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FOSCH FEST - Day 1, Bagnatica (BG), 22 Luglio 2016
29/07/2016 (2828 letture)
Sono passati parecchi anni dalla prima edizione del Fosch Fest, tanti cambiamenti sono intercorsi nell’organizzazione e nella gestione del festival bergamasco, evento nato e cresciuto con ingresso gratuito per dare spazio a sonorità metal alternative in ambito folk, nazionale e internazionale, per poi trasformarsi nel giro di tre edizioni in un festival metal internazionale a tutti gli effetti, assolutamente eterogeneo nel numero e tipo di sottogeneri metal coinvolti e chiamati in causa per infiammare il palco e accendere i cuori dei metallari italiani (tanto old school quanto giovani e moderni e senza ovviamente dimenticare la componente folk) e ovviamente a pagamento, visti i grandi nomi coinvolti, ma di certo con offerte sui biglietti assolutamente competitive con i festival europei di medie dimensioni. Un festival dunque che ha saputo reinventarsi e scommettere pesantemente su se stesso, con impegno e sacrificio da parte degli organizzatori in un paese dove organizzare eventi grossi davvero all’altezza è ormai camminare su una corda tesa in bilico tra successo clamoroso e fiasco colossale. Il Fosch Fest si pone anche quest’anno a metà strada: vuoi per le innovazioni apportate al sistema di pagamento tramite la Fosch Pay (che nell’idea dell’organizzazione avrebbe dovuto eliminare sensibilmente le code per bevande e cibo); vuoi per il clima avverso nella mattinata di sabato che ha ritardato pesantemente il sound check degli headliner che, come reazione a catena, ha portato alla cancellazione di sette esibizioni dal vivo e ha compromesso non di poco la credibilità di una macchina organizzativa gia parecchio in difficoltà a causa di pressioni dall’alto e tempistiche ristrette; vuoi per i pesanti problemi audio che hanno afflitto le performance di Fleshgod Apocalypse e Destruction, anche se in maniera diversa ma comunque penalizzanti per entrambi; a causa di tutte queste problematiche, che verranno approfondite lungo tutto il nostro live report, il festival ne è uscito decisamente provato e stanco, perchè attaccato su più fronti, ma decisamente più forte e consapevole di cosa correggere e cosa migliorare per la prossima edizione. La prima serata di venerdì, come ormai di consueto a ingresso gratuito, propone un bill decisamente movimentato, quattro band dai generi completamente diversi ma in grado di far passare il pubblico da poghi feroci a viaggi trascendentali, attraverso scapocciamenti ritmati e costanti con influenze power per finire con canti e balli di festa.

RISE OF TYRANTS
É onore e onere dei bergamaschi Rise Of Tyrants dare fuoco alle polveri e incendiare per primi il palco del Fosch Fest 2016 e il quartetto guidato dal violentissimo e tatuatissimo singer Davide Cantamessa lo fa nel migliore dei modi, con The Freak Show e un death metal farcito di ogni prelibatezza: sia essa carica di groove, blast beat, deathcore o brutal death, la macchina da guerra scatenata sui poveri astanti con le successive Proud Like Baboons, Here Come The Tyrants o Out Of The Edge valorizza le rasoiate ritmiche di Paolo Morosini, i virtuosismi del basso di Riccardo Arrigoni e il drumming forsennato del techno-brutal Virgilio Breda, creando un continuo massacro sonoro di frustate in piena faccia che inducono i fan accorsi sotto il palco a creare poghi spontanei e circle pit in continuazione. Tra le altre le immancabili Chupacabra, To Desecrate e la conclusiva Never Relent dal validissimo esordio Trauma gasano ulteriormente i musicisti sul palco e creano il primo vero feeling di questa nuova edizione del festival metal orobico per eccellenza. Non sono purtroppo mancati problemi generali di assestamento del suono, ma tutto sommato la prima esibizione della giornata più che un segno lascia una bella scarnificazione volontaria, e il pubblico ha gradito sin da subito.

A TEAR BEYOND
I vicentini A Tear Beyond sono forse la scommessa più difficile da vincere nel contesto musicale di questa giornata per gli organizzatori del Fosch Fest. Il sestetto propone un progressive gothic sapientemente dosato di ricche sfumature industrial e prima di ogni cosa lo fa non di certo aiutato dalla mancanza di tenebre necessarie per lo spettacolo proposto: un’intro molto azzeccata introduce i musicisti sul palco incappucciati e mascherati, al loro seguito, sotto il palco, due mangiafuoco che ne sottolineano la teatralità e la magnificenza con cui nota dopo nota riescono a coinvolgere un pubblico inizialmente molto freddo (forse non abituato a questo tipo di proposta musicale o forse non avvezzo a certe sonorità in questo contesto), lo conquistano con coraggio e caparbietà e lo trasportano in un viaggio onirico senza eguali, con forti richiami orchestrali a Rammstein e Therion grazie anche agli ottimi brani tratti dal recente Maze Of Antipodes e dall’esordio Beyond. La mancanza di una setlist ci impedisce a malincuore di entrare nello specifico dell’analisi dei brani, ma ci sentiamo di dire che la scommessa è stata decisamente vinta dall’organizzazione per la scelta e dalla band stessa per la conquista totale di un pubblico alla fine rapito da una dose massiccia di classe e professionalità.

ANCIENT BARDS
La prima volta degli Ancient Bards su questo palco fu nel 2011 e già impressionarono per presenza scenica e coesione sonora, ma con l’esibizione di questa sera i riminesi si sono superati confermandosi come una delle più esplosive realtà italiane in ambito symphonic power. La band degli storici Daniele Mazza alle tastiere e Martino Garattoni al basso e guidata dalla splendida e prorompente voce della bellissima Sara Squadrani hanno letteralmente dato una lezione di tecnica, precisione, velocità di esecuzione e magnificenza anche a chi, come il sottoscritto, è da anni allergico a questo tipo di sonorità metallica. Una colata lavica di riff esplosivi della new entry di lusso Simone Bertozzi (Arcana 13, ex The Modern Age Slavery, ex Mnemic) alla chitarra ritmica fanno da perfetta base per quel fenomeno alla sei corde che risponde al nome di Claudio Pietronik, un vero funambolo dal gusto eccelso il cui tocco impreziosisce ogni brano: dalle storiche Only The Brave e Gates Of Noland fino a In My Arms e The Last Resort, ogni brano lascia i presenti a bocca aperta per l’impatto prodotto e per l’armoniosa potenza vocale di una singer davvero dominatrice indiscussa del palco e del pubblico stesso, che ringalluzzito a dovere riparte con cirlce pit decisamente meno violenti dell’inizio ma di certo non meno intensi e imponenti. In assoluto una delle migliori performance dell’intero festival.

FOLKSTONE
Ormai attivi da più di dieci anni sia in Italia sia all’estero e mattatori indiscussi delle prime tre edizioni del Fosch Fest, la compagine bergamasca dei Folkstone è da considerarsi più di una semplice band, ma una vera e propria istituzione del genere e imprescindibile per ogni folkster che si rispetti. Questa sera Lore e compagni non si sono ovviamente risparmiati e hanno dato il cento per cento per rendere memorabile la conclusione della prima serata, e il pubblico ha ripagato con una partecipazione collettiva impressionante e un pienone tranquillamente paragonabile alle superstar dell’edizione precedente. I nove musicisti sul palco hanno adoperato come sempre anche strumenti assai alternativi ma dediti alla causa folk (cornamuse, bombarde, arpe, flauti) e la festa è stata totale: quindi come resistere a pezzi da novanta del loro repertorio quali Damnati Ad Metalla, Il Confine, Rocce Nere o Anime Dannate, oppure la splendida voce di Roberta su Un’Altra Volta Ancora, con menzione d’onore per il pezzo da novanta dietro le pelli che risponde al nome di Edo Sala . Senza dimenticare ovviamente tutto ciò che la band crea sul palco a livello coreografico, come una macchina perfetta che interagisce in continuazione con il pubblico, tra i quali è davvero bello scorgere in più punti famiglie con bambini, perchè questo è proprio il vero spirito del folk metal e lo spirito che chiude nel migliore dei modi il primo giorno di questo Fosch Fest 2016.

Foto a cura di Marco Brambilla



Ciccio
Mercoledì 3 Agosto 2016, 8.54.21
2
Concordo con tutto il commento di Al
AL
Mercoledì 3 Agosto 2016, 8.51.15
1
era la mia ventesima volta ai Folkstone. sempre ottimi! e grandissima partecipazione. unico appunto è sulla scaletta, troppo incentrata sugli ultimi due album mentre i primi due secondo me sono molto meglio. volevo segnalare al buon Claudio che non esiste il pezzo Damnati ad Metalla, probabilmente si riferisce a Frerì.
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