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BLACK SABBATH + RIVAL SONS - Hallenstadion, Zurigo, 15/06/2016
22/06/2016 (3135 letture)
Due giorni dopo la tappa italiana del tour The End all’Arena di Verona, i Black Sabbath, nel loro ultimo tour, quello dell’addio, si esibiscono all’Hallenstadion di Zurigo, forse una location più conforme (o quantomeno più consona) ad un concerto di questo genere e caratura, rispetto al più celebre set italiano, senza contare il fatto che una vera e propria apocalisse di bagarinaggio abbia reso impossibile partecipare al concerto in una posizione molto ravvicinata senza pagare un occhio della testa. Sebbene Zurigo sia tremendamente meno economica di Verona, il costo dei biglietti per il pit frontale non costava più del biglietto per i posti intermedi all’Arena, convincendomi per questa occasione specialissima a scegliere "l’emigrazione". Senza precisa volontà di polemica, aggiungo anche di aver assistito ad uno degli ingressi e delle uscite (sia dalla location che dal parcheggio) più fluidi, rapidi e ordinati di sempre, nonostante l’affluenza immane. E chiaramente, in Svizzera, la puntualità era di casa. Ma passiamo a parlare del concerto.

RIVAL SONS
Il ruolo un po’ scomodo di aprire alla leggenda spetta ai Rival Sons, gruppo hard rock con forti dosi di blues, orami ben noto agli affezionati e anche agli occasionali interessati della scena rock internazionale. Con un palmares notevolissimo di apparizioni live, tour accanto a nomi di primissima caratura e album osannati dalla critica, voci ufficiali ci raccontano che sia stato lo stesso Ozzy Osbourne a richiederli come spalla per il tour. Mi asterrò da una disamina troppo critica della musica, essendo poco preparato in materia, ma parlerò in modo oggettivo della loro esibizione. Inutile negare che lo stile del gruppo, a partire dalle movenze del cantante, ma fino anche alla musica, mi abbia ricordato i Led Zeppelin, con momenti solisti ricercati, sezioni rock ‘n’ roll piuttosto incalzanti ed energiche, una voce molto personale, che si trascina tra continui cambi di tonalità, e anche sezioni blues rock più malinconiche, ripartenze e molto pathos, proprio come il leggendario gruppo londinese.

Contestualizzando attualmente la loro proposta, e paragonandola a quanto ho avuto modo di vedere sul limitare tra la musica metal e quella propriamente hard rock, specie ai festival esteri, si potrebbe dire che siano la punta di fama del revival blues rock/hard rock anni ’70 (o fine ’60) alimentata da gruppi come The Answer, Graveyard o Blues Pills. Particolarmente espressiva risulta anche la prestazione del chitarrista, che sfoggia un outfit che non può passare inosservato, tra ray-ban, smoking e baffo alla Salvador Dalì, e che riesce a far parlare la chitarra sugli assoli, con un vibrato eccellente, un uso non occasionale dello slide e un grande gusto in termini di melodie e armonizzazioni. Anche il batterista, pur non uscendo dagli schemi stilistici che si addicono al gruppo, riesce a inserire fill molto interessanti e creare cambi di groove appassionanti. Sebbene costretti alla parte frontale del palco, davanti al telone bianco che copre il palco già allestito per i Black Sabbath, i Rival Sons si muovono bene e riescono ad intrattenere il pubblico, e magari conquistarne una buona fetta, nonostante (è quasi inutile dirlo) l’hype sia tutto riservato al gruppo di Birmingham.

BLACK SABBATH
A prescindere dal fatto che gli addii dei grandi nomi del passato generino sempre un polverone circa l’effettiva intenzione di abbandonare il palco scenico da parte di musicisti che hanno speso la propria vita tra tour, apparizioni, album, collaborazioni musicali ecc., l’abbandono dei Black Sabbath mi è parso essere stato preso più seriamente e sinceramente di altri, con un tour mondiale organizzato ad hoc e terminante proprio a Birmingham, la culla stessa della band che è ritenuta responsabile della pionierizzazione dell’heavy metal, per essere stata la prima a spingere il proprio misto di blues rock psichedelico anni ’60 e hard rock anni ’70 verso i lidi più oscuri delle accordature ribassate, della distorsione più intensa, delle ritmiche più pesanti. Anche in questo caso non sono mancate critiche, commenti sull’assenza di Bill Ward, il batterista della formazione storica originale, e poi ancora dubbi sollevati circa l’effettiva validità di una line-up messa alle stretta da età, salute e abusi passati, ai quali il gruppo ha risposto prontamente con uno dei tour più colossali della propria carriera.

Considerazioni di vario genere spariscono, quando si è proprio davanti al palco a pochi minuti dall’inizio, le luci si spengono e viene proiettato un video, un’animazione digitale di un demone che sembra risorgere dalla pece e aprire le ali, presentando il tour come se fosse una sorta di trailer. Nel frattempo, girandomi vedo che l’intero Hallenstadium è gremito, praticamente ogni angolazione è ora coperta. Poi il rumore di tuoni, e di pioggia, e il tritono più famoso della storia, quello di Black Sabbath, mentre il tendone bianco che nascondeva il palco si sgancia e viene rapidamente issato via, lasciando scoperta agli occhi delle migliaia di spettatori la line-up in postazione, con Geezer Butler sul lato sinistro del palco, Tony Iommi su quello destro, il ben più giovane batterista Tommy Clufetos (che ha suonato con Ozzy Osbourne, Alice Cooper, Ted Nugent...) dietro ad una notevole schiera di pelli e piatti, e chiaramente , nel suo usuale vestito nero, il Madman che sorride al pubblico. Il salto dal riff portante, da pelle d’oca, alla strofa, è quasi stordente, come se l’energia di quel riff si acquietasse, per lasciare spazio alla voce, lamentosa e tetra, di un Ozzy veramente in piena forma. Ad ogni verso è dato il giusto pathos, ogni nota riecheggia oscura come me l’aspettavo, e l’accelerazione finale del pezzo dimostra quanta pesantezza possano scatenare. Lasciando praticamente a bocca aperta il pubblico, giusto due parole di presentazione introducono la successiva Fairies Wear Boots: sarà una scaletta da infarto, suppongo. Qui il riffing di Iommi si spiega in tutta la sua originalità, anche il tocco delle artificiali dita grigie che scorrono insensibili sulle corde è praticamente inconfondibile; intanto la prestazione di Osbourne consolida le primissime impressioni positive, andando veramente a rendere onore e fede a quel cantato unico che caratterizza i primi album del gruppo inglese, senza steccare, ma arrotondando e abbassando qualche volta le tonalità piuttosto, ma senza apparire né affaticato né macchinoso, e così sarà fortunatamente per tutto lo show. Dopo una dovuta pausa in cui Ozzy presenta i membri del gruppo, con un’immancabile ovazione a Butler e Iommi, segue anche una simpatica scena in cui viene presentato da dietro le quinte Adam Wakeman (figlio di Rick Wakeman, tastierista storico degli Yes), che sbuca sorridente illuminato dall’occhio di bue, per poi tornare nascosto ad occuparsi degli accompagnamenti di tastiera.

Si salta quindi ancora all’album successivo, con After Forever ad essere il primo estratto dello storico Master of Reality, contornata da immagini di larve tra le fiamme di quello che suppongo essere l’Inferno, dato che l’ambito tematico del testo verte proprio sulla fede e sul rapporto con l’eternità, con il marcato taglio cristiano del genio lirico dei Sabbath, Geezer Butler, che peraltro non manca di intrattenerci con il suo stile esecutivo vario e incalzante sul basso, rispetto a quello più squadrato e granitico delle ritmiche di Iommi. Il basso riempie infatti gli spazi che la voce e le chitarre rendono libere, ed è infatti molto alto nel mixer, con l’effetto di rendere ancora più pieni pezzi che già con questi suoni e volumi risultano incredibilmente pesanti. È sempre con poche parole che viene introdotta Into The Void, per me inattesa come quarta in scaletta, accompagnata dall’appagamento infinito nel vedere e sentire Iommi suonare uno dei riff più famosi dei Black Sabbath, nonché la canzone che ho preferito nel set. Forse per assecondare Ozzy nel cantare uno dei pezzi vocalmente più serrati del gruppo, il pace della canzone è leggermente rallentato, come comunque è stato per diversi pezzi nella scaletta, ma direi quasi con un guadagno per gli stessi: non solo ha garantito una migliore coesione, ma anche una dose eccezionale di pesantezza - per poi comunque scatenare la giusta dose di adrenalina nella sezione centrale più concitata. Vale la pena ricordare la presentazione della successiva Snowblind, a detta di Ozzy "…una canzone su quando eravamo giovani e stupidi", anche se non manca il sorrisetto dello stesso nel pronunciare "cocaine!" alla fine della strofa. Che le droghe abbiano aiutato artisti di questa caratura è fuori discussione, e non abbiamo nulla da obiettare, tanto più che il testo resta comunque uno dei più appassionati del gruppo, e il chorus della canzone risulta assolutamente impagabile, sciogliendo anche il pubblico svizzero evidentemente poco incline al canto per quasi tutta la durata del concerto…

…eccezion fatta per War Pigs, dopo il cui intro e le sirene antiatomiche, mentre tutto l’Hallenstadium tiene il tempo con le mani, Ozzy duetta col pubblico su una delle strofe più celebri della storia del rock, per non parlare dell’assolo finale seguito all’unisono dagli astanti in coro, almeno nella sua parte più melodica e distinguibile. Il cantante è visibilmente compiaciuto, si permette anche qualche saltello, agitando le braccia per incitare il pubblico, ogni tanto sciacquandosi la testa con un secchio d’acqua e ghiaccio, che poi svuota prontamente sulle prime file (evitandomi miracolosamente, dato che il clima di Zurigo non era proprio torrido!). Classici a parte, è invece meno attesa Behind The Walls of Sleep, uno dei miei pezzi preferiti dei Black Sabbath, dal loro debutto: sinistra e tetra, ma anche incalzante e con quel forte taglio blues che caratterizzava i primissimi inediti della band, soprattutto sull’assolo. Il ritmo di batteria chiude da solo la canzone sfumando nell’assolo di basso di Geezer Butler che poi si riallaccia naturalmente all’inconfondibile intro di N.I.B., altro pezzo da novanta tra i più attesi e meglio accolti dal pubblico, che tiene il tempo con le mani e segue con decisione il ritornello, assieme alle dita di Butler che saltellano sul basso e i riff magistrali di Iommi (dire storico, quello portante, è veramente poco!). Questi ultimi, sempre acclamati tra un pezzo e l’altro, si limitano a sorridere e fare un cenno di ringraziamento, mantenendo sempre un’aria concentrata e quasi solenne, a differenza del più scalmanato Ozzy Osbourne, che ne approfitta sempre per scherzare e incitare il pubblico. Altra chicca, presentata in effetti come "un pezzo che raramente suoniamo", è Hand of Doom, da Paranoid, che inizia con un’imponente intro di basso, a cui si accompagna poco dopo la voce drammatica di Ozzy, per poi esplodere sul refrain, giocando costantemente su cambi di velocità e di luminosità dei riff: decisamente un capolavoro rispolverato ad hoc per il tour d’addio, ed eseguito egregiamente.

Il breve intermezzo di Rat Salad precede il lunghissimo assolo di batteria, a quattro riprese, che garantisce ai tre veterani una lunga e meritata pausa prima delle esplosive battute finali, intrattenendo comunque il pubblico a dovere, con una pratica un po’ troppo hard ‘n’ heavy per un set classico di questo tipo (assoli così li vedrei meglio in altre situazioni musicali), ma comunque decisamente divertente - e oserei dire sia stato un break inevitabile, dato che un set di quasi due ore non è certo una passeggiata a 68 anni suonati. Presentazioni non ne richiede invece Iron Man, che inizia con i colpi cadenzati della grancassa, il grido distorto della chitarra, e la frase "I am Iron Man" la cui fama quasi precede quella del gruppo e del riff monolitico che la segue. Anche in questo caso il pace è leggermente rallentato, ma la pesantezza non viene minimamente intaccata, mentre menzione d’onore va a Tommy Clufetos per l’ottima interpretazione di uno dei pezzi di batteria più personali di Bill Ward, soprattutto sul finale psichedelico, in cui rullate, assoli e pattern di basso si intrecciano tra melodie note e improvvisazione, in uno dei momenti strumentalmente più concitati del concerto. Dirty Woman è invece l’unica traccia suonata ad andare oltre il 1972 (il periodo classico dei Sabbath), e suona in effetti quasi fuori luogo in un contesto musicale diverso, essendo una traccia prettamente hard rock nell’amalgama proto-heavy/doom (concedetemi la definizione tremendamente approssimativa) dei primi album della band, ma l’assolo di Iommi valeva certamente il momento. Dopotutto, avevo rinunciato da un po’ all’idea di sentire qualcosa da Sabbath Bloody Sabbath, probabilmente vocalmente inaccessibile ormai. Ozzy afferma infine che suoneranno ancora un pezzo, "o anche due se fate i bravi!", e quando parte il riff portante di Children of the Grave il frontman si azzarda pure a chiamare il mosh pit, se così si può dire, e la situazione davanti al palco si movimenta un po’. Nonostante siano sul palco da più di 90 minuti, il pezzo vince a mani basse come il più energico del set, ben accoppiato con le immagini vintage di test di esplosioni nucleari sul grande schermo alle spalle dei musicisti. Da ricordare, subito prima della presentazione del pezzo, il tizio che ha avuto la poco brillante idea di salire sul palco, forse per abbracciare Osbourne, e che viene placcato violentemente al suolo da 6 o 7 uomini della security, continuando a dimenarsi per cercare invano di scampare ed evitare il probabilmente indelicato trattamento successivo; nel frattempo Ozzy, a malapena conscio dell’accaduto e tutt’altro preoccupato, chiede "che non gli facciano male", mentre Iommi ride suonando un jingle divertente per accompagnare la scena.

Alla fine del pezzo, i musicisti salutano, si dirigono nel retro palco e le luci si spengono, ma dopo una manciata di secondi veniamo incitati da Ozzy ad intonare il "One more song!" di rito, prima che tutti e quattro tornino sul palco per l’immancabile Paranoid, classico che effettivamente ci si aspettava per l’encore, e cantato all’unisono dal movimentato pit sotto al palco. Benché rispetto a tanti altri classici di quegli album, e proposti stasera, risulti quasi come la canzone più umile e meno geniale, resta comunque un pezzo dal gran tiro, che ha ispirato così tanti gruppi a venire che se ne è perso il conto. Quando alla fine i quattro si inchinano, distribuiscono saluti e plettri, e poi se ne vanno tra scrosci di applausi sotto alla stentorea scritta "The End", si ha la sensazione un po’ malinconica di aver visto spegnersi un’altra leggenda passata, mista all’emozione veramente incredibile che ci ha appena fatto vivere, con un’esibizione degna della gloria che accompagna il loro moniker. Non posso che dirmi fortunato di aver potuto assistere a questo saluto, che crediamo essere quello definitivo, almeno per il nome Black Sabbath, sebbene non sia questa la fine della rispettiva carriera di ognuno, tra un Ozzy che sembra deciso a morire sul palco, e Iommi che parla già di collaborazioni future… In ogni caso, un giusto tributo è stato pagato alla leggenda, e dubito fortemente che ci dimenticheremo di questa sera.

SETLIST BLACK SABBATH

Black Sabbath
Fairies Wear Boots
After Forever
Into the Void
Snowblind
War Pigs
Behind the Wall of Sleep
N.I.B.
Hand of Doom
Rat Salad
Iron Man
Dirty Women
Children of the Grave

Paranoid



klostridiumtetani
Martedì 28 Giugno 2016, 20.11.24
47
@Fabio Rasta, si è vero (ah quante "smanettate" con la Bic infilata nella cassetta! )
Fabio Rasta
Martedì 28 Giugno 2016, 12.58.43
46
Ciao klostridiumtetani. Si facevano concorrenza fino alle CDing, le quali sui motorini nuovi facevano molto attrito e bisognava ricorrere spesso alla "penna Bic" (che pessimi ricordi eh??!!!), mentre i vecchi impianti (i mangiacassette col pulsantone PLAY/REC) avevano il motore SAME e tiravano qualsiasi cosa. Comunque, ribadisco, non rimpiango nulla di tutto questo. Con simpatia! A presto.... WAR PIGS CRAWLING BEGGING MERCY FOR THEIR SIN!!!....
klostridiumtetani
Lunedì 27 Giugno 2016, 21.57.49
45
@Fabio Rasta, no, sono e sarò sempre un sostenitore delle TDK. La Sony HF non regge il confronto
Fabio Rasta
Lunedì 27 Giugno 2016, 13.55.55
44
Se la sono cercata: uno degli ultimi CD che ho comprato era un disco degli anni '70 e l'ho pagato a prezzo pieno. Hanno ucciso l'asino e adesso le pietre se le camallano da soli, 'sti parassiti. Di soldi da me ne anno avuti anche per le prossime vite. Mi dispiace x gli artisti ma si dovevano imporre molto prima, come fecero i MOTORHEAD, ad esempio, in + di un'occasione. @klostridiumtetani: le migliori erano le Sony HF, ne ho una parete piena e si sentono ancora come il giorno che le ho registrate. Saluti a tutti. NO MORE WAR PIGS AT THE POWER!!!!!
terzo menati
Domenica 26 Giugno 2016, 21.03.55
43
Anche dalle mie parti potevi ascoltare i dischi negli anni 80. Ascoltarlo tutto prima però ora mi prende male, mi rovina la sorpresa
klostridiumtetani
Domenica 26 Giugno 2016, 19.51.43
42
Non ho capito bene il discorso di @Lizard #36, ma anche il PC, o il Tablet, o l'I-Phone , uno li paga, e poi può scaricare, masterizzare su supporto e stamparsi la copertina... il fatto è che non paga l'artista esattamente come quando una volta ci si faceva registrare le cassette. Secondo me sta storia della "demonizzazione" di internet che "uccide" il mercato è una fregnaccia. La crisi del disco è iniziata molto prima di Internet. Secondo me sta tutto nell'approccio del fruitore, come è sempre stato. Io adoro la rete perché finalmente posso ascoltare e poi decidere se fa per me oppure no. Esattamente come un quadro: lo guardo, lo valuto e decido o meno il suo acquisto. PS già negli anni 80 all'estero nei negozi di dischi, potevi ascoltare l'album con le cuffie e poi decidere se comprarlo o no.
klostridiumtetani
Domenica 26 Giugno 2016, 18.23.57
41
Non so se capitava solo a me, ma le musicassette originali, duravano molto, ma molto meno di quelle registrate sulle TDK. Non è che fosse anche quello un modo di "fottere" soldi?
Third Eye
Domenica 26 Giugno 2016, 15.33.52
40
@ Lizard: hai ragione nel dire che una “tendenza” c’è, però leggendo il tuo commento mi era parso di capire che il tuo fosse un discorso teso a descrivere tutto il pubblico, te compreso. Comunque, concordo sul fatto che le cose immateriali non valgono nulla, anzi ti dirò di più, temo purtroppo che l’inconsistenza della musica sia in stretta connessione con la futilità delle azioni compiute sul web, nel senso che l’ascolto musicale pare essere diventato un passatempo come un altro (e fra l’altro molti metallari rivendicano questa cosa), ovvero ha lo stesso valore di ciò che si fa abitualmente in rete (scrivere un post su facebook, twittare, inviare un messaggio su un forum, ecc.) con cui si confonde, per cui se tutto è importante nulla lo è veramente. Bisogna però ammettere che non si tratta soltanto di una questione generazionale, dal momento che oltre ai nativi digitali anche i meno giovani (alcuni di essi, ovviamente) sembrano aver sposato in pieno le nuove tendenze; e se a farlo sono alcuni artisti la cosa non mi stupisce visto che fanno i loro interessi ma se parliamo di ascoltatori rimango piuttosto perplesso.
Mario
Domenica 26 Giugno 2016, 15.32.57
39
Concordo sia con @freedom(anche i vinili si usurano e rovinano/rovinavano) che con @ Metal Shock, ma comunque in tutti i discorsi e commenti di tutti gli altri c'e' verita', la questione economica conta molto, e ora con il Brexit le incognite si fanno ancora piu' nere economicamente parlando, e prima non c'erano neanche tutte le tasse di oggi, oggi, e parlo per me non so voi altri , posso permettermi solo 2 o 3 concerti l'anno, comunque mi sembra a me anche vero che non si potevano comprare tutte le uscite ai tempi passati come non lo si puo' fare oggi a meno che non si sia miliardari, in particolaee hai detto una cosa giusta , la maggioranza influenza il mercato, e non sempre la regola della maggioranza si dimostra giusta, se pensiamo, per chi ci crede che per regola della maggioranza, e' stato mandato a morte Cristo, anche io cerco il piu' possibile di ascoltare le minori, ma il tempo e' quello che e' e non si puo' proprio ascoltarle tutte, preferisco ascolrarle in dei festival dove hanno il coraggio di mettere a rotazione band underground, e in Europa ce ne sono, solo che anche i biglietti dei concerti stanno aumentando, con elitarsmo nei posti e sezioni concerti sempre piu' elitariste, e con una tendenza anche se ancora non estesa dappertutto di un pubblico quasi statue cera con telefonini puntati, senza trasporto ne anima quasi, ripeto per fortuna non generalizzabile, poi se la maggioranza dovesse imporre sempre piu' certe sonorita' e se il mercato discografico diventasse un duopolio prevaricatore che volesse imporre certe produzioni e sonorita',come potremmo difenderci, come ne usciremmo, riusciranno a uscire gruppi giovanili che lascino il segno come i qui grandi Sabbath?
Metal Shock
Domenica 26 Giugno 2016, 15.03.55
38
Purtroppo non siamo più negli anni 80', il mondo è cambiato e per tante cose in peggio, e il mondo della musica non fa di certo eccezione. Negli anni 80 con 100.000 lire ti compravi a decine di Lp, oggi con 100 euro se va bene te ne compri cinque o sei. Senza contare che allora la vita era meno cara di oggi, e gli stipendi valevano di più. Oggi non penso che tanti comprino cd per poi buttarli, perchè i soldi sono pochi. Io scarico da internet proprio per quello, ascolto tre o quattro volte per poter ben giudicare un album, e se mi piace lo compro. Ma quanti veri appassionati ci sono che fanno così? La musica è diventata mercificazione allo stato puro, e sono d'accordo nel pensare che spetta ad ognuno di noi decidere cosa ascoltare. E' vero che la maggioranza influenza il mercato, ma perchè non ascoltare anche quelle band minori che in pochi ascoltano? Io lo faccio e ne sono soddisfatto, finchè fanno album sarò sempre li pronto a comprarne i dischi. I VERI appassionati di musica lo fanno, gli altri hanno i mp3, usa e getta.
freedom
Domenica 26 Giugno 2016, 14.10.25
37
Si però è anche vero che le cassette si rovinavano inesorabilmente dopo molti ascolti, ne avrò buttate un migliaio penso, e coi cd è quasi la stessa cosa, infatti quelli che compravo negli anni '90 presentano tutti qualche imperfezione, che si tratti di graffi o di danni alle custodie. Se poi li portavo in macchina c'era sempre qualche rompipalle che me li chiedeva in prestito con conseguente distruzione e/o sparizione. L'immateriale ha il pregio di non essere un covo di polvere e microbi, di non rovinarsi e di non occupare spazio in casa (e nessuno te lo chiede in prestito). Detto questo, io compro ancora cd in quantità...ma il futuro sta lì.
Lizard
Domenica 26 Giugno 2016, 13.41.01
36
La cassetta registrata comunque dovevi uscire di casa e andartele a comprare, le pagavi, in ogni caso e magari te le personalizzavi anche, col logo del gruppo sulla costola e quant'altro. Certo valeva meno dell'originale e infatti anche meno le pagavi... ma comunque avevano una presenza fisica e visiva, le mettevi a fianco delle altre, dovevi trovargli lo spazio in casa o in camera, curarle... era roba tua. L'immateriale non esiste e non vale nulla, c'è poco da fare. @Third Eye: ovvio, la differenza la fa l'individuo e tu nei tuoi commenti rifiuti e respingi sempre le categorizzazioni e le generalizzazioni. È giusto, ma alla fine i grandi numeri pesano ed indicano una tendenza. Poi non tutti la.seguono, ma c'è.
Mario
Domenica 26 Giugno 2016, 13.40.02
35
Si possono fare tanti discorsi quanti ne volete e tutti a buon diritto direbbero di aver ragione, di band ce ne erano tantissime nei piu' svariati campi metal anche prima dell'avvento di internet, e di band di valore finite nel dimenticatoio anche prima non si contano, basta vedere anche qui gli articoli su metallized, anzi forse prima c'era pure piu' incivilta' di oggi, con persone che denigravano, oltraggiavano anche materialmente nei concerti alcuni gruppi piuttosto che altri, per non parlare dell'accesa rivalita' di generi, e le varie mode che sininsataurano passo , passo, e sapeste quante persone bestemmiavano a piu' non posso per la delusione di album usciti, e che non comprarono piu', o di persone che ropimanevano a bere birra per disperto a vand che a detta loro avevano sgarrato, per non parlare del pirataggio delke cassette con duplicazioni triplicazione di cassette , qudruplicazioni a non fonire come se fosse la moltiplicazioni dei pani e dei pesci, io personalmente specie per l'underground avevo piu' temerarieta' nell'incoscienza a seguire gruppi sconosviuti mai sentiti in certi concerti che quella della sorpresa di un nuovo album tra le mani, e spesso compravo/direttamente da loro dopo il concerto stesso i loro album, e i problemi sono gli stessi, anche qui su Metallized, alcunimgruppi lo ribadisconi anche recentemente, che ad album apoena fatto, farsi infilare in qualche concerto e' un terno a lotto e una cosa estremamente ardua, chi decide chi e cosa , mettere in determinati concerti, e far crescere di conseguenza il nome di una band piuttosto che un'altra!?, problemi di allora come di oggi, poco e' cambiato da questo punto di vista.
terzo menati
Domenica 26 Giugno 2016, 12.57.53
34
D'accordo con il ragionamento del lizard. Il discorso anni 80 che te lo sudavi e' vero ma ne ho registrati su cassetta a centinaia. Ora tutte quelle copie sono finite nella spazzatura sostituite da anonimi mp3,buoni giusto per la macchina o l ipod per la corsa. Risultato mi sono ricomprato vecchi capolavori e rifatto discografie imprescindibili per averli originali e perché la.musica liquida non mi da emozioni.
Third Eye
Domenica 26 Giugno 2016, 12.46.28
33
Sono in linea con il discorso fatto da Metal Shock (n. 30) nel senso che anche io credo che sia ovvio che il numero abnorme di bands in circolazione dipenda tra le altre cose dal numero dei sottogeneri. E sono convinto anche del fatto che la differenza la faccia il singolo, per cui non tutti quelli che ascoltano musica sono veri appassionati e chi lo è riconosce il valore dell’artista e dell’opera da lui realizzata e si comporta di conseguenza. Il problema sono i giovanissimi, i nativi digitali che spesso hanno una visione distorta della musica e non ne comprendono il vero significato; in questo senso sono fondati i timori di Arrraya. Non mi convince invece il discorso sulla frenesia dei nostri tempi perché pur essendo un tratto distintivo della nostra società non influenza tutto e tutti, ciascuno può seguire il percorso che predilige senza essere travolto da ciò che gli sta intorno; la frenesia peraltro è insita nel web per cui essa è più o meno marcata a secondo di come lo si utilizza.
jek
Domenica 26 Giugno 2016, 11.47.45
32
Sostanzialmente sono d'accordo con @Lizard ma non ne faccio solo una questione di "se non lo pago non ha valore", è proprio la società moderna che ti bombarda di input, notizie che sembrano al momento fondamentali finiscono nel dimenticatoi pochi giorni dopo perché ne arrivano altre, così si perde la percezione della realtà e la memoria e cose accadute poco tempo fa sembrano invece lontanissime nel tempo. Ci siamo infilati in un vortice a cui difficilmente e non so come riusciremo a venere fuori, perché anche volendo ci coinvolge tutti anche chi dice che "lui no"
Lizard
Domenica 26 Giugno 2016, 10.30.05
31
Dare un valore alle cose,nel nostro Mondo, è indispensabile. Se non hanno un valore economico, spesso e volentieri non hanno valore e basta. Scaricare un disco equivale a non dargli alcun valore e, alla fine, anche la musica lo perde di conseguenza. Oggi c'è musica ovunque, non hai un secondo di silenzio, ma non vale più niente per troppa gente. E' solo sottofondo. Quando compravi un disco, anche alla cieca, fidandoti magari della copertina o della casa discografica, addirittura anche solo dei ringraziamenti alle band che trovavi in fondo, poi quel disco lo ascoltavi. Magari non ti piaceva, alla fine, e maledicevi i soldi spesi. Ma lo ascoltavi, disperatamente alla ricerca di qualcosa che desse un senso alla spesa fatta. E quell'ascolto, nel bene e nel male, ti aiutava a formare un gusto, ti dava la misura del bello e del brutto, soggettiva certo, ma una misura che ti restava addosso e magari dopo anni scoprivi che era cambiata anche grazie a quegli ascolti "casuali" e quello che un tempo non ti era piaciuto diventava improvvisamente significativo. Ora è difficile ascoltare, rimanere su qualcosa il tempo di farlo maturare e crescere. E' tutto frenetico, quasi bulimico. Ascolti un disco e dici "grande" oppure "fa schifo" e sei già a quello dopo. Non c'è rimpianto per un tempo andato, intendiamoci. Ben venga il futuro, ben venga spotify o youtube o quello che vi pare. Ma quello che non costa niente, non vale niente agli occhi di chi se lo trova davanti, è inevitabile. Troppa abbondanza, poca reale condivisione, troppo individualismo solitario davanti al computer, invece di scambio di opinioni e passione vissuta collettivamente. Come i giocattoli per i bimbi: ti uccidono per averli e poi dopo un'ora sono già ne mucchio con gli altri. Perché ne hanno troppi e alla fine non è dei giocattoli che hanno bisogno, ma di qualcuno che giochi con loro.
Metal Shock
Domenica 26 Giugno 2016, 9.53.28
30
@Arrraya: forse non mi sono spiegato bene. Ho detto che anche negli anni 80' uscivano tanti album ed era difficile stargli dietro. Oggi ci sono più band perchè ci sono più generi, che a me la maggior parte neanche piace, quindi per me non cambia più di tanto. Comunque secondo me lo ripeto ancora una volta, chi ascolta musica VERAMENTE i dischi fa di tutto per comprali prima o poi, se oggi tanti ascoltato musica scaricata una volta e poi via, non sono veri appassionati di musica, ma solo gente che ascolta musica per passare il tempo ma senza vera passione come facciamo noi. Anch'io prima di comprare un disco lo ascolto bene prima, scaricandolo magari da internet, e poi se mi piace lo metto in lista e poi lo compro. All'epoca, negli anni 80', non c'era internet e quindi chi voleva ascoltare musica doveva per forza comprarsi i dischi, mentre ora si può evitare e chi non è appassionato non li compra più.
Rob Fleming
Domenica 26 Giugno 2016, 0.31.05
29
Aggiungo che i Rival Sons hanno appena pubblicato il loro album più bello e sono tra i migliori se non I migliori interpreti di un certo modo di intendere la musica (hard) rock
Rob Fleming
Domenica 26 Giugno 2016, 0.28.17
28
@Arrraya: nessun vuoto. Non volendo innescare una discussione infinita sul perché si siano chiamati Heaven and Hell e non Black Sabbath mi limiterò a sottolineare come il live e l'album in studio siano stati pubblicati nella seconda metà degli anni 00. Quindi dopo la prima reunion con Ozzy e dopo quindi la riscoperta da parte del pubblico della grandezza del gruppo (checa mio avviso è stato grande anche con Gillan; Hughes e Martin)
terzo menati
Sabato 25 Giugno 2016, 23.57.41
27
Hanno ragione sia il metal.che l'arraya nel senso che negli anni Ottanta usciva tanta roba ma me ne sono fatta scappare tantissima perché era più difficile da reperire e mancava spesso l'informazione. Ora e' tutto disponibile sia la roba vecchia che mi sono perso da giovane che quella nuova spesso ottima e quindi diventa tutto usa e getta. Io faccio delle scelte e cerco di ascoltare bene e con lentezza ciò che acquisto..il problema è che ho una pila di dischi nuovi ancora da ascoltare e già ne ho.ordinati altri...
Mario
Sabato 25 Giugno 2016, 23.45.02
26
Il problema sono i concerti, a chi concedere spazio, chi decide chi deve presenziare i maggiori oppure no, e' li che si fa la differenza nei live che una band si fa nome e campa anche economicamente, i Sabbath chiudono il loro ciclo, e nessuno puo' sostituirli, magari si creera' qualcosa di nuovo con nuovi gruppi, ma il futuro nessuno puo' conoscerlo, fatto sta che sta per terminare un ciclo storico, e i Sabbath ne sono l'emblema, Iommi purtroppo non puo' piu' affaticarsi e ha detto che e' sempre a rischio recidiva, Grande Iommi e gradi i Sabbath, insostituibili, unici.
Mario
Sabato 25 Giugno 2016, 23.32.46
25
Mah! Io compro musica, ma siccome prima ho preso delle brutte scottature con non pochi album, da un po di anni a questa parte non compro piu' a scatola chiusa, prima ascolto poi decido se comprare o meno, se una squadra di calcio deve comprare dei giocatori, che fa non li controlla o manda a visite mediche? Se dobbiamo comprare la frutta che facciamo non la controlliamo prima di comprarla? ecc. , la tecnolgia va usata, purche' non si esageri.Comunque grandi Sabbath.
Arrraya
Sabato 25 Giugno 2016, 23.09.24
24
Eob Fleming@ Hai un vuoto di memoria: RJ DIO e i Black Sabbath chiamati Heaven & Hell
Arrraya
Sabato 25 Giugno 2016, 23.08.08
23
Metal Shock@ ma dove vivi? ora ci sono molte più band , molte più proposte (la maggior parte fa cagare), ma la differenza sostanziale è questa: negli anni '80 c'erano tante band è vero, ma non potevi comprarti i dischi di tutti, ora la maggior parte scarica, ed è anche per questo che molti ascoltano uno o due volte, tanto non hanno pagato un cazzo, e si passa ad altro. Non si scappa, se un tempo c'erano i mostri sacri e oggi non c'è un cazzo di erede, è perchè prima la musica te la dovevi sudare. Escludiamo (da quel che ho capito) te ed altri che comprano la musica oggi, ma la maggior parte lo fa? Non credo.
Rob Fleming
Sabato 25 Giugno 2016, 21.33.00
22
Prima di essere linciato. Volevo scrivere "Hanno ripreso a riempire le arene dopo il ritorno di Ozzy".
Rob Fleming
Sabato 25 Giugno 2016, 21.30.24
21
@dr Landau: Non é corretto dire che ANCORA oggi dopo 50 anni i Sabbath riempiono le arene. Diciamo che lo fanno da quando é tornato Ozzy. Perché a Firenze nel tour per Cross Purposes non eravamo poi una moltitudine. Anzi. Capisco cosa vuoi dire e quindi il mio non è intervento polemico, é solo per precisare che le folle si sono mosse dal '97 in avanti . Prima anche loro hanno avuto tempi bui pur nella assoluta magnificenza dell'era Martin
rik bay area thrash
Sabato 25 Giugno 2016, 21.27.53
20
@ Metal Shock : quoto il tuo post. Negli anni 80 era impossibile stare dietro a tutte le uscite discografiche. Pensa che io seguivo 'solo' thrash metal e glam metal. C'era una rivista inglese che ogni mese recensiva dai 30 ai 40 dischi. Di cui la metà solo di thrash. Considera che non trattava (se non marginalmente) doom, epic, class, aor, defender, ecc... Cioè, era pazzesco per me, pensa se una persona aveva una visione musicale più ampia della mia ...Adesso ? Follia pura ! Ci mancava internet. Ogni giorno scopro gruppi nuovi, meritevoli, ma che non si fila nessuno. E vabbé ....i black sabbath fanno un genere che non seguo. Ma questo non significa che non li rispetto. Un grosso contributo alla codifica di quello che si chiama heavy metal lo hanno dato. Quindi massimo rispetto.
Metal Shock
Sabato 25 Giugno 2016, 21.06.15
19
@Arrraya: penso che anche tu abbia superato i 40, quindi hai iniziato ad ascoltare heavy metal negli anni 80', ma non mi sembra che allora usciva poca roba, di dischi ne uscivano a decine anche allora. Io tra dischi vecchi e nuovi, all'epoca, compravo decine di album a settimana e trovavo sempre il tempo di ascoltarli come faccio oggi. Anzi, oggi con le nuove tecnologie, tra internet, lettori cd portatili e lettori mp3 la musica la si può ascoltare ovunque anche più facilmente rispetto ad una volta. Per me non cambia niente, ovvio magari uno ha cambiato stile di vita con l'età, non è tanto il mio caso, ma secondo me oggi si può ascoltare tanto allo stesso modo di una volta e scoprire tante band nuove valide e magari riscoprirne vecchie mai ascoltatate.
Arrraya
Sabato 25 Giugno 2016, 18.12.15
18
Troppo materiale in giro. Per stare al passo bisognerebbe dedicare una vita a tutto quello che esce, e per farlo bisogna ascoltare un album solo una volta se si vuole ascoltare di tutto. La conseguenza è che non si ha il tempo per far maturare un disco (cd, mp3 che sia). Non tutta la musica è di facile presa, e molti album meriterebbero di essere rispettati e invece molti li sfanculizzano in maniera indecorosa, e per me in questo modo si crea un meccanismo perverso. In economia si chiama inflazione e quindi perdità di valore, e credo sia impossibile in queste condizioni (apparentemente fiorenti) creare delle basi per diventare come questi mostri sacri. Senza contare che molti musicisti meritevoli vengono sommersi da un oceano di ciarpame che funge da fumo negli occhi e che non permette certo di avere degli esperti musicali.
Dr Landau
Sabato 25 Giugno 2016, 11.09.10
17
I Sabbath sono un gruppo che ancora oggi, a 50 anni quasi di attività, riempiono le arene di tutto il mondo, attirando ai concerti gente di tutte le età, dai 60enni ai giovanissimi, ho visto anche genitori coi propri figli, quindi altro che dinosauri da rottamare. Vedremo dove saranno le cosiddette nuove leve tra 20 anni.
klostridiumtetani
Venerdì 24 Giugno 2016, 21.22.05
16
Quoto tutti i commenti di @Metal Shock!
tino ebe
Venerdì 24 Giugno 2016, 14.05.51
15
beh amott è un grande chitarrista, ovvio, ma certo che gli arch enemy sono quelli che portano più cash quindi ovviamente è costretto a spendersi più con quella band. Se poi ci guardiamo l'ultimo video del singolo Hard road, amott sembra proprio il clone di michael schenker. Comunque ovviamente ci sono un sacco di citazioni, purple su tutti, ma anche ufo e scorpions. Degna di nota anche la prova del bravissimo apollo, già cantante dei firewind. Insomma dai c'è tanta carne al fuoco
Metal Shock
Venerdì 24 Giugno 2016, 13.47.31
14
@Tinoebe: gran bell`album quello degli Spiritual, anche se, mi sembra la seconda se non sbaglio, una canzone e` un "pochino" ispirata dai Purple. Per me Amott dovrebbe fare piu` album con gli Spiritual che con gli Arch Enemy!
tino ebe
Venerdì 24 Giugno 2016, 13.44.57
13
per rimanere in tema sabbath
tino ebe
Venerdì 24 Giugno 2016, 13.41.19
12
io invece mi sto sparando l'ultimo spiritual beggars, veramente un bell'album vintage ma con classe...
Metal Shock
Venerdì 24 Giugno 2016, 12.47.14
11
@Tinoebe: anche per me risulta difficoltoso ascoltare vecchi album che possiedo, tante volte ascolto o novita` o vecchi gruppi che non conoscevo e riscopro. Ho passato la mattinata tra il nuovo degli Stuck Mojo e Stronger than evil degli Heavy Load, che non conoscevo. E poi c`e` chi si fa certe domande...mah!!!
tino ebe
Venerdì 24 Giugno 2016, 12.39.02
10
in effetti ci sono quintali di band nuove o meno nuove che non si sa cosa ascoltare. Io per esempio molto difficilmente riascolto album vecchi anche se ne sento spesso l'esigenza, proprio per tenere dietro alle novità che sono innumerevoli.
Metal Shock
Venerdì 24 Giugno 2016, 12.18.30
9
Scusate ma certi commenti, tip quello d Ozzy qui sotto, non li capiro` mai: sembra che non ci sia niente di interessante nel panorama metal oggigiorno (e per capire il mio pensiero basta leggere il mio primo commento qui sotto). Se non trovate niente di stimolante perche` semplicemente non continuate ad ascoltare i dischi e guardare i dvd delle "leggende"?. Cosi` magari la nostra musica va avanti tranquillamente, perche` magari tanti apriranno gli occhi e cominceranni a guardarsi attorno e scoprire tante realta` gia` oggi molto interessanti.
tino ebe
Venerdì 24 Giugno 2016, 12.15.13
8
cosa ne sarà della musica? ma ci saranno migliaia di band, c'è solo l'imbarazzo della scelta, largo ai giovani ma godiamoci pure ancora i vecchi finchè ci sono
Ozzy
Venerdì 24 Giugno 2016, 10.54.35
7
Mi chiedo che ne sarà della musica qnd nn ci saranno più qst leggende del Rock?!
AL
Giovedì 23 Giugno 2016, 15.49.05
6
al Graspop lo zio Ozzy ha retto bene a parte un paio di stecche su War pigs. poi ozzy è sempre ozzy. gli altri tre delle macchine impressionanti
Luca
Giovedì 23 Giugno 2016, 15.25.17
5
Anch'io a Verona, e concordo sul volume troppo basso, ma per fortuna ci hanno pensato i cori degli spettatori a riempire il vuoto. Seratona indimenticabile! Iroooonmaaan!!!
Dr Landau
Giovedì 23 Giugno 2016, 15.18.24
4
Ero a Verona, in effetti Ozzy in buona forma e forse meglio di 2 anni fa a Bologna. Per me l'unico difetto è stato il volume troppo basso, per il resto una serata perfetta. Grandissimi
Le Marquis de Fremont
Giovedì 23 Giugno 2016, 13.01.48
3
Immortali.
bob
Giovedì 23 Giugno 2016, 10.48.16
2
Come volevasi dimostrare l'arena di Verona è stata la scelta peggiore che si potesse fare per un concerto del genere
Metal Shock
Giovedì 23 Giugno 2016, 8.20.40
1
Io avrei visto i Rival Sonsbe poi me ne sarei andato. Ahahah
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The End
ARTICOLI
22/06/2016
Live Report
BLACK SABBATH + RIVAL SONS
Hallenstadion, Zurigo, 15/06/2016
 
 
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