I Windir sono da sempre stati una band legata alla propria patria, la Norvegia, e in particolare alla loro regione natia, il Sogn, tanto da utilizzarne spesso e volentieri il locale dialetto, di non facile comprensione nemmeno per i norvegesi stessi. In 1184, terzo full-length della discografia dei compianti scandinavi, tale scelta viene tuttavia limitata a soli due brani nell’intero platter, l’omonimo 1184 e Heidra, di cui ci accingiamo a parlare…
HEIDRA
Pur, come già anticipato, non avendo un testo di immediata comprensione per gli ascoltatori che non mastichino bene la lingua norvegese, già con un paio d’ascolti le liriche di Heidra svelano ai fan più attenti un nome non nuovo alle storie raccontate con maestria da Valfar: si tratta di Arntor, il guerriero a cui i Windir avevano già dedicato la loro precedente e omonima fatica, nonché una delle canzoni più rappresentative di quella release, Arntor, ein windir (“Arntor, un guerriero”). L’intero 1184, infatti, ripercorre le vicende che in quell’anno ruotarono intorno all’importante battaglia di Fimreite (in norvegese, Slaget ved Fimreite), località situata nella regione del Sogn tanto cara alla band, che vide contrapporsi il re norvegese Magnús Erlingsson (o Magnus V di Norvegia) e Sverrir Sigurðarson, futuro Sverre I di Norvegia. L’esito di tale scontro, con la morte di Magnus, fu cruciale nella allora continua e controversa lotta per l’ascesa al trono norvegese, protrattasi sotto forma di guerra civile per molti anni a causa delle molteplici e confuse versioni della legge di successione del tempo, e tra le fazioni contrapposte dei Birkebeiner e Bagler.
Ma torniamo ad Arntor. Come anticipato dal disco precedente, il guerriero norvegese ha deciso di armarsi e andare a combattere in supporto del giovane Magnus, considerato il legittimo re di Norvegia, contro il dispotico usurpatore Sverre, che rivendicava la corona in quanto presunto figlio di Sigurðr Haraldsson, sovrano tra il 1136 e il 1155 d.C. con il nome di Sigurd II. Già in Arntor, ein windir, egli, assieme ad altri uomini di Sogndal, si opposero con violenza al governatore locale, Ivar Dape, sostenitore di Sverre, che nel Natale 1183 aveva ordinato un aumento delle tasse per sostenere le proprie personali celebrazioni per la festività, uccidendo e decapitando non solo l’alto funzionario, ma tutto il suo entourage corrotto. Che Arntor possa rappresentare una pedina importante nella battaglia contro Sverre, portando la sua fazione alla gloria della vittoria? La cupa introduzione di Heidra ci fornisce la risposta:
Ei likbør hadde han sett komma, Sigande frå Trodladalen opp Lundamyri. Audmjuk han i akttok synet, Kven hadde dauden i teke
Med otta han keik i kista, Børi hadde med seg, Daud, velstelt, Hvàllætti han var, Etter dette han visste at Arntor aldri kom attende.
Aveva visto la processione funebre arrivare condotta da Trodladalen, fin su a Lundamyri. Umilmente la fissava, Chi aveva preso la morte?
Con stupore guardò nella bara trasportata dalla processione, morto, ben pettinato, egli era di Hvàllætti, Così egli capì che Arntor non sarebbe mai tornato indietro.
A testimoniare il mesto arrivo del feretro dell’indomito Arntor, con il suo carico di speranze infrante, è un narratore che rimane anonimo per l’intera durata del brano e che onora la memoria dell’eroe caduto (proprio questo è il significato del verbo heidra) raccontandone in questa sede la storia. Ma, come è facile immaginare, si tratta probabilmente di uno dei tanti abitanti della regione che si auguravano che i loro fieri rappresentanti armati riuscissero ad opporsi all’invasione del violento Sverre e delle sue legioni di traditori della corona, portatori di un futuro non certo roseo:
Ja, stolt han kunne møta dauden, Gått viljugt i strid for å sikra ætti grid, Gått mannadrap so ein krigar byrg, Nekta trelldom, svik, ofra liv i grid.
Men so hemn for oppreisa og slag, Ville svikarane setegarden ta, Ein gard so store at den på ein dag ikkje kunne gå, Tilmed heiden grunn garden er tufta på, Ei nye ætt skulle setegarden rå
Sì, era orgoglioso di poter incontrare la morte, era andato volontariamente in guerra per difendere l’onore della sua stirpe, da prode soldato aveva ucciso, negò schiavitù e tradimento, sacrificò vite per la gloria.
Ma così, per vendicarsi delle perdite e delle sconfitte, i traditori avrebbero preso il suo feudo, un feudo così grande, da non poter essere attraversato in un giorno solo, [avrebbero preso] anche l’oltretomba su cui si erge il suo feudo Una nuova stirpe dominerà la sua terra
Appare dunque chiaro come la rappresaglia contro Arntor, volta soprattutto a fare giustizia per i tanti traditori da lui uccisi, avrà conseguenze ben più gravi di una singola battaglia: dopo aver combattuto con tutte le sue forze proprio per difendere l’onore di tutto quanto in vita gli è stato caro e fonte di onore, dopo la morte gli effetti di tale vendetta ricadranno anche sulla sua famiglia e sul suo feudo, che con tutta probabilità capitoleranno di lì in breve:
Sette livet til for ætte og æra miste både setegarden og sæla, Men då dauden var nær vart han heidra likferd.
Ein tragedie for ætlingane dette var, Skulle dei verkeleg missa slik ein gard, Vreida hans Sverre ville ingen ende ta
Perse la vita per la sua stirpe e l‘onore perse sia il suo feudo che i suoi cari ma quando fu in punto di morte gli fu concesso l’onore di una processione funebre
Fu una tragedia per i suoi eredi perderanno davvero il loro feudo? La rabbia di Sverre non aveva fine
La rabbia del futuro re di Norvegia, dunque, è inarrestabile tanto che, nella battaglia navale che concluse la Slaget ved Fimreite, grazie ad una potente flotta da guerra e ad un ampio numero di soldati a sua disposizione, la sua vittoria fu schiacciante, portando alla morte di Magnus V e alla sua successiva ascesa al trono. Le guerre civili e le dispute per la corona non terminarono tuttavia qui, visto che immediatamente dopo il suo insediamento Sverre dovette vedersela contro altri nobiluomini che ne contestavano la legittimità e che tentarono, invano, di eliminarlo. Sverre tuttavia non ebbe mai a che fare con nemici del suo calibrò e continuò a regnare fino alla sua morte, nel 1202 d.C.
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