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BRUCE SPRINGSTEEN AND THE E-STREET BAND - Stadio San Siro, Milano, 03/07/2016
09/07/2016 (2264 letture)
LA LEGGENDA RITORNA
Anno domini 1980: dopo anni di fatica e sudore un esplosivo Bruce Springsteen accompagnato dall’inseparabile E-Street Band parte per il tour promozionale del suo acclamatissimo doppio album The River, iniziando finalmente a raccogliere le folle oceaniche che si meritava e che continueranno ad accompagnarlo per il resto della sua incredibile carriera.
Fast forward all’anno di grazia 2016, dopo un silenzio troppo lungo da sopportare per i fans di tutto il mondo da Asbury Park, New Jersey, arriva un annuncio importantissimo: l’uscita di un cofanetto celebrativo di The River compreso di succosi outtakes fino ad ora circolati solo “clandestinamente”, insieme ad alcune esibizioni live anch’esse inedite, ma notizia ben più sensazionale: la partenza di un tour celebrativo in cui The Boss avrebbe riproposto gran parte del celebre disco. Da fervente praticante del credo springsteeniano ed essendo Il fiume il mio disco preferito, non potevo nemmeno considerare l’ipotesi di perdermi la data meneghina programmata alla Scala del Calcio.

ATTESA CON SORPRESA
Con aspettative mostruosamente elevate, arrivo in una torrida domenica mattina di luglio fuori dallo Stadio Giuseppe Meazza in San Siro, la speranza di poter ambire al braccialetto del pit svanisce in un attimo quando scopro che i fortunati 1500 che ne faranno parte sono in fila dalle 4 di pomeriggio del giorno prima! Mi metto quindi in fila per l’ingresso “standard” del prato e il sole battente insieme all’asfalto rovente non rendono assolutamente piacevole l’attesa dell’apertura dei cancelli previsa alle 15, la sofferenza viene alleviata parzialmente dai “cannoni” che sparano acqua nebulizzata sulla coda. Buon tentativo da parte dell’organizzazione che però non riesce comunque ad alleviare la sofferenza dei presenti.
Più o meno puntualmente i cancelli vengono aperti e riesco a scendere in campo a San Siro: il colpo d’occhio è sempre mozzafiato con le imponenti tribune e il “solito” palco ridotto all’osso: mega schermi per permettere a tutti una visione decente e le immancabili passerelle per avere un contatto fisico con gli adepti. Per fortuna il prato è praticamente tutto all’ombra prendo quindi posizione abbastanza vicino alle transenne che mi separano dal pit e schiaccio un buon pisolino ristoratore. La sveglia è la più incredibile e improbabile che mi sia capitata: un “Ciao!” pronunciato con forte accento americano seguito dal boato della folla presente allo stadio: il Boss si presenta sul palco armato di chitarra acustica per servire l’antipasto dello show intonando la spettacolare Growin’ Up, direttamente dal suo esordio, cantata con trasporto dal pubblico già in visibilio. Finita la canzone ci viene dato appuntamento a più tardi.

ONE, TWO, THREE, FOUR!
L’ora di inizio dello show è fissata alle 20 preannunciando una setlist kilometrica senza il pericolo di incappare nel vergognoso taglio della corrente di un po’ di anni fa. Con circa 15 minuti di ritardo la E Street Band e il suo leader fanno il loro ingresso trionfale sul palco, la sorpresa che i fan italiani hanno preparato è da pelle d’oca: a tutto lo stadio sono stati distribuiti dei cartoncini colorati che fra secondo e terzo anello creano l’enorme scritta “Dreams are alive tonite”, nel primo viene invece formata una enorme bandiera tricolore e sul prato sventoliamo il colore verde acqua “simbolo” dell’album.
Bruce sembra sinceramente stupito ed un pizzico emozionato, così come la leggendaria band che per l’occasione è ridotta ai soli membri “originali”, senza la sezione di coristi, percussionisti e fiati aggiuntivi che aveva accompagnato i recenti tour. Arrivato davanti al microfono il nostro eroe saluta, ringrazia in italiano e parte con la scansione del tempo più celebre della storia del rock: One, two, three, four!. Le note di Land of Hope and Dreams risuonano nello stadio con tutta la potenza del messaggio che si portano dietro. La situazione dell’audio appare subito più che passabile considerando che non ci troviamo all’interno di un teatro, con alcuni aggiustamenti di rito sui volumi nelle canzoni successive, la situazione si manterrà positiva per tutta la durata dello show con la sola eccezione di un fastidioso fischio dal microfono che si presenterà in alcuni momenti. Il Boss è in grande forma (d’altronde quando mai non lo è stato?) con una voglia matta di versare sudore, musica e passione sulla folla adorante; stesso discorso per la E Street Band in cui si distinguono in modo particolare ”Mighty” Max Weinberg che maltratta letteralmente il suo kit non perdendo mai un colpo e Jake Clemons nipote del più che leggendario amico e sassofonista ”Big Man” Clarence che veste senza paura i panni dello zio emulandone in modo straordinario movenze e carisma. Sempre idolatrato dalla folla ”Little Steve” Van Zandt con le sue smorfie buffe e l’aria da mafioso italo-americano che chi ha visto “i Soprano” non può non cogliere. Conclusa la song di apertura viene aperto il capitolo The River con due capolavori come The Ties That Bind emozionante e dotata di una enorme carica e la più leggera, frizzante e dannatamente coinvolgente Sherry Darling in cui il supporto del pubblico nel refrain è assordante. Indietro nel tempo fino agli esordi di Greetings per una magistrale esecuzione di Spirit in the Night, stesso discorso per il rock’n’roll travolgente di Two Hearts che lascia poi il campo alla vertigine di emozioni di Independence Day, malinconica narrazione del rapporto padre/figlio cantata dal Boss con grandissimo pathos. Le canzoni si susseguono con un pubblico in estasi e uno Springsteen che, come sempre, non si risparmia sia dietro al microfono, sia cercando il contatto con tutti i fan muovendosi sulle passerelle. Come da tradizione vengono eseguite anche alcune tracce su richiesta diretta della audience, per questa serata tocca al mega classico Lucille e alla solida, ma spesso ingiustamente sottovalutata, Lucky Town. Trittico da brividi lungo la schiena per il momento catartico di The River con tutto lo stadio che ha acceso le torce dei telefoni con un effetto pazzesco, Point Blank e la scarica di energia di una perla oscura come Trapped.
Viene quindi aperto il volume Born in the USA con le esecuzioni trascinanti del boogie Working on the Highway, di Darlington Country e della suadente I’m on Fire. La chiusura della setlist principale è affidata ad un capolavoro assoluto della produzione recente: The Rising che con il suo messaggio di speranza calza magicamente a pennello con i tragici eventi che hanno colpito il nostro paese proprio in questo periodo e ad un classico senza tempo come Badlands in cui Jake sfoggia un’altra prestazione maiuscola. Siamo al pezzo numero ventisette in scaletta, ma Bruce e compagni tornano trionfalmente sul palco in uno stadio in cui tutte le luci sono state accese con un effetto “giorno” che lascia a bocca aperta. Nell’encore da favola trovano spazio due inni come Born in the USA e Born to Run, l’emozione di Jungleland e il classico siparietto di Dancing in the Dark in cui una fortunata fan viene fatta salire sul palco per danzare con il rocker, in questa occasione viene seguita da un cavaliere anche per Sister Soozie e da due fan di Jake. Tenth Avenue Freeze-Out riporta in alto il livello di emozione soprattutto quando vengono proiettate le immagini per ricordare gli scomparsi e mai dimenticati Clarence Clemmons e Danny Federici, in chiusura arriva la carica energetica esplosiva di Shout, al cui interno viene anche incastonata la celeberrima introduzione della E Streeet Band con tutto San Siro che balla sfrenato. Siamo ai saluti, durante i quali si legge un labiale di Nils che dice in modo sincero al leader Wow, this place is unbelieveable e sembra tutto finito, ma Bruce vuole farci un ultimo grande regalo e armato di armonica e chitarra intona una Thunder Road da pelle d’oca con tutto lo stadio in mistica adorazione.


Dopo quasi quattro ore di show con trentasei e sottolineo trentasei canzoni suonate con sudore, trasporto, rabbia, affetto, malinconia e soprattutto passione è difficile spiegare le emozioni che si provano in questo vero e proprio rito religioso del rock.
Il livello di contatto con il pubblico che Springsteen riesce a costruire fa si che si abbia la distinta percezione di aver assistito al concerto di un vecchio amico in un pub con altri conoscenti mentre in realtà si è parte di una folla enorme venuta ad adorare quella che a tutti gli effetti è un’icona.
Grazie di tutto Boss, ci vediamo a Roma tra due settimane.

SETLIST

---- PRE SHOW ----
Growin' Up

---- SET ----
1. Land of Hope and Dreams
2. The Ties That Bind
3. Sherry Darling
4. Spirit in the Night
5. My Love Will Not Let You Down
6. Jackson Cage
7. Two Hearts
8. Independence Day
9. Hungry Heart
10. Out in the Street
11. Crush on You
12. Lucille
13. You Can Look (But You Better Not Touch)
14. Death to My Hometown
15. The River
16. Point Blank
17. Trapped
18. The Promised Land
19. I'm a Rocker
20. Lucky Town
21. Working on the Highway
22. Darlington County
23. I'm on Fire
24. Drive All Night
25. Because the Night
26. The Rising
27. Badlands

---- ENCORE ----
28. Jungleland
29. Born in the U.S.A.
30. Born to Run
31. Ramrod
32. Dancing in the Dark
33. Tenth Avenue Freeze-Out
34. Shout

---- ENCORE 2 ----
35. Thunder Road



ObscureSolstice
Martedì 12 Luglio 2016, 18.30.09
8
secondo me al Circo Massimo sarà un delirio del delirio. Peccato che non potrò esserci
metallum sum
Domenica 10 Luglio 2016, 23.23.42
7
Anche io ero presente alla seconda data. Miopadre è riuscito a portarmelo a vedere per la prima volta(mentre per lui era l'undicesima). Che dire mi stava venendo la pella d'oca, un uomo una leggenda. Mi stavo anche per commuovere vedendo tutto lo stadio ballare e cantare con lui per quasi 4 ore. Grazie Boss.
Lizard
Domenica 10 Luglio 2016, 9.12.47
6
In realtà l'accredito non lo avevamo, abbiamo pagato e anche se avessimo indossato la maglietta dei Take That a te cosa tange?
ricco96
Domenica 10 Luglio 2016, 0.52.06
5
Io ero a San Siro per la data successiva, quella del 5. Che dire, serata pazzesca: l'energia e la passione che sprigiona il BOSS sono disumane, quattro ore praticamente senza interruzioni. Highlight della serata una Backstreets da brividi. Spero di replicare al più presto @poldo: non ho capito cosa vuoi dire
poldo
Sabato 9 Luglio 2016, 23.45.51
4
Bravi sarete entrati con accredito e come stavate con la maglia dei Darkthrone o dei Mayhem ?ora tutti sul carro del boss e magari 30 anni quando vi pisciavate ancora sotto vi sentivate i Duran Duran o Madonna...che tristezza..almeno no siate ipocriti
vascomistaisulcazzo
Sabato 9 Luglio 2016, 20.18.11
3
meravigliosa serata, audio davvero convincente per essere a San Siro. Bello essere premiati con ben 14 brani da The River da cui scelgo una ruggente Jackson Cage e le commoventi Point Black/Indipendence Day. Piacevolissima Lucky Town, negli ultimi anni spesso c'è un brano che rappresenta lo strano periodo inizio anni '90. L'unico dispiacere è non essere potuto andare anche la data successiva, ma sabato a Roma ci sarà da divertirsi parecchio visto la spettacolarità della location e la presenza dei fantastici Counting Crows
InvictuSteele
Sabato 9 Luglio 2016, 15.00.09
2
Il Boss quando è sul palco ci mette l'anima, si vede che si diverte, che suona col cuore e che non vorrebbe mai scendere. Un mito, una leggenda da rispettare sempre, un artista vero, mai corrotto, mai sceso a compromessi. Di fronte a Springsteen bisogna solo inchinarsi, i suoi concerti sono massacranti, 4 ore di musica sotto il sole sono una fatica, ma che emozione e che avventura. L'Italia lo ha sempre amato e ogni volta lo dimostra riempiendo gli stadi in più date, almeno di questo sono contento.
ObscureSolstice
Sabato 9 Luglio 2016, 12.23.18
1
solo il Boss può suonare in tutti questi anni in un paese vecchio e ostico come l'Italia, riempendo e facendo tutto esaurito. Un artista senza tempo che invecchiando è sempre migliore come il buon vino made in Italy..e di lui, nel rossore del suo sangue c'è anche una parte di italianità che ci appartiene. Possiamo vantarci almeno di questa virtù
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