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METALITALIA.COM FESTIVAL - Live Music Club, Trezzo sull'Adda (MI), 16/07/2016
12/09/2016 (2108 letture)
Alla sua quinta edizione, sempre nel rodato ed eccellente Live Club di Trezzo, il Metalitalia Festival raccoglie un altro successo di pubblico, sebbene un poco più modesto di quello dell’anno precedente, arrivato per la prima e unica volta al sold out, peraltro nel pomeriggio. Quest’anno il bill si compone di due realtà ben affermate del thrash più aggressivo, Sodom e Demolition Hammer, dove soprattutto la seconda era attesissima dai fan del genere per l’esclusività del loro ritorno sulle scene, e da due gruppi ben affermati nel panorama del metal melodico scandinavo quali Dark Tranquillity e Insomnium. Forse la chiave del successo è stata proprio quella di richiamare due tipologie di pubblico tanto differenti quanto in pratica incompatibili allo stesso evento con nomi che facessero gola agli uni o agli altri, assieme anche a selezionati nomi del panorama tricolore. Ecco il resoconto.

L’esibizione che apre la giornata di festival è quella dei bolognesi Electrocution, uno dei primi nomi ad essersi affermati nel (di per sé abbastanza magro) panorama death metal anni ’90 italiano, con il loro storico full lenght Inside The Unreal, una sorta di mix tra le sonorità di Death e Sepultura, e il recente ritorno sulle scene con un più tecnico e melodico Metaphysincarnation. L’esibizioni mescola estratti dall’uno e dall’altro, con una buona prova strumentale, soprattutto dietro alla batteria, idee accattivanti e in generale un buon supporto di pubblico, avvicinato anche dalla cover di Flattening of Emotions dei Death.

Seguono i Distruzione, altra realtà italiana degli anni ’90, più improntata su un taglio groove e thrash novantiano, a cui si mescolano elementi più estremi e sonorità più grosse. Peculiarità del gruppo sono le lyrics in italiano, forse figlie delo loro retaggio più hardcore, ma rese certamente meno comprensibili dallo stile vocale sporco, come è naturale che sia a prescindere dalla lingua utilizzata. Non tutti gli estratti mi colpiscono, in generale, mentre è più degna di nota la presenza scenica del gruppo.

Fanno gli onori di casa anche i Necrodeath e i Cadaveria, accomunati anzitutto dalla presenza di Flegias come cantante nei primi e come batterista nei secondi, e successivamente dall’uscita di un progetto intitolato Mondo Oscuro, frutto della collaborazione di entrambi. Si esibiscono dapprima i Cadaveria, caratterizzati da un misto di gothic e black moderno, che vede una risposta di pubblico piuttosto fredda, e che non incontra un granchè i miei gusti. Progressivamente subentrano i musicisti dei Necrodeath, che dopo questa fase di transizione prendono possesso del palco e propongo alcuni loro classici, già meglio accolti dagli astanti, tra cui Mater Tenebrarum in duetto con la stessa Cadaveria alla voce assieme a Flegias, così come anche nel pezzo di chiusura, estratto proprio dall’EP prodotto in collaborazione e presentato in questa occasione.


INSOMNIUM
Premetto che parlerò di questo gruppo meramente come un osservatore, essendo completamente estraneo al gruppo, abbastanza avverso al genere ma comunque conscio della notorietà della formazione; mi si perdonino eventuali imprecisioni, mentre buona parte dei dettagli qui di seguito mi sono stati suggeriti da un amico che meglio li conosce. Detto ciò, gli Insomnium salgono sul palco del Live Club dinnanzi ad un pubblico nutrito e piuttosto impaziente, forse complice il fatto che le calate italiane dei finlandesi non sono così frequenti. Dopo un caldo benvenuto ecco che il ritmato intro di The Primeval Dark dà inizio alle danze, ricevendo da subito partecipazione dalle prime file. Piacevolmente colpito dal forse inaspettato entusiasmo del pubblico, il frontman Niilo annuncia con orgoglio che il 2016 è il decimo anniversario dell’uscita del loro album Above The Weeping World, uno dei maggiori successi di critica del gruppo, dal quale propongono quindi suonati 3 pezzi in successione.

A dimostrazione della fedeltà della fanbase del gruppo finlandese, uno dei singoli, certamente tra i più orecchiabili e melodici, viene incredibilmente cantato a memoria da buona parte dei presenti. Momento probabilmente atteso, dai fan probabilmente sperato, Michael Stanne (vocalist dei Dark Tranquillity) accompagna la band nell’esecuzione di Wheater The Storm, come su disco, la quale ne giova in termini di intensità e coinvolgimento di pubblico, al quale viene ulteriormente regalato un encore. Innegabile è che si sia vista durante la giornata una netta separazione, con tinte ironicamente faziose, tra il pubblico presente per i due acts melodic e quello in attesa per i due gruppi thrash (soprattutto per quello a seguire…), e altrettanto inconfutabile che io facessi parte del secondo gruppo, ma senza dubbio l’esecuzione musicale ha oggettivamente denotato un notevole grado di preparazione, e professionalità, da parte degli Insomnium.


DEMOLITION HAMMER
Qualora servisse dirlo, i Demolition Hammer rappresentano la vera chicca della giornata, in termini di esclusività, per il fatto che suonano per la prima volta in Italia, e soprattutto data la loro assenza dalle scene dal 1994, dopo due pietre miliari del thrash che portano il nome di Tortured Existence, 1990, ed Epidemic of Violence, 1992, prodotti durante una relativamente breve esistenza tra il 1986 e il 1994, anno in cui si sciolsero successivamente alla prematura morte del batterista storico Vinny Daze pochi mesi prima, il conseguente abbandono del chitarrista James Reilly, e la pubblicazione del freddamente accolto Time Bomb, in cui ai fondatori Derek Sykes (chitarra) e Steve Reyolds (basso e voce) si affiancò anche Alex Marquez, noto batterista di Solstice e, per un periodo, dei Malevolent Creation. Una formazione, quella dei newyorkesi, che sembrava destinata al passato, ai tempi dei foto report cartacei che parlavano di esibizioni violente, testosteroniche e spesso pericolose per gli astanti, e che invece ha sorpreso tutti con una fulminea riapparizione sulle scene, fatta intuire solo da un paio di foto sul web prima dell’annuncio del ritorno sul circuito dei festival Maryland Deathfest 2016, e per connessione, Netherlands Deathfest 2017 (dove peraltro non vedo l’ora di rivederli!), e fortunatamente per il pubblico italiano, anche per il più piccolo ma rispettabilissimo Metalitalia Festival di Trezzo.

Inutile negare che per quanto i capolavori del gruppo siano tra i più intensi nella storia del genere, noti per il loro death/thrash di scuola Dark Angel, Sadus, Solstice, aggressivo e ricco di groove, con i suoni più spessi sentiti nella branca statunitense del genere, ci si potesse aspettare di vedere (e sentire) un po’ di ruggine sulle spalle dei quattro musicisti (che ricordo essere la formazione personale e Angel Cotte alla batteria). Nulla di più falso. La prestazione del gruppo è veramente impressionante, in termini di forza, coesione, energia, e ultima ma non meno importante, attitudine al genere, mai importante quanto nel thrash ed effettivamente immutata. Chiaramente il paragone con il passato non lo posso fare, ma con altre band coetanee sì, e se non sono stato l’unico a esserne così impressionato una motivazione deve di certo esserci. Una Skull Fracturing Nightmare in apertura lascia senza parole: il drumming è esplosivo, l’assolo di Derek, forse uno tra i più belli nella loro discografia, è replicato in maniera eccellente, e anche la forma vocale di Steve non fa pensare certo all’età anagrafica di 54 anni, che sembra dimezzarsi quando si sente il frontman dire una frase come: "Ora controllatevi il cranio e vedete se c’è una qualche frattura… se non c’è, vuol dire che non stiamo facendo bene il nostro mestiere, e che ci rifaremo con il pezzo successivo".

Pescando solo tra i primi due album, in effetti, non si potevano fare grossi errori nella scaletta, ma vale comunque la pena riportare quanto indimenticabile possa essere stato un set del genere, con ben 6 estratti da Epidemic of Violence e 4 da Tortured Existence, a cui si aggiunge anche Downwind Death, dal demo Skull Fracturing Nightmare del 1988, su cui è il chitarrista James Reilly ad assumere il ruolo di cantante, come probabilmente era in quella prima incarnazione del gruppo. Ogni pezzo del gruppo è intrinsecamente progettato per il massacro fisico sotto al palco, che non si fa aspettare e prosegue per tutti i 60 minuti dell’esibizione, motivando ancora di più il gruppo, che promette più volte di tornare in Italia perché "…voi siete veramente malati, queste cose non le vediamo negli Stati Uniti!". Un confronto che non si sente raramente peraltro, ma è innegabile che quel pit fosse uno dei posti meno confortevoli a cui potessi pensare in quel momento! La scaletta è riportata qui sotto, mentre le ultime parole mi sento di spenderle per il finale, con l’accoppiata Human Dissection/.44 Caliber Brain Surgery a rappresentare il momento clou del concerto, che già di per sé era un susseguirsi di highlight dall’inizio alla fine…

SETLIST DEMOLITION HAMMER
Skull Fracturing Nightmare
Neanderthal
Envenomed
Infectious Hospital Waste
Carnivorous Obsession
Epidemic of Violence
Downwind Death
Hydrophobia
Aborticide
Human Dissection
.44 Caliber Brain Surgery



SODOM
Ultimo colpo di reni per assistere all’esibizione dei Sodom, nome a dir poco storico del panorama thrash tedesco, e prima ancora di quello speed/black ottantiano, e ancora oggi tra i nomi più attivi in termini di tour, produzioni discografiche e apparizioni ai festival. Rafforzati dall’ingresso del nuovo batterista Makka (ai tempi nei Despair), oramai in pianta stabile da poco più di un lustro, l’attività di Tom Angelripper non ha ancora subito battute d’arresto, tanto che il gruppo promuove quest’anno il proprio quindicesimo full-length Decision Day.

Da quest’ultimo è proposta in apertura In Retribution, l’opener dell’album, invero abbastanza poco riuscita e innaturalmente melodica rispetto allo stile abituale del gruppo; peraltro la canzone viene eseguita senza basso, a causa credo di un problema tecnico, con Angelripper alla sola voce mimando goffamente uno strumento immaginario tra le mani. Fortunatamente la scaletta è piena zeppa di pezzi da novanta, a partire da Sodomy and Lust che dopo un’introduzione dello show un po’ in sordina fa finalmente esplodere il Live Club, decisamente gremito e pronto alla violenza di un pezzo così veloce ed aggressivo, eseguito al massimo delle sue potenzialità dal trio galvanizzato dalla risposta calorosa del pubblico. Uno dei moshpit più violenti, inaspettatamente, si scatena sullo snipped da una quarantina di secondi di rock ‘n’ roll sessantiano con Surfin’ Bird dei The Trashmen, resa popolare in ambito metal proprio dai Sodom, nonostante sembri un po’ ridicola subito dopo una sfuriata come quella che l’ha preceduta. Impossibile per me non apprezzare l’attenzione che il gruppo riserva anche ai primissimi pezzi della propria carriera, come la venomiana Outbreak of Evil, una Blasphemer che ha anticipato in buona parte il black/thrash di fine anni ’80, entrambe dall’iconico EP In the Sign of Evil del 1984, o ancora Proselytism Real, unico estratto dal loro primo full Obessessed By Cruelty, e in pieno stile Hellhammer, lenta, ossessiva e macabra, a rappresentare una prima incarnazione del gruppo che ancora miete vittime se riproposta con il giusto tiro, come in questo caso, in sede live.

Mancano purtroppo all’appello, direi quasi eccezionalmente, estratti da Persecution Mania, mentre non ne mancano da Agent Orange. Sulla title-track si poteva temere qualche brutto tiro come al Rock Hard del 2013, nella loro ultima calata in Nord Italia prima di questa, in cui qualche gas urticante era stato spruzzato nei condotti di aerazione, generando un caos degno delle lyrics del pezzo… Questa volta nessuna sorpresa ha colto il pubblico intento a massacrarsi su uno dei pezzi più veloci del set. Tired and Red risulta essere invece una sorpresa abbastanza inattesa, nonché uno dei pezzi più efficaci e meglio accolti del set, fatta eccezione per i classici assoluti. Il finale è, come prevedibile, affidato all’accoppiata Remember the Fallen e Ausgebombt, sempre dal loro capolavoro del 1989, la prima più cadenzata ed evocativa, la seconda praticamente punk, a chiudere il concerto in un clima più divertente ma sempre adrenalinico. Immacanbile è stato ovviamente il tributo a Lemmy dei Motorhead, verso i quali i Sodom, più di tutti e come tutti, sono in eterno debito di ispirazione musicale e non – Iron Fist risulta quindi l’omaggio più naturale, cantata a gran voce da tutti gli astanti.

Tirando le somme, in termini di esibizione thrash i Sodom quasi sbiadiscono rispetto a quanto dimostrato dai colleghi newyorkesi poche ore prima, ma si è trattata comunque di una prova di forza da parte di un gruppo che ha alle spalle più di 3 decenni di costante attività. Inutile negare, però, che sul palco i Sodom regalino sempre concerti suonati col cuore che con la tecnica, laddove soprattutto il chitarrista Bernemann, al suo ventesimo anno nel gruppo, conserva un modo di suonare piuttosto grezzo e diretto. In termini di coinvolgimento, in ogni caso, non ci sono stati cali importanti se non sugli estratti più recenti, sia meno familiari che anche meno ispirati.

SETLIST SODOM
In Retribution
In War and Pieces
Sodomy and Lust
Surfin' Bird / The Saw is the Law
Outbreak of Evil
M-16
Sacred Warpath
Agent Orange
Iron Fist (Motorhead cover)
City of God
Tired and Red
Blasphemer
Proselytism Real
Caligula
Remember the Fallen
Ausgebombt



Dany71
Giovedì 6 Ottobre 2016, 1.28.35
5
Nicko è uscito prima. Non si ricordava che il festival continuava ancora.
Ciccio
Giovedì 15 Settembre 2016, 11.03.53
4
Ma i Dark Tranquillity?
Masterburner
Giovedì 15 Settembre 2016, 9.42.25
3
Io ho visto solo gli ultimi pezzi dei DT (che nn mi hanno mai detto nulla) e i Sodom. Sul primo pezzo si è subito rotta la corda (Mi) del basso di Tom, ma è stato un siparietto divertente e sono stati bravi ad adare avanti. Un grande pogo e grande accoglienza per loro, è stato proprio bello!
Doomale
Mercoledì 14 Settembre 2016, 19.01.50
2
Quanto vorrei fare un live dei Sodom😂😂
d.r.i.
Mercoledì 14 Settembre 2016, 15.21.53
1
Ma i Dark tranquillity? Comunque io sono arrivato, per fortuna, per i demolition hammer...davvero grandi. DT una garanzia anche a livello visivo e Sodom devastanti come sempre!
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