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KLIMT 1918 - Quirinetta, Roma, 08/12/2016
14/12/2016 (1833 letture)
Con un po' di prepotenza, il clima natalizio inizia ad affermare la sua presenza anche in questo 8 dicembre di festa. Ce ne rendiamo conto passeggiando per le vie del centro di Roma, addobbate a festa e con le musiche a tema che fuoriescono dai negozi, oppure osservando l'affannosa rincorsa per accaparrarsi gli ultimi capi della propria taglia dell'ultima collezione, prima che si volatilizzino nella psicosi pre-natalizia che scatterà tra qualche giorno.
Mi ha sempre messo addosso uno strano mix di malinconica euforia e di nervosismo questo periodo ed avere occasione di suggellare la fine di questa fredda giornata con il release party dei Klimt 1918 l'ho trovato piuttosto significativo, proprio per il sapore dolce-amaro che la loro musica mi ha da sempre trasmesso.

L'ultima volta che li vidi, fu in occasione del loro concerto al Qube in via di Portonaccio: era il 2009 e mi ero da poco trasferita a Roma e, per uno strano gioco del caso, quello fu anche l'ultimo anno che vidi i Novembre, prima che si chiudessero in un freddo silenzio dal quale si sono scongelati solo di recente. Questo 2016, insomma, per una serie di ragioni, tra cui anche queste coincidenze musicali, ha avuto un po' lo stesso sapore di quel 2009, anche se con il peso di molte più insicurezze sulle spalle. Ricordo, quella sera del concerto dei Klimt, un locale pienissimo ed un live intenso, della buona compagnia ed un'intervista con la band purtroppo saltata, a causa di un post-live un po' dispersivo ed affaticante, data l'ora tarda che nel frattempo avevamo raggiunto. A distanza di tutti questi anni, mi ritrovo al Quirinetta, in pieno centro, quel centro che è anche riassunto di tutte le contraddizioni di questa città, che ti fanno incazzare e che, al tempo stesso, fanno somigliare Roma ad una donna che, nonostante le sue nevrosi, continua ad essere affascinante. Se dovessi citare alcune delle band che nel corso della loro carriera musicale si sono fatte carico proprio di questo spirito, incarnandolo in tutti i suoi contrasti, ci sarebbe senza dubbio il gruppo guidato dai fratelli Soellner, che dichiarano questa duplicità anche con il nuovo, doppio album, Sentimentale Jugend.
Il release party a cui avremo modo di assistere questa sera non si concentrerà solo sull'ultimo lavoro, ma toccherà in maniera eterogenea tutto il percorso che, da quel lontano 2003 in cui uscì Undressed Momento, ha portato la band progressivamente a ricoprire un posto di rilievo all'interno della scena alternative/shoegaze.

Un po' in ritardo con i tempi previsti, ma finalmente diamo inizio al concerto, con molta curiosità ed impazienza da parte di tutti i presenti che hanno sentito la mancanza dei Klimt 1918, assenti dai palchi romani dal 2010, come ci ricorderà lo stesso Marco Soellner. Montecristo è il pezzo inedito incaricato di rompere il ghiaccio, che ci fa calare nelle atmosfere rarefatte e melanconiche nelle quali avremo modo di immergerci durante il live e che sono palpabili in gran parte di questa nuova fatica. Il brano irrompe quasi in punta di piedi, eppure le parole del suo testo sono cariche del fervore e del pathos di chi preferisce farsi pieno carico delle proprie sofferenze e delle proprie emozioni e che, piuttosto che ignorarle, decide di lasciarsi attraversare e plasmare da esse: "I'm not afraid of not having the strenght".
A rincarare e sottolineare il mood prevalente, vi è la proiezione sul fondo del palco di un film a me piuttosto caro, Nostalghia di Andrei Tarkovsky, con il quale il mio feticismo per i film lenti ed introspettivi mi ha fatto entrare in contatto nel corso degli ultimi mesi: un must per gli animi poetici e decadenti, che aiuta a sintonizzarci sulle stesse palpitazioni emesse dai Klimt 1918. Difficile non fare un parallelismo con gli Spiritual Front (che ho, tra l'altro, rivisto qualche giorno fa live al Qube, anche loro dopo molto tempo), che similmente nelle loro esibizioni accompagnano la musica alle immagini cinematografiche, anche se scelgono di farsi raccontare dall'intensità torbida di Pasolini, dallo sguardo profondo, nerissimo e fiero di Anna Magnani, o della fragile ambiguità di Rainer Werner Fassbinder. Soffermarsi su questa parentesi che sembrerebbe di contorno non deve, però, apparire dispersivo, perché, se è vero che l'ascolto privato della musica potrebbe suggerire e talvolta amplificare certe associazioni ed emozioni, è altrettanto da non sottovalutare il potere che può avere assistere ad un concerto ed intrecciarne la melodia con le immagini. In un continuo rimando alla nebbia presente in Nostalghia e che inghiotte Soellner nella foto che fa da copertina a Sentimentale Jugend, scorrono i brani e vengono toccati anche pezzi più datati come Skygazer e Just In Case We'll Never Meet Again, che regalano una prima scarica di adrenalina e che sottolineano come i Klimt questa sera vogliano giocare restando sul confine tra il vecchio ed il nuovo, per mescolare il sapore del ricordo con il carattere arcaico che anche i brani di nuova fattura dimostrano di avere.
Mentre ogni tanto mi faccio rapire dai fotogrammi del film che scorre alle spalle del gruppo, mi rendo conto ancora di più di quanto sia azzeccata la scelta dell'opera di Tarkovsky, che da regista dedito alla riflessione profonda sull'alienazione dell'individuo, riesce a trasmettere nella sua produzione (vedi Stalker e Solaris) la sensazione di vivere in un continuo ricordo sfocato, con dei tempi estremamente rallentati che incarnano alla perfezione l'intensità del tempo stesso e, spesso, anche l'immobilità esistenziale davanti ad un destino che sovrasta.
Viene, tra l'altro, eseguito anche il pezzo omonimo, Nostalghia, inserito proprio all'interno del nuovo disco, che fuga ogni dubbio sul fatto che quel sentimento elegiaco che in parte viene incarnato dalle stesse partiture musicali di Soellner e compagni sicuramente trae ispirazione dal mood del regista sovietico.

Il bellissimo intermezzo in italiano che ci viene regalato con il brano La Notte, primo pezzo interamente cantato nella nostra lingua, ci culla dolcemente e non posso fare a meno di ascoltarlo pensando all'omonimo film di Antonioni, che parla ancora di alienazione, noia ed incomunicabilità, anche se in questo caso non individuale ma di coppia. Ma non si faccia l'errore di pensare ad un concerto appesantito o ridondante, perché i momenti più intimi vengono talvolta interrotti da parti più energiche, dove le chitarre del frontman e di Francesco Conte si intrecciano e fanno scatenare (in alcuni casi anche in maniera eccessiva) tutto il pubblico in estasi presente in sala.

Tutto il concerto dei Klimt 1918 sarà molto coinvolgente ed immersivo e verrà più volte interpellato dal parterre un ex-componente della band, Alessadro Pace (adesso nei The Foreshadowing), con il quale vengono riportati alla mente i momenti in cui venivano arrangiati i pezzi più vecchi, come They Were Wed by The Sea, estratto da Dopoguerra.

Insomma, la dimensione del ricordo questa sera sarà in qualche modo onnipresente e Snow of '85 mette un punto finale, chiudendo il cerchio in un tripudio di ovazione e di distorsione (le chitarre verranno, infatti, lasciate in loop per qualche secondo mentre la band abbandona il palco e ci saluta).
Un grandissimo ritorno, quello dei Klimt 1918, che ci dimostrano quanto la band in questi anni di assenza si sia perfezionata e sia maturata e quanto il loro approccio Sentimentale sia ancora più sporcato da tutta la pesantezza che i trascorsi personali dei vari membri -e del frontman in particolare- hanno contribuito ad ispirare.
Così, riflettendo su quanto io stessa abbia regalato a questa Città una buona fetta di brutti e di bei ricordi, torno a casa soddisfatta ed entusiasta, ma soprattutto arricchita di un'esperienza avvolgente, come pochi concerti sono stati in grado di regalarmi.

SETLIST KLIMT 1918
1. Montecristo
2. Sant'Angelo (The Sound & The Fury)
3. Skygazer
4. Just In Case We'll Never Meet Again
5. La Notte
6. Comandante
7. They Were Wed by The Sea
8. Once We Were
9. Parade of Adolescence
10. Belvedere
11. Nostalghia
12. Snow of '85


Tutte le foto sono a cura della collega Floriana Ausili "RosaVelata"; per visitare la sua pagina di fotografia clicca qui.



Doom
Giovedì 15 Dicembre 2016, 12.59.30
3
Prego, figurati. Mi piace molto come scrivi ed esterni le tue emozioni. Anche, come in questo caso, quando parli di cose a me non propriamente conosciute.
Selenia
Giovedì 15 Dicembre 2016, 12.13.20
2
ti ringrazio @Doom, sono davvero molto contenta di leggere i tuoi apprezzamenti.
Doom
Mercoledì 14 Dicembre 2016, 23.21.14
1
Non e' il mio genere...ma ho letto con piacere tutte le sfumature descritte nell'articolo..davvero bello. Un titolo poi come Snow of 85 suscita anche in me dolci ricordi e per un attimo mi fa' ritornare bambino. Bell'articolo.
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