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POSSESSED + BELPHEGOR + ABSU - Circolo Colony, Brescia, 03/12/2016
06/12/2016 (2022 letture)
Questa quinta edizione del Black Winter Festival, ormai festival piuttosto atteso dai fan del black metal, è decisamente quella che presenta il ventaglio di nomi esteri più notevole, e anche quello più vario, se consideriamo la presenza di un gruppo formalmente estraneo al genere proprio nella posizione di headliner, come i Possessed appunto. La qualità dei nomi, l’irriducibilità della fan base di diversi di essi e l’indubbia diversificazione delle proposte rispetto alla norma del festival ha garantito un successo ancora maggiore delle passate edizioni (comunque anch’esse tra le serate più gremite nel palmares del Circolo Colony di Brescia), vedendo ad occhio e croce cinquecento ingressi, valutando la risposta all’evento sui social e facendo una stima grossolana delle persone nel locale, di per sé molto ampio, e le notevoli file per il bar, per l’uscita, per l’ingresso, per il bagno, per i banchetti cd! Decisamente un successo di pubblico, che non ha però limitato le solite comodità del locale, vediamo ora il resoconto delle band principali. Vale la pena ricordare che tutte le quattro band di cui vado ora a parlare hanno suonato set da headliner, vale a dire da un’ora ciascuno (e poco più gli ultimi, indicativamente).


CRAFT
I Craft sono gruppo black metal con alle spalle una ventina d’anni di esistenza, di cui soltanto un paio di attività dal vivo, dal momento che la band non si è esibita mai nella sua storia se non a partire dal 2014 inoltrato. Cionondimeno la band gode di una certa notorietà nel panorama black metal, con 4 pubblicazioni full-length apprezzate da fan e critica; non c’è da stupirsi quindi che in una delle sue rarissime apparizioni dal vivo, gli svedesi abbiano attirato un pubblico decisamente numeroso, con non pochi interessati provenienti anche dall’estero. La proposta è un black metal di matrice Hellhammer/Celtic Frost che li rende estremamente affini ai Darkthrone di A Blaze in the Northern Sky, con profusione di mid-tempo e riff di taglio ottantiano mescolati alle coordinate musicali tipiche della second wave black metal di scuola norvegese.

Buona parte dei pezzi è effettivamente di ottima qualità, sebbene non manchi, intenzionalmente, una certa ridondanza strutturale e una ripetitività ipnotica contrapposta a quelle cadenze hellhammeriane meglio adeguate al generale movimento di colli nella sala. Come da copione black metal che si rispetti, la presenza scenica è composta, quasi distaccata, se non fosse per i minimi cenni mimici del cantante, ma per il resto l’esecuzione trova facilmente impatto. Su un’ora di esibizione, essendo stato concesso ai Craft il tempo per un concerto intero, come da headliner, non posso negare che qualche momento sia stato piuttosto noioso, specialmente nella seconda metà dell’esibizione.


ABSU
Per il sottoscritto il gruppo più atteso della serata, e così per quella parte di pubblico che ben avesse familiarità con il suddetto monicker texano, gli Absu trovano immediatamente davanti a sé un Colony estremamente gremito, mentre entrano sulle note di Terminus, l’outro di The Third Storm of Cythraul. Apre il concerto Swords and Leather dallo stesso album, agitando immediatamente le prime file con il drumming incalzante e la voce acida di Proscriptor, un po’ nascosto dal fumo scenico ma assolutamente presente in termini sonori. La scelta della scaletta è assolutamente clamorosa, e credo di averla riportata più o meno correttamente qui sotto, cercando di ricordare l’ordine dei pezzi, praticamente tratti solo dal primo periodo del gruppo.

Non si può tuttavia non menzionare il fatto che i suoni all’inizio siano veramente deludenti, non tanto da impedire la comprensibilità dei riff, ma certamente da limitarne impatto e chiarezza; sebbene la situazione sia migliorata dopo le prime battute, in effetti questa problematica si è ripresentata durante tutta la serata, rappresentandone di fatto l’unico neo. L’esecuzione dei pezzi è invece praticamente impeccabile, i momenti solistici veramente ben riprodotti sul palco, e soprattutto la carica data dai pezzi è impagabile. Il carisma di Proscriptor, compositore del gruppo oltre che batterista e voce principale, emerge soprattutto nella seconda metà del concerto, dopo l’intervallo acustico che introduce ad …And Shineth Unto the Cold Cometh, eseguita da un turnista dietro alle pelli, mentre il leader degli Absu è libero di concentrarsi solo sulla prestazione vocale e sul suo arrembante attorismo scenico, che movimenta ulteriormente l’esibizione del trio (ora quartetto, in effetti) statunitense.

Con questa formazione si procede fino alla fine, sancita dall’evocativa Stone of Destiny, traccia di chiusura del loro (forse maggior) successo Tara, che sfuma poi in un epilogo di cornamusa, sigillata dalle ultime parole di Proscriptor, attento anche alle presentazioni tanto quanto all’accuratezza delle lyrics occulto-mitologiche del gruppo, che ruotano attorno a tematiche di radice sumera o celtica.

SETLIST ABSU
Terminus (...In the Eyes of Ioldánach) [Intro]
Swords and Leather
The Sun of Tiphareth
Highland Tyrant Attack
Never Blow Out the Eastern Candle
Prelusion To Cythraul / ...and Shineth Unto the Cold Cometh
The Gold Torques of Uláid
A Shield With an Iron Face
Bron (of the Waves) [Intro]
Stone of Destiny (...for Magh Slécht and Ard Righ) / Tara (Recapitulation)



BELPHEGOR
Gli show degli austriaci in Italia sono tutt’altro che cosa rara, con un’esibizione all’anno, tassativamente, per quanto riguarda il Nord almeno, se non oltre. Il loro concerto non rappresenta per il sottoscritto né un evento molto atteso né una sorpresa, e mi trovo a rivalutare molto il gruppo sulla base delle uscite scarsamente ispirate degli ultimi anni, che comunque si guadagnano gran parte del set, e del mio mutato gusto nei confronti di questo specifico approccio al metal estremo, che comunque sembra godere di amplissimo consenso fra il pubblico, e soprattutto fra quello più occasionale. In effetti i pezzi hanno strutturazione lineare, spesso chorus facilmente memorizzabili, molta velocità e melodie nettamente distinguibili.

Strumentalmente si possono muovere poche critiche ai Belphegor, e anche la voce di Helmuth sembra aver pienamente recuperato la sua forma parzialmente compromessa dalla lunga degenza del cantante e chitarrista della formazione, qualche anno fa. Citerei come highlight dell’esibizione i pezzi di Lucifer Incestus, la title-track e Diaboli Virtus in Lumbar Est, tra i più aggressivi del set, o anche Bleeding Salvation, dal successivo Goatreich – Fleshcult, fra le prime battute dello show, se non erro. Meno esaltanti, sempre a mio parere, sono stati gli episodi musicali estratti dai lavori più recenti del gruppo, ma sempre intensa l’esecuzione.

Ad onor del vero, mi pare che quella degli austriaci sia stata l’esibizione della serata che ha visto una maggiore partecipazione di pubblico, nonostante la frequenza con cui suonano da queste parti, e nonostante il confronto con nomi a dir poco leggendari come Possessed o Absu, e a dimostrazione dell’appeal notevole che la band continua ad avere soprattutto sui fan più giovani.


POSSESSED
Affermare che i Possessed non abbiano bisogno di presentazioni è a dir poco un eufemismo, essendo universalmente considerati quella band che per prima oltrepassò il confine tra il thrash metal (della Bay Area, in questo caso) e il death metal, influenzando migliaia di band a venire e scrivendo alcuni dei capitoli musicali più amati dai fan di entrambi i generi. Dell’originale line-up rimane oggi solo il cantante Jeff Becerra, irriducibile fanatico e frontman energico nonostante le difficoltà dell’essere costretto su una sedia a rotelle dopo un incidente atipicamente sfortunato. Ad oggi, il frontman e fondatore del gruppo è accompagnato da due terzi dei Coffin Texts, leggendaria death metal band californiana, laddove nello specifico Robert Cardenas è l’attuale bassista degli Agent Steel (ora in realtà Masters of Metal), ed Emilio Marquez è noto per la sua lunga militanza nei Sadistic Intent (i quali peraltro si prestarono tutti come live band di Becerra ai tempi della reunion del 2007).

La band ha abituato i fan a show di notevolissimo spessore in questi ultimi anni, nonostante i fasti del passato siano ben lontani, e più nulla sia stato pubblicato dall’EP Eyes of Horror del 1987, escludendo pochi ulteriori demo usciti successivamente. Inutile dire che la setlist proposta sia stata un vero e proprio avvicendarsi di classici: apre infatti Pentagram, dal leggendario Seven Churches, agitando suito gli astanti nonostante si senta subito la mancanza di qualche accortezza al mixer che fortunatamente non tarda ad arrivare (pur non risolvendo ancora pienamente la situazione). Il drumming preciso di Marquez dona ancora maggiore aggressività a quei pezzi ormai da tempo scolpiti nella mente; la sezione chitarristica si dimostra altrettanto forte, e anche la voce di Becerra, sebbene in generale un po’ bassa in uscita, è degna di ogni più rosea aspettativa.

La presenza scenica non manca, e lo stesso Jeff non si risparmia affatto mentre pezzo dopo pezzo il pubblico sembra sempre più carico, nonostante l’ora tarda. Nello specifico, la tirata finale con The Exorcist, Fallen Angel, Evil Warriors e Death Metal scatena come una molla ogni persona nel pit, riportando in auge la leggendaria fama degli show dei Possessed di essere stati tra gli assolutamente più violenti negli anni d’oro della scena thrash californiana. Credo sia stato praticamente impossibile per ogni fan del gruppo non emozionarsi davanti ad un set del genere, e per i pochissimi che non avessero avuto familiarità con il monicker scommetto sia stato comunque lo show più divertente della serata.

SETLIST POSSESSED
Pentagram
Beyond the Gates
The Eyes of Horror
Tribulation
Swing of the Axe
The Heretic
Satan's Curse
My Belief
Storm in My Mind
Abandoned
The Exorcist
Fallen Angel
Evil Warriors
Death Metal



Ciccio
Venerdì 9 Dicembre 2016, 18.09.41
7
Si infatti, concordo con Max. Tra l'altro qui capita molto spesso questa cosa.
Max
Venerdì 9 Dicembre 2016, 10.42.56
6
Rubicon, partendo dal presupposto che non sono il primo fan delle band che vado a nominarti, ma Nocturnal Depression o i nostrani Darkend non sono propriamente "gruppi chiamati per attirare parenti amici e fidanzate" .
rubicon 999
Giovedì 8 Dicembre 2016, 17.53.06
5
Max parli dei gruppi chiamati per attirare parenti amici e fidanzate e fare numero? Mi sembra giusto non parlarne!
rubicon 999
Giovedì 8 Dicembre 2016, 17.53.06
4
Max parli dei gruppi chiamati per attirare parenti amici e fidanzate e fare numero? Mi sembra giusto non parlarne!
Max
Giovedì 8 Dicembre 2016, 15.01.19
3
10 gruppi e fare il report di 4. Bah! Senza offesa sia chiaro.
rik bay area thrash
Giovedì 8 Dicembre 2016, 13.58.48
2
I cari possessed immarcescibili al trascorrere del tempo, musicalmente parlando. Ancora in grado di far apprezzare un album come seven churches. Come è stato ampiamente riportato nella review peccato per i suoni non all' altezza dell'evento. Ma da quello che ho capito comunque ampiamente apprezzato (inteso tutti i gruppi) dal pubblico presente.
Doom
Giovedì 8 Dicembre 2016, 10.41.40
1
I Belphegor dopo gli Absu non si può vedere. Peccato per i suoni..anche a Roma secondo me sono stati davvero pessimi. La qualità dei ragazzi pero' non e' mancata. ( parlo solo per gli Absu).
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