Il tempo che scorre è sempre stato un tema “caro” all’uomo, il quale fin dai tempi antichi ha sempre cercato un modo per comprenderlo, affrontarlo o fuggirlo. Sta di fatto che ancora nessuno ha trovato il mondo di essere esente dalle conseguenze che esso comporta, intrappolato come l’umanità tutta nel suo vortice dal quale non vi è scampo alcuno. Ovviamente un tema di questo calibro non è passato inosservato all’arte, la quale, attraverso le sue svariate forme, lo ha rappresentato nelle sue diverse sfumature. In queste righe andremo ad affrontare questa tematica attraverso i versi di Time dei finlandesi Wintersun.
TIME A partire dal giorno in cui viene al mondo, l’uomo viene letteralmente scaraventato nel vortice del tempo dal quale verrà trascinato per tutto il corso della sua vita, fino al giorno della sua morte. Il tempo è stato fin dall’antica Grecia oggetto di grandi dibattiti, partendo dai paradossi di Zenone, fino a Platone, il quale affermava che il tempo è un’ “immagine immobile dell’eternità”. Facendo poi un salto temporale non indifferente arriviamo a Kant, il quale rivoluzionò il metodo filosofico arrivando a ritenere il tempo come il senso interno delle cose attraverso il quale l’uomo, rendendosi conto del suo scorrere, è capace di percepire il mondo sensibile e gli oggetti. Giungendo in epoca moderna il filosofo che si occupò maggiormente del concetto di tempo fu Bergson, il quale distinse fra tempo della fisica e tempo della coscienza: il primo misurabile, reversibile e oggettivo, mentre il secondo impercettibile, irreversibile e assolutamente soggettivo. Tuttavia, al di là delle diverse concezioni del tempo, il suo scorrere è forse la sfumatura che più ci tocca e la band di Jari Mäenpää nella titletrack del loro secondo album Time I, uscito del 2012, ci presenta una concezione drastica e disperata dalla quale l’uomo non può che rassegnarsi e ricordare i momenti passati.
Darkness and frost are starting to reach The heart of this land with a cold disease Sleep now for a while before the storm awakes And one day it will reward you for the burden of wait The roots go deep into the frozen dead ground Listen to the land of snow, it makes no sound For ages searching the warmth of the sun If it never finds me, I can die as one
Oscurità e gelo stanno iniziando a raggiungere Il cuore di questa terra con una fredda malattia Dormi ora per un po’ prima che la tempesta si desti E un giorno ti premierà per il peso dell’attesa Le radici scendono in profondità nel gelato e morto terreno Ascolta la terra della neve, non produce alcun rumore Cercando per anni il calore del Sole Se mai mi troverà, potrò morire in quel momento
Dopo i due minuti scarsi della strumentale Darkness And Frost, Time inizia dove il brano precedente ci aveva lasciato, incalzando con un elegante crescendo che viene interrotto da un urlo del singer della band il quale poco dopo inizia a declamare i suoi versi attraverso uno scream personale e corposo. I versi proposti suonano premonitori, come se qualcosa di terribile stesse per accadere, come se una terribile verità stesse per essere svelata. Verità dalla quale l’uomo non può fuggire e non può ignorare.
Time will go on and we are drifting away in the night I’ve been searching so long, but I will find you even if it takes my whole life But tonight I feel so alone and I know that you are forever gone Oh time, don´t fade away when I need you here, oh please don´t leave me now
Il tempo va avanti e noi ci allontaniamo nella notte Sono alla ricerca da tanto, ma ti troverò anche se mi dovesse portar via la mia intera vita Ma questa notte mi sento così solo e so che tu te ne sei andato per sempre Oh tempo, non svanire lontano quando ho bisogno di averti quo, oh ti prego non abbandonarmi ora
Questa volta i versi sono cantanti in voce pulita, trascinante e malinconica come non mai. Vaghiamo in un mondo troppo grande per noi nel quale ci imbattiamo in troppi limiti e impedimenti combattendo spesso contro il tempo, il quale scorre imperterrito e inarrestabile davanti a noi. Viviamo passando ogni giorno della nostra vista aspettando o rincorrendo qualcosa che mai riusciremo ad avere, ma di cui abbiamo disperato bisogno per andare avanti, giorno dopo giorno, scontrandoci la morsa del tempo contro la quale combattiamo come dei titani: consci di non poter aver altro se non la sconfitta. In ogni caso al tempo non chiediamo più di tanto, ma semplicemente di stare dalla nostra parte nei momenti del bisogno, ma d’altronde la razza umana per cosa esiste se non per soffrire?
TIME! Time! Fades away! When time fades away! And I’ll never be the same
Time! Time! Time! Time!
Tempo! Tempo! Svanisce! Quando il tempo svanisce! E io non sarò mai lo stesso
Tempo! Tempo! Tempo! Tempo!
Seguono quindi disperate urla che invocano il tempo, ormai unica cosa con cui l’uomo si deve misurare fino alla sua ultima ora.
You want so much from me - I feel nothing but grief and despair How can I make you feel again - All my dreams are just visions I can´t bear You want something that I can´t give - I cannot keep living in this bitter dream And I don´t care anymore It feels like my life is ending
Tu pretendi troppo da me - Non sento nulla se non dolore e disperazione Come riesco a farti sentire ancora - Tutti i miei sogni sono solo visioni che non posso sopportare Tu vuoi qualcosa che non posso darti - Io non posso continuare a vivere in questo triste sogno E non mi importa più È come se la mia vita stesse finendo
Il tempo ci chiede troppo, non possiamo resistere tanto a lungo ai suoi continui colpi di ascia, riusciamo ad andare avanti, ma siamo ridotti sempre di più a brandelli e tutto quello che proviamo non è altro che dolore e disperazione verso tutto in quanto il tempo divora tutto ciò che abbiamo costruito, ogni nostro desiderio e ci pone davanti delle scadenze in tutto ciò che vogliamo fare. Il peggior strumento di tortura. Arriva un momento in cui crolliamo, in cui il tempo rende dolorosi anche i nostri più grandi sogni e continua a pretendere il meglio da noi stessi. L’unica via di fuga è drastica e triste: l’indifferenza. Abbandonare tutto ciò che abbiamo di più caro per impedire al tempo di farci male con le sue gelide sferzate e aspettare la morte, ma in fondo quando abbandoniamo tutto quello a cui teniamo, non siamo già morti? Ad ognuno la sua scelta, ma qualunque essa sia non sarà priva di sofferenze.
Oh, another year gone by But nothing has changed in my life And time goes on forever and ever And it waits for no one
Oh, un altro anno è andato Ma nulla è cambiato nella mia vita E il tempo è andato avanti per sempre E non aspetta nessuno
Gli anni passano e sempre di più ci rendiamo conto di non essere cambiati se non di poco, di essere sempre gli stessi e di affrontare le cose bene o male sempre alla stessa maniera e guardando nel nostro passato ci tornano in mente tutti i momenti vissuti fino ad ora, belli o brutti che siano, e capiamo che quei momenti non saranno più nostri e che di essi non ci è rimasto altro che il ricordo, come il folle genio Edgar Allan Poe scrisse in sui racconto dal nome Morella:
Gli anni; gli anni possono passare, ma il ricordo di quell’ora non passerà mai!
Ma d’altro canto nonostante noi ci teniamo ben stretti dentro di noi i ricordi, prima o poi il tempo si prenderà anche quelli perché esso va avanti, niente può fermalo e la cosa peggiore e che non guarda in faccia a nessuno: avanza come un uragano, portando con sé tutto ciò che trova, senza aspettare nessuno. Quindi anche la nostra memoria è messa a dura prova da esso, anche lei deve resistere contro gli orologi, le clessidre e le meridiane. Orologi che si sciolgono come i nostri ricordi nel tempo sono i soggetti che più saltano all’occhio nel celebre dipinto del surrealista Salvador Dalì chiamato La Persistenza della Memoria. La mollezza degli orologi quindi si riferisce alla fragilità e alla vulnerabilità della memoria umana e dell’uomo al tempo stesso. Il pittore d’altronde definisce il tempo come “la dimensione delirante e surrealista per eccellenza” nella quale l’uomo non può far altro che perdersi ed impazzire.
La canzone termina con disperate invocazioni al tempo e al suo continuo ed incessante “svanire lontano”, dopo quasi otto minuti da brivido e si chiude in modo lento e pacato, come la quiete sopraggiunta dopo la tempesta.
Time fades away And I fade away And I´ll never be the same TIME! Fades away! When time fades away! And I´ll never feel the same And I fade away! When time fades away! And I´ll never feel the same.
Il tempo svanisce E io svanisco E non sarò più lo stesso Tempo! Svanisce! Quando il tempo svanisce! E io non mi sentirò mai lo stesso E io svanisco! Quando il tempo svanisce! E io non mi sentirò mai lo stesso.
Arrivati alla fine di questi meravigliosi versi cosa resta da fare? La risposta più plausibile sembra essere che bisogna vivere cercando di portare con sé più ricordi possibili, in modo tale da riuscire ad avere qualcosa anche quando il tempo ci avrà portato via tutto. Ricordare quei momenti di cui si è sperato che non finissero mai, momenti che il tempo ha portato via solo fisicamente ma che ognuno continuerà a portare dentro di sé.
Potrei dunque dire a quell’attimo: "Fermati dunque, sei così bello!" (J. W. Goethe, Faust)
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