitologico, una grande scena, oggi sembra così lontano.... sarà l'effetto 'fotocopia' di foto e volantini...
LAMBRUSCORE
Martedì 16 Febbraio 2016, 13.57.06
2
Sì, anche per me articolo valido, spero in futuro ci siano approfondimenti, anche riguardanti singole band.
HIRAX
Martedì 16 Febbraio 2016, 12.54.22
1
Bell'articolo, ottima riflessione. Il fatto che si parli ancora di queste band dice tutto. RMHC
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